UN CANNIBALE DI NOME DEODATO: IL CINEMA THRILLER – HORROR DI UN REGISTA AMERICANO 14 – PARTE 01

Capitolo Quattordicesimo – Parte 01

I lavori per la televisione

Per completezza di trattazione dobbiamo parlare dei lavori televisivi di Deodato, di sicuro meno importanti nell’economia di uno scritto incentrato soprattutto sul suo cinema horror e thriller. Resta il fatto che Deodato ha alternato grande e piccolo schermo nel corso della carriera, dimostrando sempre grande attaccamento e amore verso la macchina da presa. Deodato è regista ancora capace di fare cinema e televisione per passione, prima di tutto divertendosi.

Come abbiamo già accennato il primo lavoro televisivo di Deodato è la seconda serie di telefilm Triangolo rosso. La prima serie di Triangolo rosso va in onda sul secondo programma Rai, in sei episodi, a partire da venerdì 21 luglio 1967. I soggetti sono di Tina Lagostena Bassi ed Enzo Capaldo per la regia di Piero Nelli e Mario Maffei. Protagonisti delle varie puntate l’attore francese, molto attivo in Italia, Jacques Sernas, Riccardo Garrone ed Elio Pandolfi. La seconda serie di Triangolo rosso va in onda, in sei episodi, sul secondo programma Rai a partire da giovedì 14 agosto 1969. Il cast è lo stesso. La regia è di Ruggero Deodato e Mario Maffei. Questi i titoli degli episodi: Il segreto del lago (sceneggiatura Nino Marino), La fuga (sceneggiatura Mario Maffei), Gli amici (sceneggiatura Mario Guerra e Vittorio Vighi), La chiave (sceneggiatura Roberto Sgroj), La tromba d’oro (sceneggiatura Italo Fasan) e L’orologio si è fermato (sceneggiatura Italo Fasan).

Gli autori degli episodi prendono spunto dall’educazione stradale e accanto all’intento spettacolare convive una volontà didattica. Le vicende sono tratte da incidenti automobilistici realmente accaduti e i protagonisti sono uomini della polizia stradale: il tenente Bianchi (Sernas), i brigadieri Poggi (Garrone) e Salerno (Pandolfi). I tre lavorano alla ricostruzione della dinamica e delle responsabilità di tanti gialli stradali. La serie è costruita secondo i caratteri del genere poliziesco e regala sprazzi di suspense oltre a un sano ripasso delle norme di comportamento scritte sul codice della strada.  Accanto ai tre interpreti fissi abbiamo alcuni cammei come la presenza di Ottavia Piccolo, Roberto Chevalier, Silvia Dionisio (nell’episodio Gli amici) e di un giovanissimo Lino Banfi (ne La chiave).

Francesco Grattarola, uno degli autori della pregevole rivista Cine 70, ci ha fornito un’interessante recensione su Triangolo Rosso uscita su Il Giorno del 16 settembre1969 a firma Camillo Arcuri.

L’articolista afferma che la serie ha avuto un gran successo perché le storie narrate in ogni episodio sono terribilmente vere ed escono fuori dai fascicoli processuali dell’avvocato genovese Augusta Lagostena Bassi. Altre invece sono scelte tra i fatti di cronaca dal giornalista Enzo Capaldo. La serie fu ideata da questi due originali soggettisti che consideravano l’esperienza un hobby molto divertente. Erano gialli per educare la gente e per dimostrare come fatti tragici potessero accadere solo per un attimo di distrazione.

Prendiamo ad esempio La tromba d’oro. Un pedone attraversa la strada senza guardare e muore investito, ma l’automobilista si mette nei guai perché non soccorre il sinistrato e cerca di sottrarsi alla giustizia. Imbarca una coreografa che ha perduto l’aereo, fa rientro a casa per crearsi un alibi e si finge soccorritore dell’uomo che ha investito, ma alla fine viene scoperto dalla polizia. Si tratta di un episodio vero, solo che nella realtà la persona salita a bordo era una prostituta, il vento censoreo – moralizzatore di quei tempi ha impedito il realismo che Deodato avrebbe voluto.

La censura sorvegliava anche altre cose: prima tra tutte il “lei” che doveva essere di rigore tra membri della polizia stradale, i saluti militari imposti, lo sbattere di tacchi continuo e un rigido formalismo. Sul set era presente un ufficiale della polizia stradale con il compito di riferire su come si muovevano gli attori che interpretavano il ruolo degli agenti. Ne venne fuori un moralismo esagerato che Deodato non avrebbe voluto. Il tenente Marchi (Sernas) era una figura troppo integerrima per essere vera (non beveva, non fumava, non aveva vizi…). “Bravo ma un po’ manichino, il detective di Triangolo Rosso”, titola Camillo Arcuri su Il Giorno e non sappiamo dargli torto. Le persone troppo perfette non ispirano simpatia e così Marchi non ha lo stesso calore umano di un commissario Maigret. I difetti che Deodato e gli autori avevano provato a inserire nel copione vennero eliminati dalla censura. Oltre a questo venne imposto che il finale di ogni storia doveva vedere sempre il mistero risolto e i colpevoli assicurati alla giustizia. In ogni caso, sia pur poco simpatico, il tenente Marchi divenne popolare. I gialli stradali appassionavano l’Italia del miracolo economico quando tutti mettevano da parte il denaro per acquistare la mitica Fiat Cinquecento.

Ruggero Deodato, nella più volte citata intervista rilasciata a Manlio Gomarasca e Daniele Aramu per conto della rivista Nocturno, ricorda così quella serie: “Si trattava di un serial che all’epoca ebbe la stessa fortuna de Il maresciallo Rocca. Erano storie vere che noi ci limitavamo a sceneggiare. Mi ricordo un episodio interpretato da Ottavia Piccolo, Alessio Orano e Silvia Dionisio su dei ragazzini che andavano in discoteca e morivano in un incidente stradale. La serie andò così bene che mi chiamò il Ministro dei Lavori Pubblici Natali e mi fece realizzare tutti i filmati della sicurezza stradale che andavano in onda ogni sera in televisione. Ne feci venticinque. Mi ricordo che come attore avevamo Ubaldo Lai e la sigla di testa era la canzone Vagabondo”.

All’ultimo minuto è la seconda esperienza televisiva di Deodato ed è di un certo spessore. Si compone di tre serie di telefilm trasmessi dalla RAI dal 1971 al 1973. Si tratta di gialli che imitano i modelli americani, ma in alcuni episodi si raggiunge un buon livello di tensione e di spettacolarità. Tant’è vero che nei palinsesti estivi e nelle programmazioni notturne capita spesso di imbattersi in riproposizioni di alcuni episodi delle tre serie.

La prima serie di cinque episodi, trasmessi dal programma nazionale a partire da sabato 30 ottobre 1971, è scritta da Augusto Caminito, Ruggero Deodato, Francesco Scardamaglia, Mario Guerra, Vittorio Vighi e Paolo Poeti, ed è diretta da Ruggero Deodato. Questi i titoli degli episodi: Allarme a bordo, Il buio, L’ascensore, La scelta e La prigioniera. La seconda serie, invece, va in onda a partire dal 28 settembre 1972 sul secondo programma ed è composta da quattro episodi. I telefilm sono scritti da Italo Fasan e Nino Marino e diretti da Ruggero Deodato. Questi i titoli: Acqua alla gola, Il borsaiolo, Il rapido delle 13.30, Dramma in alto mare. La terza serie va in onda a partire dal 18 gennaio 1973 in tre episodi, sempre sul secondo programma, ed è realizzata dallo stesso staff della precedente serie. Questi i titoli: Il bambino scomparso, L’ultima cifra e Scala reale.

Tra gli attori che hanno interpretato vari episodi citiamo: Eros Pagni, Martine Brochard, Gigi Reder, Andrea Checchi, Silvia Dionisio, Sofia Dionisio, Adriana Asti, Nino Fuscagni, Massimo Dapporto, Annabella Incontrera e Maurizio Merli.

Nel 1971 Deodato ha diretto l’episodio pilota, intitolato Il segreto di Cristina, di una serie mai realizzata che citiamo solo per completezza. Deodato descrive così questa esperienza nel corso della citata intervista a Nocturno: “Era un episodio pilota interpretato da Monica Fiorentini e mi fu offerto in seguito al successo della fortunata serie All’ultimo minuto. Era un lavoro difficile perché trattava dei rapporti tra genitori e figli che si sentono incompresi. La sceneggiatrice era l’avvocatessa delle donne Lagostena Bassi. Tra gli attori c’era Andrea Checchi, uno dei più bravi che abbia mai avuto”.

Citiamo anche Il ricatto del 1988 (dal 23 aprile su Canale Cinque), realizzato in collaborazione con Tonino Valerii. Il soggetto è di Ennio De Concini e Massimo Ranieri. La sceneggiatura di Ennio De Concini e Luca Rossi. Il cast: Massimo Ranieri, Barbara Nascimbene, Luca De Filippo, Jacques Perrin, Barbara Ricci, Leo Gullotta, Kim Rossi Stuart e Ferdinando Rey. Le musiche sono di Riz Ortolani.

Si tratta di uno sceneggiato in cinque puntate, costruito a imitazione de La piovra, per sfruttare il successo commerciale del genere. Ambientato a Napoli, racconta gli intrecci tra politica, camorra e potere economico-finanziario. L’eroe positivo è il commissario Fedeli (Ranieri) che lotta, come il commissario Cattani, contro un potere tentacolare e sfuggente. Qui si parla di camorra, ne La Piovra si parlava di mafia, ma la sostanza non cambia. Interessante l’alternarsi del dramma privato (morte del fratello, suicidio del figlio, donne amate scoperte come criminali) con il dramma sociale. Lo sceneggiato vuole rappresentare il mondo della manovalanza criminale e si spiega così la scelta della recitazione facendo uso del dialetto. Il tono è quello tipico della soap opera  e del drammone, si racconta la trasformazione di un uomo e la terribile situazione che sta vivendo. La miniserie ha avuto un sequel nel 1991 con Il ricatto 2- I bambini nell’ombra per la regia di Vittorio De Sisti.

Abbiamo detto diplomaticamente che Deodato girò lo sceneggiato in collaborazione con Tonino Valerii. Se leggiamo l’intervista rilasciata da Deodato a Nocturno pare che le cose stiano diversamente. In realtà Deodato sostituì Valerii. “Dopo quattordici settimane, quelli di Rete Italia mi chiamarono a sostituire Valerii perché lui aveva combinato un gran casino. Io in dieci settimane rimisi a posto tutto e terminai lo sceneggiato. Mi chiamano quando stanno nei guai. Sono considerato un giocatore in panchina”.

(14/1 – continua)

Gordiano Lupi