CLAUDIO MAGLIULO

Autore esordiente, ma che alla sua prima prova ha saputo ben difendersi tra i colleghi, Claudio Magliulo è una fucina di idee, tutte pronte per essere sfornate e naturalmente apprezzate da noi. Per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di incontrarlo per voi: ecco cosa ci ha raccontato.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È CLAUDIO MAGLIULO?

Claudio Magliulo è lo pseudonimo che uso per non farmi riconoscere quando sono in fila alle Poste. In realtà mi chiamo Filippo Ossessi e faccio il cartografo.
Scherzo, naturalmente. La mia biografia dice che sono un giornalista (ma non esercito più) ed esperto di comunicazione, e che vivo e lavoro all’estero.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Poesie alle scuole elementari e medie, poi racconti, spesso di fantascienza, al liceo. Scrivere è un’esigenza che è sempre stata con me. Da un paio d’anni a questa parte ho cercato di trasformarla in qualcosa di più di un hobby.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?

A parte “Furore”, pubblicato su Altrisogni Vol.3, recentemente ho scritto (o riscritto) altri racconti, uno dei quali è stato selezionato dal concorso “La 25a Ora” della Scuola Belleville. Ho un romanzo nel cassetto e un altro paio in cantiere. Il romanzo è probabilmente la cosa alla quale sono più legato, e forse un giorno vi capiterà di leggerlo, chissà.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO, COME DICEVI, SU “ALTRISOGNI – VOLUME 3” IL RACCONTO “FURORE”. CE NE VUOI PARLARE?

Certo. “Furore” è un racconto che si potrebbe definire di fantascienza distopica. La storia si svolge in una metropoli senza nome in un futuro molto prossimo. Tutti gli abitanti della metropoli hanno progressivamente perduto la capacità di provare amore, odio, rabbia, desiderio. Queste “Passioni” sono state sintetizzate da alcune grandi case farmaceutiche. All’inizio della storia una serie di attentati sconvolge l’equilibrio apparente garantito dalle Passioni in pillole. Il protagonista, Wednesday, è Direttore Commerciale della Stima Spa. Naturalmente gli attentati mettono a repentaglio il suo lavoro, ma non tutto è come sembra.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Nello scrivere il racconto ho cercato di dare una patina di quieta disperazione all’intera storia (immaginate di dover dipendere da un surrogato chimico per potervi sentire pienamente umani). La parte più difficile è stata forse cercare di mantenere il giusto equilibrio senza scadere nella denuncia tout court o nel melodramma.

SEI QUELLO CHE VIENE DEFINITO UN ESORDIENTE E TI SEI CIMENTATO CON UN RACCONTO DI FANTASCIENZA DISTOPICA. COME MAI QUESTA SCELTA?

La fantascienza distopica consente di affrontare temi complessi, “mettendo in scena” cose che altrimenti dovrebbero essere oggetto di approfondite analisi storiche o sociologiche. Non che mi interessi la scrittura “a tesi”. Tuttavia, per come la intendo io, la letteratura è una costante ricerca di senso che, nei casi più felici, si avvale di una particolare forma di sensibilità allo spirito dei tempi e allo stato delle cose. Volevo parlare del senso di malessere che ci capita sempre più spesso di avvertire, quando ci sentiamo iper-connessi a reti sociali virtuali la cui estensione reale ci sfugge per la sua enormità, ma nel contempo disconnessi da noi stessi, dalle nostre passioni e dai nostri istinti, che sono sempre più mediati dalla tecnologia. Alcune delle recensioni ricevute da “Furore” hanno menzionato esattamente questo aspetto, ed è la cosa che mi rende più contento del lavoro fatto sul racconto.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Diciamo che le notizie circa la morte del libro di carta sono fortemente esagerate, per parafrasare Mark Twain. Gli ultimi dati ci dicono in realtà che c’è una certa stagnazione nella vendita di e-reader ed e-book, dopo i primi entusiasmi. Noto anche che questa minaccia esistenziale ha prodotto una serie di reazioni ed innovazioni nella forma e nel contenuto dei libri di carta da parte di molti editori indipendenti in Italia e altrove.

CHE SIGNIFICATO HA PER TE LA TEMATICA DEL FANTASTICO?

Mi piace sperimentare e non mi piacciono gli steccati, per me tutto è narrativa. Ciò detto, il fantastico è dove è iniziato tutto, no? Una voce di notte, volti attenti e una storia attorno al fuoco. Ho grande rispetto per questo, e infatti “colleziono” miti e leggende da mezzo mondo.

Il “fantastico” che preferisco va da Tolkien a Neil Gaiman e Terry Pratchett, passando per Italo Calvino, Buzzati e Borges.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Pago un ragioniere di Cantù, che tutti i sabati mi scrive un’e-mail con tre idee.

Scherzo. La risposta vera è necessariamente più banale, ed è “la vita”. Nel senso della mia vita, le esperienze che faccio, le cose che penso e che vedo. A volte mi capita di soffermarmi su un particolare all’apparenza insignificante, dal quale poi nasce una storia.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Accidenti, che domandona.

Ti nomino quelli che mi hanno cambiato la vita, nel senso di avermi dato almeno un vero momento di epifania, o che mi hanno accompagnato in momenti cruciali della mia vita.

Roberto Bolano è uno. Non credevo che si potesse fare ancora qualcosa di nuovo con la forma romanzo prima di leggere I detective selvaggi e 2666. Louis-Ferdinand Céline è un altro, una sua mezza pagina dice più sulla Prima Guerra Mondiale di tutto Addio alle armi (con tutto il rispetto per il grandissimo Hemingway). Poi ci sono: Italo Calvino, del quale continuo a rileggere alcuni libri a cadenza regolare, per esempio Le città invisibili; Dino Buzzati; John Fante, che in una pagina di Chiedi alla polvere mi ha fatto sentire parte di una comunità di scrittori o aspiranti/pretendenti tali, quasi un destino comune.

Poi ci sono i grandi amori dell’infanzia e dell’adolescenza: Salgari, con il ciclo di Mompracem; Stefano Benni, tutto, ancora posso ripetere a memoria interi paragrafi; Isaac Asimov, che mi ha fatto scoprire la fantascienza con la scienza dentro; Dickens, sia quello de Le grandi speranze che quello de Il circolo Pickwick; il Salinger de Il giovane Holden; Jorge Amado e Gabriel Garcia Marquez, che mi hanno introdotto al realismo magico sudamericano; Neil Gaiman, di cui ho letto quasi tutto.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Qui cerco di farla più breve. In ordine sparso: A qualcuno piace caldo; Il favoloso mondo di Amélie; Casablanca; Il Padrino – Parte I; le serie di Indiana Jones, Star Wars e più recentemente del Signore degli Anelli; Io e Annie e Provaci ancora, Sam di Woody Allen; Luci della città e Il grande dittatore di Chaplin; C’era una volta in America; I piccoli maestri; I soliti ignoti; Il sorpasso; Le mani sulla città; Amarcord; i film di Totò e di Troisi; Mediterraneo. Recentemente mi sono piaciuti The nice guys e Smetto quando voglio. Di cinema italiano guardo poco, anche per ovvie ragioni, vivendo all’estero. In compenso, guardo abbastanza serie tv.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Di progetti ne ho tanti, soprattutto personali. Ma per attenerci all’ambito letterario, vorrei portare a termine i romanzi che ho in cantiere da un po’. Poi vi faccio sapere come è andata!

E NOI ALLORA CE NE STAREMO QUA AD ASPETTARE LE PROSSIME NOVITA’…

Davide Longoni