UIRONDA

Torna per Kipple Officina Libraria la collana K_Noir, con alla guida Andrea Vaccaro che subito ci mozza il fiato con una raccolta di otto racconti e due romanzi brevi di Luigi Musolino: UIRONDA (formato ePub e Mobi, 272 pagine, 3.95 €; formato cartaceo, 248 pagine, 15.00 €).

La deriva weird che percorre l’intera raccolta è ambientata per lo più nella provincia italiana, che sa però mescolarsi anche ai luoghi esotici di frontiera ha i caratteri disturbanti delle oscurità percorse dalle cattive volontà, un modo nostrano di approcciare alle ombre e alle introverse venature splatter dei suoi personaggi che non può avere riscontri all’estero. Istantanee di plastica rassicurante che si trasformano presto in altro, incubi ineccepibili di assurdità fantastiche che portano dritte in uno dei mondi adiacenti, quasi identico al nostro ma che ha i connotati dell’incubo, del weird, del Male che ha radici così arcaiche da non essere conoscibili. Due romanzi brevi e altri otto racconti sono le pietre miliari che compongono questa quasi discesa orizzontale nei meandri dell’altro, dove i luoghi sono vuoti e contemporaneamente densi della materia dei sogni.

L’introduzione è del curatore di collana, mentre la splendida copertina segna l’ingresso in Kipple di Franco Brambilla, inconfondibile autore di tutto il genere fantastico, copertinista della collana Urania di Mondadori.

Esplorazione. Cos’è la letteratura se non l’esplorazione, la ricerca e il superamento di nuovi confini? UIRONDA di Luigi Musolino è anche un luogo, ma in primis è un confine, un confine tra la luce e l’oscurità, tra il noto e l’ignoto. Uironda è la Paura, ma non quella dell’oscurità o dell’ignoto stessi, ma quella più grande, quella della scelta. Scegliere se compiere il salto, assumersi la responsabilità, o più semplicemente reificare le proprie paure e cedere all’orrore. Difficile trovare un nero più nero (come una “notte nella notte”, proprio per citare uno dei racconti della raccolta) di quello in cui ci troviamo “impeciati” in queste dieci storie, dai toni cupi e spesso disperati (spesso ma non sempre, a volte s’intravede un flebile spiraglio di speranza, magari proprio nell’accettazione di quel nero più nero). A rendere questo nero ancora più oscuro e affascinante è il linguaggio, lo stile di questi racconti, che pur partendo da un tessuto realistico nonché contemporaneo, si contorce, come una pianta rampicante, sino ad avvolgerci e catturarci per poi scaraventarci in una nuova dimensione, grazie anche all’uso di termini desueti, di onomatopee, con il loro richiamo a suoni ancestrali.

Per avere un’idea di cosa vi aspetta all’interno della raccolta, date una lettura a questo estratto:

“Per molteplici notti adolescenziali Umberto Barbieri era stato perseguitato da un sogno di lamiere accartocciate.

Osservava il terribile incidente dall’alto di un ponte autostradale – la macchina grigia che sbandava al centro della corsia, il camion che sopraggiungeva in un luccichio di cromature, lo schianto inevitabile avvolto dai cristalli infranti – e l’attimo successivo si ritrovava sulla scena dell’impatto, salutato dall’odore di combustibile e catrame.

Nel camion non c’era nessuno.

Nell’automobile, incastonato tra volante e sedile del guidatore come un’orrenda fisarmonica di carne, c’era il suo cadavere maciullato, la testa rotta adagiata tra manopola del cambio e freno a mano, i capelli una zazzera sanguinolenta.

Palpebre semichiuse e immobili di un santo-mummia.

Ticchettio di metallo bollente e zaffate di benzina.

S’adoperava per spalancare la portiera – nel sogno gli sembrava doveroso mettere in sicurezza il proprio corpo – e quando riusciva ad aprirla l’Umberto morto sbarrava gli occhi pieni di schegge, ragliando con un ghigno da manicomio: – Ventotto. Ventotto asino cotto! Bum, testina di cazzooo!

Poi il mondo si tingeva di rosso-blu e una palla di fuoco digeriva ogni cosa, i rottami, l’autostrada, il mondo.

A quel punto si svegliava nel buio della camera. Senza gridare, senza batticuore. Semplicemente si svegliava e rimaneva a contemplare la luce ocra dei lampioni che filtrava dalle persiane, finché di nuovo scivolava nel sonno.

Col passare del tempo l’incubo ricorrente si trasformò in un’astratta convinzione, qualcosa da snocciolare la sera in birreria per impressionare gli amici.

– Morirò a ventott’anni in un incidente stradale. Sicuro. Lo sogno spesso.

Ma poi di anni ne aveva compiuti ventinove e, seppur incidentato dalla vita, di sicuro non era passato all’altro mondo.

Come per tutti gli esseri umani – anche se una buona percentuale non vuole ammetterlo – col passare del tempo e l’ingresso nell’“oltre i trenta” gli si aprivano altri scenari per la sua dipartita”.

Luigi Musolino nasce nel 1982 in provincia di Torino. All’attività di scrittore affianca quella di editor e traduttore. Nel 2008 inizia a collaborare con la Dagon Press per cui cura e si occupa delle traduzioni delle raccolte Rivelazioni in nero (2010) e Ritratti al chiaro di luna (2010) di Carl Jacobi. Tra le sue altre traduzioni più importanti i romanzi I vermi conquistatori di Brian Keene (Edizioni XII, 2011; Mondadori, 2014) e Torture sottili di Lisa Mannetti (Kipple Officina Libraria, 2016).

Come scrittore si impone all’attenzione del pubblico come vincitore di molti concorsi letterari, tra cui il Trofeo RiLL due volte, nel 2010 e nel 2012, e il Premio Hypnos nel 2016. Nel 2014 e nel 2015 vengono pubblicati due volumi dal titolo Oscure Regioni, antologia di venti racconti in due volumi edita da Wild Boar Edizioni, che si configura come un disturbante viaggio regionale alla scoperta delle leggende e delle creature dell’immaginario folcloristico italiano.

Suoi racconti sono stati pubblicati in America, Irlanda e Sud Africa.

k_noir è la collana di Kipple Officina Libraria, diretta da Andrea Vaccaro, dedicata alle contaminazioni noir con le espressioni più innovative del weird, alle sue mutazioni e ai furori che esplorano i confini della narrativa più esasperatamente umana e, contemporaneamente, più disumana che esista.

Buona lettura.

A cura della redazione