WALTER DE STRADIS… TRA GIORNALISMO “POP”, MUSICA REGGAE E SF

Walter De Stradis torna in libreria con il saggio-intervista dedicato al musicista visionario Antonio Infantino dal titolo “Nella testa di Antonio Infantino” (Edizioni Villani, 2017). Walter vive e lavora a Potenza, è un valido giornalista, curioso e attento alle dinamiche sociali e politiche non soltanto della sua realtà regionale. E’ anche un fantasioso autore che riesce a spaziare nella saggistica e nella narrativa fantastica e mainstream, oltreché un dinamico presentatore radiofonico esperto, come pochi, di musica reggae e popolare. Sabato 9 dicembre Walter ha presentato, con l’editore Franco Villani, alla “Fiera della piccola e media editoria” – nel futuristico Roma Convention Center “La Nuvola” all’Eur -, il suo ultimo e apprezzato lavoro sul geniale musicista lucano Antonio Infantino, appartenente al mondo della world music, che nella metà degli anni ‘70 fondò il noto gruppo di musica popolare “I Tarantolati di Tricarico” e che purtroppo è venuto a mancare qualche giorno fa. Nel testo De Stradis traccia un’ampia biografia del poliedrico artista, presentando anche una lunga e puntuale intervista oltre che varie interessanti testimonianze tra cui quelle preziose di Eugenio Bennato, dei 99 Posse e Teresa De Sio. Abbiamo conversato con il giornalista-scrittore potentino, addentrandoci nei suoi molteplici interessi culturali e artistici.

WALTER, SEI ANZITUTTO UN GIORNALISTA. COME E DOVE NASCE QUESTA TUA PASSIONE CHE POI E’ DIVENUTO IL TUO LAVORO?

E’ la passione di una vita. Da bambino non riuscivo a immaginare un futuro diverso, per me. Concretamente, però, ho avuto modo di iniziare dalla musica. Ho iniziato con una webzine dedicata al reggae (modestamente, una delle prime), che era ricca di recensioni e interviste. Poi sono passato alla radio locale, e poi – cominciando a occuparmi di cronaca, costume e politica – alla tv (sempre locale) e poi alla carta stampata.

L’ESPERIENZA PIU’ IMPORTANTE E’ QUELLA, CHE PORTI AVANTI TUTT’ORA, DEL SETTIMANALE “CONTROSENSO BASILISICATA”, CE NE VUOI PARLARE?

E’ il più longevo e il più letto free press lucano. Su quel settimanale, di cui sono direttore responsabile, ormai da tempo immemorabile, abbiamo sperimentato con successo varie formule, a cominciare dal “giornalismo pop” (come lo chiamo io), ovvero la pubblicazione di notizie con richiami all’immaginario collettivo del cinema, della musica e dei fumetti.  Una delle nostre caratteristiche più riconoscibili, ad esempio, è rappresentata dalle prime pagine con “riadattamenti” di celebri locandine cinematografiche, rimontate con i “volti noti” della politica lucana e nazionale. E’ il nostro “format” più copiato. Abbiamo poi cercato di reinventare anche la formula dell’intervista, con la fortunata serie delle “Interviste a Pranzo”, che – non lo dico certo io – sembra essere diventata il “Porta a Porta” lucano. Al primo posto, naturalmente, c’è la rigorosa ricerca delle notizie e una scrupolosa e onesta analisi delle stesse, grazie al  grande coraggio di un editore infaticabile e la preziosa collaborazione di giornalisti e opinionisti molto pepati e preparati. 

E POI HAI PUBBLICATO VARI LIBRI TRA CUI L’ANTOLOGIA “IL RACCONTICIDA E ALTRE STORIE” (PUBLICOM, 2013) CHE PARTE DA QUESTIONI QUOTIDIANE E SI IMMERGE NELLA FANTASCIENZA, NELL’HORROR, IN STORIE POLIZIESCHE E IN VARIE ALTRE AMBIENTAZIONI BIZZARRE…

La raccolta uscì inizialmente in abbinamento proprio al settimanale “Controsenso Basilicata” e poi è stata ripresa dalla Arduino Sacco Editore. In quel libro ho raccolto racconti scritti in vari periodi (alcuni erano apparsi sul “Frigidaire” di Vincenzo Sparagna), sono andato a ruota libera, ma se li guardi bene, ci sono personaggi e ambientazioni che ritornano nelle storie (così come in mie altre produzioni letterarie). Ci sono vari spunti per alcuni romanzi, che nella mia testa è come se fossero già usciti, ma nella realtà no. Anche da piccolo mi divertivo a disegnare fumetti su una qualche vecchia agenda, senza partire da un vero “inizio”, ma come se fossero serie già avviate e conosciute dal “pubblico”.  Molti dei racconti presenti nel libro – per quanto autoconclusivi e perfettamente comprensibili – in realtà nella mia mente appartengono ciascuno a una “serie” specifica, che – chissà – prima o poi potrebbe anche vedere la luce. Ad esempio, il personaggio dell’oscuro e potente politico Remigio Palombo è già riapparso in alcune mie altre cose….

IL TUO RACCONTARE E’ ANCHE UN MODO PER FARE DELLA SATIRA SOCIALE…

Ho sempre visto la fantascienza – che non a caso in America si chiama anche “speculative fiction” – come una raffinatissima forma di satira politica e sociale. Sono uno di quelli che ritiene “1984” di George Orwell un romanzo di fantascienza. Che cos’è – se non satira – saper prevedere, prevenire e stigmatizzare le derive socio-tecnologiche cui si sta avviando l’umanità? I miei racconti di fantascienza vanno sicuramente in questa direzione. Come anche quelli horror.

SEI UN ESPERTO DI CINEMA FANTASTICO, TANTO DA AVER DEDICATO AL FILM CULT “1997: FUGA DA NEW YORK” DI JOHN CARPENTER UN TUO SAGGIO. QUAL E’ STATO L’INTENTO DI QUESTO VOLUME? CHE TAGLIO GLI HAI DATO?

Quel volume è nato con l’intento da parte della Arduino Sacco Editore di dar vita a un’intera collana (“Ritratti di Cinema”) che avevo ideato con quel mio vecchio editore, in cui ogni libro sarebbe stato dedicato a un film specifico. Ogni volume avrebbe dovuto contenere un saggio sul film trattato e un racconto ispirato a esso. In questo primo volume (non saprei dire se ne sono usciti altri), mi occupai appunto del capolavoro di Carpenter. In particolar modo, mi sono divertito a scrivere il racconto (anche qui di fantascienza), immaginando una sorta di “prequel” apocrifo di “1997 – Fuga da New York”. Il mio personaggio – un farabutto al pari di Jena Plissken, forse di più – si chiamava “Tesla” Concklin. Fu un’operazione fatta con grande rispetto e grande amore per il film di Carpenter. Avevo già pronta una mia versione particolarissima dei  vari “Frankenstein contro Dracula”…

PASSIAMO A UN’ALTRA ATTIVITA’ CREATIVA DI CUI TI OCCUPI, LA RADIO. A “RADIO POTENZA CENTRALE” CURI UNA RUBRICA MOLTO SEGUITA CHE VIENE TRASMESSA IL LUNEDI’ SERA TRA LE 20 E LE 21,30, INTITOLATA “I VIAGGI DI GULLIVER – MUSICA E CULTURE DAL MONDO”. E’ UNA MANIERA DI VIAGGIARE NELLA MUSICA E NELLA LETTERATURA. HAI UN GENERE PRECISO DI BRANI MUSICALI E LIBRI CHE PRESENTI? COME LI SCEGLI E COME GIUDICHI QUESTA ESPERIENZA?

La trasmissione è dedicata principalmente alla musica, ma spesso e volentieri mi piace dare spazio a libri e fumetti. Quando ho a che fare con i libri e con i loro autori, scelgo principalmente su tre basi. La prima, è il fattore “Basilicata” (o perlomeno “Sud”: cerco di dare spazio e visibilità in primis ai miei conterranei, perché essere scrittori qui da noi non è facile), e poi – certo – mi regolo in base agli argomenti che prediligo: “musiche dal Mondo”, fantascienza, horror… Questa esperienza la giudico molto positivamente: trovo divertente, utile, innovativo e stimolante – ad esempio – far in modo che gli autori leggano in diretta dei passi dei loro libri, col sottofondo musicale adeguato. L’autore di fantascienza, ad esempio, leggerà i suoi brani su una soundtrack di un film fantascientifico, oppure su un pezzo elettronico. E così via.

COME SI E’ SVILUPPATA NEGLI ANNI LA TUA COLLABORAZIONE CON LA RADIO E COM’E’ CAMBIATO NEL TEMPO L’APPROCCIO DEL PUBBLICO VISTO CHE VIVIAMO IN UNA SOCIETA’ NELLA QUALE I SOCIAL NETWORK HANNO SEMPRE PIU’ ATTENZIONE?

Hai centrato in pieno. Faccio radio ormai da quindici anni, e noto che i social hanno soppiantato – quasi di sana pianta – la “messaggeria” della radio. Una decina di anni fa – anche nel corso di programmi piuttosto “di nicchia” come i miei – arrivavano decine di sms, se non centinaia. Oggi sono molto diminuiti. Una volta era la radio –specie quella locale o interregionale – il vero “social network”. La gente si “ritrovava” e comunicava lì, attraverso i messaggini letti dallo speaker. Oggi, se vuoi dare un adeguato seguito al tuo programma, devi anche tu connetterti e rilanciare – più volte – quello che fai, sui social. Ci sono i vantaggi, però: uno stesso contenuto lo puoi far “rivivere” tutte le volte che vuoi. Mentre prima, a trasmissione finita, chi aveva sentito, aveva sentito… 

SEI ANCHE UN AMATORE DELLA MUSICA REGGAE E HAI DEDICATO SAGGI E INTERVISTE A IMPORTANTI PERSONAGGI DI QUESTO GENERE MUSICALE…

Come dicevo, è partito tutto da lì. Scrivo da sempre su “Rastasnob” (il più longevo e rispettato magazine “cartaceo” italiano dedicato al reggae) e anni fa pubblicai un mio libro su Bob Marley (“Tutti gli uomini del Re” – Arduino Sacco Editore), nel quale intervistavo i maggiori esponenti della scena reggae italiana. Spingendoli a parlare di Bob, in realtà, li spingevo, inevitabilmente, a parlarmi dei loro inizi. Ne venne fuori, pertanto, un libro sulla scena reggae italiana.

E, NEL SOLCO DELLA MUSICA SI INSERISCE IL TUO ULTIMO LIBRO. IL TESTO E’ DEDICATO AL  MUSICISTA E FILOSOFO ANTONIO INFANTINO, GRANDE VISIONARIO E FONDATORE DELLO STORICO GRUPPO DI MUSICA POPOLARE “I TARANTOLATI DI TRICARICO”. QUAL E’ IL CONTRIBUTO CHE INFANTINO HA DATO ALLA MUSICA POPOLARE?

In realtà Infantino, più che altro, ha fondato un vasto movimento socio-culturale-musicale che va ben oltre i nostri confini (in Salento il Maestro ce lo invidiano), attraverso una sua personalissima forma di espressione e ribellione culturale basata sul ritmo e il cantico del Sud (dell’Italia, ma anche del mondo). La sua non è taranta, non è tarantella, non è folk: è tutto questo e molto altro, musica tribale, ancestrale e sperimentale. La musica regionale e nazionale gli deve moltissimo, e tutti i big intervistati nel libro “Nella testa di Antonio Infantino” l’hanno riconosciuto e ammesso con gioia: lo stesso movimento “Tarantapower” ideato da Eugenio Bennato è fortemente debitore delle intuizioni di Infantino.

I TUOI IMPEGNI ATTUALI E PROSSIMI?

Sono sempre al lavoro col giornale e il programma in radio. Continuo a scrivere racconti. Per quanto riguarda i libri, beh, quando sto per pubblicarne uno nuovo, in preda alla stanchezza dico sempre “Questo è l’ultimo”. Ma poi… mi rimetto sempre al lavoro. Pertanto, come si dice, restate sintonizzati.

SENZALTRO! E LO FAREMO ANZITUTTO SEGUITANDO AD ASCOLTARE I TUOI FANTASIOSI VIAGGI RADIOFONICI DI “MUSICA E CULTURE DAL MONDO!”

Filippo Radogna