CHARLES HENNEBERG

Le (dis)avventure di una coppia felice: Karl  Wasungen e Nathalie Novokovsky

Come scrive Charles Moreau nel saggio Les Légendes noires de Nathalie Henneberg (incluso come prefazione nel volume Des Ailes Dans la Nuit – Le Fantastique des Années Furieuses di Nathalie C. Henneberg, Terre de Brume, Rennes, 2006), i romanzi usciti in Francia negli anni Cinquanta a firma di “Charles Henneberg” sono in realtà stati scritti tutti da una donna russa, Nathalie Novokovski (nata a Batoum nel Caucaso, forse nel 1910 o nel 1917: lei stessa non l’ha mai saputo dire con esattezza), la quale quando ha appena sette anni di età nel 1920, durante l’emigrazione di massa determinata dalla sconfitta di Wrangel, ha abbandonato l’Unione Sovietica per trasferirsi insieme alla madre in Siria.

Appassionata fin da giovanissima della letteratura fantastica, Nathalie cresce poi sempre in quella parte del mondo, dove a Homs nel giugno del 1936 conosce l’uomo che presto sposerà, un ufficiale della Legione Straniera francese: costui è però un francese solo per modo di dire, dato che pur facendosi chiamare nella Legione (dove si è arruolato nel 1925) con il nome inventato di Charles Frédéric Auguste Henneberg, in realtà discende da una famiglia nobile tedesca e il suo vero nome è Karl zu Irmelshaussen Wasungen (nato in Germania il 2 novembre 1899 a Wittemberge Brandeburg).

Il 23 aprile 1937 Nathalie Novokovsky e Karl Wasungen si sposano a Damasco, durante una cerimonia condotta da un pastore della chiesa protestante inglese, mentre gli atti ufficiali dello sposalizio vengono redatti in arabo. Da questo momento in poi la giovane donna russa, che già da allora ha iniziato a lavorare come cronista indipendente, si farà sempre e solo chiamare con il cognome adottato nella Legione Straniera dal marito, diventando così fino alla morte “Nathalie C. Henneberg”, dove la “C” di mezzo ovviamente sta per il nome proprio (Charles, equivalente francese del “Karl” tedesco) assunto dal consorte.

Poi il primo settembre del 1939 la Germania nazista di Hitler invade la Polonia e di conseguenza il 3 di quello stesso mese la Francia e l’Inghilterra dichiarano guerra a Hitler. Inizia la terribile Seconda Guerra Mondiale che durerà fino al 1945, seminando tra l’Europa, il Medio Oriente e l’Asia milioni di morti.

Il primo ottobre del 1939 a Charles Henneberg viene ordinato di unirsi con il suo reparto della Legione Straniera alle truppe francesi che sono appena passate, dopo la caduta di Parigi e l’avvento del governo collaborazionista detto di Vichy, sotto il comando delle  armate naziste. Malgrado l’età avanzata, Henneberg obbedisce e partecipa quindi a numerose battaglie, anche nel deserto, contro gli irriducibili inglesi che a poco a poco prenderanno ad avanzare sempre di più. Henneberg si distingue come combattente e riceve tra l’altro due medaglie al valore, oltre ad essere pure presente tra i difensori durante il lungo e tragico assedio della città di Palmira e del suo grande aeroporto: molti ricordi di quel duro e difficile periodo verranno rievocati in seguito, anche se  in una forma ovviamente molto trasformata, dalla moglie Nathalie in tre suoi romanzi, gli epici Trois Légionnairese e Le Sabre del’Islam (entrambi del 1952 e pubblicati con lo pseudonimo di “Dominique Hennemont”) nonché nel fantascientifico La Forteresse Perdue (1962).

Nel 1942 però Charles Henneberg e la moglie Nathalie si rendono conto finalmente della follia dell’ideologia nazista, oltre che dell’assurdità di continuare a combattere per la repubblica francese di Vichy. Abbandonano quindi quelle bandiere e si schierano entrambi con l’esercito della Francia Libera, guidato dal generale Charles De Gaulle in esilio, e subito Henneberg si ritrova a combattere, ma questa volta dalla parte degli angloamericani, contro i nazisti, gli italiani e gli altri loro alleati locali, partecipando a battaglie sanguinosissime quali quelle di Bir-Hakeim, Tobruk ed El Alamein, tra l’Egitto, la Libia e l’Algeria. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale con la sconfitta di Italia e Germania, Charles e Nathalie Henneberg vanno a vivere in Siria, ma la popolazione locale si scatena nel 1946 in una sanguinosissima rivolta contro i francesi e gli inglesi, i cui governi decidono presto di abbandonare al loro destino quelle aree, ritirando tutte le loro truppe da lì.

Charles viene congedato. Lui e la moglie Nathalie si spostano allora per un po’  in Libano e poi, nel giugno di quello stesso 1946, decidono di imbarcarsi insieme per la Francia, raggiungendo Marsiglia. E da allora i due sono sempre vissuti in quella nazione, dove, a partire dal 1949, Nathalie Henneberg comincia a inviare a riviste ed editori i suoi racconti e i suoi romanzi, scritti spesso basandosi sui ricordi del marito circa quello che gli era accaduto durante i lunghi anni di servizio nella Legione Straniera oppure nel corso della grande guerra. Però, dato che Nathalie è una donna molto timida e schiva, tutti i suoi scritti vengono portati e offerti agli editori e ai direttori delle riviste e delle collane solo dal marito, Charles Henneberg, il quale persino li firma, anche se in realtà direttamente di essi non ha mai scritto nulla, essendosi limitato infatti solo a revisionare i testi o a discuterne le trame e i vari passaggi con la vera autrice, sua moglie.

Alla scoperta della fantascienza

Vivendo da allora sempre in Francia, per lo più a Parigi, Nathalie Henneberg, già lettrice appassionata dei romanzi fantastici scritti da H. G. Wells, Jules Verne e Rosny Ainé, scopre la fantascienza americana contemporanea: nel marzo del 1951 inizia infatti a uscire la collana denominata “Le Rayon Fantastique”, nei cui primi numeri, tra The Murder of the U.S.A. (Sterminio “A”) di Murray Leinster, I sovrani delle stelle di Edmond Hamilton e l’antologia di racconti Escales dans l’Infini curata da G.H. Gallet (contenente tra l’altro il racconto Shambleau di Catherine L. Moore, che Nathalie giudica “sublime”), appare un’opera che colpisce moltissimo questa giovane scrittrice, il romanzo Crociera nell’infinito di A. E. Van Vogt, a un cui episodio lei si ispirerà in parte (l’idea del vampiro cosmico di energia) proprio per la prima, incompleta stesura (redatta tra il 1951 e il 1952) del romanzo epico (…) che fa parte del volume “La legione delle stelle” pubblicato dalle Edizioni Profondo Rosso e curato da Luigi Cozzi.

Ma la Henneberg non scopre solo “Le Rayon Fantastique”. Poco tempo dopo (il 15 ottobre 1953), nelle edicole la donna vede il primo numero della raffinata rivista di racconti curata da Maurice Renault Fiction, edizione francese dell’americana The Magazine of Fantasy and Science Fiction, mentre nel novembre del 1953 esce Galaxie, traduzione della Galaxy statunitense, seguita nel gennaio del 1958 dal primo numero di un’altra pubblicazione, Satellite, che ospita soprattutto racconti e romanzi a puntate: Nathalie Henneberg compra e legge con passione tutte queste pubblicazioni, appassionandosi sempre di più alle opere della fantascienza americana. C’è inoltre da aggiungere che, tornando all’inizio del 1950, in quel periodo a Parigi Nathalie Henneberg fa anche la conoscenza con un nome prestigioso dell’ambiente letterario francese, Jacques Bergier, che è di origine russa come lei: grande esperto e sostenitore della letteratura fantastica, Bergier prende da subito la giovane autrice sotto la sua ala protettrice, dapprima raccomandandone gli scritti a diversi editori e direttori di rivista e poi procurandole anche diversi incarichi molto ben remunerati quale traduttrice ufficiale dal russo e dall’arabo presso un Ministero francese.

Il primo romanzo: “La nascita degli dei”

Sempre grazie all’intervento di Jacques Bergier, il primo romanzo fantastico interamente completato dalla Henneberg fin dall’inizio degli anni Cinquanta, La Naissance des Dieux (La nascita degli dei, che sarà stampato per la prima volta nel 1954), ispirato in parte all’opera di Dimitri Merejkovski, viene preso in opzione dall’editore André Martel, che però all’ultimo momento decide di non pubblicarlo perché troppo fantasioso, preferendogli invece un molto più modesto ma allora più facilmente commerciabile romanzo sui dischi volanti scritto da Lucien Prioly (Ultimatum da Marte). Però in fondo Martel non ha tutti i torti, perché La nascita degli dei è molto lungo e ancora piuttosto confuso, dato che in effetti Nathalie Henneberg l’ha scritto tutto di getto, impetuosamente, come se fosse caduta in trance, ed è pertanto pieno di numerose ripetizioni e persino di parecchi errori di ortografia. Il marito della donna, l’ex-legionario Charles Henneberg, se ne rende conto, prende il controllo della situazione e si assume l’incarico di aiutare Nathalie a sistemarlo: insieme lo correggono mentre lui suggerisce alla moglie quali sono i passi da eliminare, quelli da riscrivere e quelli da modificare. Henneberg e la moglie Nathalie lavorano insieme a lungo per compilare una nuova versione di La nascita degli dei più corta e concisa, che sarebbe poi quella definitiva che oggi conosciamo (il noto studioso Charles Noel-Martin dirà però in seguito che la versione lunga di La nascita degli dei secondo lui era di gran lunga migliore e ben più affascinante di quella “ridotta” poi pubblicata). Manca però l’editore per quel nuovo libro. Ma, grazie alle sue vaste conoscenze nell’ambiente, il solito Jacques Bergier, che ha letto quel testo apprezzandolo molto, invita i coniugi Henneberg a presentarlo nel 1953 a un concorso indetto dalle edizioni Mètal per il lancio di una nuova collana di libri di fantascienza scritti in prevalenza da autori francesi, la “Sèrie 2000” (il cui primo numero ospiterà nel 1954 Decimo pianeta di C. H. Badet). Gli Henneberg obbediscono volentieri e inviano La nascita degli dei a quel concorso… ed è così che il 14 ottobre del 1954 il Prix Rosny Ainé viene assegnato dai giudici proprio a quel romanzo, che per pochi voti supera le altre tre opere finaliste che sono L’uomo, questa malattia di Claude Yelnick, L’esilio su Andromeda di Y. F. Long e Fuochi d’artificio di Pierre Versins. Durante una serata di gala il premio, consistente in una cospicua somma in denaro (250.000 franchi) e in un contratto per la pubblicazione del libro nel sesto numero della nuova collana, non viene però consegnato a Nathalie Henneberg, bensì a suo marito Charles, dato che lei non ha voluto mettere il suo nome sul testo, sostituito quindi da quello del coniuge, perché la donna, fin troppo  timida e schiva, ritiene che l’uomo sia molto più adatto di lei a presentarsi in pubblico e a trattare con gli agenti, i direttori di riviste e gli editori: un ruolo che in effetti l’uomo, abituato a ben più aspri campi di battaglia che non quelli letterari, sa svolgere e svolgerà molto bene, al punto che fino a diversi anni dopo la sua morte improvvisa in tanti sono rimasti convinti che a scrivere i romanzi firmati “Charles Henneberg” fosse stato in effetti il solo ex-ufficiale della Legione Straniera.

La nascita degli dei, grazie a quel gran premio consegnato nelle mani di Charles Henneberg da un’allora giovane attrice sconosciuta (Jeanne Moreau), costituisce in pratica l’esordio alla grande di Nathalie Henneberg nel campo della fantascienza, anche se a dire il vero questa scrittrice in realtà non ha mai scritto dell’autentica science fiction ma solo della sfrenata fantasy o, al massimo, della science fantasy o dell’heroic fantasy estremamente insolite e personalizzate, forse fin troppo per il pubblico di allora, tanto da spingere, in una sua recente introduzione a La Plaie, Ugo Malaguti a usare per definire lo stile unico della Henneberg frasi come “poetessa in prosa”, “pittrice della parola”, “creatrice di sentimenti potenti, la cui prosa scorre come un fiume in piena suscitando emozioni e sgomento, sempre fortemente evocativa, iperbolica e a tratti totalmente onirica”.

L’eccessiva ”unicità” di questa scrittrice

Proprio per questo, essendo Nathalie Henneberg essenzialmente un’autrice di fantasy atipica in eccessivo anticipo sui tempi e di un tipo troppo differente dagli schemi classici del genere, la carriera successiva di questa autrice, sviluppatasi per poco più di vent’anni attraverso non molti romanzi e nemmeno tanti racconti, non le ha mai consentito di raccogliere i successi di critica e di pubblico avuti da altri autori oggi dimenticati ma all’epoca ritenuti molto più “facili” e “vendibili”. Del resto, la narrativa delirante ed “esagerata” di Nathalie Henneberg risulta essere onestamente ancora adesso assai difficile da definire e (per taluni) persino da digerire, in quanto troppo oscillante in continuazione tra il delirio e il sogno, l’esoterismo, la fantascienza, l’epopea fantastica e la fantasia più frenata, con caratteristiche uniche che rendono le opere di questa scrittrice anticonformista quasi anti-commerciali al massimo: ieri come oggi.

In effetti, bisognerebbe qui anche chiaramente ricordare che Nathalie Henneberg in realtà non ha mai scritto nemmeno della vera fantasy, almeno nel senso classico che viene dato da sempre editorialmente a questo termine, e tantomeno lei ha mai scritto heroic fantasy o una science fantasy “normali”. Insomma, nel complesso Nathalie Henneberg  è stata una grande autrice che possiamo collocare solo nel “fantastique” generico e basta, visto che tutte le sue creazioni letterarie sono sempre quasi impossibili da incasellare in un filone o in un altro, insomma impossibili da ingabbiare in questa o quella categoria o “genere”: si pensi per esempio a quei due suoi romanzi affascinanti ma straordinariamente indefinibili e deliranti che sono I vampiri di Bellatrix e Le notti di smeraldo!

Questa totale mancanza di aderenza da parte della Henneberg nei confronti dei canoni e delle regole dei “generi” ha finito inevitabilmente per ripercuotersi amaramente sulla sorte della carriera letteraria di Nathalie Henneberg, stimatissima da diversi critici e colleghi scrittori, ma troppo presto abbandonata al suo destino da tutti i principali editori specializzati e no francesi (e anche italiani, con l’eccezione di Ugo Malaguti), un fatto tragico che le ha reso la sopravvivenza economica molto difficile e ne ha spento sempre di più la vitalità creativa. Ma in fondo per questa amara conclusione della vita di una scrittrice così dotata ma “sprecata” non c’è neppure da stupirsene troppo, dato che sappiamo benissimo come, negli anni Cinquanta, Sessanta e primi Settanta, fosse solo la fantascienza di tipo classico ad andare per la maggiore, mentre quasi nessuno allora scriveva di fantasy o di “fantastique”, tanto che allora persino Tolkien veniva completamente ignorato dagli editori e dalle librerie!

La fine di Charles Henneberg

La morte improvvisa di Charles Henneberg, avvenuta alle 14.15 del 20 marzo 1959 a causa di un’embolia mentre l’uomo si trovava come ogni giorno al lavoro nel suo ufficio dove assisteva per conto del Ministero della Guerra francese i reduci decorati della Legione Straniera, provoca uno sconquasso nella vita della moglie, Nathalie Henneberg, sia perché la priva di colpo dell’uomo al quale si appoggiava per ogni cosa e sia perché la obbliga a uscire allo scoperto rivelando di essere lei la vera autrice delle opere letterarie firmate fino ad allora dal solo coniuge. Per tutti gli anni Sessanta e i primi Settanta la donna riesce comunque a fare fronte da sola a tutte le nuove responsabilità, pubblicando qualche nuovo romanzo e parecchi racconti, firmandoli tutti come “Nathalie C.Henneberg” (la “C” è un omaggio al compagno scomparso, che per l’appunto si chiamava “Charles”), tra la crescente ostilità di una certa parte del fandom francese che si rifiuta di credere che possa essere stata soltanto lei e non il marito la vera autrice di opere quali La nascita degli dei o (…) Le chant des astronautes. La situazione economica della donna però si fa difficile, lei perde il lavoro e le entrate delle sue creazioni letterarie non sono sufficienti a mantenerla in maniera dignitosa, anche perché nel frattempo Nathalie Henneberg ha perduto il lavoro e si è ammalata sia al cuore che agli occhi. Pubblica nuovi romanzi e alcune antologie di racconti, riuscendo anche a far ristampare alcuni libri precedenti (La Plaie viene ripubblicato nel 1974, mentre An premier, Ere spatiale – Anno I, Era Spaziale -, per fare un altro esempio, riesce come Le Mur de la lumière nel 1972), ma le nuove generazioni di lettori apprezzano sempre di meno la fantasia troppo atipica e personale di questa scrittrice, provocando il calo delle vendite dei suoi libri, che quindi faticano sempre di più a trovare dei nuovi editori disposti a continuare a pubblicarli.

Per un grave difetto alla cataratta Nathalie Henneberg, ormai diventata quasi cieca, viene operata per una prima volta il 7 ottobre 1976, poi subisce un altro intervento nel gennaio del 1977. La vista le migliora, ma la salute complessiva della donna si fa sempre più critica, finchè, verso le 9.30 del mattino del 24 giugno 1977 all’ospedale Tenon, Nathalie Henneberg cessa di vivere.

I romanzi lasciati incompiuti agli inizi degli anni Cinquanta da Nathalie Henneberg

Tornando al periodo iniziale dell’attività di Nathalie Henneberg come scrittrice nella sua prima e torrenziale fase creativa, ovvero al principio degli anni Cinquanta, nel saggio già citato (e in un altro intitolato Le Mystère Henneberg) il critico Charles Moreau racconta che, sull’entusiasmo della scoperta della moderna fantascienza americana, la donna di origine russa si è messa a scrivere contemporaneamente tra il 1951 e il 1953 diversi romanzi, poi lasciati incompleti ma ripresi in mano e conclusi anni dopo. Si tratta di: D’Or et de Flamme, finito e pubblicato come Le sang des astres (Il sangue degli astri) nel 1963; La Bete de l’abime, ovvero La bestia dell’abisso (titolo derivato dall’Apocalisse di San Giovanni), trasformato nel romanzo in due puntate (ottobre e novembre 1958) uscito sulla rivista Satellite con il titolo di Le Chant des astronautes, edito successivamente in volume solo nel 1975; La Symphonie européenne, edito nel 1964 come La plaie; il romanzo poliziesco L’assassin porte une couronne, apparso nel 1966; e infine l’opera esotica La Marche au brasier, completata da Didier Reboussin con il titolo Hecate, ma rimasta a oggi ancora inedita.

Luigi Cozzi

I 9 ROMANZI FANTASTICI SCRITTI DA NATHALIE HENNEBERG

(in parte con la collaborazione e la supervisione di Charles Henneberg)

1954 La naissance des dieux (La nascita degli dei)

1958 Le chant des astronautes (La Legione delle Stelle)

1959 An premier, ère spatiale (Anno I – Era spaziale)

1959 La rosée du Soleil (I vampiri di Bellatrix)

1961 Les dieux verts (Le notti di smeraldo)

1962 La forteresse perdue (inedito in Italia)

1963 Le sang des astres (Il sangue degli astri)

1964 La plaie (La plaie – La grande morte)

1976 Le dieu foudroyé (Il tempo dei mutanti)

Postfazione tratta dal volume La legione delle stelle“, Edizioni Profondo Rosso