MASSIMO PIETROSELLI

Massimo Pietroselli, classe 1964, è uno degli scrittori più eclettici del panorama letterario fantastico italiano: autore di romanzi di fantascienza, storici e dedicati al mistero, è stato l’unico in Italia a vincere i più prestigiosi concorsi della Mondadori, ovvero il “Premio Urania” e il Premio Tedeschi”. Da anni tra i giurati del “Trofeo RiLL”, che vi ricordiamo scadrà il 30 aprile, Massimo ha accettato di fare una lunga chiacchierata con noi sulla sua attività di scrittore e sul fantastico in generale. Sentiamo cosa ci ha raccontato.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MASSIMO PIETROSELLI?

Un ingegnere quarantottenne, seccato perché da poco deve portare gli occhiali per leggere.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Alle elementari disegnavo fumetti polizieschi sulla falsariga del Nick Carter di Bonvi e ho scoperto il piacere di inventare storie che potessero interessare altre persone. Da allora non ho più smesso.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI CUI SEI PIU’ LEGATO?

Francamente non sono legato a nessuno dei miei libri in particolare e non li rileggo mai, al massimo li sfoglio se mi capita di doverne parlare. Diciamo che il libro cui sono più legato è quello che sto scrivendo al momento, o a cui sto pensando.

SICURAMENTE UNO DEI TUOI LAVORI PIU’ NOTI E INTERESSANTI E’ LA SAGA AMBIENTATA A ROMA NEL 1875, CHE COMPRENDE “IL PALAZZO DEL DIAVOLO”, “LA PORTA SULLE TENEBRE” E “L’AFFARE TESTA DI MORTO”. VUOI RACCONTARCI COME E’ NATA L’IDEA DI QUESTA TRILOGIA?

Anzitutto non è nata come una trilogia, e non è una trilogia: sono solo tre titoli, al momento, ma non escludo che ne facciano seguito altri. Mi piaceva l’idea di ambientare un poliziesco nella Roma post-unitaria, un periodo in cui c’era già tutta l’Italia di oggi, con i suoi pregi e i suoi difetti. Ovviamente, in un poliziesco si tende a sottolineare i difetti, perché sono le spezie che danno sapore al piatto!

COME MAI LA DECISIONE DI QUESTA AMBIENTAZIONE SPAZIO-TEMPORALE COSI’ PARTICOLARE?

In parte ho già risposto. Ma forse, la suggestione più forte è stata la presenza in casa di un libro che raccoglieva gli acquarelli di Roesler Franz. Quelle atmosfere mi hanno molto influenzato, mi piaceva pensare a come vivevano le persone dipinte. Era la rappresentazione di una Roma che stava morendo sotto i colpi di piccone del progresso, senza ancora rendersene conto. Aveva l’odore dei fiori appassiti nei cimiteri.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?

Assolutamente nessuna. Pensa che Quadraccia, il personaggio che forse più si ricorda, è nato per puro caso: mi occorreva un riempitivo per “staccare” Archibugi, che in origine riempiva tutto il romanzo. I miei personaggi nascono sempre da soli, improvvisamente mi si impongono.

IL TUO ULTIMO LAVORO PUBBLICATO E’ “SATURNO IL NERO”. VUOI PARLARCENE?

“Saturno il Nero” è, nelle intenzioni, il primo romanzo di una trilogia (questa sì!). E’ nato da un’idea: il vero enigma del giallo non è tanto “chi è l’assassino?”, ma piuttosto “chi è l’investigatore?” Perché il protagonista è il famoso alchimista Fulcanelli, personaggio misterioso di cui nulla si sa, e che nei tre libri dovrebbe assumere una precisa identità. Naturalmente il romanzo è perfettamente concluso, l’enigma poliziesco si scioglie, ma non l’enigma di Fulcanelli: per quello, occorre attendere la fine della trilogia.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Esattamente come il romanzo storico, mi permette di trascendere il quotidiano e l’attualità, che trovo francamente noiosi. Io sono per il romanzesco, e quindi dove la fantasia può più sbrigliarsi mi trovo più a mio agio.

DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO ROMANZI NOIR, GIALLI E DI FANTASCIENZA: A QUALE DI QUESTI GENERI TI SENTI PIU’ LEGATO E PERCHE’?

A tutti. Qualunque genere mi interessa, purché mi consenta di scrivere una bella storia: intricata, magari barocca, enigmatica, con personaggi interessanti anche se apparentemente sopra le righe.

SEI L’UNICO SCRITTORE ITALIANO AD AVER VINTO I MAGGIORI PREMI LETTERARI INDETTI DALLA CASA EDITRICE MONDADORI, IL “PREMIO URANIA” NEL 1994” E IL “PREMIO TEDESCHI” NEL 2005. COME CI SI SENTE?

Be’, è stato piacevole, due grandi soddisfazioni, ma non ci penso mai. E’ roba passata e, posso assicurarti, non ti aiuta assolutamente a scrivere la prossima storia. Ogni volta si ricomincia daccapo.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Sfatiamo un mito: l’ispirazione per le storie è l’ultimo problema di ogni scrittore. Le idee per le storie stanno dappertutto, Asimov diceva che si vendono a un centesimo la dozzina. Io personalmente le trovo nei libri che leggo, nei saggi, in altri romanzi, in una piega della Storia, in un dipinto. Altri nella cronaca, che io non leggo. Basta avere le antenne puntate, un segnale si capta sempre. Il problema è trasformare l’idea in una struttura complessa che regga due-trecento cartelle.

HAI SCRITTO SIA RACCONTI CHE ROMANZI: IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?

Mi piace più il romanzo, perché amo sviluppare storie complesse, con più personaggi, che si intersecano e alla fine si uniscono in un unico che rende tutto chiaro. E’ un po’ come un gioco di prestigio: più la presentazione è complessa, più è divertente. Il che non esclude il guizzo della mano del prestigiatore che fa scomparire una monetina, ovviamente.

DA QUALCHE ANNO SEI ANCHE TRA I GIURATI DEL “TROFEO RiLL”. VUOI PARLARCI DI QUESTA ESPERIENZA?

Mi ha permesso di conoscere molte persone interessanti e un po’ folli, e anche di rendermi conto che ci sono molti bravi potenziali scrittori. Vedo anche che diversi partecipanti, come tutti i dilettanti d’altronde, non si preoccupano di cercare una loro strada, un loro stile, ma si ispirano a quelli di autori noti, ad atmosfere consolidate. Il pericolo è il cliché, sia stilistico che contenutistico. Però ci sono anche scrittori che ci giocano, che li prendono in giro: questi mi piacciono.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Ce ne sono a bizzeffe. Stevenson, Dickens, Nabokov, Steinbeck, Calvino, Landolfi, Borges… ma è impossibile rispondere a questa domanda. Se invece parli di scrittori di genere, ce ne sono lo stesso a bizzeffe. McBain è un genio, Wodehouse anche.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

Sai, ultimamente trovo più originali alcune serie televisive, soprattutto anglosassoni (tacciamo per carità di patria di quelle italiane!), di tanti film. “Fringe”, ad esempio, o “Heroes” li trovo interessantissimi, sia per le idee che per la costruzione delle storie. E recentemente ho molto apprezzato “Sherlock”.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Sto scrivendo un romanzo storico, non proprio un giallo ma piuttosto un thriller come “L’aquila di sabbia e di ghiaccio”, ambientato nella Roma del 1600: comincia con l’esecuzione dei Cenci e terminerà con quella di Giordano Bruno. Nel bel mezzo, la caccia a un libro perduto, la riesumazione di un teschio umano deforme, una setta di ermetisti, una minaccia per il Giubileo imminente, la vendetta di un torto subito anni prima, la ricerca di un luogo sotterraneo in piena Roma… insomma, una di quelle storie che piacciono a me. Se tutto va bene, dovrebbe uscire nell’autunno di quest’anno. Il titolo è top secret, per scaramanzia.

RESTIAMO SINTONIZZATI, ALLORA!

Davide Longoni