FANTASCIENZA STORY 143

SUPERMAN TAI DARTH VADER (1980) – PARTE 04

OVUNQUE NEL TEMPO (Somewhere In Time)

L’amore può vincere ogni cosa. Non ha confini di età, di tempo e di spazio. Il vero amore non conosce alcuna frontiera e la volontà, la mente, possono, volendo, ottenere qualunque cosa. È questo il concetto di questo dolcissimo film di Jeannot Szwarc da molti forse considerato troppo melenso ma certamente ben tradotto sullo schermo e proveniente da un romanzo di Richard Matheson il quale, nella pellicola, interpreta un brevissimo cameo.

Siamo nel 1971 e Richard Collier (Christopher Reeve) sta per iniziare la scalata al successo come autore di commedie e, mentre sta ricevendo le congratulazioni dagli amici e dai suoi colleghi, una anziana donna gli consegna un orologio da taschino e gli mormora la frase:

Ritorna da me.

Il ragazzo resta interdetto e guarda l’anziana signora che se ne va. Otto anni dopo, a Chicago, sembra che la vena creativa di Collier si stia esaurendo e quindi egli pensa di prendersi una breve vacanza.

Si ferma in un prestigioso ed antico hotel e, mentre attende che la sala da pranzo apra per la cena, visita il museo dell’albergo e resta folgorato dall’immagine di una bellissima donna che lo attrae in un modo ossessivo e misterioso. Richard Collier scopre così che la misteriosa donna della foto è una famosa attrice di teatro, Elise McKenna (Jane Seymour) che, all’apice della sua carriera, si ritirò improvvisamente e misteriosamente dalle scene. Ma Collier fa un’ulteriore scoperta: in un libro trova la foto dell’attrice ormai in tarda età e scopre che si tratta della anziana signora che, otto anni prima, gli aveva dato l’orologio che ancora porta con sé.

In quella che era la casa di Elise McKenna, Collier parla con una signora che le fu accanto fino alla sera in cui lei morì, quella stessa sera di otto anni prima quando tornò dall’aver visto la sua commedia. Richard scopre anche un libro scritto dal suo vecchio professore di Filosofia, Finney, e che parla della possibilità dei viaggi nel tempo e viene a sapere, sempre dalla signora, che Elise leggeva e rileggeva in continuazione quel volume.

Il giorno dopo Richard cerca il professor Finney all’università per parlare con lui.

Richard: “Dottor Finney…

Finney: “Se vuole parlare con me deve accompagnarmi, ho un’altra lezione! Come si chiama?

Richard: “Collier signore, Richard Collier!

Finney: “Studente?

Richard: “Ehm… sì, lo ero otto anni fa.

Finney: “Beh, cerco di rendere sempre più interessante possibile le mie lezioni ma dopo otto anni… Che cosa posso fare per lei?

Richard: “Vorrei farle una domanda.

Finney: “Spari!

Richard: “È possibile viaggiare nel tempo?

Finney si ferma e lo guarda fisso negli occhi.

Finney: “Questa sì che è una domanda!

Finney porta Richard in un’aula vuota.

Finney: “Lasciami dire una cosa… Richard, è vero?

Richard: “Sì, signore.

Finney: “Sono stato a Venezia nel 1971. Scesi in un albergo molto vecchio… molto, molto vecchio. L’edificio, l’arredamento, tutto era antico. L’atmosfera era… era vecchia, non so se mi spiego… e la mia camera mi… dava la… la sensazione di essere in un altro secolo, non nel 1971 mi capisci?

Richard: “Sì perciò, in altre parole, il luogo è molto importante, è così?

Finney: “Non solo è importante: è essenziale! Il resto è qui. (Indica la testa con il dito) Un pomeriggio io… osservai, stavo sdraiato sul mio letto, tutte le cose che mi circondavano facevano parte del passato, persino i rumori che sentivo… e allora mi venne un’idea: cosa mi sarebbe accaduto se avessi tentato di ipnotizzare la mia mente, se fossi riuscito a convincerla che non eravamo nell’anno 1971 ma nel 1571. Chiusi gli occhi e cercai di ipnotizzare il mio cervello: è l’agosto del 1571, mi trovo nell’Hotel Del Vecchio… e cominciai a ripetere più volte questa frase a me stesso, la ripetei, la ripetei, la ripetei… ancora, ancora, ancora…

Richard: “E allora?

Finney: “Beh, non lo saprò mai veramente, Richard. Non ho più tentato da allora e non sono neanche sicuro di volerlo ripetere di nuovo… Mi sentii stremato subito dopo, ma ci sono riuscito, ne sono sicuro, ci sono riuscito. Ci sono riuscito solo per una frazione di secondo, bada bene, solo per… un attimo.

Richard: “Sì, signore, la capisco. Ma c’era, vero?

Finney: “Sì, lo credo…  Ah, non era perfetto, per forza, non poteva essere altrimenti, c’erano troppi oggetti intorno a me che appartenevano chiaramente al presente ed io sapevo che c’erano… Ah! Se un giorno dovessi riprovare ancora, bada che non ne ho la minima intenzione, ma se dovessi… cercherei di dissociare me stesso interamente dal presente, cercherei di eliminare tutto quello che potrebbe ricordarmi il presente, poi… chissà…

Richard ha ora un unico scopo: deve tentare di tornare indietro nel tempo per incontrare quella donna, si compra un vestito dell’epoca, nasconde alla sua vista tutti gli oggetti moderni della camera e comincia disperatamente a concentrare la sua mente al tardo pomeriggio del 27 giugno 1912. Quella sera stessa Elise McKenna, accompagnata dal suo burbero e possessivo manager William F. Robinson (Christopher Plummer), avrebbe tenuto la sua unica rappresentazione al teatro del Grand Hotel.

Dopo vari tentativi Richard riesce nel suo intento quando scopre la sua firma in un vecchio e polveroso registro dell’albergo datato 1912 e si trova quindi nel passato, nell’anno e nell’ora da lui scelti e finalmente incontra Elise McKenna. Malgrado i tentativi frustranti di Robinson per fare in modo che fra i due nulla potesse nascere, la scintilla, latente fin dal primo incontro, scocca tra i due e si tramuta in un amore intenso, dolce, che sfida le ire del rabbioso manager.

E quanto sia intenso questo amore lo dimostra la stessa Elise McKenna, la sera della commedia, quando, uscendo dal copione e sapendo che Richard è nella sala a guardarla, gli si rivolge con queste parole:

Elise: “L’uomo dei miei sogni è ormai quasi svanito… L’uomo che avevo cercato nella mia mente. Un tipo di uomo di cui ogni donna sogna nei più profondi e nei più segreti recessi del proprio cuore. Lo posso quasi vedere davanti a me… Che cosa gli potrei dire se fosse veramente qui? Perdonami. Non conoscevo questa sensazione, ne ho vissuto senza tutta la vita. C’è da meravigliarsi, allora, se non ti ho riconosciuto subito? Tu me l’hai donata dalla prima volta. C’è forse un modo per dirti quanto la mia vita sia cambiata? O un modo qualsiasi per farti capire quanta dolcezza mi hai dato? Ci sarebbero tante cose da dire, e non riesco a trovare le parole… eccetto queste: io ti amo…

Dopo che un altro più violento tentativo di Robinson, tutto dedito alla carriera di Elise, viene frustrato i due si incontrano e passano assieme una dolcissima notte d’amore, la loro unica e ultima notte perché, il giorno dopo, frugando casualmente nelle sue tasche, Richard si trova in mano una moneta moderna, perde il controllo mentale e di nuovo si trova nel suo presente. È sfinito, disperato, ogni suo tentativo di ritornare indietro nel passato non sortisce effetto. I giorni della disperazione si allungano in un delirio di tormento a cui il giovane non trova che un’unica soluzione: lasciarsi morire per raggiungere Elise in un mondo senza confini di tempo e di spazio ma nel quale avranno un’eternità da dividere.

Il film è diventato un piccolo cult per un gruppo di appassionati americani che, ogni anno, si ritrovano nell’hotel nel quale il film è stato girato e che si trova a MacKinac Island, nel Michigan.

(4 – continua)

Giovanni Mongini