GHOST IN THE SHELL

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Ghost in the shell

Anno: 2017

Regia: Rupert Sanders

Soggetto: tratto dal manga di Masamune Shirow

Sceneggiatura: Jamie Moss e William Wheeler

Direttore della fotografia: Jess Hall

Montaggio: Neil Smith e Billy Rich

Musica: Clint Mansell e Lorne Balfe

Effetti speciali: Steve Ingram e Andrew Durni

Produzione: Avi Arad, Michael Costigan, Tetsuya Fujimura, Mitsuhisa Ishikawa, Jeffrey Silver e Mark Sourian

Origine: Stati Uniti

Durata: 1 h e 46’

CAST

Scarlett Johansson, Takeshi Kitano, Juliette Binoche, Pilou Asbaek, Michael Pitt, Michael Wincott

TRAMA

In un futuro non molto remoto squadre speciali delle forze dell’ordine combattono contro vari tipi di terrorismo, entrando anche tramite apposite connessioni a partire dal cervello umano in sistemi informatici. In una di queste squadre c’è il maggiore Mira Kilian, vittima di un attacco terroristico in cui è morta la sua famiglia, riportata a nuova vita dalla dottoressa Ouelet. Dopo un’operazione di hackeraggio di un sistema, la mente di Mira comincia a vacillare e la direzione paramilitare corrotta per cui lavora decidono che è pericolosa. La dottoressa Ouelet, prima di morire, le darà i suoi veri ricordi, quelli di una ragazza ribelle contro le multinazionali. E forse la sua vita potrà ricominciare.

NOTE

Ghost in the shell è stato uno dei manga più interessanti degli anni Novanta, capace di aprire nuovi orizzonti al genere fantascientifico. Un manga che ha ispirato alcuni anime per il grande schermo di qualità e che da tempo interessava il cinema dal vero a stelle e strisce, con nomi come quello di Steven Spielberg.

Il rapporto tra anime e film dal vivo è sempre stato piuttosto difficile, perché da serie interessanti come Lady Oscar, Ken il guerriero, Dragonball sono stati tratti dei film live action, realizzati in Occidente, che definire imbarazzanti è un eufermismo. I manga non hanno avuto la fortuna dei comics americani, che al cinema funzionano ormai molto bene, ma le cose possono anche cambiare.

Ghost in the shell film non è partito bene, perché è stata criticata la scelta di usare un cast per lo più di attori occidentali, a cominciare dalla protagonista. In realtà il mondo immaginato da Shirow è in un futuro globalizzato e in città multiculturali, e se si va oltre questa polemica, il film di Ghost in the shell si presenta interessante e ben fatto, capace di riprendere senza meramente copiare le atmosfere del film d’animazione e anche alcune sequenze, da quella della connessione con la geisha meccanica al finale.

Distopia e città del futuro con echi di Blade Runner ma anche di quello che sta succedendo nelle città asiatiche, appartenenza e radici, maternità in senso ampio, ricerca di sé, terrorismo, multinazionali, politici corrotti e voglia di un mondo diverso: sono tante le tematiche di una pellicola che non rinuncia certo alla spettacolarità ma che sa costruire una trama avvincente, rispettosa della storia originale e capace di una sua originalità, in un mondo futuro tanto simile a uno specchio deformato dell’oggi.

Scarlett Johansson non è nuova al genere fantastico, visto che è già stata Black Widow nella saga degli Avengers, e riesce a creare un personaggio iconico, certo non dai tratti asiatici come avrebbero voluto i fan più irriducibili, ma fedele all’immagine dell’eroina, nuova icona di un genere, come il fantastico, che negli anni ha saputo dar vita forse alle donne più interessanti. Per fare questo la Johansson sceglie un look diverso da quello di bionda che le è abituale, fedele a quello del manga e con ricordi anche dell’eroina della fantascienza per antonomasia, la Ripley di Alien. Per il resto aveva già interpretato un personaggio con somiglianze in Lucy di Besson, film chiaramente ispirato a vari manga non ultimo quello di Shirow, ma qui la storia è indubbiamente più interessante.

Il messaggio di fondo, tra sparatorie, voglia di giustizia, spinotti cerebrali che hanno reso gli esseri umani dei mezzi computer, è quello di restare umani, di cercare di essere se stessi, di preservare i propri ricordi, non virtuali ma reali, che sono quelli che ci rendono quello che siamo e che fanno capire cosa si vuole diventare.

Elena Romanello