ERRICO PASSARO

Scrittore del fantastico a tutto tondo, Errico Passaro ha pubblicato romanzi fantasy e di fantascienza per molte case editrici ed è autore di centinaia di racconti e articoli dedicati al genere, oltre che di saggi e prefazioni. Conosciamolo meglio.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È ERRICO PASSARO?

Dipende a quale “erricopassaro” ti riferisci: di giorno sono l’ufficiale dell’Aeronautica Militare, esperto di materie giuridiche; di sera sono lo scrittore e giornalista. Due anime che, nel tempo, sono riuscito a conciliare senza schizofrenie.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

A 14 anni scrissi il primo romanzetto di fantascienza, spinto da mia nonna. A diciannove anni mandai per la prima volta un romanzo in lettura (era il Premio Tolkien del 1986) e giunsi secondo al concorso. Da lì l’inizio di una gavetta che mi ha portato gradatamente verso traguardi sempre più appaganti.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?

Non mi provocare, potrei parlare per ore e non vorrei annoiare i tuoi lettori! Mi limiterò a dire che ho provato a toccare tutti i generi del fantastico, provando in varie occasioni a testarmi in collaborazioni con amici di penna (De Turris, Genovesi, Marconi). Il romanzo a cui sono più legato è “Zodiac”, non fosse altro per la perseveranza nell’inseguire la pubblicazione su “Urania” dopo un bruciante secondo posto alla prima edizione dell’omonimo premio.

RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ULTIMO ROMANZO INTITOLATO “LA GUERRA DELLE MASCHERE”, PUBBLICATO SU “URANIA – MILLEMONDI ”. VUOI PARLARCENE?

Si tratta del secondo episodio di una trilogia in un mondo secondario, il mondo dell’Arcobaleno. Nel primo episodio, “Le maschere del potere”, descrivevo una società in cui le controversie individuali e collettive sono risolte attraverso faide combattute da animali. In questo secondo episodio, l’equilibrio del sistema è stato definitivamente alterato e i tre Regni in cui il mondo dell’Arcobaleno è diviso si danno guerra senza quartiere.

COME È NATA L’IDEA DEL MONDO DELL’ARCOBALENO?

E’ nata dalla lettura dell’opera dello studioso delle religioni Georges Dumezil, che descriveva la società tradizionale come tripartita nelle funzione sacerdotale, guerriera e mercantile. Io ho immaginato che questa funzioni siano diventate appannaggio di regni separati, in equilibrio instabile fra loro.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?

Ti do una risposta paradossale: è stato difficile convincermi a creare dei personaggi, così come sono tradizionalmente concepiti. Nel primo romanzo, ho deliberatamente scelto di non approfondire troppo la psicologia individuale dei singoli attori, per salvaguardare il forte valore simbolico del loro ruolo (e per questo sono stato aspramente criticato da qualche blogger d’assalto). Nel secondo romanzo, ho corretto il tiro, aggiungendo qualche dettaglio in più nella costruzione dei personaggi (soprattutto sul piano sentimentale e – vi sorprenderà – sessuale).

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Il fantastico mi consente di parlare, attraverso l’invenzione più mirabolante, anche della realtà quotidiana. La narrazione mimetica non permette l’inverso.

DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO RACCONTI E ROMANZI HORROR, FANTASY E FANTASCIENZA: A QUALE DI QUESTI GENERI TI SENTI PIU’ LEGATO E PERCHE’?

A nessuno in particolare, mi sono sempre fatto un punto d’onore di riuscire a disimpegnarsi in tutti i sottogeneri del fantastico, che credo derivino da una comune radice mitica. Ho sempre ammirato l’eclettismo di autori come Fritz Leiber e Poul Anderson e, senza volermi nemmeno lontanamente paragonare a esempi così illustri, ho cercato di maturare una certa  versatilità professionale.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Semplicemente, da altre storie, che siano raccontate in un quotidiano, in un romanzo, in una canzone o in un videogioco. Le storie generano altre storie.

HAI SCRITTO SIA RACCONTI CHE ROMANZI: IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?

Non c’è dubbio: i romanzi. Nel tempo libero, pratico gran fondo…ecco, io sono molto più simile ad un maratoneta che non ad un centometrista. Ammiro l’abilità di autori di racconti fulminanti, come Fredrick Brown, che non provo neppure ad emulare, tanto mi sono lontano da tanta abilità.

OLTRE CHE NARRATORE, SEI ANCHE SAGGISTA. COME SI CONCILIANO QUESTE DUE ANIME DELLO SCRIVERE, SE VOGLIAMO UNA PIU’ EMOTIVA E L’ALTRA PIU’ TECNICA?

Come avrai capito, sono abituato a conciliare aspetti divergenti della mia personalità. In realtà, il rischio di perdere un certo estro inventivo, nell’utilizzare un taglio giornalistico nelle collaborazioni che mi pregio di aver mantenuto negli ultimi venticinque anni, c’è. Nel caso, può capitarmi di riscrivere da capo un racconto che sia venuto fuori troppo “freddo”, lasciandomi andare di più alla fantasia. Resta fermo che sia la scrittura creativa che quella saggistica sono comunque frutto di mestiere, disciplina, applicazione…guai ad aspettare la musa ispiratrice!

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

E’ difficile esprimere preferenze senza rischiare di dimenticare qualcuno. Di fronte alla minaccia delle armi, ti do quattro scelte secche: per la fantascienza, Bradbury; per la fantasia eroica, Anderson; per l’horror, Barker; per la narrativa mimetica, Mishima.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

Come sopra. “Blade Runner” per la fantascienza; “Excalibur” per la fantasia eroica (ma se la batte con “Il Signore degli Anelli”). L’orrore in celluloide, invece, non mi interessa.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Entro l’anno, nel solco della ricerca dell’eclettismo di cui ti dicevo, sono in attesa di esordire nella “spy-story” e nel romanzo storico. Dopodiché mi piacerebbe cimentarmi nel rosa e nel western – dico seriamente, ogni genere, con i suoi canoni e le sue regole, è una sfida. Il sogno è uno e uno solo, quello di tutti coloro che scrivono: poter pubblicare abbastanza da vivere dei proventi della propria attività di scrittore.

IN BOCCA AL LUPO ALLORA E GRAZIE DI TUTTO.

Davide Longoni