QUANDO ALICE RUPPE LO SPECCHIO

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Quando Alice ruppe lo specchio

Anno: 1988

Regia: Lucio Fulci

Soggetto: Lucio Fulci

Sceneggiatura: Lucio Fulci

Direttore della fotografia: Silvano Tessicini

Montaggio:  Vincenzo Tomassi

Musica: Carlo Maria Cordio

Effetti speciali: Angelo Mattei

Produzione: Luigi Nannerini e Antonio Lucidi

Origine: Italia

Durata: 1h e 22’

CAST

Brett Halsey, Ria De Simone, Pier Luigi Conti, Sasha Darwin, Zora Ulla Kesler, Marco Di Stefano

TRAMA

Il protagonista è Lester Person, un uomo che vive solitario in una villa ai confini di un bosco, ama la musica classica, soprattutto il valzer ed è pure un cuoco raffinato. Dato che Il Silenzio degli Innocenti è datato 1991 sembra quasi che Tomas Harris prima e Jonathan Demme dopo si siano ispirati a questa figura per creare Hannibal Lecter, il cannibale più noto della storia del cinema. Tanto più che la prima vittima di Lester fa pure da succulenta pietanza e l’assassino viene ripreso mentre cucina un delizioso filetto estratto dalla coscia della ragazza. Lester ama il gioco d’azzardo e a causa di questa insana passione si indebita. Per ottenere denaro attira delle ricche signore nella sua abitazione e dopo averle sedotte si fa dare tutto quello che possiedono e alla fine le uccide. Tutto va bene sino a quando non entra in gioco un misterioso assassino che imita la tecnica dei suoi delitti ma che dissemina i luoghi di indizi. Lester lo scopre dalla televisione e si meraviglia, anche perché gli indizi riconducono a lui. Alla fine si scopre che non esistono altri assassini ma è lui, o meglio la sua ombra a colpire e a lasciare tracce. Notevole il dialogo tra Lester in fin di vita e la sua coscienza. “Il tuo treno è arrivato all’ultima stazione, Lester. È il momento di dire addio”.

NOTE

La pellicola è un tardo splatter del 1988 che si ricorda soprattutto per essere l’ultimo film di Ria De Simone (scomparsa nel 1995). Fa parte della serie destinata alla televisione “Lucio Fulci Presenta” e che non è mai andata in onda perché troppo esplicita e sanguinolenta. Questo film come tutti gli altri della serie sono stati pubblicati dalla Avo Film in tempi recenti (2000 – 2001), dopo la morte di Fulci.

Un film giocato su binari soprannaturali che definirei un fanta-splatter, come molti di questa serie e come Fulci amava realizzare in quel periodo. C’è il tema psicanalitico del doppio, dello sdoppiamento della personalità di un killer che uccide ma che al tempo stesso vorrebbe essere fermato. Allora si inventa un alter ego che lascia tracce ovunque e dialoga con lui tramite un registratore. Lester cerca di sfuggire a se stesso cambiando aspetto, tagliandosi la barba e tingendosi i capelli di biondo. Ovvio che non può farcela.

Da ricordare un uso insistente e mirato della soggettiva, tecnica nella quale Fulci è un maestro e che riesce a trasmettere nello spettatore un senso di inquietudine. I delitti sono sempre mostrati dalla parte dell’assassino e l’atmosfera di terrore viene creata inquadrando gli occhi e l’espressione della vittima.

Le musiche di Carlo Maria Cordio sono angoscianti al punto giusto, pure se a volte risultano un po’ monocordi. Notevoli le parti splatter e ottimi come sempre gli effetti speciali, punto forte di tutti i film di Fulci.

L’attacco della pellicola è piuttosto duro. Compare un signore di mezza età che si prepara e poi gusta un filetto innaffiato da vino rosso mentre guarda un filmato hard. La soggettiva ci porta in giro per la casa e vediamo un orrendo primo piano di una donna (la stessa del video hard) distesa su di un lettino da obitorio e scarnificata nella parte della coscia. Il contrasto è notevole. L’uomo è un assassino e si sta mangiando la sua vittima. Le sequenze successive sono un trionfo di splatter e vedono Lester armato di sega che fa a pezzi il cadavere, addirittura lo trita per darlo ai gatti e quel che resta ai maiali. Queste scene, come molte altre del film, verranno inserita pure nel surreale Un Gatto nel Cervello, anzi al cinema uscirà prima questo film perché Quando Alice Ruppe lo Specchio è stato pubblicato postumo per il solo mercato Home Video.

Fulci alterna parti comiche ad altre più dure e orrorifiche, forse per stemperare la tensione e la crudezza di un prodotto che comunque resta sempre indeciso su quale strada prendere. La seconda vittima di Lester (una donna bruttissima e pelosa) per esempio non ne vuole sapere di farsi avvelenare e scambia i bicchieri preparati dal killer. L’assassino è costretto a ucciderla a bastonate che le fracassano il cranio, nonostante tutto lei si alza di nuovo e cerca di fuggire. Alla fine Lester la colpisce con un pugno e le mette la testa nel forno. Un omaggio a Joe D’Amato e al suo Rosso Sangue, senza dubbio. Il volto della donna si scioglie come cera e in effetti che di cera si tratta si vede sin troppo bene. Altra parte comica quando Lester sistema il corpo della vittima nel portabagagli  dell’auto e i piedi non vogliono entrare. Alla fine glieli stacca con un colpo d’accetta. Una scena splatter ben riuscita è quella dove Lester si libera di un barbone che lo aveva visto disfarsi del corpo della seconda vittima. Lester macella a dovere il pericoloso testimone passando più volte sopra il suo corpo con l’auto. Si torna al comico con Ria De Simone, ultima vittima, che è una cantante lirica che non smette mai di intonare romanze. Alla fine Lester la fa fuori pure per disperazione stringendole al collo una frusta. Quando la mette in auto il corpo della donna cade a destra e a sinistra e non c’è modo di fissarlo se non con le cinture. Lester viene fermato a un posto di blocco ma il poliziotto non si accorge che lui sta trasportando una donna morta.

Interessanti le parti soprannaturali dove l’assassino parla con se stesso tramite un registratore e poi ascolta i commenti televisivi sui delitti che lui crede di aver eseguito in modo diverso e senza errori. In realtà Lester sta lasciando tracce un po’ ovunque e la polizia lo cerca. A un certo punto si accorge (o crede di vedere) che la sua ombra è sparita. Purtroppo il film nella parte centrale è piuttosto lento e noioso e pure prevedibile, a un certo punto pare che il regista voglia soltanto allungare il brodo per non arrivare troppo presto alla fine.

La donna che uccide il killer è una brutta signora con una cicatrice sulle labbra che sapeva tutto di lui per aver visto il notiziario televisivo. Due colpi di pistola pongono fine alla carriera di un omicida e danno il via alla scena finale con la resa dei conti tra Lester e la sua ombra.

In definitiva una pellicola modesta, certo poco indicativa della grandezza cinematografica di Lucio Fulci, maestro di tecnica e di effetti speciali, ma pure realizzatore di storie truci e spaventose al punto giusto. Quando Alice Ruppe lo Specchio si ricorda solo per le poche scene splatter e per i modesti effetti che pure qui vengono inseriti. Un’ultima cosa sul titolo che pare messo a caso e invece ha una derivazione letteraria. “Se Alice rompesse il suo specchio, tutti gli incubi le salterebbero addosso”, scrisse Virginia Woolf in Conversazioni. Fulci sceglie questo titolo per dire che Alice ha rotto lo specchio e gli incubi adesso vagano liberi.

Gordiano Lupi & As Chianese

(tratto dal libro Filmare la morte – Il cinema horror  e thriller di Lucio Fulci - Edizioni Il Foglio, 2007)