ECSTASY IN THE PARKING

Psichedelico, visionario, delirante, onirico, folle, claustrofobico… sono solo alcuni degli aggettivi che possono venire in mente quando si guarda “Ecstasy in the parking”, l’ultima fatica cinematografica di Davide Cardelli. Vincitore del premio “Miglior lungometraggio” al “ToHorror Film Fest 2008”, festival internazionale di cinema e cultura horror, il film racconta la storia di Jack Adams, un giovane che come ogni mattina si mette alla guida della propria automobile per raggiungere il posto di lavoro: improvvisamente un folle simile a uno zombie lo assale, ma Jack riesce a seminarlo. Giunto al parcheggio coperto della sua azienda, il ragazzo viene colpito da uno strano malore e resta bloccato nell’auto, tutto solo, mentre una serie di deliri psichici lo catapultano in una dimensione fatta solo di sangue e di orrore.
Strizzando l’occhio ai B-movie e allo stile della Troma, Davide Cardelli, interprete anche del film insieme a Devilio Nazionale e Sara Palma, ci regala quasi un’ora di situazioni splatter e gore degne del miglior trash, con un ritmo incalzante e ricco di colpi di scena sottolineato da un montaggio sincopato, una colonna sonora da cardiopalma ed effetti speciali sanguinolenti che colpiscono lo spettatore come un pugno allo stomaco.
Abbiamo avuto modo di incontrare Davide Cardelli e, naturalmente, lo abbiamo tempestato di domande.
COME È NATA L’IDEA DI “ECSTASY IN THE PARKING”?
Adoro i film anarchici, provocatori, divertenti e considerati “di cattivo gusto”. A mio avviso il trash è una bella forma d’arte (e ultimamente anche un genere rivalutato): film girati artigianalmente, con scarsi mezzi e con attori improvvisati. Queste opere in molti casi nascondono veri e propri colpi di genio, che vengono poi “rubati” da registi di serie A per le loro pellicole commerciali (Tarantino massimo esponente). Avevo in mente di realizzare un’opera horror/comedy estrema e claustrofobica adottando questo stile, pensando a un cortometraggio ambientato interamente all’interno di un’automobile. Il titolo iniziale doveva essere “The Car” e narrava la vicenda di un cittadino rimasto bloccato in auto in preda a inspiegabili allucinazioni… poi abbiamo successivamente aggiunto anche delle scene esterne e l’ambientazione del parcheggio, così è diventato “Ecstasy In The Parking”, per specificare fin da subito che si sarebbe trattato di un film su allucinazioni e deliri mentali.
QUALI SONO STATE LE MAGGIORI DIFFICOLTÀ CHE HAI INCONTRATO DURANTE LA REALIZZAZIONE DEL FILM?
“Ecstasy In The Parking” non è solo un’opera dedicata ai B-movie a basso costo, è un film girato realmente a costo zero! Quindi le difficoltà sono state causate principalmente dalla limitazione dei mezzi a nostra disposizione… abbiamo usato telecamerine digitali amatoriali, fari di soccorso stradale per illuminare gli interni dell’automobile, pennarelli con cui disegnavamo la mia barba finta per il ruolo di Sarabat e ovviamente effetti speciali costruiti in casa a costo quasi zero. Le difficoltà sono state molte, ma in certi casi hanno giocato a nostro favore. Essendo un’opera dedicata al cinema di serie B, l’imbruttimento della fotografia e degli effetti speciali sono serviti a rendere l’opera ancor più fedele all’idea di base, ovvero la realizzazione di un vero “Grindhouse”.
QUALI SONO STATE LE TUE ISPIRAZIONI PER QUESTA PELLICOLA?
Molti sono i miei modelli d’ispirazione, essendo uno showman dell’underground oltre che videomaker indipendente: ho più di un modello per ogni genere cinematografico e teatrale. Riguardo l’horror, i miei modelli sono quei geni assoluti che con pochi mezzi riuscirono a creare opere “folli”, geniali e indimenticabili, come Sam Raimi e Peter Jackson. In “Ecstasy In The Parking” ci sono diversi omaggi e citazioni e sta allo spettatore cinefilo cercare di scovarle tutte… Raimi e Jackson sono i più dichiarati, ma ci sono anche citazioni impossibili da capire se non si è veri appassionati di cinema di serie B. L’idea delle citazioni nasce da un altra nostra grande passione: Quentin Tarantino! Di cui l’aiuto regista-operatore di camera, Yari Pignotti, è un grandissimo fan! Lo stile adottato è infatti quello del “Grindhouse”, ma, a differenza di Tarantino, il nostro è un vero “grindhouse” e non ricreato con milioni di dollari. Ovviamente cerchiamo di dare un tocco di originalità a ogni singola inquadratura, in modo da risultare amanti del genere ma non copioni senza talento. E penso che ci siamo riusciti, perchè un mediometraggio come “Ecstasy In The Parking” è unico nel genere amatoriale per quanto riguarda tecnica di riprese, montaggio e idee.
CON QUESTO FILM HAI VINTO IL PREMIO “MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO” AL “TOHORROR FILM FEST 2008”. E ORA CHE FARAI?
Il premio del “ToHorror Film Fest” è un premio importante e soprattutto inaspettato; importante perchè ricordo ancora una volta che questo film è stato girato con mezzi tecnici imbarazzanti! E ottenere un premio del genere di fronte ad una giuria composta, tra gli altri, da Pasquale Ruju è una soddisfazione enorme. Cosa farò ora? Sicuramente continuerò il mio sodalizio artistico con Yari Pignotti, prendendo parte ai suoi cortometraggi come attore e montatore. Nel frattempo sto scrivendo altre “folli”  sceneggiature per i miei prossimi film come regista-interprete. Spero di procurarmi presto i soldi necessari per finanziare le mie attrezzature, in modo da migliorare in campo tecnico e ovviamente fare tanta ma tanta pratica. Mi piace il cinema indipendente, mi piace il mondo dell’underground e vado fiero del mio piccolo pubblico di nicchia. Non ho sogni del genere “voglio andare in tv e al cinema” perchè diventare personaggi famosi significa prostituire la propria creatività alle major cinematografiche e alla tv, che ti dicono cosa fare e ti obbligano a seguire i gusti della massa. Il campo amatoriale offre la totale libertà artistica e io ho bisogno di quella: che siano belli, brutti o inguardabili, i miei film devono essere come dico io, come dice la mia testa, e farli semplicemente a modo mio. Quindi le mie attività artistiche devono rimanere un hobby, una passione da coltivare nel tempo libero. Preferisco lavorare in fabbrica piuttosto che fare quello che mi dicono le major. Viva la libertà!
IN BOCCA AL LUPO!
16/05/2009, Davide Longoni