FANTASCIENZA STORY 74

ROBINSON CRUSOE SU MARTE (1964) – PARTE 03

BASE LUNA CHIAMA TERRA (First Men in the Moon)

Questo film, tratto dal romanzo di Herbert George Wells, I Primi Uomini sulla Luna (Mursia-Milano), rappresenta per Ray Harryhausen uno dei momenti più felici della sua brillante carriera. A un accorto uso degli effetti speciali si unisce una sceneggiatura, rielaborata da Nigel Kneale, il padre di Quatermass, vivace e spumeggiante, sorretta dalla brillante interpretazione di Lyonel Jeffries (1926 – 2010) nei panni dello scienziato Joseph Cavor, scopritore di una sostanza, la Cavorite, appunto, capace di vincere la forza di gravità. Nei panni del bislacco uomo di scienza Jeffries si dimostra assolutamente eccezionale, così come all’altezza di tutto il film sono gli altri interpreti principali: Edward Judd (1932 – 2009) (…E la Terra prese fuoco e Demoni di fuoco) nel ruolo di Arnold Bedford, scrittore fallito, e Martha Hyer (1924 – 2014, Gli Esploratori dell’infinito), che interpreta Katherine Callender, la sua fidanzata.

Un’astronave americana sta per scendere sulla Luna per la prima volta e le sequenze usate nella pellicola furono così verosimili da essere riprese dalla televisione americana per spiegare agli spettatori il vero primo sbarco lunare avvenuto nel luglio del 1969. La squadra di ricognizione rinviene con immenso stupore, accanto a una roccia, una vecchia bandiera inglese e un altrettanto vetusto documento in cui due uomini e una donna prendono possesso della Luna in nome della Regina. La data è il 1899.

Dopo frenetiche ricerche uno dei firmatari, Bedford, viene trovato ancora vivo e ricoverato in una casa di cura e, a un gruppo di increduli scienziati e giornalisti, egli narra la sua storia, raccontando come, grazie all’invenzione di Cavor, essi fossero giunti sulla Luna e vi avessero trovato un popolo sotterraneo intelligente e organizzato come le formiche sul nostro pianeta.

Uno dei terrestri, Cavor, viene portato alla presenza del capo del popolo lunare, tutto questo mentre Bedford sta cercando di riassemblare il loro mezzo di trasporto: una sfera che i seleniti avevano iniziato a smontare.

La scenografia è alquanto suggestiva: Cavor deve salire una lunga e ampia scalinata contornata da cristalli di ogni dimensione, dietro di essi i seleniti osservano la sua ascesa. Cavor, pur esitante, arriva finalmente davanti a una bolla luminosa incastonata nella roccia e dietro la quale s’intravede una figura umanoide seduta. Una voce, alterata da un apparecchio traduttore, interpella Cavor.

Re Selenita: “Primo di tutti gli uomini: benvenuto sulla Luna. Io sono qui, davanti a te… La vostra Terra è il centro della nostra orbita, dicci della sua vita e dicci in che cosa è diversa dalla nostra.

Cavor: “Sì, ma… io… io non so da dove incominciare… non so nemmeno se riuscirete a capirmi e nemmeno se mi sentite. Beh, comunque ci provo… ehm… l’uomo… l’uomo vive sulla superficie della Terra in strutture di protezione… no, ma che sto dicendo… Ehm… palazzi, case… ville e le chiamiamo città, paesi, insomma… somigliano alle vostre gallerie, ma sono fuori…

Re Selenita: “Questo spiegherebbe le zone più scure che abbiamo osservato, ma il Sole non vi acceca dato che vivete sulla superficie?

Cavor: “No, no, no, no… No… e questo perché abbiamo l’iride che protegge l’occhio…

Re Selenita: “Avvicinati, voglio vedere.

Mentre il capo dei seleniti esamina l’occhio di Cavor con un raggio di luce gialla che per poco non acceca  il povero scienziato, Bedford cerca di rimontare nel miglior modo possibile la sfera, ma non vi riesce e quindi decide di andare a prendere lo scienziato lasciando la sua compagna a finire di caricare il mezzo.

Intanto, Cavor, sta ancora rispondendo alle domande dell’alieno.

Re Selenita: “Tu dici che gli uomini hanno idee e lingue diverse, ma non esiste uno che comanda tutti?

Cavor: “No, no… ogni tanto c’è qualcuno che ci prova ma finora nessuno c’è riuscito… tipi come Annibale, Giulio Cesare, Napoleone…

Re Selenita: “E questo non genera confusione?

Cavor: “Eh, altroché! E anche peggio: porta alla fame, all’odio e alla guerra.

Re Selenita: “Dicci della guerra.

Cavor. “Dirle della guerra?! … Uhm, povero me… Beh, la guerra è la peggiore di tutte le calamità…

Bedford ha raggiunto a sua volta la scalinata e, nascosto dietro i cristalli, assiste al dialogo fra i due.

Cavor. “…eppure combattere una guerra è considerato un onore… Ehm, è difficile spiegarlo… ma quelli che vengono uccisi in battaglia diventano eroi… pare strano, vero?

Re Selenita: “Ma agli uomini piace fare la guerra?

Cavor: “No, non gli piace affatto.

Re Selenita: “Allora, se la fanno, sono deficienti.

Cavor: “Beh, qualche difettuccio l’abbiamo… Sì, il genere umano si sta migliorando ma, insomma, non siamo perfetti… c’è chi ama la pace…

Re Selenita: “A me fanno paura quelli che amano la guerra, coloro che uccidono… e se altri uomini verranno dalla Terra, tutte le nostre gallerie saranno cosparse di morti.

Cavor. “Ma non ne verranno altri, non ne possono venire altri! Io sono il solo che conosce il segreto della Cavorite.

Re Selenita: “E allora tu, con il tuo segreto, rimarrai sempre qui, sulla Luna.

Bedford: “(urlando) Cavor! Lei non si è ancora accorto che la stanno processando… ma non capisce? Lei è già stato condannato!

Dopo aver sparato inutilmente un colpo di fucile contro la bolla i due raggiungono la sfera. Velocemente Cavor la rimonta perfettamente e decide di restare sulla Luna aggiungendo che ha molte cose da imparare dal popolo selenita.

Nel viaggio di ritorno verso la Terra il veicolo precipita in mare inabissandosi e nessuna traccia del fantastico viaggio resta per suffragare il racconto dei due che, per anni, furono oggetto di derisione da parte del pubblico. Poi Katherine morì e Bedford rimase solo con la sua storia cui nessuna voleva credere… fino ad ora.

Gli astronauti stanno penetrando nel mondo dei seleniti, ma tutto è in rovina, forse il popolo lunare è stato distrutto dai germi terrestri ai quali non erano abituati, i cugini di Marte de La Guerra dei Mondi, ne sanno qualcosa a loro spese…

Povero Cavor”, sussurra Bedford”. “Era tanto soggetto ai raffreddori…

Il film dimostra che quando Harryhausen si affida a un buon sceneggiatore e si circonda d’interpreti all’altezza della storia che deve essere raccontata e si limita a restare nell’ambito del suo lavoro, egli è in grado di offrire a critica e pubblico ampie prove della sua bravura. Purtroppo, negli anni a venire, egli non terrà conto di questa sua positiva esperienza e proseguirà ripetendosi.

Del regista Nathan Juran abbiamo già avuto modo di parlare e confermiamo la sua mano felice nel raccontare questa spumeggiante vicenda.

(3 – continua)

Giovanni Mongini