ANDREA FRANCO, I GIALLI E …LA TOSCA

E’ tra le punte di diamante delle collane da edicola della Mondadori. Uno scrittore di thriller, e non solo, che convince e che ha ancora tanto da dire. Andrea Franco, romano, classe ’77, ama i romanzi gialli di ambientazione storica, l’avventura e la science fiction. Grande è la passione per il pianoforte, che ha iniziato a studiare da bambino. Ritiene che la narrativa gialla italiana non sia da meno a quella americana e ha vinto il Premio Tedeschi Mondadori nel 2013 con il romanzo “L’odore del peccato” cui ha fatto seguito “L’odore dell’inganno” e “Il peccato e l’inganno” (Oscar Gialli Mondadori). Andrea pubblica anche per Segretissimo Mondadori la serie “El Asesino” ad oggi composta dai romanzi “Confine di sangue”,  “Protocollo Pekić” e alcuni racconti. Tra le altre case editrici ha pubblicato anche per Delos Books, Mondoscrittura, Hobby & Work. Svolge abitualmente il lavoro di editor (www.francoservizieditoriali.com). Oltre a scrivere e leggere libri ed essere musicista, è appassionato di opera lirica, di Puccini ma anche del pop di Elton John e dei Dire Straits. E’ un tifoso della Ferrari ed è un alfista (è legato in particolare all’Alfa 33 che possedeva da ragazzo). Tra le arti marziali ha praticato il kung fu. Gli piacciono i giochi di ruolo, il cinema e le serie tv. Winona Ryder è l’attrice che predilige mentre il film preferito è Braveheart (Cuore impavido) di Mel Gibson.

Dulcis in fundo, Andrea con la sua compagna Ana ha avverato un altro suo sogno: ha messo su, a Roma, il Ristorante Enoteca Tosca ( guarda caso per uno che ascolta Puccini…) nel quale l’avventore  può trovare  una ricca carta di vini pregiati, gustose birre artigianali e whisky celebri oltre a piatti rinomati. Ci sembra superfluo sottolineare che nel locale non mancano mai presentazioni di libri ed eventi culturali.

IL PERSONAGGIO PIU’ IMPORTANTE DELLA TUA PRODUZIONE NARRATIVA E’ SICURAMENTE MONSIGNOR ATTILIO VERZI, L’ALTO PRELATO “DETECTIVE” PROTAGONISTA DE “L’ODORE DEL PECCATO”, INDAGINE NELLA ROMA PONTIFICIA DI META’ OTTOCENTO. CON QUESTO ROMANZO NEL 2013 TI SEI AGGIUDICATO IL PREMIO TEDESCHI COME MIGLIOR GIALLO INEDITO. CI VUOI DIRE COME HAI DATO VITA ALLA STORIA E A MONSIGNOR VERZI?

Be’, per dire come nasce devo tornare un po’ indietro. Nel 2009 mi capita di acquistare e leggere un libro fantastico: “Storia avventurosa della Repubblica Romana”, di Stefano Tomassini. Mi sono del tutto perso in quel mondo, ho vissuto le vicende di Roma insieme a personaggi fantastici, Mazzini, Garibaldi, Mameli, Ciceruacchio, Colomba Antonietti e tanti altri. Da quel saggio ho scritto un romanzo intitolato “1849: guerra, delitti, passione” (Delos Digital). E ho continuato quindi a studiare il periodo, imparando ad amare personaggi unici come il Ciceruacchio o le mille sfaccettature di un Papa che è passato alla storia (Pio IX). Così, quando iniziai a pianificare un progetto per un romanzo (e una serie) per partecipare al Premio Tedeschi Mondadori, il periodo storico aveva scelto me. Tornai indietro di pochi anni (1846) per far coincidere il primo romanzo con l’elezione del nuovo pontefice e mi limitai, a quel punto, alla definizione del personaggio. Il nome è un omaggio a un vecchio caro amico che non c’è più, un uomo che contribuì ad alimentare la mia passione per i libri, quando ero un ragazzo. Si chiamava Attilio, era un maître e con lui ho passato giorni interi a giocare a tressette insieme a mio padre. Mi regalò alcuni vecchi Urania.

OK, QUALI SONO LE  PARTICOLARITA’ DI ATTILIO VERZI?

Le altre caratteristiche di Attilio Verzi le ho prese un po’ da me, un po’ da chi mi sta attorno, dai libri letti, dai film… La sua caratteristica principale, possedere un olfatto molto sensibile, non c’entra nulla, tra l’altro, col romanzo di Suskind. I due personaggi sono molto diversi, tra l’altro. Mi serviva solo un modo per renderlo unico e ho scelto questo senso, perché si presta molto a dare vita alle idee di un Attilio con un carattere forte e allo stesso tempo molto critico e incerto. Attilio crede nell’amicizia, nella correttezza, è ostinato anche quando non dovrebbe esserlo. Non ama i compromessi, ma dovrà iniziare a comprenderne l’efficacia.

COME LO HAI COSTRUITO E QUALI SONO GLI ALTRI PERSONAGGI IMPORTANTI CHE LO CIRCONDANO?

Per me vale la regola che un personaggio non è solo se stesso, ma sé in relazione al mondo che lo circonda, alle altre persone. E così per costruire Attilio Verzi ho costruito un insieme di tanti personaggi che aiutano a definire meglio i contorni del protagonista. Il capitano delle Milizie Agostino Iacoangeli, la madre superiora Rebecca Fois, la sua spalla Augusto Giani. Ma anche lo stesso Pio IX o personaggi meno “limpidi”, come il sacerdote Rusconi, il parroco Riccardo Santinelli e con loro molte figure, positive e no, del passato di Verzi. Insomma, per costruire Verzi ho dovuto fare un affresco complesso, tratteggiando decine di altri personaggi che con lui interagiscono. Ma le cose non sono così semplice. Molti equilibri cambieranno e Verzi si metterà in gioco spesso su vari fronti, soprattutto privati.

QUALI SONO I TUOI MODELLI STILISTICI E LETTERARI?

Modelli? Dovrei fare elenchi lunghissimi, perché ogni libro mi ha lasciato qualcosa, nel bene o nel male. I libri che maggiormente amo leggere sono quelli di Ed McBain, nel giallo, ma la mia scrittura è di certo influenzata da molti altri: Follett, Wilbur Smith, Eco, Baricco, Asimov, Tolkien e tanti, tanti altri. Sarebbe un elenco molto lungo.

CON L’ATTRICE E REGISTA MONICA FALCONI HAI MESSO IN SCENA LO SPETTACOLO TEATRALE “LUI TORNA SEMPRE”, TESTO DRAMMATICO, LA CUI ULTIMA RAPPRESENTAZIONE E’ STATA IL 31 LUGLIO AL TEATRO MANHATTAN DI ROMA E CHE TORNERA’ IN AUTUNNO IN VARIE LOCATION. CE NE VUOI PARLARE?

Prima del 2018 mi ero avvicinato al teatro solo da spettatore o da amante dell’opera lirica. Ma un po’ di tempo fa avevo iniziato a lavorare su un paio di testi. Il primo è andato in scena a maggio, “Avrei Voluto Essere”, con Valentina Corti (nota attrice tv) e Massimo Izzo, per la regia di Davide Giacinti. Con Monica Falconi avevamo in progetto un nuovo lavoro e lo abbiamo concretizzato tra la primavera e l’estate. “Lui torna sempre” è un monologo drammatico che volevo scrivere da tempo e che prende spunto da un romanzo che ho scritto nel 2014: “Lungo la via del pensiero” (Delos Digital), la vera storia del serial killer Stevanin. Uno spettacolo duro, per Monica e per il pubblico. Ora proveremo a farlo girare un po’, perché crediamo molto in questa storia.

HAI SCRITTO ANCHE OPERE FANTASY E DI FANTASCIENZA. QUANTO TI COINVOLGE  QUESTO GENERE DI NARRATIVA?

La fantascienza è il mio primo amore, da ragazzo. Seguito poi dal fantasy. Non potevo, da scrittore, trascurare questi due generi letterari, anche se la mia produzione attuale è indirizzata verso altri lidi. Ho pubblicato il romanzo breve “Il signore del Canto” (Delos Books) nel 2009 (seguito da un’altra storia uscita solo in digitale) e ho coronato il sogno di una pubblicazione di fantascienza con l’editore Mondoscrittura: “Senza Preavviso”. L’Andrea Franco scrittore nasce con un sogno: pubblicare su Urania, magari vincendo proprio il Premio Urania. Magari un giorno… chissà! Sono passati venti anni da questo proposito, ma i sogni non hanno scadenza, no? Quando mi deciderò a partecipare ne riparleremo!

PRIMA ANCORA CHE SCRITTORE SEI UN MUSICISTA. CHE RAPPORTO C’E’ TRA LE DUE ARTI? QUALE TI HA DATO MAGGIORE APPAGAMENTO?

Vero. A cinque anni chiesi di studiare il pianoforte e fui accontentato. Quindi posso dire, 36 anni dopo, che la cosa che ho fatto di più in vita mia è proprio suonare. E per oltre 15 anni è stato anche un mestiere, avendo suonato in oltre 700 occasioni diverse (pianobar, matrimoni, feste, balere e così via). Oggi suono per diletto (anche se ho dovuto abbandonare due rock band per troppi impegni) e mi limito a comporre le colonne sonore dei miei spettacoli. Che rapporto c’è? Non so. Nel mio caso il rapporto è che fanno parte della mia vita, musica e scrittura, e senza di loro non so immaginarmi. Suono e scrivo da sempre, dall’età di 5 anni. Quando suono mi rilasso, i pensieri volano via, potrei suonare per ore senza stancarmi mai. Scrivere è una grande passione e sicuramente mi impegna di più, anche a livello fisico e mentale. Le maggiori soddisfazioni le ho avute dalla scrittura. Semplicemente, perché scrivo meglio di quanto non suoni. Sono due fonti di piacere assoluto. E mi servono entrambe.

TRA L’ALTRO HAI PUBBLICATO VARI SAGGI SULLA MUSICA LIRICA…

Sì, amo molto la lirica. Pensate che quando con la mia compagna abbiamo aperto il nostro ristorante lo abbiamo chiamato “Tosca”. Ho scritto dei piccoli manuali con un intento preciso: fare avvicinare più persone possibile a questa forma d’arte, cercando di stuzzicare la curiosità della gente con aneddoti, retroscena, e dando a tutti una chiave di lettura che possa facilitare l’ascolto e la nascita di una nuova passione.

E POI C’E’ IL PERSONAGGIO DI SEGRETISSIMO MONDADORI “EL ASESINO”, SCRITTO DA REY MOLINA, ALIAS ANDREA FRANCO, CHE E’ UN PO’ IL TUO ALTER EGO. INFATTI, IL PROTAGONISTA AMA LA MUSICA CLASSICA. QUANTO TI RAPPRESENTA E QUAL E’ LA SUA PROSSIMA AVVENTURA?

Sicuramente è il personaggio tra i tanti che ho creato più vicino a me. Ama l’opera, ama il whisky, fa kung fu (ho fatto arti marziali per molti anni), il suo compagno di avventure è un lettore forte. Insomma, ci ho messo un po’ di me. Sono usciti due romanzi e il terzo è in arrivo a novembre 2018: “La collina dei trafficanti. El Asesino” vi aspetta in edicola tra pochi mesi!

MAURIZIO DE GIOVANNI CON “IL PURGATORIO DELL’ANGELO”, JOEL DICKER CON “LA SCOMPARSA DI STEPHANIE MAILER”, DOLORES REDONDO CON “TUTTO QUESTO TI DARO’” (PREMIO BANCARELLA 2018), SONO SOLO ALCUNI DEI NOIR PRIMI NELLE CLASSIFICHE DEI LIBRI PIU’ VENDUTI IN QUESTE SETTIMANE. E’ UN PERIODO DI GRANDE INTERESSE ATTORNO AI NOIR, CHE IDEA TI SEI FATTO IN MERITO?

Sono storie che uniscono diversi aspetti e forse per questo motivo attirano un gran numero di lettori. Personaggi interessanti e non banali, tinte di giallo (e il mistero non guasta mai), temi attuali ai quali ognuno può sentirsi vicino. Poi, le mode non spesso hanno risposte semplici. Spero solo che i lettori cerchino sempre la qualità, prima che la tendenza. Solo così possiamo puntare a lavorare sempre nel migliore dei modi.

PARLIAMO DEL PREMIO GRAN GIALLO CITTA’ DI CATTOLICA. FAI PARTE DELLA PRE-GIURIA: COME SONO STATI GLI ELABORATI? E IL RACCONTO DEL VINCITORE DI SCILLA BONFIGLIOLI, “NON SI UCCIDONO I DODI”, QUALI CARATTERISTICHE HA? COSA CONSIGLI A QUANTI INTENDONO PARTECIPARE AL PREMIO?

È un premio molto importante e partecipare con l’organizzazione è sempre un grande onore e un piacere. Gli iscritti sono sempre numerosissimi, quest’anno ben 108, e la lettura non è semplice, ma veniamo ripagati quando tra tanti lavori emergono vere perle. E una perla era il racconto di Scilla, autrice che conosco da molti anni e con la quale in passato ho collaborato, quando curavo la collana Fantasy Tales. Per vincere un premio tra tanti iscritti un racconto deve avere una caratteristica precisa: essere unico, riconoscibile. “Non si uccidono i dodi” rimane impresso, più di ogni altro. Ed è scritto magistralmente. Per questo ha vinto: perché lo meritava senza dubbio. Consigli? Leggete tanto e non siate approssimativi o dilettanteschi. Scrivere è un lavoro. Duro. E per emergere ci si deve impegnare al massimo, non è un passatempo. Non improvvisatevi, insomma, in quanto ciò non porta a nulla. Chi ha talento e chi studia per diventare uno scrittore alla fine emerge sempre.

IN UN’INTERVISTA A RADIO TALPA A CATTOLICA (TENUTA INSIEME A DIEGO LAMA E DIEGO DI DIO) HAI RIFERITO CHE STAI LAVORANDO A VARI PROGETTI TRA CUI…

Be’, sto finendo il terzo romanzo con Monsignor Verzi e con lui sto anche finendo un racconto per un’antologia del Giallo Mondadori. Sto poi studiando per un romanzo diverso, impegnativo, con una fase di ricerca entusiasmante. Ne parlerò a settembre con un agente letterario in gamba e vedremo come muoverci. Vorrei che uscisse, con un editore importante, a gennaio 2020. Perché questa data? Be’, non posso svelare tutto in questo momento. Ma non è buttata lì a caso!

Grazie per la bella intervista!

GRAZIE A TE PER IL TEMPO CHE CI HAI DEDICATO.

Filippo Radogna