ALESSIA MAINARDI

Autrice della “Saga di Avelion” della quale già abbiamo parlato, Alessia Mainardi è una delle scrittrici di nuova generazione che ha saputo miscelare in maniera perfetta la propria passione per il genere fantasy con quella per i manga e gli anime giapponesi, creando un mondo a parte degno di essere scoperto. Cerchiamo di conoscerla meglio.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È ALESSIA MAINARDI?
Questa è la domanda che tra tutte ha la maggiore capacità di mettermi in crisi. Lavorativamente sono una scrittrice, per hobby sono una cosplayer, nella vita di tutti i giorni sono una ragazza disabile, e come somma di tutto, potrei dire che sono semplicemente una sognatrice, molto testarda. Perchè sono una persona che pur di realizzare i propri sogni non lascia nulla di intentato e spesso preferisce basarsi sulle sue sole forze per ottenere ciò che vuole, cosa che si nota nel fatto che miei libri sono usciti in autoproduzione senza mai essere stati proposti ad una qualunque casa editrice.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?
Sono ancora una “novellina” nel mondo della carta stampata e la mia produzione precedente si riferisce al solo primo volume della saga di Avelion ovvero “La Figlia dell’Acqua”, che è uscito a ottobre 2008. Questo libro avrebbe dovuto essere il primo di una bilogia, che avrebbe dovuto concludersi con il secondo volume, ma sono la prova vivente che difficilmente nel fantasy si scampa alle trilogie, e così la produzione si è allargata. “La Figlia dell’Acqua” è il mio libro d’esordio e questo fa sì che vi sia particolarmente legata, anche perchè, pur restando nell’ambito fantasy, affronta tematiche a me care come il tema del “diverso”. Chi lo legge e un po’ mi conosce, difficilmente non coglie il facile parallelismo tra me e Riel. La protagonista, infatti, ha caratteristiche, limitazioni e problematiche che nella vita reale mi sono familiari essendo dovute alla malattia di cui sono affetta. “La Figlia dell’Acqua”, così come l’intero universo di Avelion, pur restando legato al fantasy più tradizionale, è basato su situazioni, culture e perfino luoghi (tra cui spiccano la pianura padana e Parma, la città dove vivo) facilmente riconoscibili, conosciute e, mi auguro, realistiche. L’intento è quello di trasportare chi legge in un mondo immaginario che, però, venga riconosciuto e vissuto come possibile e capibile, in cui chiunque possa ritrovare qualcosa di sé.
RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ULTIMO ROMANZO INTITOLATO “IL FIGLIO DEL FUOCO”. VUOI PARLARCENE?
“Il Figlio del Fuoco” è il seguito naturale de “La Figlia dell’Acqua”: nel primo libro la vicenda si snoda seguendo l’evoluzione di Riel, la protagonista, mentre nel secondo l’attenzione si sposta su Dreman, l’antagonista. I due libri sono stati creati per essere speculari e opposti proprio come i due personaggi che ne sono il fulcro, Riel e Dreman, che sono legati a doppio filo dal Destino fin dal momento della loro nascita, e da sempre percorrono vite parallele e contrarie, l’una in positivo, l’altro in negativo. Se “La Figlia dell’Acqua” si apre come un libro prettamente al femminile, molto introduttivo e volto a far prendere familiarità con l’universo di Avelion, “Il Figlio del Fuoco” porta in campo molti nuovi personaggi maschili, ha un ritmo decisamente più incalzante e denso di avvenimenti, e dà più ampio respiro ai personaggi, soprattutto ai cattivi.
COME È NATA L’IDEA DELLA “SAGA DI AVELION”?
Dalla statua di un drago, quello che poi è diventato l’Ailus di Avelion. E’ strano, ma prima di imbarcarmi in questo progetto io appartenevo a quella categoria di scrittori che pondera per mesi e anche interi anni su una storia prima di decidersi a metterla su carta, e spesso e volentieri rimane incagliata per lunghissimi periodi preda del famigerato “blocco dello scrittore”. Avelion invece è semplicemente arrivato. Mi è stata regalata questa statua raffigurante un drago dei ghiacci e osservandolo ho pensato in che genere di mondo avrebbe potuto esistere, nel giro di pochi giorni l’intera storia di Avelion mi è apparsa in testa come se semplicemente si fosse presentata al suono di “Piacere, sono il suo libro!”. Io non ho dovuto far altro che riportare su carta ciò che mi si è presentato, con una naturalezza e velocità che stento ancora a riconoscere come mia.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?
Forse non mi crederete, ma… nessuna. I miei personaggi in larga parte sono ritagliati su persone che conoscono realmente, cosa che facilita non poco immaginare il diverso carattere di ognuno, e come reagirà in determinate situazioni. Quelli che invece sono creazioni originali, che non sono basati su nessuno in particolare, è come se avessero vita propria. Sembrerò un po’ matta a dirlo, ma spesso e volentieri non si comportano come avevo preventivato e finiscono per creare situazioni inattese e migliori rispetto a quelle ideate a tavolino da me. Alcuni perfino si insinuano nella storia senza che li avessi preventivati, ma ho imparato che è molto più conveniente assecondarli!
TI OCCUPI SPESSO DELLE IMMAGINI DEI TUOI ROMANZI, MA TI FAI ANCHE ACCOMPAGNARE DA DUE BRAVISSIME ILLUSTRATRICI. VUOI PARLARCI DEL TUO RAPPORTO CON L’IMMAGINE E DEL TUO RAPPORTO CON LE TUE AMICHE/COLLABORATRICI?
Provengo dal liceo d’arte, sono da sempre appassionata di anime e manga, e più in generale amo i bei disegni. Immaginare visivamente ciò che poi scrivo è per me fondamentale, se non riesco a “vedere” quello che intendo raccontare, e non ho un’immagine precisa in mente non riesco a descriverla a parole in modo soddisfacente. Per questo Maddalena Modena, la mia illustratrice (foto in alto a destra), e Ilaria Trombi, copertinista e grafica (foto in basso a sinistra), sono un supporto insostituibile. Le loro aree di competenza sono molto diverse venendo una dal mondo dell’illustrazione tradizionale e l’altra da quello digitale, ma sono entrambe bravissime e soprattutto i loro gusti e le loro idee si combinano perfettamente, e sanno concretizzare le mie idee strampalate. Più di una volta Maddalena si è mostrata indispensabile nell’ideazione dei diversi stili di abbigliamento dei popoli di Avelion, e Ilaria trova il modo di sottolineare al meglio i punti di forza visivi del libro. L’aspirazione di tutte e tre, e quello a cui stiamo lavorando, loro per prime, è accumulare il materiale necessario per arrivare nel 2011 alla realizzazione del libro illustrato del mondo di Avelion.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Il fantastico mi affascina sopra ogni altra cosa perchè per me è libertà assoluta. La fantasia non ha alcun limite se non quello della propria immaginazione. Si può affrontare ogni tematica, si può far ridere, piangere, sconvolgere o semplicemente intrattenere. Credo che non esista un altro campo artistico che dia la possibilità di esprimersi in modo altrettanto totale, senza che si venga a priori strangolati dagli stereotipi o pilastri del genere. Semplicemente amo il fantastico e tutto ciò che lo riguarda, mi affascinano i miti e le leggende a cui si ispira, gli ideali che mette in campo, e l’aura di immaginazione sognante che si può avvertire nelle migliori produzioni del genere. La fantasia è parte integrante della mia vita, della mia creatività e di ciò che sono.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Da ciò che conosco. Sono una fervente sostenitrice del motto “Scrivi ciò che conosci” e su quello mi baso. In Avelion si ritrovano i luoghi a me familiari, le persone che conosco, le culture e le leggende che mi affascinano e riguardo a cui mi documento. Insomma cerco di condensare le mie esperienze e i miei interessi nei miei scritti, ed essendo una persona estremamente curiosa, ciò abbraccia un campo molto ampio. Viaggio molto e in paesi sempre diversi, mi interesso di anime e manga, sono appassionata di archeologia, soprattutto egittologia, di particolari periodi storici come quello dei Tudor, elisabettiano e della rivoluzione francese. Ho una predilezione per la mitologia e le leggende celtiche, sono appassionata di costumistica… Insomma davvero le cose più diverse che a seconda possono dar vita ad un gran numero di storie.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Sicuramente Philip Pullman e Michael Ende. In generale amo molto di più il fantastico rispetto al fantasy tradizionale dettato da J.R.R. Tolkien, che comunque ammiro molto, e per cui ho una venerazione del suo “Il Silmarillion”. Comunque più che di scrittori preferiti, parlerei di libri preferiti. Infatti ammetto candidamente di avere gusti molto difficili da accontentare e sebbene cominci ad amare lo stile di un determinato autore, capita non di rado che leggendo storie diverse uscite dalla stessa penna, alcune mi piacciano davvero molto e altre mi lascino totalmente indifferente.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
Adoro i film in costume e quelli fantastici. Tra tutti spiccano sicuramente “Elizabeth – The Golden Age”, la trilogia de “Il Signore degli Anelli”, la trilogia de “I Pirati dei Carabi” e “Hellboy II – The Golden Army”. Ma sono una vera e propria divoratrice di film e per non tediarvi eviterò di riportare in dettaglio quali e quanti siano quelli che amo.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
I progetti sono finire la trilogia di Avelion entro giugno 2010, per poi potermi dedicare al romanzo fantastico, ma di ambientazione odierna, a cui penso da un po’. Riguardo ai sogni invece, posso dire che non sono il tipo da lasciarli nel cassetto, non per molto comunque. E il più folle, ma bellissimo, al momento è quello che riguarda me e il team che mi segue, unico modo per continuare a lavorare insieme senza condizionamenti esterni. Mi scuserete se non ve lo svelo, ma la scaramanzia è d’obbligo!
E ALLORA… RESTEREMO SINTONIZZATI IN ATTESA DEI PROSSIMI SVILUPPI E TI AUGURIAMO UN GRANDE IN BOCCA AL LUPO!
12/10/2009, Davide Longoni