JURI CASATI

Ci ha tenuti col fiato sospeso qualche mese fa con FUOCO A MILANO, un poliziesco il cui titolo inequivocabile richiama l’italianissima ambientazione: adesso Juri Casati sta per tornare con due lunghi racconti che, questa volta, ci portano lontano, al di là del grande Oceano, in quella terra di luci e ombre che è l’America. È a New York infatti che si svolgono le vicende di TRE GIORNI, TRE MORTI, mentre con ENCORE, ROOM 804 ci spostiamo nella vivace Las Vegas. E’ giunto allora il momento di conoscere meglio questo autore e i suoi lavori targati Sirena Edizioni.

CHI È JURI CASATI E PERCHÉ SCRIVE?

Ho 44 anni, faccio l’impiegato e scrivo da tantissimo tempo: è il mio hobby. E, come quelli che hanno come hobby la pesca e che partecipano a competizioni sportive, anch’io partecipo a molti concorsi durante l’anno, e nel tempo mi sono tolto anche qualche soddisfazione.

QUALI SONO I GENERI IN CUI TI IDENTIFICHI DI PIÙ?

Anche se mi sono cimentato spesso con il giallo, in realtà i generi in cui mi identifico di più sono senz’altro l’horror e la fantascienza.

ITALIA O ESTERO? TI SEI CIMENTATO CON ENTRAMBE LE AMBIENTAZIONI, QUALE TI È PIÙ CONGENIALE?

Io penso che l’estero sia uno scenario più facile, non tanto da scrivere, quanto da leggere. Come osservò il grande scrittore Carlo Fruttero, è difficile pensare che un disco volante atterri a Lucca, è più facile pensare a un suo atterraggio nella grande provincia americana. Si tratta più che altro di una questione di “immaginario collettivo”, e l’immaginario collettivo di molte storie – il suo sfondo per così dire “naturale” – non è, secondo me, l’Italia.

CON LA SIRENA EDIZIONI HAI PUBBLICATO TRE RACCONTI LUNGHI, È UN FORMATO CHE TI È CONGENIALE? HAI SCRITTO O PENSI DI SCRIVERE UN ROMANZO?

Sì, il racconto lungo è un formato che è adatto al tipo di narrazioni che faccio in questo periodo. Devo dire che nel corso degli anni i miei racconti sono diventati sempre più lunghi. I primi che ho scritto erano infatti di poche migliaia di battute, quattro o cinquemila. Gradualmente, negli anni, ho “preso la mano” e oggi racconti di meno di trenta quarantamila battute non riuscirei proprio più a scriverne. Negli ultimi anni sono arrivato a scrivere anche due romanzi, uno di genere fantascientifico che si intitola QUELLA STRAMALEDETTA GIORNATA DI IERI e che non ha ancora un editore, e un romanzo di genere horror che si intitola LO STRANGOLATORE DI LITTLE ROCK e che è in lettura presso varie case editrici, una delle quali si è detta interessata… incrociamo le dita.

DA AUTORE E DA LETTORE, COSA NE PENSI DEGLI E-BOOK E DEL DIGITALE?

Non sono un nativo digitale. La mia generazione è stata l’ultima nata prima dell’esplosione di internet e, con essa, del fenomeno e-book. Affettivamente sono quindi legato alla carta. Le cose però cambiano. E sappiamo tutti che l’e-book, nonostante in termini di volumi rappresenti ancora una piccola frazione del mercato editoriale italiano, sia un modo di fruizione di libri in costante crescita e che anzi, in alcuni settori dell’editoria – in primis quello dei quotidiani, e a seguire quello dei testi scolastici – esso rappresenti inevitabilmente il futuro prossimo. Davanti a questa prospettiva sarebbe sciocco non avvicinarsi al digitale. Peraltro come autore quasi esordiente come sono io, l’e-book apre anche notevoli prospettive di pubblicazione che l’editoria tradizionale non è più in grado di garantire. Inoltre, se esistono fenomeni musicali planetari nati su YouTube e al di fuori delle case discografiche tradizionali, perché una cosa del genere non potrebbe verificarsi con i libri?

HAI NEL CASSETTO NUOVI PROGETTI CHE RIGUARDANO LA TUA ATTIVITÀ DI SCRITTORE?

Io partecipo di continuo a concorsi di scrittura sia con racconti sia con romanzi. In questo momento sto scrivendo un altro romanzo con il titolo provvisorio L’ultimo vampiro di Inghilterra e sto progettando anche un romanzo di fantascienza sul disastro di Seveso del 1976.

A cura della redazione de La Sirena Edizioni