CARMINE TREANNI

Il grande giornalista e scrittore Luca Goldoni anni fa raccontando il suo mestiere sosteneva che sovente, per chi si occupa di informazione, diviene lavoro quello che solitamente per la gente è svago (si riferiva ad esempio alla lettura di un libro, alla visione di un film o di una partita di pallone e così via). Al contempo – con l’ironia che gli è propria – tra le riflessioni aggiungeva che svolgere un’attività appagante (nello specifico fare il giornalista, per chi ama tale professione) è sicuramente preferibile al solo sfiancarsi.

Crediamo che Carmine Treanni, intelligente e infaticabile giornalista partenopeo, rientri nella categoria di coloro che lavorano con passione avendo al contempo la fortuna di fare ciò che piace.

A dimostrazione di questo vi è la copiosa produzione di articoli, interviste e saggi da parte del Nostro. Tra le numerose collaborazioni con riviste (di genere fantastico e non) e giornali, citiamo quella con il quotidiano “Il Tempo” (edizione di Napoli). Ma Carmine Treanni è anche un riconosciuto saggista che analizza la modernità e i suoi rapporti con la letteratura di genere fantastico, il cinema e la televisione. Da segnalare il testo “Cult Tv – L’Universo dei telefilm” (Falsopiano Editore, Alessandria- 2000), dato alle stampe con Giuseppe Cozzolino, anche lui giornalista. Altri saggi sul fantastico sono compresi in vari volumi pubblicati da case editrici del calibro di Bompiani ed Editrice Nord.

Ha curato la pubblicazione del volume dal titolo “Con gli occhi di fuori – Guida non ufficiale a I Griffin” (Collana EdiKolè – Cagliostro E-Press, Cassino – 2007).

Inoltre, fattore basilare della sua attività, da sei anni cura “Delos Science Fiction”, edita dalla “Delos Books” e diretta da Silvio Sosio, rivista culto in Italia della fantascienza sul Web. Per contribuire a far comprendere ai nostri lettori quello che sta avvenendo nella science fiction (sf) e avendo consapevolezza del continuo aggiornamento che, da buon giornalista, Treanni pone verso ciò che rientra nel suo lavoro e segnatamente verso la sf gli abbiamo rivolto alcune domande.

LEI “NASCE” GIORNALISTA, QUANDO E COME HA INIZIATO?

Ho cominciato a scrivere sui giornali nel 1991, a vent’anni, collaborando sia con quotidiani locali sia con riviste, dove mi sono occupato sostanzialmente di cronaca politica, anche se ogni tanto facevo qualche capatina nelle pagine culturali, scrivendo anche di libri.

COM’E’ AVVENUTO, INVECE, L’APPROCCIO ALLA SF?

Alla fantascienza mi ero avvicinato già da adolescente, quando a quattordici anni mi sono imbattuto nel racconto “Sentinella” di Fredric Brown, presente nell’antologia scolastica. È stato un colpo di fulmine. Sono, poi, andato a scovare “Urania” nelle bancarelle, anche se ho cominciato a capire la portata della sf grazie a “Robot” (la versione degli anni Settanta), la rivista fondata e diretta dal compianto Vittorio Curtoni, di cui sono diventato amico negli ultimi anni della sua vita. Sempre a vent’anni, oltre che scrivere sui giornali, avevo dato vita a una fanzine con alcuni amici napoletani e da lì mi sono avvicinato al mondo fantascientifico, partecipando anche alle convention, a cominciare dal 1991 a San Marino. Lì, per esempio, ho stretto amicizia con Vittorio Catani che già apprezzavo come scrittore. Nel corso del tempo ho continuato a fare il giornalista, occupandomi di lavoro e formazione, ma la mia grande passione è sempre stata la fantascienza, solo che invece di scrivere racconti come fanno in molti, a me è sempre venuta voglia di scrivere articoli. Nel 2000, ho pubblicato insieme al collega Giuseppe Cozzolino il saggio “Cult Tv. L’universo dei telefilm”. Nonostante il titolo generalista, era un saggio che si occupava di telefilm di genere, dal fantastico all’horror, dalla fantascienza al genere spionistico. Poi, nel 2003 ho iniziato a collaborare con “Fantascienza.com”, dove scrivevo sia notizie per il Corriere della fantascienza sia una rubrica per “Delos”, in cui parlavo di scrittori che avevano lavorato anche per le serie televisive.

Infine, nel 2006 Silvio Sosio mi ha chiesto di curare “Delos Science Fiction”, la rivista di fantascienza più longeva della Rete e da allora ne sono ancora il curatore.

COSA RAPPRESENTA PER LEI LA FANTASCIENZA?

Per me la fantascienza è prima di tutto divertimento. Mi piace leggere un romanzo o un fumetto, così come guardare un film o un telefilm, a prescindere poi dalla qualità dell’opera e dalle mie personali valutazioni. La fantascienza, però, rappresenta per me anche un formidabile strumento per indagare la realtà che ci circonda. Non perché la science fiction, soprattutto quella letteraria, ha previsto occasionalmente il futuro, ma perché è riuscita a descrivere il panorama civile, sociale, culturale, politico e religioso in cui viviamo. Molti valutano la science fiction come se fosse futurologia, giudicandola positivamente se indovina un avvenimento o la nascita di una tecnologia, e viceversa negativamente se non ha previsto, ad esempio, il crollo del muro di Berlino. Questo è un falso problema. La fantascienza è stata la letteratura che meglio ha descritto il Novecento e i tempi in cui viviamo. Ad esempio: nel 1957 Vance Packard pubblicò un saggio sulla pubblicità, destinato a diventare un classico del genere, dal titolo “I persuasori occulti”. In esso, il giornalista denunciava come le tecniche pubblicitarie, e in particolare quelle motivazionali, creavano i bisogni, trasformando i cittadini in consumatori. Ebbene, quattro anni prima, Frederick Pohl e Cyril M. Kornbluth pubblicavano “I mercanti dello spazio” (in originale “The space merchants”) che aveva già descritto quello che Packard denunciava nel suo saggio. Il romanzo è, ancora oggi, una brillante analisi del capitalismo avanzato e di come la pubblicità sia un notevole strumento di persuasione e di creazione di bisogni inesistenti.

LA SF SCRITTA E’ ANCORA CAPACE DI SUSCITARE SOGNI, EMOZIONI, RIFLESSIONI?

Io credo di sì, per i motivi che descrivevo nella risposta precedente. Nel suo sguardo verso il futuro la fantascienza è per sua natura un “sogno”, perché quando uno scrittore immagina esseri completamente diversi dagli umani, società che sono organizzate in modo molto differente dalle nostre, tecnologie che non sono ancora nelle menti degli scienziati sta immaginando per noi qualcosa che non esiste. Un sogno suscita spesso emozioni e la science fiction è sempre stata una letteratura che genera riflessioni. Non a caso viene denominata anche come una letteratura di idee o narrativa speculativa. Idee e speculazioni sul nostro futuro a partire da ciò che è la nostra realtà oggi non possono non generare anche una riflessione su noi stessi e sulla nostra società.

QUAL E’ A SUO PARERE OGGI LA RELAZIONE TRA TV, CINEMA, WEB E LETTERATURA CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A QUELLA FANTASCIENTIFICA?

Il rapporto è complesso e ci possono essere varie chiavi di lettura a seconda del mass media con cui la letteratura di fantascienza ha dei rapporti. Quando un film viene tratto da un romanzo o da un racconto non c’è dubbio che quella storia trae dei vantaggi soprattutto per le vendite del romanzo e per la visibilità dell’autore.

In altri casi, da un film o un telefilm viene tratto il romanzo. C’è quindi in questo caso uno scambio di contenuti. Altra cosa è se ci chiediamo che ritorno può avere sulla narrativa quando un film di fantascienza diventa un blockbuster mondiale. Prendiamo, ad esempio “Avatar”: quanti dei milioni di spettatori che hanno visto il film si sono avvicinati alla fantascienza letteraria? Probabilmente pochissimi, semplicemente perché chi va al cinema gode di uno spettacolo che dura due ore, mentre dedicarsi alla lettura è un’attività molto più impegnativa.

Un fenomeno interessante, soprattutto degli ultimi anni, sono i romanzi tratti dai videogiochi, pubblicati anche in Italia. Spesso a scrivere questi romanzi sono scrittori affermati di fantascienza come Greg Bear e John Shirley. Un fenomeno cui con “Delos” abbiamo dedicato uno speciale qualche tempo fa…

GLI AUTORI DI SCIENCE FICTION OGGI RIESCONO A STARE AL PASSO CON LE EVOLUZIONI DELLA TECNOLOGIA E DELLA SCIENZA?

La fantascienza, come anche il genere noir, ha sempre avuto un forte legame con la realtà, anche quando narra di alieni o di pianeti lontani. Da un lato, ci sono autori che hanno scelto di raccontare quasi sempre la realtà in cui vivevano, penso ad esempio a Philip K Dick. Il problema è che i lettori di oggi vivono in una realtà che è, in alcuni casi, molto più fantascientifica di quella degli anni Sessanta o Settanta. Pensiamo alle tecnologie legate all’informatica e alle comunicazioni: Internet e computer sempre più miniaturizzati sono all’ordine del giorno e stanno cambiando il nostro modo di interagire, di socializzare. Oggi attraverso facebook puoi contattare un amico dell’infanzia o delle scuole superiori che altrimenti non avresti probabilmente mai più rivisto in vita tua. Questo sta modificando profondamente il nostro modo di socializzare, perché con i cosiddetti social network quel rapporto è si riallacciato, ma quasi sicuramente solo virtualmente.  Inoltre, nel rapporto dialettico tra realtà e fantascienza, spesso capita che la realtà non sia capace di diventare oggetto speculativo per la fantascienza e quindi uno stimolo per i lettori. Faccio un esempio concreto: il programma spaziale è pressoché fermo, non ci sono più slanci come lo è stato, a suo tempo, la conquista della Luna. Questo, ovviamente, non significa che non vengano fatti esperimenti o ricerche significative o che non ci siano ricadute nella vita quotidiana, ma per l’uomo comune non ci sono forti motivazioni a guardare al programma spaziale con rinnovato interesse, o anche semplice curiosità e ammirazione. La fantascienza, a mio avviso, soffre anche di questa sponda con la realtà che spesso oggi manca. È comunque una letteratura che emoziona e ci fa sognare, soprattutto quando la realtà è cento passi indietro…

SULL’ULTIMO NUMERO DELLA RIVISTA “ROBOT” (N.67-2012), NELL’ EDITORIALE DAL TITOLO “LA MITOSI DELLA FANTASCIENZA” SILVIO SOSIO SI INTERROGA SUI MOTIVI DELLA CRISI DELLA FANTASCIENZA IN ITALIA SOTTO L’ASPETTO NARRATIVO. SOSIO SCRIVE CHE LE RAGIONI RISIEDONO ANZITUTTO NELLA SCARSITA’ DI LETTORI DI LIBRI IN GENERALE; IN SECONDO LUOGO NEL FATTO CHE NELLA SF SI PUBBLICANO POCHE NOVITA’ PERALTRO POCO PRESENTI IN LIBRERIA (ARGOMENTAZIONE SOSTENUTA DAI LETTORI DEL GENERE); E, INFINE PERCHE’ I LIBRI DI FANTASCIENZA VENDONO POCHISSIMO (RAGIONE SOSTENUTA DAGLI EDITORI).  LEI COSA NE PENSA?

Le cose che dice Silvio sono giuste. In Italia non si legge, in libreria la fantascienza latita e quindi non si vende. Aggiungo che nel nostro Paese c’è anche una scarsa attenzione alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologica: non dedichiamo neanche l’1% del nostro Prodotto interno lordo a questi settori. Non è un caso che i nostri ricercatori vadano all’estero. Ancora: la scuola non introduce nel migliore dei modi i bambini e i ragazzi alla lettura, anzi. Spesso la lettura viene percepita come un dovere, quando invece dovrebbe essere un piacere. In una risposta prima sostenevo che la fantascienza deve prima di tutto divertire il lettore. Ebbene, la parola divertire significa allontanarsi, andare altrove, quindi quale migliore modo c’è se non la fantascienza per allontanarsi dalla realtà e andare altrove?

“DELOS SCIENCE FICTION” E’ UNA RIVISTA WEB (MA VI E’ ANCHE LA VERSIONE CARTACEA) ORAMAI SEGUITISSIMA NEL BELPAESE DA CHI SCRIVE O LEGGE DI SF, E LEI DA TEMPO NE E’ CURATORE. COME HA AFFRONTATO LA SFIDA IN QUESTI ANNI E COME INTENDE SOSTENERLA  NEL FUTURO?

“Delos” è una rivista mensile, con dieci uscite l’anno, e, come evidenziava lei, oltre alla versione online c’è anche quella cartacea.

In ogni numero proponiamo uno speciale e vari servizi di attualità, oltre a rubriche dove invece affrontiamo vari temi non sempre di stretta attualità. Infine, in ogni numero c’è sempre un racconto. Questo, in sintesi, il menu della rivista, voglio anche ricordare poi che il numero di luglio è un numero speciale dedicato alla narrativa, dove proponiamo sia racconti di autori esordienti o che sono in ascesa, sia di autori che hanno alle spalle una lunga carriera.

Uscire ogni mese (con dieci numeri l’anno) ci costringe a stare sull’attualità e quindi offrire al lettore la fantascienza di quel momento, parlando di film, telefilm, libri, fumetti etc. In questo senso siamo complementari sia al “Corriere della fantascienza” che offre quotidianamente notizie e settimanalmente recensioni e le altre riviste della “Delos Books”, ossia “Robot” e la neonata “Annares” diretta da Salvatore Proietti che sono invece di approfondimento.

Fin quando a curarla sarò io “Delos” sarà fedele a quelle che sono le sue origini, ossia di essere una rivista nata sulla Rete — prima nelle BBS e poi sul World Wide Web — e, quindi, inevitabilmente legata all’attualità, a capire dove sta andando la science fiction in Italia e nel mondo e quali sono i mutamenti strutturali e che il genere sta vivendo. Senza pregiudizi su commistioni con altri generi o l’approdo su nuovi media, consapevoli che la fantascienza è comunque una letteratura d’idee e per questo sarà sempre all’avanguardia.

SU “DELOS SCIENCE FICTION” VIENE ANCHE DATO SPAZIO ALLE NUOVE LEVE DI AUTORI…

Ospitiamo sempre nuovi autori, sia di racconti sia di articoli. La nostra rivista ha dato spazio in questi anni a tantissimi nuovi talenti, penso soprattutto a giovani scrittori che si sono fatti le ossa pubblicando racconti su siti e su riviste. Così come abbiamo pubblicato sempre gli autori affermati. Anzi, l’antologia che esce sempre nel mese di luglio, come numero speciale della rivista, è proprio l’occasione più adatta per pubblicare nuovi autori e vecchie leve della science fiction.

CI PUO’ ESPORRE IL SUO PENSIERO RELATIVAMENTE ALLA CONTAMINAZIONE TRA I GENERI? POTREBBE ESSERE UN MODO PER DARE NUOVA LINFA E “SALVARE” LA FANTASCIENZA?

La contaminazione è sempre esistita, fin dalle origini della fantascienza. Non credo che si possa salvare la fantascienza contaminando il genere, cosa che avviene ancora oggi e non è che le vendite dei libri di fantascienza siano salite. Non credo nemmeno che la fantascienza debba essere salvata. Semplicemente, credo, che la science fiction abbia smesso, almeno per il momento, di essere un propulsore dell’immaginario di tutti noi. Questo perché – come ha sottolineato l’antropologo francese Marc Augé in un suo libro dal titolo “Che fine ha fatto il futuro?” – non siamo più capaci di guardare al futuro che è scomparso dalla nostra vita. Il tempo, sostiene Augé, non ha più un senso, non è più formato da un passato e da un futuro, viviamo cioè in una sorta di dittatura del presente. Un tempo, il futuro era sinonimo di speranza, pur nella sua imprevedibilità e indefinibilità. Oggi, invece siamo schiacciati sul presente, sul qui e ora, senza neanche far tesoro del passato e della Storia, quella con la S maiuscola.

IN DEFINITIVA, SECONDO LEI, QUALI SONO LE PROSPETTIVE DELLA NARRATIVA FANTASCIENTIFICA SIA ALL’ESTERO SIA IN ITALIA?

La domanda, in qualche modo, ci rimanda alla crisi della science fiction come genere narrativo. I motivi per cui non si legge fantascienza – nel nostro Paese, come anche negli Stati Uniti e nel resto del mondo occidentale – sono tanti, ma tra i primi, a mio avviso, può essere inserito anche che non siamo in grado di immaginare il nostro futuro, quello dell’umanità, perché troppo pressati dal presente. E allora perché dovremmo leggere della narrativa che specula proprio sul futuro? Una letteratura che ha come presupposto di base l’immaginazione del futuro dell’uomo? Certo dovrebbe innescarsi anche qui un corto circuito paradossale: se nella nostra vita manca l’immaginazione verso il futuro, la propensione a guardare al di là del presente, allora forse potrebbe far comodo farci aiutare da chi il futuro lo immagina nel proprio lavoro. Dagli scrittori ai registi fino ai creativi della televisione e del fumetto, senza dimenticare i videogiochi. Ma probabilmente manca nel lettore medio – o nell’uomo medio, per dirla con lo studioso francese – la volontà di lasciarsi cullare da un futuro, uno qualsiasi, poco importa se immaginato da noi o da altri. Per la fantascienza italiana, di cui io sono da tempo un grande sostenitore, direi che le prospettive sono legate a quelle della fantascienza in genere. Tuttavia abbiamo ottimi scrittori che però spesso non riescono a trovare spazi adeguati dove pubblicare, nel senso di collane distribuite in edicola o in libreria e che possono raggiungere un certo numero di lettori. L’ebook e la Rete possono sicuramente essere un’alternativa interessante, ma dal punto di vista della quantità di ebook venduti e letti siamo ancora lontani da cifre significative. Ma il futuro del libro è quello e credo che la science fiction possa tornare a essere uno dei generi preferiti dal lettore medio.

Filippo Radogna