FANTASCIENZA STORY 105

IPOTESI DI MONDI FUTURI (1973) – PARTE 01

Anno molto ricco di interessanti realizzazioni questo 1973. Gli appassionati di fantascienza, coloro che si interessano a problemi sociali, che indagano, sia dal punto di vista tecnologico che psicologico il futuro dell’uomo, possono effettuare confronti paralleli con Zardoz, 2022: I Sopravvissuti, Il Mondo dei Robot e Il Dormiglione. Dopo “lo Yeti”, un’altra razza “terrestre” s’impone all’interesse dell’uomo: non si tratta però in questo caso di un essere mitico, ma di una creatura esistente, da tempo oggetto di studio da parte degli scienziati: il delfino (Il Giorno del Delfino). La fantascienza, nelle sue migliori espressioni cinematografiche, si allontana dunque sensibilmente dai temi spaziali per affrontare i problemi del nostro tempo proiettati nel futuro: dall’outer space si passa all’inner space, allo spazio interno, inteso come una dimensione più vasta del nostro io.

Il cinema di fantascienza supera così le sue frontiere, esce dal ghetto nel quale si era autorelegato per avvicinarsi sia a un pubblico molto più vasto e non solo “specializzato”, sia ai critici più sofisticati che fino ad allora lo avevano disdegnato.

ZARDOZ (Zardoz)

Un paesaggio collinoso, aria tersa e pura, un momento di pace e di silenzio rotto da un galoppo sfrenato. Un gruppo di cavalieri, uomini seminudi con il capo coperto da una grossa maschera, osservano il cielo: dalle nubi scende una gigantesca testa di pietra il cui volto ha gli stessi tratti delle maschere. E’ il loro dio: è Zardoz.

Le ovazioni salgono al cielo, mentre la gigantesca maschera si abbassa sempre di più fino a fermarsi davanti a loro. Una voce cavernosa esce dalla smisurata bocca.

Zardoz: «Zardoz parla a voi, i suoi eletti. Voi siete stati innalzati dalla vostra condizione per uccidere i bruti che si moltiplicano e sono legioni. A tale fine Zardoz, il vostro Dio, vi ha fatto dono del fucile. Il fucile è il bene… lo sperma è il male. Lo sperma provoca la vita che avvelena la Terra infestandola di esseri umani come una volta. Invece il fucile sparge la morte che purifica la Terra dalla piaga dei bruti. Andate e uccidete: Zardoz ha parlato!»

Dalla bocca della statua volante fuoriesce una vera pioggia di fucili, di pistole, di munizioni sulle quali gli uomini a cavallo si precipitano inneggiando al loro dio.

Come avviene per ogni visita di Zardoz, i suoi “eletti” gli riempiono la “bocca” di grano e di altre vettovaglie, il gigantesco volto di pietra riparte quindi verso la sua ignota destinazione. Durante il volo, però, da sotto uno dei mucchi di grano esce un uomo armato che comincia a esplorare l’interno della statua. Trova così dei corpi avvolti in una sostanza plastica trasparente (molto, ma molto simile al cellophane) e, al margine estremo della bocca di Zardoz, un uomo avvolto in una toga che guarda verso il basso. L’intruso è Zed (Sean Connery), l’altro è Arthur Frayn. (Nial Buggy).

Un colpo di pistola sparato da Zed colpisce Frayn alla spalla, ma è quanto basta per fargli perdere l’equilibrio e precipitare dall’alto del mascherone in volo non prima di aver detto:

Frayn: «Tu?! Ma che… che… che follia! Ti avrei mostrato tutto! Senza di me non sei niente, non ci riuscirai mai… Così è inutile… così è inutile…»

Zardoz atterra una volta giunto alla sua destinazione: una valle isolata dal resto del mondo e abitata, almeno da quanto si può intuire… Circospetto, lo straniero entra in una casa e trova subito un anello con delle strane proprietà: risponde alle sue domande e proietta immagini sulla parete.

Anello: «…segnalare eccedenze e necessità per scambi e baratti inter Vortex, anno 2293, terzo raccolto annuale… Vortex 4, necessità: sapone, mele, sale, cuoio. Vortex 9, eccedenze: sapone, mele, cuoio; necessità: avena, orzo, carote. Ecco un elenco delle eccedenze e necessità residue…»

Proseguendo la sua esplorazione fuori dalla casa Zed incontra una donna: May (Sara Kestelman) che, controllandolo con un potere sconosciuto, gli pone delle domande.

May: «Ma lo sai dove sei?»

Zed: «In un Vortex.»

May: «Tu vieni dall’esterno. Chi ti ha parlato di Vortex?»

Zed: «Zardoz dice…»

May: «Che cosa dice Zardoz?»

Zed: «Zardoz dice che chi gli obbedisce, quando muore, va in un Vortex e là può vivere eternamente…»

May: «Ed è felice?»

Zed: «Sì.»

May: «Allora sei convinto di essere morto.»

Zed: «Sono morto?»

May: «Tu sei uno Sterminatore.»

Zed: «Io uccido per Zardoz.»

May: «E sei arrivato… nella testa di pietra?»

Zed: «Non lo so.»

May: «Quello è il solo modo per riuscire a entrare nel Vortex. Dovrai dimostrarmi come ci sei potuto entrare…»

Zed è sottoposto a una sorta di lettura nel cervello: si trova in una stanza dove, su una delle pareti, vengono proiettati i suoi ricordi e le sue esperienze ed è attorniato da alcuni abitanti del luogo. Fra essi c’è May

E un’altra donna: Consuella (Charlotte Rampling).

May: «Hai un nome?»

Zed: «Il mio nome è Zed… Zed e, per ordine di Zardoz, sono uno Sterminatore…»

May: «I ricordi sono puro esibizionismo di fatti concreti. Non riesce a trasmettere nulla di astratto.»

Consuella: «Comunque sono molto frammentari, forse per lo shock subito entrando nel Vortex.»

Zed: «Sterminatore… tre… uno… due: venticinque bruti eliminati. Presa una donna nel nome di Zardoz… il posto dove il mare incontra la Terra.»

Sullo “schermo” passano le immagini dello stupro, la scena si svolge effettivamente in riva al mare.

Consuella: «Si è oscurato di nuovo (lo schermo). Sembra capace di controllare la memoria… Dicci di più del tuo lavoro.»

Zed: «Zardoz ordinò di coltivare la Terra.»

Consuella: «Questo è un ricordo più recente: è iniziata la produzione del grano.»

May: «Sei turbata?»

Consuella: «Un po’. L’esterno deve essere controllato: è uno sbaglio dipendere da loro per il cibo!»

May: «Ma è comodo.»

Consuella: «Dobbiamo restare isolati, dobbiamo!»

May: «Questo è il primo contatto visivo con l’esterno da quando Arthur Frayn fu incaricato di controllarlo e faremo bene ad approfittarne.»

Consuella: «E’ meglio ignorare… queste immagini ci infetteranno… Estinguilo, soffocalo!»

May: «Nessun mortale è mai penetrato in un Vortex, ciò richiede uno studio. Potrà forse dirci perché Arthur è svanito così misteriosamente.»

Consuella: «May, ti prego!»

May: «Lo chiederò al Tabernacolo.»

La donna parla all’anello che porta al dito. Tutti gli abitanti del Vortex, o quasi, ne portano uno.

May: «La memoria di Arthur Frayn trasmette ancora?»

Tabernacolo: «Arthur Frayn ha interrotto la trasmissione tre giorni fa.»

May: «Mostraci gli ultimi istanti della sua memoria.»

Sullo schermo passano le immagini della caduta di Frayn, senza però mostrare come essa possa essere avvenuta.

Consuella: «No. Trasmetti le immagini precedenti per farci capire il motivo della sua caduta.»

Tabernacolo: «E’ permesso mostrare solo l’incidente. Non si può trasmettere nessun altra immagine mnemonica senza il consenso dell’interessato.»

Consuella: «Ma noi dobbiamo individuare la località nel caso sia danneggiato e si dovesse recuperare il corpo.»

Tabernacolo: «Arhur Frayn è morto. La sua ricostruzione è già incominciata.»

Appare l’immagine di un embrione.

Consuella: «Ah, sì, ecco il feto. Allora non ci serve più. Uccidilo, May!»

May: «No.»

Consuella: «Ti prego, fallo!»

May: «Consuella…»

Consuella: «No!»

May: «Voglio chiedere un voto collettivo!»

Consuella: «La comunità seguirà il mio intuito.»

May: «Allora mi rivolgerò al Tabernacolo!»

Consuella: «Gli stai facendo male…»

May: «Consuella, questo è un esperimento, dobbiamo scoprire come è arrivato qui! Dov’è Arthur Frayn, come sei entrato nella pietra?»

Zed: «Zardoz… la pietra…»

Nella mente e quindi sullo schermo appaiono le immagini della vita primitiva e violenta di Zed  mentre la sua bocca pronuncia parole incerte.

Zed: «Mio padre fu scelto… mia madre fu scelta… solo agli eletti  è permesso riprodursi.»

May: «Riproduzione selettiva, secondo te? Cos’ha fatto Arthur là fuori in tutti questi anni?»

Consuella: «Non ne ha mai discusso nel Vortex, occorrerà effettuare un’indagine approfondita.»

Amico: «Nessun altro voleva governare l’esterno, Arthur è un’artista e lo fa con fantasia.»

Zed: «Mi piace vederli scappare… mi piace vedere il momento in cui muoiono, quando io sono tutt’uno con Zardoz!»

Le immagini mostrano scene di sterminio compiute nel nome del dio di pietra.

Amico: «Carne oscenamente decadente, l’odore dolciastro della putrefazione è già nell’aria, ma è una bella bestia robusta, vero May? Che cosa vuoi farne esattamente?»

May: «Un completo studio genetico. Decifrare il suo codice DNA, vedere se ci sono cambiamenti strutturali evolutivi da quando analizzammo i nostri codici duecento anni fa, scoprire i nuovi fattori di malattie ereditarie che fossero emersi e che possono servire ad allargare il nostro spettro immunitario. Studiare i suoi elementi psichici ed emotivi in relazione al suo ambiente…»

Consuella: «Ha tutta l’aria di uno studio rispettabile e scientifico, ma May non avrà idee nascoste? Qualche tempo fa chiedeva nuove nascite, anche se la morte qui non esiste. Non ne abbiamo nessun bisogno e dicemmo di no a May… ora vuole tenere qui quest’animale dell’esterno, introdurlo nella comunità. Pensate al delicato equilibrio che dobbiamo mantenere; la sua presenza turberà la nostra tranquillità. May è una grande scienziata, però ha anche tendenze distruttive.»

May: «Abbiamo adeguati mezzi di controllo e non siamo certo così vulnerabili!»

Consuella: «Guardatelo! Lui sa che è in gioco la sua vita altrimenti stuprerebbe e ucciderebbe come ha sempre fatto! Potete vederne gli effetti nefasti… Sta già creando turbamenti psichici. Avalow… che cosa  preannuncia per il futuro?»

Avalow: «Come mai abbiamo un mostro in mezzo a noi, e perché? E’ questa la domanda cui rispondere…»

Malgrado le oscure parole di Avalow (Sally Anne Newton) il verdetto è favorevole a Zed e gli vengono concesse tre settimane di vita. Durante la mattinata egli viene affidato a uno di loro, Amico (John Alderton) che, come primo giorno, lo porta in una specie di sotterraneo pieno di statue degli antichi dei. Amico si comporta stranamente con Zed e non sembra prendere niente sul serio. Durante il pomeriggio egli viene esaminato da May.

May: «Guarda nell’anello.»

Tabernacolo: «Nessuna anormalità retinica, fondo normale, vasi del globo e della retina: normali, nessuna emorragia né essudati, macula lutea: netta… Attenzione: processo a George Saden del Vortex 4 accusato di pensieri individuali e negativi durante la meditazione al secondo livello…»

Appare, proiettata dal solito anello, l’immagine dell’accusato George Saden (Bosco Hogan).

Saden:«Questo non è esatto. Durante centoquarant’anni ho preso in esame le nostre basi socioemotive… Quei pensieri in realtà sono critiche costruttive, positive. Sono innocente di ogni violenza psichica. Un attento esame del mio viso e dei miei occhi vi confermerà che è così.»

May: «Sta mentendo.»

Il giorno seguente Zed aiuta Amico nel suo incarico: la distribuzione del pane di un curioso ed angosciante colore verde: l’intruso tirerà il carretto con sopra Amico. In questo modo essi compiono il giro del Vortex. Scorgendo un uomo che si comporta in maniera anomala, Zed osserva:

Zed: «…ma non avete polizia, né Sterminatori…»

Amico: «Ah, ma ne discutiamo a non finire. Ogni lieve errore o intemperanza vengono discussi fino alla nausea.»

Zed: «E lui come sarà punito?»

Amico: «Avrà perlomeno sei mesi.»

Zed: «Di prigione?»

Amico: «Di invecchiamento.»

Zed: «Di invecchiamento?»

Amico: «Sì, succede spesso anche a me: tre mesi qui, un anno là: le condanne si sommano.»

Zed: «Quindi, se uno di voi è abbastanza cattivo, muore.»

Amico. «Ti fanno invecchiare, ma non ti lasciano morire. »

Zed: «Nessuno, però, v’impedisce d’uccidervi…»

Amico: «Io lo faccio, ogni tanto, ma l’Eterno Tabernacolo provvede a ricostruirmi. Ti piacerebbe vedere come funziona l’immortalità?»

Zed: «Sì.»

Amico: «Vedi di muoverti, allora.»

Gli indica un padiglione dove all’interno si scorgono delle persone anziane e quasi tutte in abito da sera.

Amico: «Qui è dove vivono loro: i rinnegati. Hanno rifiutato di riformarsi alle idee della comunità e sono stati condannati a un’eternità di vecchiaia. Sono cattivi e maligni quindi facciamo alla svelta. Personalmente io mi sento a mio agio qui…»

La gita istruttiva continua.

Amico: «Lomez, Gray! Questi sono eterni che la noia ha reso apatici. Apatici oziosi. Che spettacolo malinconico!»

Mentre stanno osservando il penoso spettacolo di esseri che camminano come zombie avanti indietro all’interno di una grotta con lo sguardo assente e perso nel vuoto, Amico riceve, tramite il solito anello, una comunicazione dal Tabernacolo

Tabernacolo: «Preparatevi a votare al termine del processo di George Saden. Inizia la dichiarazione finale dell’imputato.»

Saden: «Riconosco vere le accuse, ma ho le mie attenuanti. Io cerco di reprimere queste idee, ma nella meditazione al secondo livello esse fuoriescono dalla ferita al cranio della mia ultima morte. Fui riparato in modo imperfetto… No… non è vero questo: io penso ciò che dico.»

Amico: «Ti approvo, George, così va meglio.»

Saden: «Vi odio tutti, vi odio tutti, odio tutti… specialmente me.»

Tabernacolo: «Procedete al voto, procedete al voto.»

Amico: «Io voto a favore, mostro, non servirà a nulla, non è una novità… Piena assoluzione… bene, coraggio mostro, accomodati pure.»

I due entrano nella casa degli apatici. Essi sembrano non vederli nemmeno.

Amico: «Zardoz non ti aveva mai parlato degli apatici? E’ una malattia e sta lentamente diffondendosi in tutto il Vortex. Per questo Zardoz vi ha fatto coltivare i campi, per nutrire gli apatici. Noi non possiamo più mantenerli. Apatici o rinnegati? Non c’è altra scelta. E’ una prospettiva spaventosa, vero?»

In un impeto di rabbia Zed rovescia il carretto e Amico applaude il gesto. L’anello interviene ancora.

Tabernacolo: «Risultato della votazione. In favore: 9, contro: 586, indecisi: 86. Sentenza: George Saden sarà invecchiato di cinque anni.»

Amico: «Ti piace il nostro paradiso?»

Zed è ora davanti a Consuella e ad altri intervenuti per assistere a un esperimento. E’ una delle scene più curiose del film.

Consuella: «(indicando un disegno animato) L’erezione del pene è uno dei molti misteri evolutivi non risolti che circondavano la sessualità. Ogni società aveva una complicata sottocultura destinata all’eccitazione erotica, ma nessuno era in grado di spiegare come questo (pene in posizione supina) diventava questo (pene in posizione eretta). Naturalmente tutti conosciamo i fenomeni fisici relativi, ma non il legame fra lo stimolo e la reazione. A quanto pare c’è un nesso con la violenza, con la paura: gli impiccati spesso morivano col pene eretto. Voi tutti siete più o meno al corrente delle nostre approfondite ricerche sull’argomento. Da noi la sessualità è andata scomparendo perché non è più necessario procreare. Gli Eterni molto presto si accorsero che l’erezione non era più ottenibile e ora non siamo più vittime di quell’atto convulso e violento che degradava le donne e ingannava gli uomini. Questo mortale, al pari di altri esseri umani che conducono una vita primitiva, è capace di erezioni spontanee e riflessive. Avendo modo di studiare questo bruto cerchiamo di individuare ancora una volta il legame tra stimolo erotico ed erezione. Questo esperimento misurerà il grado di stimolazione fisica della corteccia che provoca l’erezione. Immagine.»

La scena che appare sullo schermo non ci è sembrata, francamente, molto stimolante: due corpi avvinghiati in un bagno di schiuma.

Consuella: «Il tracciatore rivela che questa immagine non è eroticamente stimolante per il bruto. Cambio.»

Amico: «(Riferendosi alla seconda immagine appena apparsa) Neanche questo sembra stimolarlo.»

Zed sta ora fissando Consuella con intensità sempre più crescente e il tracciatore comincia a mandare dei segnali convulsi.

Amico: «Oh, Consuella… Ha compiuto lei il miracolo.»

Giunge la sera e Zed dorme nella sua gabbia. Consuella sta trasmettendo all’anello le sue impressioni.

Consuella: «Il bruto è ora nella quarta ora di sonno profondo. E’ strano che l’Homo Sapiens passi tanto tempo in una condizione vulnerabile, alla mercé dei suoi nemici. Ci sono dei dati relativi al sonno dei popoli primitivi?»

Tabernacolo: «E’ una richiesta con precedenza?»

Consuella: «Sì, voglio controllare la reazione di risveglio a un senso di pericolo.»

Introduce lentamente una mano nella gabbia e velocemente Zed la afferra per il polso.

Consuella: «Ti piace dormire?»

Zed: «Sì.»

Consuella: «Perché?»

Zed: «Faccio dei bei sogni.»

Tabernacolo: «Risposta con precedenza: il sonno era strettamente connesso alla morte ed era necessario all’uomo quando la sua vita inconscia e quella di veglia erano separate. Quando voi Eterni acquistaste una completa consapevolezza il sonno divenne una cosa sorpassata e lo sostituiste con la meditazione al secondo livello.»

Il giorno successivo Zed è da May.

May: «Guarda, sei tu. E’ la tua struttura genetica, il diagramma della tua vita. Guarda: tu sei un Superuomo! Il risultato di varie mutazioni di seconda, o forse di terza generazione, pertanto geneticamente stabile. Cervello sviluppato, memoria assoluta! Il tuo potenziale è… il potenziale riproduttivo.»

Zed: «Riproduttivo?»

May: «E’ stato Frayn? Come sei entrato nel Vortex? Qual è il tuo scopo?»

Zed: «Io sono soltanto uno Sterminatore, non so niente.»

May: «Però tu saprai che sei mentalmente e fisicamente molto superiore a me e a qualsiasi altro, qui. Potresti essere qualsiasi cosa e fare qualsiasi cosa. Devi essere distrutto!»

Zed: «Perché?»

May: «Perché potresti distruggere noi.»

Zed: «Come voi avete distrutto il resto della vita? Puoi cancellare dalla tua mente quello che adesso sai di me?»

May: «Per il bene della scienza non rivelerò agli altri quello che so: per ora lascerò che tu viva. Ma tu devi seguirmi, ubbidirmi, essere prudente, non creare fratture, svolgere in silenzio qualsiasi lavoro ti venga affidato. Io sorveglierò.»

Durante il pranzo degli Eterni sorge una discussione perché Amico ha costretto Zed a servire in tavola. Consuella non perde occasione per ripetere a May che il bruto deve essere eliminato. L’ennesima votazione concede a May altri sette giorni per studiare Zed. Inizia una meditazione al secondo livello alla quale Amico non riesce ad adeguarsi, urla e protesta che non vuole meditare all’unisono con loro e questo lo condanna.

Un’esplorazione solitaria conduce Zed davanti all’invisibile barriera che separa il Vortex dal resto del mondo. Dal punto in cui si trova egli fa dei segnali a un gruppo di cavalieri mascherati: altri Sterminatori che l’attendevano poco lontano. Ai suoi cenni, e avendo constatato che è ancora vivo, essi si allontanano. Poi Zed si reca nel padiglione dei rinnegati a cercarvi Amico e lo trova: è stato sottoposto al processo d’invecchiamento.

Amico: «Il vecchio Amico. Questo è colpa tua. State a sentire brutti vecchiacci! Guardate quest’individuo che viene dal mondo esterno, quest’uomo ha il dono della morte. Lui la può dispensare e morire egli stesso. Vogliamo restituirlo alla morte, alla morte silenziosa, alla morte gloriosa? May, la scienziata, vorrebbe che producesse un’altra generazione che soffra le nostre stesse angosce.»

I rinnegati assalgono Zed, egli riesce a liberarsi a fatica e a chiedere:

Zed: «Che cos’è che vuoi?»

Amico: «La dolce morte, l’oblìo.»

Zed: «Soltanto per te o per tutto il Vortex?»

Amico: «Per tutti gli uomini. La fine della razza umana che ha infestato questo bel pianeta troppo a lungo.»

Zed: «Ti avvilisci e ti disperi invece di batterti. Lotta per la morte, se è questo che vuoi!»

Amico: «Credevo che con il mio aiuto ci avresti portato la morte, ma non c’è speranza. Il mio potere è svanito.»

Zed: «Allora, dov’è il Tabernacolo?»

Amico: «Il Tabernacolo è… non lo ricordo più…»

Zed: «Chi l’ha fatto deve sapere anche come distruggerlo.»

Amico: «Sì, lo puoi incontrare di persona. Uno dei nostri fondatori, uno dei grandi geni che scoprirono l’immortalità, ma poi si accorse che a lui non piaceva. Non si volle uniformare ed ecco cosa gli hanno fatto i suoi beneamati colleghi… Vogliamo la morte.»

Amico conduce Zed davanti a una branda sulla quale giace lo scienziato (Christopher Casson), un uomo ora molto, molto vecchio e che parla a fatica.

Amico: «Qual è il segreto?»

Scienziato: «La… morte… morte… chiedilo… a… May…»

Zed si precipita da May.

Zed: «May, mi serve il tuo aiuto.»

May: «Tu ci vuoi distruggere… Il Tabernacolo…»

Zed: «Voglio la verità.»

May: «Tu devi dare la verità se desideri riceverla.»

Zed: «Sono pronto.»

May: «Ti brucerà.»

Zed: «Allora bruciami.»

May: «Dimmi… tutto quanto. Mostrami… immagini, apri la tua mente, la tua memoria… ripensa a come è iniziato… apriti… apriti… apriti…»

Zed: «Zardoz… Zardoz ci dette il potere… noi eravamo gli eletti…»

May: «Il tuo compito qual era?»

Zed: «Uccidere i bruti che si moltiplicavano diventando legioni… Cavalcavamo… razziavamo l’esterno, uccidevamo! Ci bastava: l’uomo era nato per cacciare e uccidere…»

May: «E poi?»

Zed: «Poi, un giorno, accadde una cosa che cambiò tutto… io… persi la mia semplicità… un volto dalla finestra…»

I ricordi di Zed diventano immagini.

Egli spara un colpo d’arma da fuoco contro l’edificio diroccato che si trova di fronte a lui, contro il volto indistinto che ha visto, per un attimo, apparire dietro un vetro polveroso. Scende da cavallo e penetra nel fabbricato ed entra in quella che una volta era una biblioteca piena di scaffali polverosi stracolmi di libri e segue la misteriosa ombra che, a un certo punto, gli indica un libro che resta, come per magia, sospeso nel vuoto.

May: «Chi era?»

Zed: «Non lo so… aveva il volto coperto, mi attirava avanti come in un gioco.»

May: «Perché lo risparmiasti?»

Zed: «Qualcosa… non lo so…»

May: «Avevi mai visto un libro prima di allora?»

Zed: «Mai.»

May: «Imparasti a leggere?»

Zed: «Sì.»

May: «Quanto tempo ti ci volle?»

Zed: «Fu facile. Lessi tutto. Imparai tutto quello che mi era stato tenuto nascosto. Imparai come era il mondo prima che cadessero le tenebre. Poi un giorno trovai quel libro… il libro intitolato… intitolato…»

May: «Qual era questo libro, come si chiama il libro?»

Zed: «Non riesco a ricordarmelo.»

May: «Dimmelo, mostramelo. Me lo devi dire!»

Zed: «No, nooo, Zardoz!»

May: «Dimmelo, fammi vedere. Devi dirmelo!»

Zed: «Non posso!»

May: «Dimmi come sei entrato nella pietra.»

Zed: «Non lo so.»

May: «Sì che lo sai!»

Zed: «No, non posso!»

May: «Sì, che puoi! Sapevi che Arthur era Zardoz, non è così?»

Zed: «No.»

May: «Hai ucciso, Arthur, vero?»

Zed: «No.»

May: «Mostrami cos’è accaduto.»

Immagini rapidissime si formano nella mente di Zed, bastanti però a scoprire cosa realmente sia avvenuto.

May: «Hai ucciso il tuo dio… per caso, oppure non è stato un caso. E ora mostrami quel libro… Che cosa hai trovato in quel libro? Fammi vedere…»

Zed: «E’ un trucco, è un trucco!»

May: «Che cosa, un trucco? Dimmelo!»

Zed: «Zardoz disse: non più. Ora basta!»

May: «Basta che cosa?»

Zed: «Basta uccidere.»

May: «Vi disse di prendere prigionieri?»

Zed: «Sì.»

May: «Per farne schiavi?»

Zed: «Sì.»

May: «Coltivare la terra, anziché ucciderli?»

Zed: «Sì.»

May: «Per produrre grano?»

Zed: «Sì.»

May: «Vi serviva il grano?»

Zed: «No. Serviva al Vortex, dove saremo andati dopo la morte… ma Zardoz ci aveva mentito… Dovevamo scoprire la verità.»

May: «Dimmi come sei entrato dentro la pietra, dimmelo!»

Zed: «E’ stato facile. Ogni stagione Zardoz veniva a prendere il nostro raccolto…»

May: «Anche i tuoi compagni erano uomini superiori, come te? Avevate un piano?»

Zed: «Sì.»

May: «Vendetta?»

Zed: «La verità, volevamo la verità. Io avevo detto loro del libro…»

May: «Mostrami quale era il libro.»

Zed: «No! No! No! Zardoz!»

Appare, nella mente di Zed, la copertina del libro con il titolo: The Wizard of Oz e cioè Il Mago di Oz, il famoso libro fantastico di Frank Baum dal quale sono stati ricavate alcune pellicole, la più famosa delle quali è probabilmente quella del 1939, per la regia di Victor Fleming e con Judy Garland. Una seconda versione dal titolo I’m Magic del 1978 per la regia di Sidney Lumet vedeva tra gli interpreti Diana Ross e Michael Jackson e, infine, un sequel prodotto dalla Walt Disney intitolato Nel fantastico Mondo di Oz del 1984, ad opera di Walter Murch. E non scordiamoci dell’ultimo viaggio nel mondo incantato creato da Baum, ad opera di Sam Raimi e intitolato Il grande e potente Oz (2013).Tornando al libro basta prendere alcune parole dal titolo del medesimo: The wiZARD of OZ = ZARD- OZ e cioè Zardoz, il dio di pietra,

May: «Era quello il libro.»

Zed: «Zardoz, il nome che ci incuteva tanto rispetto, derivava da una favola, la storia di un uomo che spaventava la gente con la sua voce stentorea e con una maschera…»

May: «E’ stata un’idea di Arthur Frayn, un facile sistema per dominare l’esterno.»

Zed: «La conosci la fine della favola? Qualcuno guardò dietro la maschera e scoprì la verità. Anch’io ho guardato dietro la maschera ed ho visto la verità: Arthur Frayn.»

May: «Quindi era quello il vostro piano: nasconderti nella testa.»

Zed: «Sì.»

May: «A quale scopo?” Per uccidere Arthur? Per entrare nel Vortex? Per aprire la strada ai tuoi amici e distruggerci?»

Zed: «Ci aveva resi assassini lui….»

May: «Vendetta?! Volevate la vendetta?»

Zed: «La verità! La verità! La verità! La verità! La verità!»

May: «La verità o la vendetta?»

A questo punto del dialogo il loro atteggiamento (sono abbracciati per terra) può dare senza dubbio adito ad equivoci e così infatti li sorprende Consuella che dichiara di voler denunciare May. Entrambe cercano poi di dominare Zed con lo sguardo, ma, come conseguenza, egli diviene temporaneamente cieco, così da non poter essere controllato. Le due donne vanno a cercare aiuto e Avalow, una ragazza che nel film ha il ruolo di una sorta di Cassandra, lo prende per mano e lo trascina in un cespuglio, ne stacca una foglia e, con essa, gli restituisce la vista.

Avalow: «Questo ti restituirà la vista. Vedrai meglio e più profondamente di quanto tu abbia mai visto prima…»

Zed: «Io ho visto troppa violenza, atrocità, sterminio e morte, nella mia vita.»

Avalow: «Ora so perché sei qui, Liberatore. Tu sei il nostro Liberatore. Ti aiuterò purché tu prometta di liberarmi se e quando l’ora verrà… Tu hai una grande forza, ma ti accadrà che questa grande forza verrà meno… mangia questa (una foglia) in caso di bisogno.»

Zed: «Questo posto si basa sulle menzogne e sulle sofferenze. Come avete potuto farci quello che ci avete fatto?»

Avalow: «Il mondo era morente. Noi prendemmo tutto ciò che era buono e creammo qui un’oasi. Noi pochi: i ricchi, i potenti, gli intelligenti. Ci appartammo da tutto per custodire la conoscenza e i tesori della civiltà, mentre il mondo sprofondava ancora nei secoli bui. Per far questo dovemmo corazzare i nostri cuori contro le sofferenze dell’esterno. Noi siamo i custodi del passato per un avvenire sconosciuto. Tu sei il prezzo che ora paghiamo per il nostro isolamento. Tu hai portato nel Vortex la rabbia e l’odio che ci infetterà…»

La caccia a Zed, guidata da Consuella, si fa spasmodica. Egli si avvicina ancora una volta alla barriera poi torna sui suoi passi e si rifugia presso gli apatici. Una di queste (Jessica Swift) raccoglie con le labbra una goccia di sudore di Zed e questo la fa ritornare in sé, una nuova linfa vitale comincia a scorrere tra coloro che non dovrebbero più provare nulla. Però, se le loro forze si moltiplicano, all’opposto quelle di Zed scemano ed egli ricorre alla foglia di Avalow per riacquistare energie e fuggire di nuovo.

La sua fuga lo porta nel padiglione dei vecchi rinnegati e da loro viene aiutato dietro promessa di dispensare la tanto sognata, agognata morte. Amico chiama May e i due s’incontrano nel laboratorio zeppo di statue e di suppellettili  che Zed aveva visto, per la prima volta, solo poco tempo prima.

May: «Amico, io non posso avallare violenza e distruzione.»

Amico: «E’ troppo tardi, May, non si può tornare indietro.»

May: «Non distruggere il Vortex, rinnoviamolo. Può essere il luogo ideale per una razza migliore, avendo il tempo.»

Amico: «Tempo?! Non è bastata l’eternità?»

Zed: «Il Vortex è contro la vita. Deve morire.»

May: «Io ho le mie seguaci: dai il tuo seme a tutte noi. Noi ti insegneremo tutto quello che sappiamo, forse potrai distruggere il Tabernacolo, oppure te stesso…»

Amico: «Distruggere… l’eternità.»

May: «Darle un’altra forma…»

Una folla si accalca alle porte del laboratorio.

Zed: «Quanto tempo abbiamo?»

May: «Non è questione di tempo. Riceverai il nostro sapere per osmosi. Basterà il contatto dei nostri corpi col tuo perché tu apprenda tutto.»

E così avviene, Il regista John Boorman si avvale di immagini di corpi e di colori per evidenziare ciò che sta avvenendo: tutto il sapere degli abitanti del Vortex passa, attraverso il contatto fisico che le feconderà, da May e dalle sue seguaci a Zed.

May: «Ora sai tutto quello che sappiamo noi.»

Zed: «E’ una prigione, una prigione!»

Amico: «No è un Arca, una nave, una nave spaziale. Questa… tecnologia serviva ad arrivare alle stelle più lontane.»

Zed: «Tu ci sei andato?»

Amico: «Sì, un altro vicolo cieco.»

Zed: «Come si è formato il Vortex, come è iniziato?»

Amico: «Sono stati loro. Erano scienziati, i migliori del mondo, ma erano già di mezza età. Troppo preoccupati della morte. Poi rinnegarono le loro idee: noi siamo i loro figli, siamo nati nel Vortex..»

La sequenza successiva mostra lo scienziato anziano disteso sul letto.

Scienziato: «Noi ci rinchiudemmo qui dentro…»

Mentre egli parla la scena si trasforma e si vede così lo stesso scienziato, ma molto più giovane, che parla ad altri più giovani di lui e, tra essi, distinguiamo May, Amico e Consuella.

Scienziato:«…resteremo chiusi qui dentro in questo luogo di cultura. La morte è bandita per sempre. Ordino che il Tabernacolo cancelli in noi ogni memoria della sua costruzione così che non possiamo distruggerlo, se mai dovessimo agognare la morte. Qui l’uomo e tutto il suo sapere non moriranno, ma tenderanno sempre alla perfezione…»

La scena torna ora su Amico.

Amico: «…E ci dedicammo alla soluzione dei misteri non risolti dell’universo. Ma nemmeno con infinito tempo a disposizione e con l’aiuto del Tabernacolo, le nostre menti ne furono all’altezza: fallimmo… E ora siamo prigionieri di quello che noi stessi abbiamo creato: non c’è via d’uscita!»

L’unica soluzione è quindi quella di distruggere il Tabernacolo. Di nuovo torniamo a vedere lo scienziato ringiovanito che tiene in mano un cristallo, mentre sta ancora parlando.

Scienziato: «Questo cristallo unirà l’uno all’altro e, tutti, al Tabernacolo.»

Introduce nel tessuto sottocutaneo della fronte un frammento di cristallo.

Zed: «E’ il cristallo che li unisce, il cristallo!»

Avalow: «Ora ti abbiamo dato tutto quello che siamo, rimane solo un dono che contiene tutto o niente. Guarda qui dentro: vedrai delle linee che corrono nel futuro. Farai balzi d’intuito. Quando tu vedrai dentro il cristallo allora sarai pronto, soltanto allora.»

Zed: «(fissando il cristallo) Io, dentro, non vedo altro che la mia perplessità. Il sapere non basta…»

Il tempo sembra essersi fermato e Zed ode una voce a lui nota che lo chiama. Si aggira fra le statue e  scorge quasi subito chi lo stava cercando.

Zed: «Arthur Frayn!»

Frayn: «Andiamo, via, i miei amici bruti mi chiamano Zardoz! (Ride) Vendetta! (Colpisce Zed con un pugnale dalla lama retrattile) Ora siamo pari. Sarebbe valsa la pena comprimere l’universo in una palla da rotolare verso qualche domanda angosciosa? Dire: io sono Lazzaro tornato dalla morte? Conosci il seguito? E’ di Thomas Eliot, il poeta.»

Zed: «Io sono Lazzaro tornato dalla morte, sono qui per dirvi tutto e ora vi dirò tutto..»

Frayn: «Mi congratulo con te. Hai imparato davvero bene.»

Zed: «Che cos’hai da dirmi?»

Frayn: «(ridendo gli porge una sfera di cristallo) Cosa vedi nella palla?»

Zed: «Niente.»

Frayn: «Niente?! Allora non ho niente da dirti.»

Scompare, ridendo, nella penombra .

Il tempo riprende il suo scorrere. Consuella e gli altri Eterni riescono a sfondare la porta del laboratorio. La ragazza si precipita da Zed il quale, seduto davanti alla sfera, la sta esaminando e, in essa, egli vede il pugnale che la donna leva verso di lui.

Zed: «Non puoi, non lo farai.»

Il pugnale cade a terra.

Zed: «La caccia è sempre più bella dell’uccisione.»

Consuella: «Cacciandoti sono diventata come te e ho distrutto ciò che ero decisa a difendere.»

Zed: «Colui che combatte a lungo contro i draghi diventa un drago egli stesso, ricordalo.»

Consuella: «Io non sono come gli altri. Io ti riempirei di vita e d’amore…»

Zed: «Tu mi dai quello che nessuno mi ha dato: l’amore. Se vivo, vivremo insieme. Va, ora.»

Consuella  fa allontanare gli altri e Zed torna a esaminare il cristallo.

Zed: «Rifrazione della luce… infinito… ora vedo, sono pronto… Tabernacolo, che cosa sei?»

Tabernacolo: «Non è permesso.»

Zed: «Dove sei?»

Tabernacolo: «Non è permesso.»

Zed: «Mi conosci?»

Tabernacolo: «Ho l’impronta della tua voce, Zed, e il tuo codice genetico, ma dei tuoi ricordi ho solo frammenti.»

Zed: «Voglio sapere del Cristallo Trasmittente.»

Tabernacolo: «Non è permesso dare informazioni che possano minacciare la mia sicurezza.»

Zed: «Le onde cerebrali, passando attraverso il cristallo nel cervello, si trasformano in impulsi. Una ricevente deve essere come una trasmittente. Devi essere un cristallo. Proprio questo qui, questo diamante. Qui dentro c’è un’infinita quantità di spazio per registrare le immagini. Si o no?»

Tabernacolo: «Io sono… in mano tua.»

Zed: «Ma potresti essere altrove?»

Tabernacolo: «Sì, ma voglio essere qui.»

Zed: «Perché?»

Tabernacolo: «Per affrontarti. Hai già imparato a vedere le mie lunghezze d’onda dentro il diamante. Ora cercherai di cancellare le rifrazioni per distruggermi. Il tuo compito è quello di distruggermi, non è vero?»

Zed: «Sì.»

Tabernacolo: «Uccideresti Dio?»

Zed: «Che presunzione!»

Tabernacolo: «Io sono la somma di tutta questa gente e della loro conoscenza. Io vedo tutto, sono ovunque e in nessun luogo. Spesso Dio è stato definito così. Distruggeresti noi e tutto quello che siamo?»

Zed: «Sì.»

Tabernacolo: «Non preferiresti divenire parte di noi, unito a noi, una luce che splende nel futuro, amarci, amare la verità?»

Zed: «No.»

Il Cristallo scompare dalle mani di Zed.

Tabernacolo: «Tu sei penetrato in me. Sei dentro il cristallo, non hai più via di scampo.»

La stanza nella quale Zed si trova assume una fisionomia cristallina, egli si aggira attraverso specchi, immagini. La sua lotta è la lotta contro la macchina, contro sé stesso, quello che è ancora destinato a divenire…

Tabernacolo: «Sei dentro di me… Vieni nel mio centro… Vieni nel centro del Cristallo.»

Zed: «Tabernacolo… Tabernacolo… Tabernacolo!»

Il gioco di immagini porta Zed davanti a Zed, così come egli era quando compiva scorribande sulla superficie della Terra in veste di Sterminatore, un’immagine che porta anche la maschera del suo dio e contro la quale egli spara e, dalla ragnatela di specchi incrinati, esce un filo di sangue.

Tabernacolo: «Tu ci hai distrutto. Hai trovato il difetto nel Cristallo, noi non ci siamo più… Tu sei solo…»

Zed si ritrova nella stessa stanza, attraversa il corridoio dove ci sono ancora i compagni di Consuella che hanno fracassato statue, arazzi, quadri. Tramite un suo gesto tutto ritorna intatto, allontana da sé chi lo voleva  assalire e lui ed Amico si trovano all’aperto.

A loro si sono aggiunti anche Consuella e Arthur Frayn. Il tempo pare arretrare e coloro che lo stavano cercando hanno solo una fugace visione della sua immagine quindi si ritrovano soli nel laboratorio, in mezzo a ciò che credevano di aver distrutto.

Amico: «Sei in grado di dirci che cosa è successo… e che cosa succederà ora?»

Zed: «Un vecchio mi chiama: è venuta l’ora di guardare all’avvenire.»

Zed torna nel padiglione davanti allo scienziato morente.

Scienziato: «Ora… ora la mia mente ricorda come tutto avvenne. Noi sovvertimmo l’ordine naturale delle cose. Il Vortex è un’offesa contro la Natura e la Natura doveva trovare il modo di distruggerci. Uno scontro di volontà… e così lei produsse te… noi forzammo la mano all’evoluzione…»

Lo scienziato chiude gli occhi, per sempre, e così, per la prima volta qualcuno muore nel Vortex.

La grande pietra volante, Zardoz, precipita nel lago vicino alla valle.

Gli eventi si susseguono incalzanti. Fecondate dal seme di Zed, May e le sue amiche si allontanano a cavallo. Il  superuomo porge a May il cristallo.

Zed: «Conservatelo e fate che i vostri figli vi guardino dentro. Andate verso Est, là attraverserete la barriera.»

May: «Che cosa avverrà di te? Tornerai mai dal tuo popolo?»

Zed: «Per me non c’è ritorno.»

Davanti alla grande fontana del Vortex si svolge un importante colloquio.

Amico: «I rinnegati stanno morendo come mosche.»

Consuella: «Non è colpa di Zed. Ci siamo distrutti da soli.»

Frayn: «E’ più vero di quanto credi, Consuella, ma una parte del merito spetta anche a me. Il nostro desiderio di morte era latente e profondo. In quanto Zardoz io fui in grado di scegliere i tuoi progenitori, fu un delicato incrocio genetico a produrre questo superuomo: lo schiavo che liberasse i suoi padroni e Amico mi è stato complice. Ricordi l’uomo della biblioteca, Zed?  Sono stato io a guidarti fino a quel libro, sono stato io a farti entrare nella testa di pietra, sono stato io, io ti ho fatto, io ti ho guidato!»

Zed: «E io ho visto la Forza infinitamente superiore che ti ha messo quell’idea in mente. Sei stato fatto e guidato anche tu.»

I compagni di Zed entrano nel Vortex e iniziano lo sterminio del popolo degli Eterni. Cadono sotto i loro colpi anche Amico e Arthur Frayn. Quando il massacro è compiuto essi cercano Zed, ma questi è scomparso con Consuella: si sono rifugiati in una grotta. Da essi, con una serie di immagini simboliche, viene generato un nuovo essere, forse l’uomo del futuro poi Zed e Consuella invecchiano e muoiono. Sulla parete della grotta resta l’ombra di una pistola arrugginita: sul pianeta è tornata la pace, forse per sempre.

Abbiamo avuto più volte occasione di dire più volte come il concetto della natura che, offesa dall’uomo, si ribella ad esso, sia una tematica cara agli anni Cinquanta, ed anche prima, come dimostra questo dialogo tratto dal finale del film La Rivincita dell’Uomo Invisibile di Ford Beebe del 1944:

«Era malato di mali immaginari. Combatteva con le ombre. Bisogna compatirlo in fondo, perché, senza saperlo, aveva varcato i limiti imposti dalla natura. Quello che l’uomo dà gli viene reso. La natura paga inesorabilmente i suoi debiti e fino all’ultimo soldo…»

Ora la stessa impostazione la ritroviamo quattro lustri più tardi, arricchita di una profondità e di un’eleganza formale quale il cinema di fantascienza non aveva mai avuto prima e tipiche di questo cinematografico periodo introspettivo.

E’ indubbio che Zardoz, pellicola inglese del 1973, sia un’opera di alto valore e non certo leggibile completamente di primo acchito e questo indipendentemente dal fatto che si possa essere o meno d’accordo con le tesi esposte da John Boorman. Difficile per i complessi e riposti significati che la permeano, non sempre immediatamente discernibili, tanto è vero che sarebbe necessario rivedere il film più volte per captare e assimilare meglio particolari che possono essere sfuggiti a una prima visione e si potrà così constatare come sia un film che cresce col tempo.

(1 – continua)

Giovanni Mongini