SERENA PIERUCCINI

Autrice del libro “Dolcemente Tenebroso – Il risveglio di Lucilla”, Serena Pieruccini si è da poco affacciata al mondo della letteratura fantastica, già con ottimi risultati, ma il suo cammino parte da altre radici, che hanno saputo ben miscelarsi con il mondo della parola scritta. Scopriamo insieme a lei di cosa si tratta.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È SERENA PIERUCCINI?

…Me lo sono chiesto spesso anch’io…razza umana, sesso femminile, età attuale anagrafica 38, età mentale sui 9, 13, 15 anni, dipende.

VUOI RACCONTARCI COME E’ NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

Ho sempre adorato scrivere, così come leggere. Fin da piccola scrivevo meglio di quanto parlassi (è che parlo proprio male, non che scrivo bene) e nell’adolescenza scrivere era diventato un mezzo di comunicazione dato che le parole non riuscivano a uscire che traumatizzate dalle mie labbra. Inoltre, per tutta la vita mi sono allenata alla fuga dalla realtà (per mia fortuna senza cadere in tunnel di droga o alcool). Fuggivo a modo mio, correndo, lasciandomi i problemi alle spalle, salendo in cima agli alberi e disegnando mondi diversi dove mi immergevo per interi pomeriggi. Scrivere forse era il tramite per comunicare con la realtà e toccare le persone attraverso le parole.

RECENTEMENTE È USCITO IL TUO PRIMO ROMANZO INTITOLATO “DOLCEMENTE TENEBROSO – IL RISVEGLIO DI LUCILLA”. VUOI PARLARCENE?

“Dolcemente Tenebroso” è la mia prima vera prova editoriale, il mio primo romanzo finito (ne ho veramente tanti in cantiere). Si svolge in due tempi: di notte nel cimitero dalla città di L., attraverso il diario di Lucilla, e di giorno seguendo le indagini del commissario Lugosi, intento a dar la caccia a un crudele assassino di ragazzini. La notte per me è avvolgente e intima, non potevo che raccontarla in prima persona, attraverso gli occhi limpidi di Lucilla, che conosce attraverso gli abitanti del cimitero un poco del mondo che le è stato negato. Presto Lucilla capirà di avere un compito che va ben oltre il semplice risvegliarsi dalla morte per vagare fra le lapidi in una sorta di sagra paesana. Il giorno invece il romanzo si concentra sugli avvenimenti dei “vivi”. Indagheremo assieme a un  commissario e seguiremo le gesta dei suoi colleghi poliziotti o dei vari sospettati. Il giorno è più “tecnico”, ma non per questo meno accattivante. Le indagini della polizia ho cercato di curarle a fondo, informandomi, leggendo e chiedendo, il tutto solo per creare un  ambiente credibile e reale che contrastasse nettamente con l’ambientazione visionaria e notturna di Lucilla. “Dolcemente Tenebroso”, nonostante l’ambientazione gotica e surreale, è un giallo a tutti gli effetti e vi sorprenderete a iniziare a sospettare di tutti.

COME È NATA L’IDEA DI FONDO DEL ROMANZO?

Dalla sofferenza di vedere poveri animali, soprattutto gatti, schiacciati dalle auto e lasciati sul bordo della strada. Ho immaginato, attraverso il velo delle lacrime, una ragazzina che li raccoglieva, cucendone le parti smembrate e dando loro la possibilità di zampettare ancora. Per me non ci sono grandi differenze fra uomini e animali… E poi volevo raccontare dei morti a modo mio. Gli zombie di questo romanzo sono solo morti che passeggiano fra le tombe, di notte, niente a che vedere con l’immagine violenta e decerebrata che va tanto di moda attualmente. In questo romanzo il cimitero è una sorta di culla, è un luogo di pace e di svago che non fa paura, anzi, quasi un isola in cui rifugiarsi dalla paura. Così erano i cimiteri di mia nonna, quelli di cui mi raccontava da piccola. Se vedevi un morto non dovevi temerlo ma cercare di capire cosa aveva da dirti.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?

Se la bozza della notte è fluita tramutando le mie visioni in parole in un tempo velocissimo, ben diverso è stato “il giorno”. Per cercare di dare un minimo di credibilità alla storia mi sono informata molto, ho studiato insomma. Mi sono andata a cercare professori in materia, come il maresciallo dei carabinieri Tiziano Geremia che, con pazienza, mi ha spiegato come funziona la giustizia e le varie differenze fra carabinieri e polizia e libri sull’argomento, su cui ho fatto pure delle profonde dormite. Per fortuna fra i libri è sbucato quello di Carlo Bui che mi ha saputo intrigare dandomi, al tempo stesso, le lezioni che mi servivano. Vorrei ringraziarlo pubblicamente, in quanto, dopo aver accettato la mia richiesta d’amicizia su Facebook, si è dimostrata persona alla mano e disponibile come non mi sarei mai creduta. Adesso, sinceramente, guardo le “divise” con meno sospetto e timore. Insomma, studiare il funzionamento della polizia mi ha fatto faticare un po’, ma alla fine sono contenta del risultato in quanto credo di aver reso credibile Lugosi e la sua realtà.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Ho sempre cercato la dimensione fantastica, non posso immaginare la vita senza. E’ il mio modo per colorare il quotidiano, per abbattere alcuni schemi che la società impone. E’ trovarsi nel crepuscolo e non dare niente per scontato, ma cercare fra le ombre la presenza di un folletto… il mondo si allarga all’infinito e i confini si sfumano.

DA TEMPO TI OCCUPI SOPRATTUTTO DI BURATTINI, COME E’ NATA QUESTA PASSIONE E COME NASCONO I TUOI LAVORI?

La passione per i burattini nasce dalla soddisfazione di veder “prendere vita” una propria creatura, portata dalla fantasia nella realtà. Pare strano ma nel momento che si impugna un burattino si inizia a cercarne le espressioni, la voce muta e anche la persona più seria inizia a fare smorfie e versi. Non immaginate la soddisfazione che provo! Poi la cartapesta, devo dire, mi viene bene :)

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER LE TUE STORIE?

Da tutto, vivo sempre immersa in un mondo tutto mio. Le storie che scrivo sono veri e propri viaggi che compio nei panni di altri.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Tanti! Poe, Lovecraft, Hesse… Goethe mi fecero impazzire, come Coehlo e Nietzsche, Tanith Lee, Bulgakov, Benni, Buzzati, Christopher Moore, Jodorowsky, Orwell e Fred Vargas, King, Rice, Meyer, Rowling, oddio, mi piacciono un sacco di scrittori…commerciali e non…

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

Purtroppo per me ho una tale predilezione per l’horror che  la mia cultura cinematografica ne risente davvero tanto. Per me l’horror è un vero toccasana per esorcizzare i mostri reali… Comunque fra i registi che ammiro, oltre all’immensa lista del settore strettamente horror, tra cui spiccano i giapponesi Nakata, Shimizu, Fukasaku e Mike, ci sono sicuramente Amenabar, Burton, Lynch, Cronenberg, Del Toro, Gilliam, Kubrick. Anche qui, come per i libri l’elenco potrebbe allungarsi all’infinito includendo maestri dell’animazione quali Miyazaki o classici cinematografici di varie epoche, da Bunuel ad Almodovar, passando per Fellini, Truffaut,  Scott, Kusturica. Insomma, non solo horror, ma puoi star sicuro che se in un multisala c’è sia un horror sia un altro genere, beh ho già in mano il biglietto per quello horror :)

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Nel cassetto ho una tale confusione che pure un sogno si perderebbe. Da qualche anno ho preso la decisione di combattere per i sogni, così li ho tolti dal cassetto e appuntati davanti agli occhi. Riuscire a vivere del mio lavoro di creatrice di pupazzi e scrittrice (più che altro diventarlo davvero) è il mio sogno. Poi ne vengono altri ancor più difficili da raggiungere, come scrivere una storia su cui Tim Burton farà un film, vivere in una casa isolata nel verde con tantissimi animali, libri e, logicamente, il mio compagno. In campo editoriale, non appena sarò più brava, vorrei terminare un progetto ambizioso diviso in tre romanzi, sempre sul genere gotico-fantasy ma prima vorrei riuscire a portare all’attenzione dell’editore un altro romanzo con Lucilla protagonista (se questo avrà successo, s’intende), un romanzo su alcuni dei miei pupazzi, sempre gotico-ironico e una raccolta un po’ stramba di leggende lucchesi, ereditate oralmente da mia nonna… gliel’ho promesso quando ancora le sue sinapsi fluivano lucide.

IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO ALLORA E A PRESTO!

Davide Longoni