LOUIS NERO

In uscita a novembre con “The Broken Key”, un giallo thriller storico fantascientifico con un cast d’eccezione, il regista Louis Nero dal 1998 è il presidente della casa di produzione e distribuzione cinematografica L’Altrofilm, da lui fondata, e dal 2004 è membro permanente della giuria del David di Donatello. Fino ad oggi ha realizzato sette film-lungometraggi, oltre a numerosi corti, usciti regolarmente in sala, home video e televisione, spesso con cast di grande spessore come Moni Ovadia, Franco Nero, Silvano Agosti, Faye Dunaway, Giorgio Albertazzi, Philippe Leroy, il musicista premio Oscar Luis Bacalov,  un altro premio Oscar quale F. Murray Abraham, Christopher Lambert, Rutger Hauer, Geraldine Chaplin, William Baldwin, Michael Madsen, Kabir Bedi, Maria De Medeiros, Marc Fiorini, Andrea Cocco, Diana Dell’Erba, Marco Deambrogio, Walter Lippa… I suoi film hanno partecipato ai più importanti festival internazionali e, dal momento che spesso il fantastico fa capolino nei suoi lavori, abbiamo deciso di incontrarlo per voi per conoscerlo meglio.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È LOUIS NERO?

Una persona che sta cercando di capire chi è!

COME HAI COMINCIATO A OCCUPARTI DI CINEMA?

Ho iniziato all’università, ho studiato al DAMS e piano piano ho iniziato a fare alcuni corti. Poi ho fatto il primo lungometraggio, “Golem”, grazie al quale ho iniziato a fare film in modo più professionale.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?

Come dicevo prima “Golem” sicuramente è il film al quale sono più legato perché è un film che ho realizzato completamente da solo e che ho portato anche in giro per l’Italia distribuendolo in varie città italiane finché la Medusa Film ha notato il progetto e ha deciso di distribuirlo in primis.

RECENTEMENTE TI SEI BUTTATO ANIMA E CORPO NEL FILM “THE BROKEN KEY”. CE NE VUOI PARLARE?

“The Broken Key” è un progetto estremamente particolare. È un film che ha richiesto tantissimo tempo sia per la scrittura che per la realizzazione. Mettere d’accordo così tanti attori è stato estremamente complicato, però dalla nostra avevamo il fatto che la sceneggiatura è piaciuta molto e quindi siamo riusciti, in un modo o nell’altro, a convincerli.  È un film che ha un unico obiettivo, quello di far sì che lo spettatore viva le stesse avventure del protagonista Arthur. Come il protagonista cambia all’interno del film, lo spettatore ha il compito, l’onore e il dovere di fare anche lui il “viaggio dell’Eroe”.

COME NASCE L’IDEA DI FONDO DELLA PELLICOLA E QUALI SONO STATE LE ISPIRAZIONI PER LA STORIA?

Ci sono delle “fonti storiche” legate allo scrittore americano Robert Bauval che ha scritto un libro che ridata la costruzione delle piramidi. Dato il ritrovamento sulla sfinge di gocce di pioggia, si è scoperto che nel deserto l’ultima volta che aveva piovuto risale a 10.000 anni a.C. e quindi, riadattando il cielo e mettendo in corrispondenza le stelle e la Piana di Giza, si è scoperto che la costruzione delle piramidi poteva essere in quel periodo. Unendo ciò ad uno dei temi principali del film, quello di Hieronymus Bosch e i quadri che ha realizzato sui peccati capitali, abbiamo inventato una storia che  percorresse il viaggio di Dante all’interno di un sistema stile thriller.

DAL MOMENTO CHE I MAGGIORI RIFERIMENTI STORICI DEL FILM SI RIALLACCIANO A DOCUMENTI, DIPINTI E REPERTI REALMENTE ESISTENTI E GLI EVENTI NARRATI COSTITUISCONO LA RIPRODUZIONE FEDELE DI FATTI REALMENTE AVVENUTI, QUANTO C’E’ DI REALE E QUANTO DI INVENTATO NELLA TRAMA DI “THE BROKEN KEY”?

Il tema principale è assolutamente reale, e il filo conduttore è il “Canone di Torino”, un papiro ritrovato incompleto a Giza nei primi dell’Ottocento e trasportato al Museo Egizio di Torino. Su questo frammento abbiamo creato il nostro plot che, con forti basi reali, è una via  di mezzo fra fantasia e realtà. Ovviamente essendo un film ambientato nel futuro non può essere completamente storico.

QUAL È STATA INVECE LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Il lavoro sulla scenografia è stato difficilissimo, forse il più difficile, perché abbiamo creato delle ambientazioni che avessero un look dell’Ottocento/Novecento trasportato nel futuro. Abbiamo fatto un innesto sulle scenografie, unendo il Cyberpunk e l’ultramoderno al classico. E’ stato uno studio molto interessante e stimolante.

COME MAI UN FILM DI FANTASCIENZA, SEPPUR CON STRIZZATINE D’OCCHIO ANCHE AL THRILLER, AL NOIR E ALLO STORICO?

Il genere di fantascienza è un genere che mi ha sempre affascinato. Se devo andare a vedere un film e posso scegliere, scelgo il genere di fantascienza per il semplice fatto che essa è il “simbolo messo in azione”. Per un creatore, immaginare il mondo del futuro è una cosa entusiasmante.

HAI LAVORATO, COME GIA’ TI ERA SUCCESSO IN PASSATO, CON ATTORI DI GRANDE CARATURA (RUTGER HAUER, MICHAEL MADSEN, GERALDINE CHAPLIN, CHRISTOPHER LAMBERT, WILLIAM BALDWIN, MARIA DE MEDEIROS, KABIR BEDI, FRANCO NERO… DAVVERO TANTI!): COME SEI RIUSCITO A COINVOLGERE QUESTE VERE E PROPRIE STAR INTERNAZIONALI NEL PROGETTO E COM’E’ STATO LAVORARE CON LORO?

Coinvolgere tali attori è stato più semplice di quanto si pensi. E’ stata la sceneggiatura a conquistarli. L’unico modo per lavorare con queste persone è che il progetto gli piaccia. Non c’è cachet che possa conquistare queste persone. Se non sono interessate al progetto è impossibile pagarle tutte quante. Quindi grazie al fatto che erano entusiasti di venire a girare in Italia e partecipare a un progetto così particolare, il rapporto è stato molto semplice. Lavorare con loro è stato interessantissimo. Sono dei maestri nel loro campo, in grado di insegnarti moltissime cose. Molti di loro sono estremamente modesti, capaci di lasciare spazio alla tua creatività e riuscire a prendere quello che hai in mente per portarlo in scena.

NON SCORDIAMO POI ANCHE LA PRESENZA DI DUE GIOVANI ATTORI ITALIANI COME ANDREA COCCO E DIANA DELL’ERBA…

Lavorare con giovani attori, seppur con la loro importante esperienza alle spalle, è estremamente interessante. Il lavoro principale che bisogna fare sugli attori, secondo me,  è quello della scelta. Nel momento in cui scegli l’attore giusto per il ruolo hai già fatto il 50% del lavoro, soprattutto con i giovani, perché poi alla fine i giovani seguono molto la direzione della regia e quindi è facile lavorare con loro. Quindi sia per Andrea che per Diana abbiamo lavorato proprio sulla costruzione  del personaggio, abbiamo incollato su di loro i personaggi, grazie anche all’estrema vicinanza tra il personaggio e la persona reale.

CI SEMBRA DI CAPIRE CHE SPESSO TI SEI AVVICINATO AL GENERE FANTASTICO DURANTE LA TUA CARRIERA. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Come dicevo prima la fantascienza è uno dei temi principali, cioè uno dei temi che lascia la creatività scorrere in tranquillità senza vincoli particolari. Creare un mondo nuovo porta a riflettere anche sul mondo in cui vivi e quindi è un grosso stimolo per la creatività di un artista.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE, DAL MOMENTO CHE TENDI A SVILUPPARE SOGGETTI SCRITTI DA TE?

Anche se sono figlio del cinema e dell’immagine, la mia fonte di ricerca è ancora il libro. Mi piace molto leggere, leggo moltissimo, e quindi da tutti libri alla fine prendo appunti, mischio, macino e creo nuove storie. Come diceva ad esempio il grande pittore Picasso: “L’artista non prende in prestito, ma ruba.”

FRA LE ALTRE COSE SEI ANCHE MEMBRO PERMANENTE DELLA GIURIA DEL “DAVID DI DONATELLO”: PARLACI DI QUESTA ESPERIENZA…

Il grosso vantaggio del “David di Donatello” sicuramente è quello di poter vedere tutti i film italiani e quindi poter vedere come si sta evolvendo il mondo del cinema. È una grande occasione avere quest’opportunità. L’ho sfruttata per molti anni in senso positivo per vedere cose che altrimenti sarebbe stato difficile vedere.

QUALI SONO I TUOI REGISTI PREFERITI O COMUNQUE QUELLI CHE CONSIDERI UN PO’ I TUOI “MAESTRI”?

Be’ sono tantissimi i miei registri preferiti… i classici, da Stanley Kubrick al grande maestro David Lynch, o allo stesso David Cronenberg al quale mi sono inspirato per alcune visioni. Tendenzialmente non ho un regista preferito ma tutti coloro che portano all’interno del loro cinema qualcosa di originale, di loro invenzione, mi hanno sempre affascinato.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Di solito non lascio mai niente nel cassetto. Quando scrivo una sceneggiatura e non riesco a realizzarla, alla fine la spezzetto in altri film. Le idee presenti nelle sceneggiatura non realizzate le prendo e riadatto per gli altri film… Progetti per il futuro ne ho tantissimi. Sto già scrivendo una nuova sceneggiatura, ma adesso intendo concentrarmi sull’uscita di “The Broken Key”. Una volta uscito, dopo un po’ di pausa, riprenderò sicuramente la scrittura per completare un nuovo grande progetto.

NEL FRATTEMPO TI AUGURIAMO UN GROSSO IN BOCCA AL LUPO!

Davide Longoni