FANTASCIENZA STORY 42

L’UOMO DELLE NEVI E L’UOMO CHE RIMPICCIOLIVA (1957) – PARTE 09

Questo è il secondo episodio cinematografico della serie creata da Nigel Kneale e dedicata al dottor Quatermass. Regista di questo capitolo è, ancora una volta, il bravo Val Guest e l’interprete, nuovamente, Brian Donlevy. La pellicola appare meglio curata della precedente, la storia più convincente e articolata.

Il nemico di turno di Quatermass, questa volta, non è portato sulla Terra da un esperimento, ma giunge di sua iniziativa e con i propri mezzi, dalle profondità dello spazio. E’ animato da intelligente ferocia ed è un parassita: si serve, cioè, di un veicolo umano per i suoi scopi.

Il film si apre con una scena, prima dei titoli, che non è stata riportata nella riedizione e nemmeno nella versione in VHS. Il dottor Quatermass (Brian Donlevy), percorrere in macchina una strada in preda a cupi pensieri di lavoro quando, all’improvviso, rischia di essere investito da un’auto priva di guida a bordo della quale lottano disperatamente una ragazza e un giovanotto. Lo scienziato riesce a immobilizzare il giovane che ha una strana macchia sul collo, un’escrescenza nera, spuntatagli, spiega la ragazza, dopo aver raccolto una strana pietra scura che gli è scoppiata in faccia. Incuriosito Quatermass prende i frammenti che la ragazza aveva con sé per portarli in laboratorio mentre la giovane porta il fidanzato in ospedale. A questo punto partono i titoli. Solamente la RAI, una volta, ha trasmesso questo prologo: fortunatamente è stata poi messa nella versione in DVD anche se sottotitolata perché quella italiana originale è introvabile… dicevano… bastava chiederlo!

I VAMPIRI DELLO SPAZIO (Quatermass II)

Quatermass giunge alla propria base mentre i due collaboratori dello scienziato, Brand (William Franklyn, 1925 – 2006) e Marsh (Bryan Forbes, 1926 – 2013), stanno osservando con l’antenna radar della base degli strani oggetti che, dallo spazio, scendono verso la Terra. Il mattino dopo Quatermass e Marsh si dirigono in macchina a esplorare la zona di caduta che si trova nei pressi di un piccolo paese chiamato Winnerden Flats. I due trovano, però, la strada bloccata e dei cartelli che li avvisano che la zona è proibita e sotto il controllo dei militari. Al posto del villaggio Quatermass vede quello che era il suo progetto per una base permanente sul suolo lunare, realizzato lì, sulla Terra e davanti ai suoi occhi: cupole e capannoni pressurizzati il tutto recintato e con guardie armate. Ma le sorprese non sono finite perché tutta la zona è disseminata dalle strane pietre nere, alcune delle quali ancora intatte. Marsh, incautamente, ne prende in mano una, ed essa gli scoppia in faccia. Tra le nebbie del fumo Quatermass scorge, per un istante, qualcosa di piccolo e scuro che “s’immerge” nella pelle del viso del suo assistente, sulla quale appare nuovamente quell’orrendo marchio che lo scienziato aveva già visto sul volto del giovane in macchina, la sera precedente.

Dei soldati armati di mitra e muniti di maschera antigas, accorrono sul luogo dell’incidente e mandano via Quatermass percuotendolo in malo modo, mentre trattengono Marsh e lo portano via. Lo scienziato, naturalmente, si guarda bene dal tollerare una cosa del genere e, dopo aver cercato di convincere inutilmente il Capo della Polizia della zona, si dirige direttamente a Londra dal suo amico Lomax (questa volta interpretato da John Longden, 1900 – 1971, bravo, ma non simpatico come il  precedente). L’Ispettore lo informa che la zona cui lo scienziato fa riferimento è proibita a causa di un progetto militare di estrema importanza: cibo sintetico per il quale sono stati stanziati fondi inesauribili. La cosa è ben lontana dal convincere Quatermass, ma, su consiglio dello stesso Lomax, si rivolge a un deputato, Broadhead (Tom Chatto, 1920 – 1982) che, come lui, desidera sapere cosa si stia effettivamente svolgendo in quella base. Il deputato spiega a Quatermass la facilità con la quale vengono concessi i fondi per una simile ricerca.

Prima – dice – vi erano solo pochi ricercatori. All’improvviso chiedono soldi e li ottengono e, in poco tempo, mettono su una fabbrica di quelle proporzioni…

Combinazione vuole che Broadhead, dopo lunga e penosa attesa, stia aspettando, proprio per quel giorno, il permesso ufficiale per visitare quella famigerata fabbrica. Il permesso arriva in quel preciso momento e portato da un individuo sul cui polso spicca l’odiato marchio (John Van Eyssen, 1922 – 1995).

Così anche Quatermass entra a far parte del gruppo che ispezionerà la fabbrica. Una volta entratovi non trova traccia di Marsh neppure nell’infermeria, poi il deputato si sgancia dalla comitiva e scompare. Quatermass lo ritrova poco dopo (mentre tutti gli altri del gruppo vengono spinti in malo modo all’interno di una delle cupole) in cima a una scaletta che porta all’interno delle cupole stesse tutto ricoperto da una melma fumante e corrodente. Broadhead muore poco dopo sotto i suoi occhi spiegandogli che quello è il “cibo” contenuto nelle cupole.

Dopo una fin troppo fortunosa fuga dalla fabbrica, Quatermass si precipita da Lomax e gli spiega l’accaduto. L’Ispettore, visti i trascorsi, si decide a credergli, ma quando ne vuole parlare con il suo diretto superiore (Lloyd Lamble, 1914 – 2008), nota su di lui lo stesso marchio descrittogli dallo scienziato.

Decidono allora di comunicare tutto alla stampa e si rivolgono a questo scopo a un cronista perennemente ubriaco ma, a detta di Lomax, pur sempre valido, Jimmy Hall (Sidney James, 1913 – 1976).

Lo portano alla base con loro.

Quatermass: “Vede là, quel punto luminoso all’intersezione? Sono le onde che vengono riflesse da qualcosa nello spazio.

Lomax: “Si avvicina alla Terra?

Brand: “No, ci segue sempre.

Jimmy: “E c’è vita là sopra?

Quatermass: “Non vita come intendiamo noi, probabilmente hanno un’atmosfera artificiale: ammoniaca, metano…

Lomax: “Gas velenosi…

Quatermass: “Proviene da una regione dove tali condizioni esistono come atmosfera, da un lontano pianeta… forse una luna di Saturno.

Jimmy: “Ah… ah… Posso avere un whisky?

Lomax: “Ma cos’è che spruzza da questi oggetti?

Quatermass: “Beh, credo che sia un organismo complesso, un’intelligenza due miliardi più forte della nostra, ma con una sola coscienza…

Lomax: “Non sono che un poliziotto…

Quatermass: “Cerchi d’immaginare un organismo per cui l’ossigeno non sia essenziale per la vita, ma la distrugga. Un organismo che non potrebbe mai resistere alla nostra atmosfera per più di tre o quattro secondi, salvo che in un involucro come questo (indica il pezzo di roccia in mano a Jimmy che un tecnico ha ricostruito alla sua forma primitiva prima dell’ingresso nell’atmosfera: un piccolo razzo dotato di corte ali, una forma perfettamente aerodinamica), chiuso lì dentro con una miscela di gas metano, forse, o anche idrogeno…

Lomax: “E quando si rompe?

Quatermass: “Muore… a meno che la sua energia non si introduca in una cosa che sia in grado di vivere nella nostra atmosfera: un veicolo umano.

Jimmy: “E cosa accade al veicolo umano?

Quatermass: “Perde subito il controllo del suo sistema nervoso, viene dominato da qualcosa, un istinto, una forza cieca che lo spinge ad agire per loro…

Jimmy non digerisce la pillola con estrema facilità e vuole andare a vedere di persona a Winnerden Flats. Lo accompagnano Lomax e Quatermass il quale, prima di andarsene, impartisce a Brand istruzioni precise per far decollare il razzo già posto sulla rampa in rotta di collisione con il satellite alieno, in caso lui non tornasse.

I tre giungono sul posto ed entrano in un ritrovo adiacente la fabbrica. In esso, all’improvviso, entra dal tetto uno dei sassi misteriosi che si apre soffiando fumo alieno in faccia a Sheila (Vera Day), proprietaria del locale.

Le “Guardie Nere”, così vengono chiamati i militari con maschera e mitra, intervengono prontamente. Lomax e Quatermass riescono a fuggire, non così Jimmy, che nella fretta di voler telefonare il suo pezzo al giornale, rimane nel locale e viene falciato a colpi di mitra.

Tutto ciò scatena l’ira degli operai presenti ai fatti che, in massa compatta, si dirigono verso la base e vi entrano. Camuffandosi da Guardia Nera, con una tuta mimetica, maschera e mitra presi a un soldato investito, anche Quatermass riesce a penetrare all’interno della base. In questo modo riesce, per la prima volta, a dare un’occhiata all’interno delle famigerate cupole dove vede muoversi pigramente una gigantesca massa amorfa.

Riunitosi con alcuni degli operai Quatermass fa confluire dell’ossigeno per uccidere le creature che vi sono contenute, ma gli alieni tappano le condutture con i corpi degli uomini arresisi e invitati a controllare come la fabbrica non avesse nulla di strano.

Questo provoca la reazione di un operaio che, a colpi di bazooka sfonda le cupole facendone fuoriuscire la massa amorfa. Nel frattempo Brand, pur colpito a morte dalle Guardie Nere, riesce a far partire il missile. L’obbiettivo viene colpito, il satellite distrutto, le nere masse tremolanti si agitano ancora per poco e il marchio scompare dal volto degli involontari ospiti. Un modo forse affrettato per far capire che l’invasione è finita… Ma è tutto finito? si chiede Quatermass andandosene.

La fabbrica, espressione credibile della base aliena, è in realtà la Shell Britannica. Dopo questo film Val Guest e la Hammer Film abbandoneranno il personaggio di Quatermass, ma la seconda vi ritornerà alcuni anni dopo. Nessuno, però, scorderà questo robusto e vigoroso personaggio a cui Brian Donlevy (1899 – 1972) diede una perfetta credibilità.

Il regista Joe Dante era un estimatore del film e cercò di recuperarne la copia ma l’United Artists aveva perso di diritti nel 1965 e nessuno si era più preoccupato di rinnovarli. Tutte le copie erano andate distrutte tranne una in 35mm tagliata in due da una macchina da proiezione guasta per cui non fu possibile trovare più una copia originale e si rese necessario farne un controtipo da quelle inglesi.

Abbiamo accennato precedentemente ai problemi di alcoolismo di Donlevy e, a dire la verità, la faccenda risultò parecchio tragica in quanto l’attore era impossibilitato a girare qualunque scena che comportasse l’avvicinamento a una parete o l’attraversamento di una porta perché andava a sbattere in continuazione. Era necessario girare la stessa scena fino a cinquanta volte fino a che Guest, stanco di sprecare pellicola, inquadrò Donlevy che si allontanava senza seguirlo con la cinepresa, ma lasciandolo andare a sbattere dove volesse mentre la macchina restava ferma sull’inquadratura iniziale.

(9 – continua)

Giovanni Mongini