IL CINEMA DI GENERE DI UMBERTO LENZI 05 – PARTE 05

Il cinema dell’orrore secondo Umberto Lenzi – Parte 05

La casa del sortilegio (1989) (che spesso è citato come La casa dei sortilegi) è un horror di atmosfera molto ben fatto ed è un vero peccato che abbia avuto scarsa diffusione. Il soggetto è di Umberto Lenzi che si avvale di Gianfranco Clerici e Daniele Stroppa per la sceneggiatura. La fotografia cupa e notturna è opera del diligente Giancarlo Ferrando, mentre la musica è dell’argentiano Claudio Simonetti (che si firma Claude King). Interpreti: Andy J. Forest, Maria Giulia Cavalli, Sonia Petrovna, Maria Stella Musy, Paul Muller e Alberto Frasca.

La storia vede protagonista un uomo vittima di un incubo ricorrente che purtroppo per lui si trasforma in un’orribile realtà. Pure questa pellicola si caratterizza per atmosfere claustrofobiche da horror ossessivo e inquietante che vive i suoi momenti migliori nelle numerose sequenze splatter. Lenzi dirige attori ben calati nella parte, soprattutto il protagonista Andy J. Forest che tratteggia a dovere la figura di un uomo perseguitato da una strega. La pellicola è ben ambientata in una villa di campagna vicino Firenze e comincia con il sogno ricorrente di Luca, perseguitato da un’orribile strega che getta in un paiolo la sua testa mozzata. La strega è Maria Giulia Cavalli che Lenzi trucca a dovere per farla sembrare proprio una megera senza denti e dall’aspetto inquietante. Luca è un giornalista e la cognata Elsa è il medico che gli consiglia un periodo di riposo, ma pure la moglie Marta decide di andare in campagna per recuperare un matrimonio che va male. Il viaggio in auto verso la casa dove passeranno le vacanze vede subito una bella sequenza splatter con uno spettacolare incidente d’auto e due uomini che muoiono nel fuoristrada. La casa dove Luca e Marta decidono di vivere per un certo periodo è la stessa casa che da sei mesi appare in sogno al marito. Il padrone è un pianista inglese cieco che vive là insieme alla nipote Sharon e ci immergiamo nel mistero quando lui parla di un sortilegio legato a quel posto. Poco dopo chiarirà che venti anni prima dentro alle pareti della casa trovarono lo scheletro di una giovane donna del 1600: le ossa di una strega.

Il film è un horror soprannaturale, una storia di streghe che tornano dal passato e Lenzi è molto bravo a creare un’atmosfera credibile. Luca vede dalla finestra di camera che la strega del suo incubo colpisce un prete con una spranga di ferro, una musica sepolcrale sottolinea l’azione, ma quando scende in giardino c’è solo un gatto nero con una zampa insanguinata. Il giorno dopo assisterà ai funerali del prete e tutti diranno che l’uomo è morto in un incidente stradale. Luca incontra Sharon, ma vede anche la moglie vagare come una sonnambula in giardino con una mano insanguinata e per questo sospetta subito di lei. Tutto il film vive di questa caccia alla strega che a un certo punto sembra essere proprio Marta, ma sarebbe troppo facile.

Gli effetti speciali sono molto buoni e comprendono piume che volano, specchi che si rompono, vasi distrutti e la casa sconvolta da un vento surreale. Lenzi cita pure La visione del sabba di Marco Bellocchio (1998), film di grandi pretese ma senza dubbio peggiore di questo, pure perchè troppo intellettuale. Alla villa arrivano anche la cognata Elsa e la figlia che si fa raggiungere di nascosto dal fidanzatino che sarà la seconda vittima. La notte è scossa da una fragorosa risata da strega, il ragazzo corre spaventato, incontra una civetta, sente ridere ancora e alla fine la strega lo colpisce più volte con un paio di cesoie.  Il ragazzo finisce nel pozzo, mentre la strega si fa ammirare in tutta la sua bruttezza fatta di capelli bianchi e crespi, un volto raggrinzito e la bocca sdentata. Lo zio subisce un collasso, le piante della serra muoiono e resta solo puzzo di zolfo, la moglie di Luca sviene e si sospetta ancora di lei. Muore anche la figlia della cognata mentre cerca il fidanzato che le appare più volte ma è opera della strega che scatena pure assurdi fenomeni atmosferici. Un teschio oscilla come un pendolo, si odono grida, uno scheletro cattura la ragazza e la uccide con un coltellaccio. La testa della ragazza viene ritrovata mozzata nel pentolone ed è la mamma che la scopre, mentre Marta vaga per la casa con una carta insanguinata tra le mani. Altri fenomeni surreali ben descritti dal regista sono un’assurda nevicata in cantina e la ragazza che appare ancora una volta alla mamma. La prossima vittima è proprio Elsa che viene picconata al petto mentre cammina nel parco. Quando la moglie di Luca si trasforma in un gatto nero i sospetti diventano certezze e il marito è così sicuro della sua colpevolezza che la fa sbranare da un cane. Il pianista cieco si suicida con un colpo di pistola alla tempia e lascia una lettera per i carabinieri dove confessa di aver ucciso tutti lui per vecchi rancori. “La confessione è falsa” dice il carabiniere “perché nessuno crede più alle streghe”. Luca e Sharon vanno via insieme e finiscono per fare l’amore in un albergo, ma al risveglio la ragazza è sparita e l’uomo si mette alla ricerca. A questo punto Luca rivive il suo sogno che lo porta di nuovo alla casa dove in cucina trova la vera strega vicino al paiolo che non era la moglie, ma Sharon. L’incubo si avvera fino in fondo: uno scheletro con il teschio coperto da vermi decapita Luca e la sua testa finisce nel pentolone. La moglie era solo una sonnambula, mentre Sharon era la vera strega, partorita da una megera che la mise al mondo insieme a una serpe. Lo zio si era ucciso perché aveva intuito la verità e sapeva che anche la nonna di Sharon era una strega, bruciata viva nel fienile e murata dentro la casa.

In definitiva un buon lavoro televisivo che non poteva passare sulle reti Mediaset proprio per colpa dei suoi pregi migliori e delle sequenze efferate di omicidi ad alto tasso di splatter. Una chicca da recuperare per gli appassionati che godranno anche di una bella trama horror e di un’insolita e originale storia di streghe contemporanee.

(5/5 – continua)

Gordiano Lupi