ROBERTO VOLTERRI & BRUNO FERRANTE

Roberto Volterri e Bruno Ferrante sono la strana coppia (ma nemmeno più di tanto) che ha da poco dato alle stampe l’interessantissimo volume “I Libri dell’Abisso”, pubblicato da Eremon Edizioni: non potevamo certo farci sfuggire l’occasione di un’intervista doppia, tanto più che Volterri è una vecchia conoscenza della Zona Morta e allora…

… VISTO CHE ROBERTO E’ GIA’ STATO NOSTRO OSPITE ED E’ UN AMICO DELLA ZONA MORTA DA TEMPO, STAVOLTA LA DOMANDA DI RITO LA RIVOLGIAMO A BRUNO. DUNQUE, CHI È BRUNO FERRANTE?

BRUNO FERRANTE: “Trahit sua quemque voluptas”, ciascuno è attratto da ciò che più lo appassiona, diceva Virgilio. Da sempre appassionato di archeologia, di arti grafiche antiche e di tutto ciò che circonda il “mistero”, non potevo non entrare in sintonia con il virgiliano pensiero, con Roberto Volterri e con i “misteri” di cui egli si occupa… da sempre. Da anni interessato all’archeologia e alle paleotecniche, per un lungo periodo di tempo ho strettamente collaborato con un noto gruppo di alta oreficeria di Roma, occupandomi del restauro di gioielli e monili prodotti secoli fa, provenienti da alcuni musei internazionali, e tutto ciò mi ha permesso di conoscere gran parte delle raffinate metodologie utilizzate per la loro realizzazione. In questi ultimi anni oltre ad occuparmi, in ambito universitario (Università Pontificia Lateranense), di studi relativi alla storia antica della Chiesa, mi sono dedicato alla consultazione di manoscritti medievali, imbattendomi nell’affascinante figura del gesuita Athanasius Kircher, filosofo, scienziato e… “tuttologo” vissuto nel XVII secolo. Grazie a lui ho istaurato ottimi rapporti con Archivi Storici, Biblioteche e Università, in svariate località del mondo, avendo così occasione di effettuare minuziose ricerche per realizzare, insieme al Dott. Roberto Volterri, opere dove cercheremo di far luce su alcuni “misteri” legati a particolari “libri maledetti”. Ma non solo…

ROBERTO VOLTERRI: Cosa aggiungere? Poiché l’intervista è iniziata in compagnia del “Mantovan Poeta”, proseguiamo per un attimo anche insieme al fiorentin “Divin Poeta”, ben lieto che il coautore de “I Libri dell’Abisso” abbia con me condiviso interessantissime ricerche sulle dantesche “segrete cose”, sugli infiniti “misteri” che si celano tra le ombre della Storia.

PARLIAMO DEL VOSTRO ULTIMO LAVORO SCRITTO A QUATTRO MANI, “I LIBRI DELL’ABISSO”: COME E’ NATA L’IDEA DI QUESTO VOLUME?

R.V.: Partiamo da lontano, partiamo dal lontanissimo gennaio 1754 quando lo scrittore inglese Horace Walpole usa per la prima volta il termine “serendipity” chiarendo che esso deriverebbe dall’antico nome dell’attuale Sri Lanka e che egli si è ispirato ad un’antica fiaba persiana intitolata “Peregrinaggio di tre giovani figliuoli del re Serendippo”, in cui i fortunati rampolli scoprono in continuazione e solo “casualmente” cose che non stanno cercando ma che si rivelano estremamente interessanti. Ben più interessanti di quelle che in realtà sono oggetto della loro ricerca. Ecco, l’idea di scrivere “I Libri dell’Abisso” è nata così, quasi per caso e all’insegna di una “serendipity” DOC…

In un mattinata di una qualsiasi domenica di poco più di un anno fa, mentre sulla città di Roma si addensano nubi tendenti minacciosamente all’alchemica “Nigredo”, propongo a Bruno Ferrante di mostrargli un angolo di Roma ricco di “mistero”…

B.F.: … Proprio così, sperando nella clemenza di Giove Pluvio, siamo andati a Piazza Vittorio Emanuele II, davanti alla cosiddetta Porta Magica fatta realizzare dal marchese Massimiliano Palombara di Pietraforte. Avevo già avuto modo di vedere questa strana testimonianza di una Roma secentesca – anche per i miei interessi su vari argomenti “misteriosi” – ma, lì, forse per l’ancestrale influenza dei due “guardiani”, le statue del deforme dio egizio Bes, forse perché quasi nulla avviene per caso, la “serendipity” ha avuto il sopravvento e abbiamo iniziato a parlare del marchese Palombara, delle criptiche frasi in lingua latina, delle raffigurazioni alchemiche…

R.V. : … ebbene sì, l’aleggiante “serendipity” – forse unita all’influenza del Palombara, che dal lontano Altrove in cui si era recato nel lontanissimo 1680 stava posando il suo alchemico e benevolo sguardo sui nostri incerti passi – ben presto ci ha portati a parlare della ex regina Cristina di Svezia, del suo ristretto Cenacolo Alchemico, dell’esoterista e medico Francesco Borri ma, in modo particolare, degli strani, molteplici interessi del gesuita Athanasius Kircher e… del “libro più misterioso del mondo”, il Manoscritto Voynich, a Kircher, verosimilmente, inviato affinché lo decrittasse.

A PARTE IL NECRONOMICON E IL MANOSCRITTO VOYNICH, CHE SONO FAMOSI DI PER SE, QUALI SONO I VOLUMI MISTERIOSI TRATTATI CHE RITENETE PIU’ INTERESSANTI?

B.F.: …poi si sa a cosa porta l’aleggiante “serendipity”… Dagli strani studi di Athanasius Kircher siamo passati al suo interesse per le lingue non ancora decifrate – si vantava di avere decrittato i geroglifici e aveva addirittura inventata una sua lingua con cui si sarebbe potuto comunicare qualsiasi cosa con poche centinaia di parole… – l’argomento principe è subito diventato quello del manoscritto MS408 – così il “Voynich” viene collocato nella Beinecke Rare Book & Manuscript Library  dell’Università di Yale (USA) – e dei cosiddetti “psudobiblia”…

R.V.: … ovviamente tra i libri “strani”, forse “maledetti”, non potevo dimenticarmi dell’introvabile “Necronomicon” e, in particolare, degli infiniti “depistaggi” che ho rintracciato nelle varie pubblicazioni e in internet riguardo ad incredibili personaggi che se ne sarebbero occupati ma che… non sono mai esistiti. Questa capillare mia personalissima indagine si è mostrata quasi più intrigante della ricerca dello stesso “inesistente” (sul serio?) “Necronomicon”!

Ma nel libro – per una sorta di doverosa par condicio – abbiamo dato spazio anche a libri non in “odor di zolfo” ma appena, appena in “odor di incenso”, ovvero strani testi che giacerebbero ancora in monasteri del Tibet e che sarebbero la tangibile testimonianza del passaggio e della permanenza di Gesù in quelle lontanissime regioni. In verità, ci proponevamo di parlare anche del “Codex Gigas” – noto anche come “La Bibbia del Diavolo” – il più grande e pesante (75 kilogrammi!) testo medievale esistente al mondo, delle (esistenti?) vere “Stanze di Dzyan”, di cui parla l’ottocentesca esoterista Helena Petrovna Blavatsky nel suo libro “La Dottrina Segreta” e di altri “Libri dell’Abisso” che, però, non hanno trovato posto nel nostro lavoro per… sopraggiunti limiti di spazio! Non mancherà occasione per tornare sull’argomento… Infatti la nostra ricerca non finisce qui perché abbiamo appena scritto la parola “fine” al sequel “I Dèmoni dell’Abisso” – dedicato in particolare a personaggi olezzanti di “zolfo” – e stiamo effettuando interessanti ricerche per un altro libro che intitoleremo “La Musica dell’Abisso”. Insomma stiamo dando vita ad una vera e propria “Trilogia dell’Abisso”!

QUALI RICERCHE AVETE EFFETTUATO PRIMA DI CIMENTARVI IN QUESTA “AVVENTURA EDITORIALE”?

R.V.: … “stranissime” cose sono emerse durante le nostre ricerche sul campo, a Roma e dintorni, riguardo al gesuita Kircher, al marchese Massimiliano Palombara, alla Porta Magica. Vuoi, volete, un solo esempio? In un antico palazzo romano abbiamo rintracciato un dipinto ad olio, proveniente dal Collegio Romano dove operò il Kircher, in cui il “nostro” presenta tratti somatici che nulla hanno a che vedere con quelli a tutti noti e che figurano in alcune delle bellissime stampe contenute nei libri del gesuita… “tuttologo”. Un altro esempio? Non esiste un solo ritratto che raffiguri proprio il marchese Massimiliano Palombara di cui tanto si parla tra chi si occupa dei “misteri” romani legati alla Porta Magica. Abbiamo scandagliato in lungo e in largo anche un vasto e ricchissimo archivio di una nobile famiglia romana imparentata con i marchesi Palombara, ma nulla è emerso!

B.F.: Non siete contenti? Volete un altro “caso strano”? Athanasius Kircher passa nel suo lontano Altrove il 28 novembre 1680 ma non c’è traccia relativa al suo funerale, alla sua sepoltura in una chiesa romana (Chiesa del Gesù? Chiesa di sant’Ignazio?) che fosse legata alla congregazione religiosa di cui egli faceva parte. Siamo stati anche al santuario della Mentorella, dove Kircher si ritirò per circa tre anni e dove egli avrebbe “lasciato il suo cuore”. Forse tale espressione ha solo valenza metaforica, forse sotto la piccola lapide davanti all’altare della chiesa c’è veramente il cuore di Kircher, chissà? Ma i “misteri” non finiscono di certo qui…

DOBBIAMO ASPETTARCI QUALCHE RIVELAZIONE O QUALCHE PARTICOLARE INEDITO?

R.V.: Quel che abbiamo appena accennato è senza dubbio foriero di altre inaspettate scoperte in cui interverrà di certo la “serendipity” che ha dato vita a tutto ciò. Ne “I Libri dell’Abisso” abbiamo avanzato qualche nostra ipotesi sulla genesi del “Manoscritto Voynich”, sul suo ipotetico autore, sull’area geografica in cui avrebbe potuto avere origine. Ma nel sequel “I Dèmoni dell’Abisso” – che potrebbe veder la luce alla fine del corrente anno o all’inizio del prossimo – viene avanzata anche una “blasfema” ipotesi – “blasfema”, s’intende, per i “voynichisti” di strettissima osservanza! – sul possibile autore del manoscritto… Ci fermiamo qui!

B.F.: Sì, ci fermiamo qui, però possiamo fare cenno ai nostri continui e proficui rapporti con istituzioni italiane ed estere che posseggono documenti inediti sugli iniziali studi relativi al “Manoscritto Voynich”, sulla corrispondenza tra Athanasius Kircher e suoi confratelli residenti a Praga, quella Praga in cui imperava il “folle” Rodolfo II d’Asburgo, in cui risiedettero a lungo l’alchimista John Dee, il suo “medium” Edward Kelley, quella Praga da cui provengono le centodue pergamene che hanno fatto passare notti in bianco a molti studiosi degli infiniti “misteri” che ci circondano. Anche a noi…

VISTO CHE IL VOLUME SI INTITOLA “I LIBRI DELL’ABISSO”… COS’E’ PER VOI L’ABISSO?

R.V.: L’Abisso, almeno nell’accezione che abbiamo voluto dare in questo libro, è l’Abisso in cui è perennemente immerso l’animo umano, la vita stessa di chi ha cercato di varcare l’effimera, evanescente “soglia” che sembra separare la nostra “noiosa” realtà immanente da una forse più pericolosa realtà trascendente ove si nascondono le ombre più oscure delle umane vicende.

Quelle “ombre” gettate dalla “clessidra del tempo” – per parafrasare il titolo di uno degli ultimi libri da me pubblicati (“L’Ombra della Clessidra” Eremon Edizioni, 2012) – in cui da sempre si nascondono i veri “dettagli” dell’avventura umana. D’altra parte non è, forse, proprio nei “dettagli” che si nasconde… il Demonio?

B.F.: Qui mi associo alla risposta di Roberto Volterri, esortando i lettori ad indagare su altre tracce, altri sulfurei “dettagli” ma tenendo ben presente che… ”se guarderai a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te!”.

DICEVAMO CHE QUEST’OPERA E’ STATA SCRITTA A QUATTRO MANI: COME VI SIETE DIVISI I COMPITI?

R.V.: C’è stata completa sinergia operativa fin dall’inizio, fin da quando la “serendipity” è intervenuta nelle nostre umane vicende, dissipando qualche “ombra” calata su ciò che avvenne realmente a Villa Palombara, su qualche poco conosciuto aspetto delle ricerche di Kircher, sulle indagini sul territorio e nel web per quanto riguarda aspetti meno conosciuti del “Manoscritto Voynich”. Bruno Ferrante, in particolare, si è mostrato attivissimo nell’intessere indispensabili contatti e personali relazioni con chi avrebbe potuto fornirci materiale atto a portare avanti le nostre ricerche. Io mi sono occupato maggiormente del mio… “chiodo fisso”, il “Necronomicon” mentre Ferrante ha approfondito le indagini sulla possibile origine del “Voynich”. Nel sequel, “I Dèmoni dell’Abisso”, abbiamo interagito maggiormente per quanto riguarda le ricerche sul manoscritto MS408 e abbiamo riservato una buona parte del libro sia ad un’altra “Porta” esistente sul territorio italiano, ricca di enigmatici messaggi – ma di tutto ciò… ne riparleremo – sia a strani personaggi perennemente immersi in un’atmosfera “sulfurea”. Da Aleister Crowley in poi…

B.F.: Collaborare alla stesura del primo libro di una “Trilogia dell’Abisso” insieme a Roberto Volterri, per me è stato particolarmente importante poiché siamo riusciti a confrontare pensieri e intuizioni, esperienze e determinazione, ovvero un giusta, quasi alchimistica, miscela! In questa “Trilogia” vorremmo coinvolgere sempre di più i lettori, fornendo dettagli sulle ricerche da noi svolte, sperando si sentano sempre più spinti a proseguire le indagini sia sull’introvabile (ma sarà proprio così?) “Necronomicon” sia sull’ancor più misterioso “Manoscritto Voynich”.

QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTA’ CHE AVETE INCONTRATO NELLA STESURA DI QUESTO LIBRO?

R.V.: Sul piano operativo, direi nessuna. Anzi, abbiamo avuto modo di incontrare personaggi particolarmente collaborativi e incuriositi da alcuni aspetti delle vicende legate al gesuita Athanasius Kircher che – pur essendo “addetti ai lavori” – ancora non conoscevano. Anche contatti avuti nel web con istituzioni agenti sia sul territorio romano che, ad esempio, situate a Praga, hanno dato eccellenti frutti. Salvo scarsissime “poco lodevoli” eccezioni, s’intende…

B.F.: Le difficoltà che si incontrano in ogni ricerca in più di un’occasione si sono, infatti, trasformate in fortunatissime circostanze che ci hanno condotti a creare una fitta rete di relazioni con personaggi in qualche modo legati alle lontane vicende di un’alchimistica Roma del XVII secolo. Da lontani parenti del marchese Massimiliano Palombara a disponibilissimi docenti di scienze, molto vicini a ciò che rimane della “Wunderkammer” del “nostro” ineguagliabile gesuita…

ULTIMA DOMANDA, POI VI LASCIAMO AL VOSTRO LAVORO. QUALI ALTRI PROGETTI AVETE PER IL FUTURO, IN COPPIA O SINGOLI?

R.V.: Come abbiamo accennato, stiamo lavorando ad un terzo libro di quella che definiremmo “La Trilogia dell’Abisso”. Questo lavoro, per adesso in una fase molto embrionale, si intitolerà “La Musica dell’Abisso” e avrà come fulcro tutto ciò che di “sulfureo” riusciremo a recepire nelle nostre indagini sul territorio, nelle chiese e nelle “polverose biblioteche” dove fino ad ora abbiamo passato mesi e mesi. Qualcosa di “sinistro” l’abbiamo già trovata, altre tracce le stiamo cercando anche nelle vicende musicali di personaggi secenteschi legati al Circolo Alchemico di Cristina di Svezia e… dintorni. Ne riparleremo a tempo debito… Naturalmente chi scrive ha anche interessi di ricerca ad ampio spettro e ha dato alle stampe, molto di recente, “Odissee di sangue” (Eremon 2012), “Tenebre rosso shocking” (Il Cerchio della Luna, 2013), “Oggetti Volanti Identificati?” (Eremon, 2013) e vari altri libri dove il “mistero” è di casa… in ogni pagina.

B.F.: Roberto Volterri è, a volte, restio ad entrare nei particolari di qualche suo, nostro, progetto ma – quasi in gran segreto… – potrei rivelarvi che terminata la stesura de “La Musica dell’Abisso” avremmo in programma di dedicare molto tempo ed energie ad un inedito studio di ogni personaggio, di ogni vicenda, di ogni ipotesi elaborata intorno a quello che Robert Brumbaugh ha giustamente definito “il libro più misterioso del mondo”. Nessun dubbio – vero? – su quale possa essere il libro di cui parliamo!

BEH, CON COSI’ TANTA CARNE AL FUOCO, NON POSSIAMO CHE RESTARE AD ASPETTARE L’EVOLVERSI DELLA SITUAZIONE… “SERENDIPITY” VOLENDO!

Davide Longoni