UN GATTO NEL CERVELLO

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Un Gatto nel Cervello

Anno: 1990

Regia: Lucio Fulci

Soggetto: Lucio Fulci e Giovanni Simonelli

Sceneggiatura: Lucio Fulci e Antonio Tentori

Direttore della fotografia: Alessandro Grossi

Montaggio: Vincenzo Tomassi

Musica: Fabio Frizzi

Effetti speciali: Giuseppe Ferranti

Produzione: Luigi Nannerini e Antonino Lucidi

Origine: Italia

Durata: 1h e 27’

CAST

Lucio Fulci, David J. Thompson, Joffrey Kennedy, Malisa Longo, Ria De Simone, Veronica Zinny, Brett Halsey, Paola Cozzo, Paul Muller, Adriana Russo

TRAMA

Un film dalla trama esile, quasi inesistente, la cui unica forza sono gli effetti speciali e il montaggio. Lucio Fulci fa la parte di se stesso ed è un regista dell’orrore alle prese con gli incubi che costruisce e che la notte non lo fanno dormire. Per questo motivo si rivolge a uno psichiatra che invece di curarlo approfitta della situazione e si rivela un pericoloso killer. Il film si dipana con la visione ossessiva delle immagini che perseguitano Fulci e sono sempre sequenze già viste, spezzoni di altri lavori del regista. Per esempio all’inizio c’è la scioccante visione del folle che uccide le donne in Quando Alice Ruppe lo Specchio mentre si sta cucinando la prelibata bistecca estratta da una coscia della vittima. Si prosegue con altre sequenze tratte da Sodoma’s Ghost con visioni infernali di fantasmi nazisti che amano e uccidono. La chiave di volta del film è lo psichiatra che ipnotizza Fulci e si serve di lui per incolparlo di una serie di efferati omicidi. Lo psichiatra è un folle assassino che cerca soltanto di scagionarsi da macabre uccisioni che lo vedono protagonista, prima tra tutte quella della moglie. Un poliziotto amico di Fulci scopre la verità e uccide lo psichiatra in una delle ultime scene. Scioccante il finale dove sembra che Fulci cominci davvero a uccidere, ma in realtà si tratta di un nuovo film che il regista sta girando.

NOTE

La pellicola in alcuni testi si trova citata anche come: Nightmare Concert e I Volti del Terrore.

Un Gatto nel Cervello è girato in 16 mm. (gonfiato in 35) ed è uno dei peggiori film realizzati da Fulci. “Non è indicativo della mia tecnica… gli effetti speciali so’ schifosi… è un’operazione sperimentale…” ammetteva lo stesso regista. Infatti il film si può definire una pellicola di montaggio ed è costruita con spezzoni di Sodoma’s Ghost e di Quando Alice Ruppe lo Specchio. Nasce come film di effetti speciali ed è voluto a ogni costo dai produttori al solo scopo di utilizzare parti di pellicole girate e mai uscite sul mercato. Tutto merito di Vincenzo Tomassi, grande montatore scomparso che già aveva fatto lavori come questo agli ordini di Joe D’Amato. Un Gatto nel Cervello costa solo duecento milioni ed è girato da una piccola troupe capitanata dalla figlia minore Camilla. Si tratta di un film sperimentale girato in due settimane, un divertimento macabro che in ogni caso fu un successo al botteghino e adesso è un cult in videocassetta.

L’idea del regista horror tormentato dai suoi stessi incubi sarebbe pure originale ma secondo noi è realizzata così male che di questa pellicola resta poco da salvare. Il ritmo è fiacco, la recitazione pessima (a parte Fulci) e soprattutto non c’è un briciolo di suspense. Le cose migliori sono tutte già viste e il film si riduce a  un puro collage di macabri effetti con gatti squartati, pezzi umani mangiati o gettati ai maiali e cose del genere.

Fulci si diverte a fare la parte di se stesso, pure se il personaggio del regista horror che vive una vita costellata da incubi è distante mille miglia dalla sua vera personalità. Fulci è sempre stato un uomo sereno, amava le barche, le donne, i cavalli, la famiglia, non aveva certo incubi e ossessioni notturne. Non si sarebbe mai sognato di aggredire e di tentare uno stupro ai danni di attempate produttrici straniere. Questo anche per dire che una cosa è l’uomo e un’altra la sua opera, alla faccia della psicanalisi che Fulci dimostra di disprezzare. Il regista ha vissuto per tre anni con una donna che di mestiere faceva la psicanalista e odiava il suo lavoro pure se le voleva molto bene. Una volta la sua compagna andò al cinema per vedere Lo Squartatore di New York e tornò a casa convinta che il film riflettesse la violenza interiore del regista. Ne venne fuori una lite violenta e in seguito i due si separarono. Fulci in questo film si vendica e si prende gioco degli psicanalisti facendo recitare la parte del terapeuta – killer a un pessimo attore come David J. Thompson.

Paolo Mereghetti dà una stella e mezzo al film e lo liquida come “un capolavoro della serie zeta… un horror incredibilmente rozzo ma pieno di umorismo non sempre involontario”. La stella e mezza se li guadagna per l’ironia e per il divertissement, non certo per i pessimi effetti speciali. Mereghetti giudica discreto il Fulci attore. Condividiamo il giudizio, nel film il regista è l’unico a  recitare come si deve.

Antonio Tentori, che ha collaborato alla sceneggiatura, definisce il film come “un’operazione di metacinema colma di riferimenti a lavori precedenti”. Dissentiamo per una volta dall’opinione del critico romano, non ce la sentiamo di chiamare “operazione di metacinema” il solo fatto di prendere scene da altri film e appiccicarle in una sceneggiatura nuova costruita a tavolino. Concordiamo invece con Tentori quando afferma che “il film si concentra sul terrore che altera la mente del regista mentre qualcuno comincia a uccidere adoprando le stesse tecniche e modalità usate nelle sue pellicole horror”. Infatti Fulci nella finzione scenica non riesce più a distinguere la realtà dalla fantasia e la costruzione della sua crescente paura è abbastanza credibile. Tentori conclude salvando il film come “un lavoro singolare dai molti effetti speciali splatter il cui principale motivo di interesse è rappresentato dalla presenza dello stesso Fulci come attore e da un’ironica autobiografia”. Come abbiamo già detto l’ironia è presente ma da sola non basta a farci esprimere un giudizio di sufficienza su di un pessimo lavoro. Per gli effetti speciali invece prendiamo come risposta le parole dello stesso Fulci (“so’ una schifezza…”).  In ogni caso il film, pubblicato nel 2000 in VHS da Avo Film e passato recentemente sui canali satellitari del gruppo Sky, è diventato un vero e proprio cult per i fan del regista. L’unico valido motivo crediamo che sia da ricercare nella presenza di Lucio Fulci come attore nella parte di se stesso.

Gordiano Lupi e As Chianese

(tratto dal libro Filmare la morte – Il cinema horror  e thriller di Lucio Fulci - Edizioni Il Foglio, 2007)