DIANA DELL’ERBA

Giovane attrice italiana, che fin dagli esordi si è fatta notare nell’ambiente sia nazionale che internazionale, Diana Dell’Erba ha lavorato con Peter Greenaway in “The Tulse Luper Suitcases II”, oltre che nei film “Rasputin” e “Il Mistero di Dante” di Louis Nero, facendo sempre tesoro di ogni esperienza per migliorarsi continuamente… tant’è vero che Nero l’ha voluta anche nel cast del suo ultimo film “The Broken Key” a fianco di un cast davvero stellare. Per conoscerla meglio l’abbiamo incontrata per voi: ecco cosa ci ha raccontato.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È DIANA DELL’ERBA?

Non esiste domanda per me più complicata. Diana Dell’Erba è una ricercatrice che si sta divertendo ad esplorare il mondo per capirne la Vera Natura.

COME HAI COMINCIATO A OCCUPARTI DI CINEMA?

Appassionata prima di fotografia e poi di recitazione, ho iniziato recitando e poi interessandomi a tutta la macchina cinematografica, affiancando la carriera da attrice a quella di fotografa di scena e assistente alla regia. Quello della recitazione è un mondo meraviglioso che può rappresentare una profonda ricerca, ma per comprenderlo ho avuto bisogno di allontanarmi un po’ da esso. Spesso, può accadere di dover guardare il totale per comprendere il particolare.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATA?

Ho lavorato parecchio in un cinema indipendente di genere grazie al quale mi sono divertita molto, ma i lavori che mi hanno appassionato di più sono sicuramente i film “più impegnati” a cui ho potuto prendere parte. Lavorare con grandi maestri come Greenaway, Bellocchio e poi Louis Nero mi ha insegnato molto, e mi ha soprattutto permesso di comprendere che il cinema può, e dovrebbe, essere considerato Arte.

RECENTEMENTE SEI ENTRATA A FAR PARTE DEL CAST DEL FILM “THE BROKEN KEY”. CE NE VUOI PARLARE?

“The Broken Key” è un film straordinario, ancor di più nel panorama italiano. In esso nulla è lasciato al caso. Ogni inquadratura, location, personaggio o battuta possono essere letti secondo diversi livelli di lettura… e tutti contribuiscono alla creazione di un disegno ampio e complesso dal quale, essendo indagato come si deve, lo spettatore potrà ricavare grandi suggerimenti per la propria vita di tutti i giorni.

COME TI SEI CALATA NELLA PARTE DEL TUO PERSONAGGIO, HAI DOVUTO FARE STUDI E RICERCHE PARTICOLARI?

Gli argomenti presenti in “The Broken Key” sono tantissimi. La particolare interpretazione di Robert Bauval del mondo egizio e diverse tradizioni legate alla Metafisica… io amo profondamente questi argomenti e sono anni che li affronto, ma “The Broken Key” è stato uno spunto straordinario per continuare questa ricerca e capire quanto essa sia collegata con il mondo del cinema e quanto sia un’importante base anche del lavoro dell’attore.

QUAL È STATA INVECE LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA RAPPRESENTAZIONE DEL TUO RUOLO?

Louis Nero sceglie gli attori vedendo in loro caratteristiche già presenti nei personaggi che ha immaginato. Dunque vestire i panni di Sarah Eve è stato molto impegnativo non tanto per il ruolo quanto per l’energia necessaria ad affrontare riprese tanto importanti. I ritmi del set sono stati molto serrati e alcune location, molto particolari, necessitavano di una grande energia. Ad esempio ho dovuto ripetere per decine e decine di volte una scalata piuttosto ripida, tanto da raggiungere, il giorno dopo, quello che penso sia il primato di acido lattico nel mio corpo mai raggiunto prima… una scena faticosa che però ho amato molto perché si svolgeva nella meravigliosa Sacra di San Michele e perché fondamentalmente mi piace molto fare la “stuntwoman”!

HAI QUALCHE ANEDDOTTO O FATTO CURIOSO DA RACCONTARE AVVENUTO DURANTE LA LAVORAZIONE DEL FILM?

Parlando di coincidenze, questo film ha visto e sta vedendo delle coincidenze incredibili. Un’immagine che mi rimarrà sempre nel cuore è una scena emotivamente molto impegnativa, nella quale il mio personaggio temeva di perdere il suo amato e doveva piangere disperatamente. Piangere è stato facile, anche grazie alla spettacolare location in cui ci trovavamo, commovente per la sua eccezionalità. Ma la cosa non mi dimenticherò mai è la catarsi avvenuta, improvvisamente. Senza che lo volessi, ad un certo punto, l’attore con cui stavo recitando si è trasformato nella mia mente in una persona per me di vitale importanza e questo mi ha stupito e colpito profondamente.

VISTO CHE HAI RECITATO A FIANCO DI GRANDI ATTORI DI FAMA INTERNAZIONALE, COME E’  STATO LAVORARE CON LORO?

E’ stato molto arricchente. Questi grandi attori sono in primis delle grandi persone che hanno avuto la possibilità ed il coraggio di scoprire moltissimo della vita.

E INVECE COME E’ STATO FARSI DIRIGERE DA UN REGISTA COME LOUIS NERO?

Louis lascia molta libertà interpretativa ai suoi attori. Ma essendo un perfezionista, soprattutto per quanto riguarda l’inquadratura e la fotografia, li “costringe” a dei tempi che richiedono molta concentrazione. Questo è un lavoro tanto difficile quanto formativo, perché non c’è cosa più straordinaria che quella di riuscire a superare i propri limiti.

DAL MOMENTO CHE “THE BROKEN KEY” E’ UN FILM DI FANTASCIENZA, QUAL E’ IL TUO RAPPORTO CON IL FANTASTICO?

Fin da piccola vivo in un mondo che in un certo senso è assolutamente fantastico. Per natura mi piace inoltrarmi nel “non manifestato”, il “non detto”. Mi piace analizzare gli sguardi, le non parole o i piccoli movimenti di coloro che ho davanti e questo mi ha insegnato tantissimo… soprattutto che siamo tutti composti dagli stessi elementi. Cambiano le “quantità” e i colori di questi elementi, ma la Natura è una.

QUALI SONO LE TUE ATTRICI PREFERITE O COMUNQUE QUELLE CHE CONSIDERI UN PO’ LE TUE “MAESTRE”?

Sono tante le attrici che ammiro ma è assolutamente la vita di tutti i giorni la mia più grande fonte di ispirazione.

QUALI SONO INVECE I TUOI REGISTI PREFERITI O QUELLI CON CUI TI PIACEREBBE LAVORARE?

Se devo sognare ad occhi aperti, mi piacerebbe molto conoscere Darren Aronofsky, Alejandro Jodorowsky, Terrence Malick o Peter Brook, maestro del mio grande maestro Mamadou Dioume a cui devo tantissimo.

A PROPOSITO DI REGISTI, NON POSSIAMO CERTO NON MENZIONARE I TUOI ESORDI CON PETER GREENAWAY. COSA PUOI RACCONTARCI IN MERITO?

E’ stata una piccola ma straordinaria esperienza. Dietro una corazza apparentemente dura si cela un vero maestro, capace di congiungersi all’Intuizione e metterla in atto, al di là di tutto ciò che lo circonda.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE TI PIACCIONO DI PIU’, CHE CI DICI?

Per tanti è difficile scegliere il proprio film preferito, per me “The Fountain 0 -L’Albero della Vita” rimane ancora il film che mi ha donato di più. Nei momenti più difficili, pensando alla bolla in cui si trova il protagonista, tutto si placa e torna il Silenzio.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Credo profondamente che i sogni si debbano tenere nel cassetto solo per continuare incessantemente ad arricchirli e perfezionarli in modo tale che, quando è giusto che capiti, possano esplodere potentemente.

Ho tanti progetti tra i quali un docu-film sulla magia del Suono Sacro, ma il progetto più grande è quello di continuare la mia ricerca fino alla fine, ed oltre… : )

Davide Longoni