METROPOLIS – IL ROMANZO E IL FILM

Se amate il cinema di fantascienza, non potete non aver visto “Metropolis”, il capolavoro di Fritz Lang (1926), sicuramente uno dei più famosi film di science-fiction di tutti i tempi, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Thea Von Harbou, moglie del regista tedesco (pubblicato in Italia su “Proxima n. 4”, Granillo Editore, Torino, 1966). Ed è per questo che con grande piacere vi segnaliamo l’uscita del volume METROPOLIS – IL ROMANZO E IL FILM (288 pagine; 24,90 euro) proprio di Thea Von Harbou su traduzione e cura di Luigi Cozzi, con fotografie tratte dal film, pubblicato dalle Edizioni Profondo Rosso.

“Tra il braccio e la mente a fare da mediatore deve essere il cuore: è questo il messaggio contenuto in questo straordinario capolavoro futuristico del cinema tedesco rimasto sino a oggi insuperato…”, grazie anche ai giganteschi finanziamenti stanziati per Fritz Lang, dopo il grandissimo successo che aveva ottenuto in tutto il mondo con il film “I Nibelunghi”. Questo permise al regista tedesco di spendere ben 7 milioni di marchi per una lavorazione che si protrasse per un anno e mezzo, dal 22 maggio 1925 al 30 ottobre 1926. Vennero girati 620.000 metri di negativo; furono impiegati, oltre agli otto attori di primo piano, 25.000 uomini, 11.000 donne, 1.100 calvi, 250 bambini, 25 uomini di colore, 3.500 paia di scarpe speciali, 50 automobili.

Si racconta che una notte Fritz Lang, arrivando a New York in nave, vide tutti i grattacieli illuminati ed ebbe l’idea di girare un film su una città del genere, nel futuro. Così ci troviamo catapultati nel XX secolo in una metropoli gigantesca governata da un dittatore (interpretato in modo egregio da Alfred Abel) che vive in un grandioso giardino pensile assieme a suo figlio (l’attore Gustav Froehlich, unica recitazione mediocre di tutto il film), mentre i suoi operai sono relegati in fabbriche sotterranee e, tra loro, una giovane donna (Brigitte Helm, ottima poi nella parte dell’androide “cattivo”) predica la rassegnazione. Un inventore (Rudolf Klein-Rogge nella sua migliore interpretazione) costruisce una donna artificiale, somigliante alla ragazza, che spinge gli operai alla rivolta facendo distruggere buona parte della città. Alla fine il dittatore, pentito, si riconcilia con il capo degli operai.

Da segnalare che la pellicola presenta fra l’altro numerose previsioni avveniristiche, tra cui per esempio la televisione che rimpiazzerà il telefono e gli sviluppi del volo umano.

Thea Von Harbou iniziò la carriera di scrittrice nel 1905, con il suo primo romanzo, che apparve nella Deutsche Roman-Zeitung. Nel 1906 intraprese la carriera di attrice a Düsseldorf, dopodiché si spostò a Weimar nel 1908, a Chemnitz nel 1911 e ad Aquisgrana nel 1913. Ad Aquisgrana incontrò l’attore e regista Rudolf Klein-Rogge (fra gli interpreti proprio di “Metropolis”) che sposò nel 1914.

Nel 1920, scrisse, assieme a Fritz Lang, la sua prima sceneggiatura: “Misteri d’India”. Nel 1921 divorziò da Rudolf Klein-Rogge e nel 1922 sposò Fritz Lang col quale collaborò in seguito a numerosi progetti, tra i quali proprio “Metropolis”.

Nel 1932, un anno prima che Adolf Hitler salisse al potere, Thea von Harbou entrò a far parte del NSDAP (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei – Partito Nazional Socialista Tedesco dei Lavoratori). Molto probabilmente, la sua entrata nel Partito Nazional Socialista contribuì alla separazione da Fritz Lang, che non condivideva le idee del partito. I due divorziarono nel 1933 e Lang lasciò la Germania per stabilirsi a Parigi nel 1934, quando il suo ultimo film, “Il testamento del dottor Mabuse”, fu dichiarato illegale dai nazisti perché critico nei confronti della loro ideologia.

Thea von Harbou scrisse, inoltre, la sceneggiatura del film “Der Herrscher”, interpretato da Emil Jannings e diretto da Veit Harlan, e anche del film “Fantasma”, diretto da Friedrich Wilhelm Murnau nel 1922.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale fu arrestata dal governo militare britannico.

Buona lettura.

A cura della redazione