PLANET OF THE APES – IL PIANETA DELLE SCIMMIE

SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Planet of the Apes
Anno: 2001
Regia: Tim Burton
Soggetto: ispirato al romanzo omonimo di Pierre Boulle
Sceneggiatura: William Broyles, Lawrence Konner e Mark Rosenthal
Direttore della fotografia: Philip Rousselot
Montaggio: Chris Lebenzon
Musica: Danny Elfman
Effetti speciali: Rick Baker e Bill George
Produzione: Ralph Winter e Richard Zanuck
Origine: USA
Durata: 1h e 50’
 
CAST
Mark Whalberg, Helena Bonham-Carter, Tim Roth, Estelle Warren, Kris Kristofferson, Paul Giamatti, David Warner, Cary-Hiroyuki Tagawa, Michael Clarke Duncan, Charlton Heston, Deep Roy
 
TRAMA
2029. Dalla stazione Oberon in orbita attorno a Saturno, l’astronauta Leo Davidson decolla a bordo di una capsula per tentare di salvare il proprio scimpanzè d’addestramento, precipitato in una tempesta elettromagnetica col proprio mezzo spaziale. La navetta si ritrova proiettata millenni nel futuro, precipitando su un pianeta sconosciuto in cui una società di scimmie antropomorfe ed intelligenti tiene in schiavitù il genere umano, brutalizzandolo in ogni modo. Leo viene catturato assieme ad altri umani, attirandosi fin da subito l’odio del generale Thade, bellicoso scimpanzè senza scrupoli, e la simpatia della scimmia progressista Ari, figlia di un influente primate senatore. Thade, che assieme all’amico gorilla Attar comanda l’esercito delle scimmie, vorrebbe distruggere per sempre tutti gli uomini poiché suo padre gli ha rivelato che all’alba dei tempi era l’uomo a primeggiare sulle scimmie e in grado di gestire la tecnologia più sofisticata. Leo riesce a fuggire, aiutato da Ari e dal generale gorilla Krull, assieme a Daena, figlia del leader umano Karubi, ucciso da Thade, e al furbo commerciante d’uomini Limbo. Il gruppo si dirige verso la Zona Proibita, dove il microcomputer dell’astronauta sembra registrare la presenza dei compagni giunti in suo soccorso. Qui Leo trova i resti della stazione orbitale Oberon e apprende che millenni prima si è schiantata sul pianeta dopo aver tentato di seguire la sua capsula nella tempesta elettromagnetica: i superstiti hanno allevato le scimmie d’addestramento fino a che queste non si sono ribellate loro, dando inizio alla civiltà scimmiesca. Thade e Attar muovono con il loro esercito contro gli uomini, nel frattempo unitisi attorno a Davidson. Una prima carica è sventata dall’utilizzo del carburante residuo della stazione, usato come gigantesco lanciafiamme, poi le scimmie sopraffanno gli umani. A salvare la situazione è la scimmietta di Leo, che atterra con la propria capsula in mezzo ai contendenti: le scimmie credono che il loro Dio sia tornato e Leo riesce a convincere Attar della verità delle loro origini. Ma Thade, roso dall’odio, cerca di uccidere tutti, finendo imprigionato tra i resti della stazione. Scimmie e uomini si riappacificano sotto la guida illuminata del redento Attar e Ari, mentre Leo decide di tentare la sorte con la capsula nella tempesta elettromagnetica, sperando di tornare al suo giusto tempo. Ma il gorgo spaziale lo rilancia sulla Terra, dove la società delle scimmie ha soppiantato l’uomo e al posto della statua di Lincoln nel Campidoglio a Washington c’è l’effige del generale Thade, “Salvatore delle scimmie contro il genere umano”.
 
NOTE

Tim Burton si cimenta nel riproporre un film culto della SF, il capolavoro di Franklin Schaffner del 1967, e nel farlo decide di non realizzare un semplice remake né di portare sullo schermo la storia originale del romanzo di Pierre Boulle. L’intenzione era lodevole ma proprio qui la pellicola fallisce, poiché in realtà, nonostante splendide scenografie, effetti speciali e trucchi all’avanguardia, buona performance di attori nei ruoli scimmieschi e spettacolarità dell’insieme, la storia narrata è sempre la stessa, con addirittura un sottofinale che recupera la conclusione del romanzo di Boulle, tra l’altro qui decisamente prevedibile (e, quasi paradossalmente, l’epilogo sulla Terra è ben poco raccordabile e stonato con il senso della storia narrata, con cui ha poco a che fare…). Chi conosce la pellicola originale sa che non è possibile restare stupiti da alcun colpo di scena che riguardi l’odissea di Leo Davidson, il tutto giunge allo spettatore come senso di deja-vu che limita fortemente il senso del meraviglioso. Privo quindi di un’originalità intrinseca e del tocco favolistico e un po’ dark dello stesso Burton, con diverse incongruenze di sceneggiatura ed errori piuttosto lampanti (come nel caso dell’originale, l’astronauta non si stupisce che su un mondo alieno le scimmie parlino in perfetto inglese… anche se scrivono utilizzando astrusi geroglifici!), il film si rivela gradevole alla vista ma niente più. Charlton Heston, l’astronauta protagonista del capostipite, recita stavolta in un ruolo scimmiesco (il padre di Thade) ma replica fedelmente il suo anatema contro gli uomini, in un gustoso cameo. Tecnicamente la pellicola è ineccepibile, dai costumi alla computer-graphic, con particolare lode ai trucchi di make-up del grande Rick Baker. Ma, stavolta, il mito è davvero inarrivabile e non necessitava affatto di riproposta…

30/12/2007, Michele Tetro