CENERENTOLA

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Cinderella

Anno: 2015

Regia: Kenneth Branagh

Soggetto: tratto dalla fiaba di Charles Perrault e dal film Disney del 1950

Sceneggiatura: Aline Brosh McKenna e Chris Weitz

Direttore della fotografia: Haris Zambarloukos

Montaggio: Martin Walsh

Musica: Patrick Doyle

Effetti speciali: Charlie Graovac, Nick Joscylene e Roderick Pulis

Produzione: David Barron, Simon Kinberg e Allison Shearmur

Origine: Stati Uniti

Durata: 1 h e 52’

CAST

Lily James, Richard Madden, Derek Jacobi, Cate Blanchett, Holliday Granger, Helena Bonham Carter, Stellan Skarsgård, Nonso Anonzie, Ben Chaplin, Sophie McShera, Hayley Atwell

TRAMA

C’era una volta Ella, bambina e poi ragazza in un regno incantato, figlia adorata di una mamma e di un papà morti troppo presto che si trovò a dover fare da serva, con il soprannome di Cenerentola, alla perfida matrigna Lady Tremaine e alle sorellastre Anastasia e Genoveffa, ricordando sempre gli insegnamenti dei suoi genitori, di essere gentile e avere coraggio. Un giorno, cavalcando nel bosco, incontrò Kit, un giovane simpatico e bello, senza sapere che era il principe, che per cercarsi una moglie doveva dare un grande ballo. Ella riuscì, grazie alla sua fata madrina, a partecipare al ballo e a conquistare il principe, ma dovette scappare in tutta fretta lasciando dietro di sé una scarpetta di cristallo. Il principe decise di cercarla a tutti i costi, ma non aveva fatto i conti con il granduca, consigliere del padre, e con la matrigna. Ma la gentilezza di Cenerentola e il suo amore per gli animali la aiutarono anche in questa occasione e tutti vissero felici e contenti.

NOTE

Biancaneve, Gretel e Alice guerriere, Malefica buona e alleata come una mamma della Bella Addormentata: queste sono state le riletture in questi anni di alcune fiabe celebri, con una strizzata d’occhio alla cultura geek e al femminismo, che in qualche caso ha fatto storcere il naso ai puristi ma che è stata anche apprezzata. A queste riletture, aggiungiamo anche le fiabe in un contesto urban fantasy della graphic novel Fables e la serie Once upon a time, e forse per questo Cenerentola di Kenneth Branagh sembra a prima vista molto codino, conformista, zuccheroso e filologico, a raccontare una storia odiata dalle femministe e non solo, alla base tra l’altro di aggiornamenti deliranti come Pretty Woman e Cinquanta sfumature di grigio, molto più reazionarie della storia originale tra l’altro.

Certo, il regista non inserisce grandi novità nella trama, Cenerentola animalista lo era anche nel film Disney (e i topini in animatronic non sono il massimo, molto meglio lo splendido gatto persiano nero Lucifero, decisamente imbellito rispetto all’originale), non basta una cavalcata nel bosco per renderla moderna, e la morale gentile e avere coraggio sembra tirare un colpo alla botte e uno al cerchio non cambiando granché.

Senz’altro Kenneth Branagh ha diretto di meglio, forse stavolta si è limitato a fare un compitino per Disney, ma detto questo non è tutto da archiviare in Cenerentola, e sono tante le cose interessanti, che tolgono la patina da favoletta per ragazzette fuori dal tempo, strizzando l’occhio a cinefili e non solo.

Il cast, accanto alla bravina Lily James, già vista nel cult Downton Abbey insieme a una delle sorellastre Sophie McShera, e all’inespressivo Richard Madden, presenta vari volti interessanti: il mentore di Branagh, Derek Jacobi, uno dei più grandi attori shakesperiani viventi, l’ottimo Stellan Skarsgård, di nuovo in una parte malvagia, la straordinaria Cate Blanchett, cattiva con una storia e con i più bei vestiti del film, l’irresistibile Helena Bonham Carter illuminano il film con la loro presenza, ricordando cosa vuol dire recitare e cosa sono le grandi interpretazioni.

Ma se c’è un protagonista assoluto a cui dire bravo per Cenerentola, anzi due, questi sono Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, scenografi, due italiani, a cui va aggiunta ad onore del vero la britannica Sandy Powell per i costumi: grazie a loro il mondo fantastico di Cenerentola vive sullo schermo con ricchezza, mescolanza di stili, tra gotico, barocco, provenzale liberty, decò (uno degli abiti di Lady Tremaine è preso di pari passo da un quadro di Tamara de Lempicka, protagonista di una grande mostra a Torino), per un mondo delle fiabe che piacerà ai più giovani ma anche a chi ha qualche anno in più e guarderà questo palcoscenico che ha tra le sue fonti di ispirazione il Visconti de Il Gattopardo. La casa di Cenerentola, tra il Vittoriale di D’Annunzio e il cinema di Tim Burton è straordinaria, mentre il castello del principe mette insieme Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, con non poche reminescenze delle atmosfere di Amleto anni Novanta con Branagh regista e interprete del protagonista.

Ecco, forse bisognava provare a osare di più, tra l’altro ci sono alcune scene ironiche da film alla Lubitsch e da operetta alla Lehar non male, oltre che una certa dissacrante ironia un po’ di manica grassa nella caccia a chi indossa la scarpetta. Ma forse Branagh non ha potuto né voluto, ha preferito raccontare una fiaba in maniera filologica, pescando tra l’altro dalle varie versioni, buon ultima anche qualcosa da La gatta Cenerentola, la più gore, raccolta anche da Italo Calvino, ma comunque mettendoci dentro un po’ di strizzate d’occhio e cose sue, in modo da gratificare anche chi ha altri interessi che non il Principe Azzurro.

Il tutto in attesa della prossima rilettura delle fiabe tradizionali.

Elena Romanello