UMBERTO GUIDONI, ASTRONAUTA NON PER CASO

Umberto Guidoni è stato il secondo astronauta italiano e, nel 2001, il primo europeo a partecipare a una missione sulla Stazione Spaziale Internazionale, ma ha fatto e fa anche altro… andiamo a scoprire cosa.

COMINCIO CON CHIEDERLE DOVE SI TROVAVA IL 20 LUGLIO DEL 1969 E SE HA VISTO IL L’ALLUNAGGIO

Si, quello sicuramente, non potevo non vederlo anche perché io nel Sessantanove – non avevo neanche quindici anni –  ero ovviamente appassionato di spazio, di fantascienza, quindi per me quell’evento è stato un evento direi storico, come per tutti quanti, ma in particolare per me è stato anche l’esempio di una missione nello spazio – che fino a quel momento erano solo nelle storie di fantascienza – che si realizza materialmente con uomini veri che mettevano piede su un altro corpo celeste. Quindi è stata un po’ la molla che è scattata per dire “ma io da grande vorrei fare quel mestiere” perché a questo punto era un vero mestiere, un mestiere possibile, non più semplicemente un’idea diciamo da fanciullo che leggeva fumetti. E me lo ricordo bene dov’ero: ero al bar, a Terracina che è una località di mare a sud di Roma ed ero in vacanza, e tutta la famiglia era raccolta nella sala dove c’era la televisione, una televisione in bianco e nero come tutte le televisioni italiane, e siamo stati lì a vedere lo sbarco sulla Luna insieme forse a un miliardo di altre persone che erano tutte sintonizzate su quella immagine.

QUINDI È QUELLO CHE LE HA FATTO SCATTARE LA MOLLA… MA PER ARRIVARE COMUNQUE A FARE L’ASTRONAUTA HA DOVUTO AFFRONTARE UN LUNGO PERCORSO, PRIMA DI STUDI E POI DI LAVORO: LA PASSIONE SI È MANTENUTA VIVA DURANTE TUTTO QUESTO TEMPO?

A parte la parentesi lunare io ho continuato gli studi, ho fatto l’università e mi sono laureato in astrofisica: in realtà a quel punto avevo già capito che fare l’astronauta non era facile, perché in quegli anni chi andava nello spazio erano i russi e gli americani, non c’era possibilità per altri Paesi di missioni spaziali. Quindi ho fatto quello che secondo me era la cosa più vicina allo spazio, sono diventato un astrofisico, ho cominciato un’attività di ricerca al CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, e ho lavorato nel campo spaziale, mi sono occupato di esperimenti che venivano lanciati nello spazio. Ed è stato proprio uno di questi esperimenti che in qualche modo mi ha aperto la strada poi all’opportunità di fare l’astronauta. Questa è successo venti anni dopo lo sbarco sulla Luna, alla fine degli anni Ottanta quando appunto la NASA e quella che era diventata proprio in quegli anni l’Agenzia Spaziale Italiana si sono accordati per una missione sullo Shuttle americano e in questo accordo c’era anche per la prima volta la possibilità di addestrare un astronauta italiano. Qui è cominciata l’opportunità vera, con un concorso nazionale per selezionare astronauti e io dopo vent’anni ho ripreso il sogno che non avevo messo nel cassetto e ho detto “vediamo come va”.

ECCO, PERCHÉ SE NON SBAGLIO IN PRECEDENZA TUTTI GLI ASTRONAUTI SIA RUSSI CHE AMERICANI ERANO COMUNQUE TUTTI I MILITARI, MENTRE A UN CERTO PUNTO HANNO DECISO DI APRIRE AI CIVILI…

Sì, in realtà era già successo dopo gli anni dell’Apollo, con l’arrivo dello Shuttle si è cominciato a scegliere anche astronauti non militari; i primi sì, quelli che erano stati sulla Luna erano tutti militari ma dopo hanno cominciato ad aprire il campo a fisici, a ingegneri, non necessariamente provenienti dal mondo della ricerca e non necessariamente militari.

QUINDI LEI AL CONTRARIO DELLA SUA COLLEGA SAMANTHA CRISTOFORETTI, PER ESEMPIO, NON È UN PILOTA…

No, io ho imparato poi a pilotare perché fa parte dell’addestramento, però non è la mia professione principale. Io sono un ricercatore, ho lavorato quindici anni al CNR e mi sono occupato prevalentemente di ricerca in astrofisica.

LEI DICEVA PRIMA CHE A QUINDICI ANNI ERA APPASSIONATO DI FANTASCIENZA…

Sì, sì, leggevo romanzi: Arthur C. Clarke, Asimov – ancora a casa ho una quantità di Urania, qualche centinaio – e ho continuato a leggerla per molti anni, adesso meno perché ho poco tempo, comunque mi piace ancora oggi

QUINDI A LEI PIACE LA FANTASCIENZA SPAZIALE, ESSENZIALMENTE…

Sì, ma non solo; prevalentemente sì, ma non necessariamente.

HA CITATO CLARKE E ASIMOV, ALTRI SCRITTORI CHE LE PIACCIONO?

Il mio preferito è Arthur C. Clarke, però come ho detto ho letto anche Asimov, la Trilogia Galattica, ho letto tutti racconti sui robot, ho letto anche Bradbury, testi meno tecnologici ma magari più poetici. Cronache marziane rimane comunque un classico.

LE DISPIACE NON ESSERE MAI ANDATO SULLA LUNA?

Be’, certo io sono arrivato troppo tardi per la Luna, nel senso che ero ancora troppo  giovane nel periodo in cui hanno fatto le missioni lunari. E certamente sono arrivato troppo presto invece per le missioni di Marte. Un po’ mi dispiace ma l’esperienza comunque che ho fatto nello spazio rimane un’esperienza indimenticabile.

LO CREDO, LO CREDO DAVVERO! MA PERCHÉ SONO STATE INTERROTTE SECONDO LEI LE MISSIONI LUNARI?

Perché l’obiettivo principale da parte degli americani era quello di battere i russi, che avevano già avuto notevoli successi perché erano stati i primi a mettere in orbita un essere umano e così via; avevano  battuto gli americani su diversi fronti e quindi gli americani hanno in qualche modo lanciato l’obiettivo di raggiungere la Luna e di arrivare primi. Quindi con questo obiettivo hanno scelto un progetto che li portava rapidamente sulla Luna, ma con grandi rischi e soprattutto con costi insopportabili.

QUINDI LEI DICE CHE DA PARTE DEGLI AMERICANI ERA SOLO UN PROGETTO POLITICO, NON SCIENTIFICO. NON STRETTAMENTE SCIENTIFICO…

Ma anche da parte dei russi! Era un’opposizione tra due potenze, per dimostrare chi era più avanzato. La parte scientifica era molto marginale, e infatti una volta raggiunto l’obiettivo non hanno continuato, sia perché era troppo pericoloso dal punto di vista proprio dei rischi sia perché era diventato estremamente costoso.

PERÒ MI SEMBRA CHE ATTUALMENTE LE VARIE MISSIONI SOPRATTUTTO INTERNAZIONALI SIANO PIÙ ORIENTATE SULLA RICERCA SCIENTIFICA…

Sì, dopo la Luna è cambiato anche il clima politico. I russi hanno scelto la loro strada che era quella di costruire basi nello spazio, hanno costruito diversi stazioni orbitanti – la Saljut, la Mir – mentre gli americani hanno scelto un veicolo tecnologico come lo Shuttle, e quindi due strade diverse. Poi a un certo punto i due si sono ricongiunti proprio nel momento in cui è stata costruita la Stazione Spaziale Internazionale, perché gli americani avevano bisogno di sviluppare la tecnologia per rimanere in orbita a lungo, cosa che i russi avevano già fatto e loro no, e i russi volevano avere accesso a tecnologie più avanzate come erano quelle americane, quindi i due interessi sì sono in qualche modo fusi in un unico progetto che è quello di oggi, cioè appunto la Stazione Spaziale Internazionale. Che oltre a russi e americani, che sono i partner principali, vede anche l’Europa, il Giappone, il Canada e così via, un programma internazionale che ha cambiato il modo di vedere lo spazio, non più come concorrenza ma come collaborazione tra diverse tecnologie.

ADESSO CI SI SONO MESSI ANCHE I CINESI…

I cinesi sono arrivati più tardi ma certamente stanno bruciando le tappe in poco tempo, facendo delle imprese molto complesse perché hanno fatto atterrare una sonda sulla parte nascosta della luna che è una impresa che nessuno aveva mai fatto prima e stanno anche pensando di portare gli uomini, i loro astronauti, sulla Luna e quindi sicuramente la Luna tornerà a essere un obiettivo importante nei prossimi anni. La NASA stessa ha deciso che tornerà sulla Luna nei prossimi anni: sembra che la Luna sia tornata di moda

QUINDI LEI VEDE BENE IL FUTURO DELL’ESPLORAZIONE SPAZIALE, SOPRATTUTTO DAL PUNTO DI VISTA DELLA RICERCA SCIENTIFICA?

Sicuramente la ricerca sarà un elemento ma credo che ce ne saranno anche altri, ad esempio quello economico. Il fatto che i privati siano entrati in questo business e si siano impegnati investendo risorse nella costruzione di veicoli spaziali è un segnale che lo spazio diventa un ambiente in cui si può immaginare anche attività privata, questo è l’altro pezzo importante. Non è escluso che sulla luna oltre andarci le agenzie nazionali ci vadano anche i privati: Elon Musk della SpaceX ho detto che lui è in grado di costruire dei veicoli per andare su Marte, e anche Bezos, quello di Amazon, ha detto la stessa cosa. Quindi anche i privati potrebbero essere dei protagonisti della corsa verso la Luna.

MA UNA COSA MI LASCIA PERPLESSO,  PERCHÉ SENTO PARLARE APPUNTO DI TURISMO SPAZIALE. MA CONSIDERANDO LA FATICA E L’ADDESTRAMENTO CHE LEI E I SUOI COLLEGHI AVETE AVUTO, NON SARÀ UN PO’ COMPLICATO PER UNO CHE VOLESSE PROPRIO FARE IL TURISTA SOTTOPORSI A QUESTO DURO ADDESTRAMENTO?

Diciamo che le prime proposte di turismo spaziale riguardano soprattutto voli sub orbitali, non esattamente la stessa cosa che fanno gli astronauti.  Si tratta di andare su con un veicolo che arriva a cento chilometri e provare l’esperienza di essere nello spazio per qualche decina di minuti, in assenza di peso.

ANDARE NELLO SPAZIO È UTILE PER I RISVOLTI CHE CI POSSONO ESSERE PER LA VITA NORMALE DELL’UOMO? IN PASSATO PER I VIAGGI SPAZIALI SONO STATI UTILIZZATI MATERIALI E TECNOLOGIE CHE POI HANNO TROVATO APPLICAZIONE ANCHE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI, PER ESEMPIO IL TEFLON. VALE ANCORA LA PENA DAL PUNTO DI VISTA SOCIALE CONTINUARE CON QUESTE ESPLORAZIONI?

Io direi senz’altro di sì, appunto lei notava che si è prodotto un avanzamento delle conoscenze sulla Terra, io potrei citarle il sistema di navigazione satellitare o semplicemente il fatto che i computer oggi sono estremamente più potenti e compatti grazie alle missioni lunari. E quindi certamente la tecnologia applicata allo spazio poi ci torna e può essere utilizzata per migliorare la qualità della vita sulla Terra, ma sarà ancora di più così nel futuro se pensiamo alla possibilità di andare a utilizzare risorse.

Lo spazio noi lo abbiamo usato solo come ambiente in cui cimentarsi o in cui lavorare,  adesso cominciano a pensare alla possibilità di trovare delle risorse. Si può trovare per esempio acqua sulla Luna e di acqua sulla Terra ce n’è in abbondanza, ma l’acqua della luna si trova già nello spazio quindi è più facile utilizzarla. Poi ci sono delle materie prime che possono essere elementi rari che sulla Terra cominciano a scarseggiare e che però sono diventati sempre di più essenziali nella produzione di tecnologie:  stanno nei telefonini, stanno nelle batterie di ultima generazione e sono in tutti quei dispositivi che noi oggi usiamo quotidianamente. Ovviamente dobbiamo verificare che ce ne sia una percentuale più alta e così possiamo continuare con risorse che potranno essere disponibili grazie al fatto che i costi dei voli spaziali si abbassano e possono diventare una spinta all’economia.

BENISSIMO! IO SO CHE LEI DOPO AVER FINITO LA CARRIERA HA COMINCIATO UN’ATTIVITÀ DI DIVULGATORE E HA SCRITTO DIVERSI LIBRI: NE VUOLE CITARE QUALCUNO CHE RITIENE PARTICOLARMENTE INTERESSANTE?

Ce ne sono due che sono freschi di stampa. Uno è uscito qualche mese fa e si chiama Voglio la Luna. È pubblicato da Editoriale Scienza ed è proprio come dice il nome un libro dedicato alla Luna, ma non solo dal punto di vista spaziale, anche un po’ le storie che riguardano la Luna – la letteratura,  le canzoni, le bandiere  - cioè una panoramica a 360° sulla Luna come immaginario. Poi naturalmente ci sono anche le missioni lunari, ci sono gli aspetti scientifici  - ad esempio come funzionano le eclissi, come funzionano le maree – e poi ci sono le esplorazioni e quello che sarà il futuro; tutto questo con dei bellissimi disegni, è davvero un libro molto carino. Invece l’ultimo, l’ultimissimo che è uscito il 30 aprile è La guida per giovani astronauti: è un po’ una specie di manuale  per chi oggi ha dieci-quindici anni che un giorno magari si troverà a vivere queste esperienze nello spazio di cui abbiamo parlato. Saranno loro quelli che faranno tutte quelle cose e ho voluto parlare di quante sono le opportunità ma anche quali possono essere le difficoltà che bisogna superare.

VORREI FINIRE CON UNA DOMANDA PIÙ LEGGERA MA DI ATTUALITÀ: LEI, CHE CI HA GIRATO ATTORNO, PUÒ GARANTIRCI CHE LA TERRA È ROTONDA?

(Ride) Sì, assolutamente sì, non c’è nessun dubbio!

LA RINGRAZIO TANTISSIMO PER LA SUA GENTILEZZA, È STATA PROPRIO UNA BELLA E UTILE CHIACCHIERATA!

Gian Filippo Pizzo

Intervista tratta dal volume La luna nell’immaginario di prossima pubblicazione per Odoya Edizioni.