FROM HELL

“I regimi che fanno ciò che De Sade approvava,

                                                                                 non approvano De Sade”

(S. Withechapel)

From Hell di Alan Moore & E. Campbell è un romanzo grafico, filologicamente accuratissimo, sulla figura di Jack lo Squartatore: che di romanzo si tratti, più che di fumetto, è testimoniato fin dal tipo di segno adottato da Campbell. Se si escludono le riproduzioni architettoniche, quelle pittoriche e le poche tavole acquerellate per ragioni di funzionalità narrativa, infatti, esso funge esclusivamente da supporto anonimo – quasi un geroglifico nero –  alla storia di Moore, evitando ogni tipo di invenzione grafica gratuita che accentri su di sé l’attenzione del lettore a scapito della narrazione (e questo, sia chiaro, va detto a suo merito); per quanto riguarda la correttezza filologica, poi, è sufficiente citare l’apparato di note in appendice a ogni volume. In pratica, tutti i personaggi sono storici – inclusi i comprimari, che vanno dai genitori di Hitler a Elephant Man, da Buffalo Bill a Crowley, da Sutcliffe a Brady.

Moore compone un vero e proprio caleidoscopio orientando però la propria bussola su di un’ipotesi precisa a proposito di Jack: questi sarebbe William Gull, medico di corte utilizzato dalla regina come sicario per eliminare le testimoni della relazione fra un membro della famiglia reale e una popolana che volevano ricattare la corona. Naturalmente, Gull possedeva doti e idiosincrasie che lo rendevano lo strumento più opportuno nelle mani di Vittoria: da un lato era un esperto e freddo chirurgo, dall’altro un massone d’alto rango e un visionario. Quel che importa notare qui è come ciò che parrebbe tragicamente elementale e spontaneo (il cosiddetto “istinto” omicida) sia invece frutto di una costruzione culturale, politica nel caso specifico, che dà il nome di Jack lo squartatore al proprio prodotto apocalittico più venduto.

“L’esperienza umana si era spinta all’estremo in quella sordida stanzetta [dove era stata sacrificata Mary Kelly], poi lo aveva oltrepassato. La descrizione che ne ho dato è la più vicina che mi è riuscita di fornire di quanto può essere successo quella notte. In quella stanza. In quella mente. E, per essere onesti fino in fondo, non ho voglia di spingermi oltre” (From Hell, vol.4, appendice al cap. 10), confessione che segna dunque un limite superabile soltanto su un piano evocativo – poetico e non esistenziale. Dopo l’assassinio della Eddowes, arriva infatti una tavola a tutta pagina di Gull in piano americano, visto da dietro, nella posizione di un direttore d’orchestra: egli non impugna però una bacchetta, bensì un coltello insanguinato; più oltre, sullo sfondo, un modernissimo grattacielo odierno che sembra esser convocato lì – minacciosa musica solida – dal decano dei macellai. L’archetipo, nato nella prima città destinata a conoscere l’impunità e l’enorme quantità di possibili vittime create dalla massa, legge lo spartito per i suoi futuri epigoni.

“Mi aveva colpito il fatto che tutta la letteratura sui delitti di Whitechapel si basasse su [...] ritagli e frammenti: un cappellino nero, uno scarabocchio col gesso, un rene gonfio d’alcool… Questo ciarpame privo d’importanza è andato a ingrossare la massa corporea di quella figura del mito a noi nota col nome di “Jack lo Squartatore”, e pertanto merita di essere preso in considerazione” (From Hell, vol.2, appendice al cap. 7 – pag.1): è sufficiente che qualcuno sia ucciso (meglio se da mano ignota) perché quella che era una vita minuscola e oscura – ciarpame – venga illuminata e ingigantita dalla polizia dell’informazione: com’è noto, si tratta dell’ultima spiaggia per ottenere un volatile status di celebrità; vittima e assassino diventano il centro, ma il centro è il male, proprio come accade quando urtiamo contro uno spigolo il nostro inutile mignolo del piede, che in quel momento diviene il punto più importante del nostro corpo.

Gianfranco Galliano

(originariamente pubblicato su “Nocturno News” n.3, 9/2002)