ALESSANDRO DEFILIPPI

Scrittore dalle mille sfaccettature, che ha affrontato temi e generi diversi fra loro, Alessandro Defilippi è una di quelle persone che ha ben chiaro in mente cosa realmente abbia a cuore: scrivere e divertirsi / divertire scrivendo. Reduce dal successo della pubblicazione in e-book del suo romanzo d’esordio “Locus Animae”, grazie a Mezzotints Ebook, Alessandro è ora qui con noi per raccontarsi / raccontarci… stiamolo ad ascoltare (le foto che corredano questo pezzo sono opera di Ivan Bologna.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È ALESSANDRO DEFILIPPI?

Ah, saperlo! Di mestiere faccio lo psicoanalista; junghiano. E scrivere occupa quasi tutto il resto del tempo. Quando posso, cucino e leggo. E ho ancora un mucchio di cose da vedere, da imparare, da fare…

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Da bambino. Ricordo che iniziai un romanzo umoristico, alla Jerome, quando avevo circa nove anni. Non ho mai smesso e non sto cercando di smettere. Le dipendenze sono dure a morire.

PARLARE DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, SIGNIFICA NOTARE SOPRATTUTTO QUANTO SEI ECLETTICO: ROMANZI STORICI, THILLER, NARRATIVA DI FORMAZIONE, ANTOLOGIE… VUOI RACCONTARCI UN PO’ DEL TUO PASSATO DA SCRITTORE?

Sei gentile. Eclettico è il termine giusto, ma non so se sia un vantaggio o uno svantaggio. A volte penso che vorrei scrivere il mondo. Ho iniziato con Una lunga consuetudine, racconti “letterari”, da Sellerio. Poi ho pubblicato tre libri con Passigli, in cui credo di essere stato assolutamente libero di raccontare il mondo delle mie fantasie, soprattutto con Angeli. I miei libri migliori credo siano Manca sempre una piccola cosa, da Einaudi, romanzo di formazione, come hai detto tu, e Le perdute tracce degli dei, da Passigli, che con Angeli e la Paziente numero 9, da Mondadori, costituiscono una trilogia molto in debito col fantastico.

VENIAMO ALLA TUA ULTIMA PUBBLICAZIONE, CHE POI E’ ANCHE UN RITORNO ALLE ORIGINI DAL MOMENTO CHE SI TRATTA DELLA RIEDIZIONE IN E-BOOK DEL TUO ROMANZO D’ESORDIO: QUALI DIFFERENZE POTRANNO TROVARE I TUOI LETTORI IN QUESTA EDIZIONE DI “LOCUS ANIMAE” PUBBLICATA IN DIGITALE DA MEZZOTINTS?

Molte ma nessuna strutturale. Sono grato a Mezzotints e all’editor David Riva – davvero bravo – che mi hanno permesso un lavoro approfondito di pulitura e di controllo. Ed è stato molto bello rimetterci le mani a distanza di tanti anni.

E QUALI SONO INVECE LE DIFFERENZE TRA L’ALESSANDRO DEFILIPPI DI ALLORA E QUELLO DI OGGI?

Domanda difficile. Ero molto più giovane e meno cinico o forse dovrei dire meno consapevole. Meno stanco. Ma se penso a me, rivedo quel ragazzo e poi quel giovane uomo.

QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTA’ CHE HAI INCONTRATO NELLA RISTESURA DI QUESTO ROMANZO?

E’ strano: non è stato difficile tornare lì. Forse perché una storia simile, a cavallo tra il fantastico scientifico dell’Ottocento e l’horror, è sempre nelle mie corde. Mi è sembrato, a lavorarci, un buon libro.

SE TORNIAMO AL 1999, PRIMO ANNO DI PUBBLICAZIONE IN CARTACEO DI QUEST’OPERA, RICORDI QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DELLA STORIA, DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Ho scritto la prima parte di Locus Animae bloccato a letto da una doppia frattura alle gambe. In confronto a oggi, tempi di internet veloce, il punto era la documentazione. Sono un ossessivo: voglio che non ci siano inesattezze, soprattutto nell’atmosfera e nel modo di pensare di altri tempi. E Locus Animae è ambientato in parte nel primo Novecento.

OLTRE CHE SCRITTORE SEI ANCHE GIORNALISTA, O COMUNQUE TI OCCUPI DI ARTICOLI PER VARIE RIVISTE. VUOI PARLARCI DI QUESTA SECONDA FACCIA DELLA MEDAGLIA DELLA TUA ATTIVITA’?

Scrivere articoli mi diverte. Lo faccio anche per una mia pagina Fb dedicata a letteratura, psicoanalisi e cucina e presto su un nuovo blog. Posso essere più spontaneo e immediato. Nelle recensioni o negli articoli scientifici invece tendo a diventare – inevitabilmente – un po’ trombone, forse, facendo “l’analista”. Ma non credo di essere male.

COME SI CONCILIA UN MODO DI NARRARE ISTINTIVO E PIU’ LEGATO AL CUORE, COME QUELLO DELLA NARRATIVA, CON UNA MANIERA DI SCRIVERE PIU’ RAGIONATA E PIU’ LEGATA ALLA MENTE, COME QUELLA DEL GIORNALISMO?

Semplice: basta essere un po’ scissi. Scherzo fino a un certo punto. Con il mio mestiere principale ho imparato che la scissione, parola che fa venire i brividi perché subito ci pone nel terreno della nevrosi, può essere una salvezza. Abbiamo molte anime e tutte hanno fame di vita. Diamogliela.

NON DIMENTICHIAMO POI ANCHE LA TUA ATTIVITA’ DI SCENEGGIATORE CINEMATOGRAFICO COME COAUTORE DI “PRENDIMI L’ANIMA” DI ROBERTO FAENZA: VUOI DIRCI QUALCOSA IN MERITO A QUESTA ESPERIENZA?

E’ stato molto bello lavorare con Roberto, che ho continuato a sentire. E ho imparato molte cose, per esempio sulla necessità di essere diretti e veloci. Il problema è che nei film devi essere molto esplicito. Non puoi permetterti le sfumature del testo letterario.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Il fantastico è l’incrinatura tra il reale concreto e qualcos’altro che non conosciamo. Il mistero, direi. Così il fantastico è l’occhio che ci permette di vedere qualcosa in più. E di farci domande. E poi penso che la paura sia un’emozione necessaria.

DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO RACCONTI E ROMANZI DI VARIO GENERE: A QUALE TI SENTI PIU’ LEGATO E PERCHE’?

Credo che in tutti i miei libri, persino nel mio romanzo storico, ambientato nell’impero romano, il fantastico sia presente, più o meno esplicitamente. C’è in Manca sempre una piccola cosa, ad esempio, sotto la forma della capacità del protagonista di vedere le incrinature segrete degli oggetti e delle persone. Le rotture, le malattie, i dolori. Fare a meno del fantastico per me è faticoso.

E IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?

Oggi nel romanzo, che mi permette tempi e spazi necessari per le storie che mi arrivano. Ma amo scrivere racconti. E’ molto difficile: devi essere netto, preciso, tagliente. Sono anche – i racconti – un grande laboratorio per i romanzi. Ma, purtroppo, dicono molti editori, hanno poco mercato. Falso, secondo me.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Le mie storie nascono per conto loro. Arrivano, sotto forma di immagini o di una frase che mi si rigira nel cervello. Magari è l’emozione che mi lascia una musica: di rado un aneddoto che mi è stato raccontato. Molto di rado. Per usare un parolone, credo che nascano nell’inconscio. A me è sempre sembrato che fossero le storie a scriversi, non io a farlo.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Abbiamo un paio d’ore? Alla rinfusa: Dickens, Kafka, Conrad, Stevenson, Peake, Lewis Carroll, Borges, Cortazar… E poi Simenon, Chandler, Crumley… Tra i viventi, direi Cormack Mc Carthy e Bret Easton Ellis. Tra gli italiani, Buzzati, Gadda, Calvino… E ci sono i poeti: Donne, Eliot, Yeats, Thomas, Rilke, Montale… Basta, fermatemi!

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

S’invecchia, accidenti. Così amo di meno i film “difficili” che tanto ho amato in passato: Bergman per fare un nome. Ma so con precisione quali sono i miei due film preferiti, che vedo e rivedo senza mai stancarmene. Blade Runner: la prima volta, nell’82, fu un pugno nello stomaco e sull’anima. C’era tutto quello che avrei voluto raccontare, come lo avrei voluto raccontare. Il destino, la morte, l’eroe, l’amore, la redenzione. La redenzione, già. E poi Sentieri selvaggi, di quel genio che è John Ford. John Wayne è l’Eroe. Punto.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Progetti sono innanzitutto sopravvivere. Già mi sembra un grande progetto. Vivere, poi… Sto scrivendo un romanzo nuovo, per Einaudi StileLibero, che riprende i personaggi de La paziente n. 9 e de Per una cipolla di Tropea. Un mix – speriamo – d’ironia e di tensione. Poi, in realtà, vorrei scrivere il quarto e conclusivo romanzo dei miei Angeli dell’Apocalisse e tornare a un romanzo letterario, come Manca sempre una piccola cosa. Ma, last but not least e a più breve termine, voglio preparare i ravioli di baccalà.

E per concludere grazie. Mi è piaciuto rispondere alle tue domande.

GRAZIE A TE, ANCHE A NOI SONO PIACIUTE LE TUE RISPOSTE, MA SOPRATTUTTO CI SAREBBE PIACIUTO ASSAGGIARE I TUOI RAVIOLI: SARA’ PER LA PROSSIMA VOLTA!

Davide Longoni