MASSIMO ARDUINI… TRA CINEMA E VIDEO

Grazie alla collaborazione che da anni ci lega all’amico Roberto Guerra di Asino Rosso E-Book, vi proponiamo questa intervista a Massimo Arduini.

UN FOCUS SULLA TUA OPERA… SECONDO TE LA PIÙ SIGNIFICATIVA?

Più che un’opera specifica è un ciclo a cui ho poi dato nome We Are All Down. Lo stesso della già citata esperienza espositiva del 2018, nell’ambito del ciclo E’ Permesso presso la Galleria Gallerati (e poi MACRO Roma), dove ho potuto presentare alcuni dei lavori cardine del progetto iniziato nel 2008 e portato avanti, a fatica, spesso con l’aiuto di collaboratori per l’uso dei programmi di foto-ritocco o per le soluzioni allestitive e di editing. Non so se è il caso di dilungarmi, potrei inserire qui di seguito un estratto dal testo di Emma Ercoli scritto in occasione di quella mostra, in modo da fornire un’idea sul lavoro: “Il processo di individuarsi, trasformandosi, non è nuovo nella sua attività artistica: già in opere del passato la presenza della maschera o del travestimento aveva introdotto il tema della trasformazione e del desiderio che la sottende. Per quanto riguarda i ritratti occorre dire che la serie dei morphing era già iniziata nel 2008 con Two Water Drops ed era stata ripresa nel 2010 e nel 2016. Adesso, come allora, le immagini sono accompagnate da testi estrapolati da un capitolo del libro Tra presenza e assenza di R. Barilli, in cui si parla delle tecniche narrative adottate dagli autori del nouveau roman, del < … furioso ricorso all’effetto dell’infinitazione, della mise en abîme, …della duplication interieur …>. Particolarmente caro a Arduini è il breve estratto che riguarda lo scrittore Alain Robbe-Grillet, in riferimento soprattutto ai suoi primi due romanzi Les gommes e Le voyeur, in cui si parla di “malattia” e di quei “connotati autentici” che le persone “sane” non riescono più a vedere.”

HAI SVOLTO ANCHE ATTIVITÀ CURATORIALE E DI CRITICA. CI DICI QUALCOSA IN CONCLUSIONE?

Brevemente posso rimandare sempre al mio sito nelle diverse pagine aprendo l’home, dove ho documentato le iniziative più recenti, le mostre e gli allestimenti del 2011 e 2012. Poi ancora nel 2016 e nel 2017. Sempre sui Libri d’Artista ed il Fine Publishing. Ciò è avvenuto nelle sedi di dell’Accademia di Roma di Campo Boario. Sia in collaborazione con lo studio Campo Boario, con il titolo: Batiment de Livrès e Piramide Channel gestiti da Alberto d’Amico entrambi e anche da Tino Franco il secondo. Con Alberto ci legano svariate collaborazioni nel corso degli anni, partendo da Piccole Ossessioni mostra del 2007 di giovani artiste donne in collaborazione con S. Horvatovicova. Seguita poi dalla serie di appuntamenti fra arte e cinema Incontri Ravvicinati in cui abbiamo chiamato a collaborare diversi critici, credo di ricordare fosse il 2009. E poi ancora Batiment d’Amie, nel 2013. Una manifestazione che ebbe un ottimo livello d’interessamento sulla scena romana. Cui seguirono diversi altri appuntamenti con sole proiezioni di video fra il 2015 e il 2016. Anche in collaborazione con Nel Blu Studios di T. Franco già nominato. E ancora sempre nello Studio Campo Boario una rassegna di poesia, con letture e performance varie che fu Poesia, Arte, etc… con Lamberto Pignotti, nel 2017. Inoltre come non citare la rassegna di incontri organizzata presso l’Aula Magna dell’Accademia di Roma in collaborazione con Roberto Piloni “Ogni 15: conversazioni d’artista” a cavallo degli anni 2016/17. Di cui esiste un video editato dalla Documentazione ABARM. E poi tutti i miei articoli per la Rivista In Sight prodotta dalla Scuola di Grafica Editoriale di Roma per mano del collega Enrico Pusceddu, ormai al numero 8 ed cui qui non vi tedierò citando uno per uno gli articoli ma rimando al sito della rivista on-line. Oltre a varie altre mie pubblicazioni su cataloghi o magazine, su tutte il libro “Camera Book: esperienze condivise. Libri, Immagini, Laboratori”, del 2016.

ANNI FA SEI STATO PROTAGONISTA AL VIDEO FESTIVAL INTERNAZIONALE DI FERRARA, “THE SCIENTIST”. UN RICORDO?

Sì ho partecipato a due edizioni: la prima se non ricordo male nel 2011 e ovviamente il pensiero non può non andare a Vitaliano Teti che ne è stato l’animatore e l’artefice. In fondo se ho iniziato a frequentare con più regolarità gli ambienti e la città di Ferrara è anche proprio grazie a lui ed alla nostra amica in comune l’artista ferrarese e docente Nedda Bonini, che ci mise in contatto. Il Festival lo ricordo in quanto ero selezionatore di lavori di studenti dell’Accademia di Roma insieme al collega Enrico Pusceddu e con il quale si sta pensando di dedicargli una serie d’incontri, l’anno prossimo, nell’ambito di In & Out, che è sì una rassegna dedicata agli ambiti della grafica editoriale e simili, ma che spesso accoglie nelle sue giornate anche dei focus su altri linguaggi e medium. Poi credo di aver partecipato l’anno seguente come artista con un mio video, ma non andai alla manifestazione. Che però mi sembrava cresciuta e bisogna riconoscere i meriti del suo creatore. Con Vitaliano abbiamo continuato a sentirci ed incrociarci negli anni successivi una delle ultime volte l’ho visto in un piccolo caffè di Ferrara, credo fosse il 2015, fine primavera ed io ero già abbigliato in modo estivo e Vitaliano lo sottolineò, appena mi vide disse: “già stai con i pantaloncini corti?”. Lui era già malato ma stava lottando. L’ho risentito alcune volte negli anni a seguire. Poi è andata com’è andata.

Roberto Guerra