FANTASCIENZA STORY 240

NON FIDARTI DI NESSUNO (1998) – PARTE 08

GODZILLA (Godzilla)

L’importanza che può avere questa pellicola di Roland Emmerich è data solo dal suo illustre predecessore del quale abbiamo parlato più volte. Risulta incredibile che la Toho Corporation avesse rifiutato altre offerte perché il disegno proposto della creatura era troppo diverso da quella originale di cui la Toho detiene i diritti e se li tiene pure ben stretti. Eppure la leggenda narra che malgrado avessero rifiutato altre proposte perché il numero di dita sulle zampe era diverso, o gli aculei sulla schiena erano troppo diversi da quelli originali, ascoltarono Emmerich, videro il modellino della creatura, constatarono che era diverso dal loro pupillo, chiesero un giorno di tempo e poi risposero approvando il progetto.

E così il drago virtuale cominciò a scorrazzare per le vie di New York in una storia tanto scialba quanto assurda il cui unico riferimento al celeberrimo drago è dato dallo sproloquio di un vecchio pescatore che così nomina la gigantesca creatura emersa dal mare.

Ma da dove viene il nostro Godzilla Made in USA? Da un’esplosione nucleare francese del giugno del 1968 compiuta in un isolotto del Pacifico. I miasmi radioattivi penetrarono dentro un piccolo e innocente uovo. Venti anni dopo un essere gigantesco affonda un peschereccio giapponese. L’unico superstite, forse un appassionato dei film di Honda, marchia il mostro con il celebre nome. Ma non è che l’inizio e il gigantesco drago impazza per le vie di New York provocando il terrore e la distruzione, depositando uova e finendo poi crivellato dai colpi degli aerei a reazione mentre le uova vengono fatte cuocere da un’esplosione, tutte, tranne una per il solito finale aperto che speriamo si richiuda subito… Il tutto condito da un agente francese che cerca di rimediare al mal fatto della sua nazione.

Come abbiamo detto Godzilla è quasi sempre una realizzazione del computer, pur essendo state realizzate delle parti per le sequenze ravvicinate. Le riprese senza la “star” che sono state aggiunte dopo in postproduzione sono state realizzate a New York, a Los Angeles e una incursione nelle Hawaii. Dovendo già spendere una montagna di quattrini per il mostro, la produzione cercò di risparmiare sugli attori senza affidarsi ai nomi eccelsi per cui scritturarono Matthew Broderick nella parte di un improbabile scienziato che da cacciatore di vermi passa a consulente sulla vita e soprattutto la morte del buon vecchio zilla.

Nonostante il risultato non lo dia a vedere, il film fu faticosamente girato in mezzo al freddo e alla pioggia che a volte sostituì quella artificiale, il che è tutto dire perché, generalmente, non è pratico usare la pioggia vera dato che su pellicola si vede meno e quindi si ricorre e secchiate evidentissime del liquido elemento.

Qualche altra curiosità sugli effetti speciali fisici del film ci può essere data dal lavoro di Pinney che usò delle attrezzature speciali per capovolgere le auto e un cannone ad aria compressa per spararne in alto una vettura di 800 chili a più di centocinquanta metri d’altezza e usò anche una serie di crick a cilindri di azoto per far sussultare le macchine sotto i passi del mostro.

I babyzilla sono anch’essi generati da computer e animatronics.

Il tutto è un concerto armonico di varie tecniche, modellini distrutti, lampi inseriti nei fotogrammi, un pontile che si sfascia, parti del corpo meccanizzate e le esplosioni… infatti dopo aver distrutto la Casa Bianca in Independence Day ed averne quindi ottenuto un meritato Oscar, non sappiamo se per l’idea o se per la realizzazione fattiva, Joe Viskocil ha potuto far esplodere varie parti della Grande Mela, primo fra tutti il Madison Square Garden, dove vengono messi a cottura i rettiliformi figlioli del mostro.

Quando il buon mostro insegue il taxi e poi sfonda il ponte è stata realizzata una testa animatronica in scala 1:24 e una riproduzione del ponte lunga ben quindici metri.

(8 – continua)

Giovanni Mongini