FANTASCIENZA STORY 110

IPOTESI DI MONDI FUTURI (1973) – PARTE 06

IL DORMIGLIONE (The Sleeper)

Per dovere di cronaca e per precisione, citiamo una pellicola precedente di Woody Allen: Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (Everything You always wanted to know about Sex but were afraid to Ask), sempre del 1973, che contiene due episodi prettamente fantascientifici: la storia di un seno gigante creato da uno scienziato pazzoide (John Carradine) e che sommerge di latte i malcapitati che incontra fino a che non viene fermato da Woody, novello Zio Matteo de La Guerra dei Mondi, che gli va incontro brandendo un crocefisso ed imprigionando l’orrida creatura in un immenso reggiseno; ed il secondo, che descrive l’incredibile complesso che anima il nostro corpo. Attraverso scenari ed ambienti che rappresentano, assieme agli attori, parte dei nostri organi: il cervello, la coscienza, il cuore, il pene… per raggiungere, tramite gli spermatozoi, uno dei quali è interpretato da un ansioso Woody Allen, l’agognata meta femminile…

Per quanto riguarda Il Dormiglione, esso narra le peripezie di un uomo, che posto in uno stato di morte apparente, si risveglia molto avanti nel futuro, quando la gente è abituata a farsi servire da robot, possiede “Cabine d’amore” e coltiva verdure spropositate. Alcune scene sono indovinate: quando i medici chiedono a Woody quali siano i nomi più famosi del passato egli risponde con battute molto pepate per l’epoca, o quando, travestito da robot, prende a colpi di scopa uno strano “blob” fuoriuscito da un dolce che stava preparando, o, ancora, quando in una grotta trova una millenaria Volkswagen che si mette in moto al primo colpo e facendogli così esclamare: “Questi tedeschi… se non avessero perso la guerra…”

Il film è la dimostrazione che la fantascienza non è solo una cosa tremendamente seria, ma che può servire, attraverso l’ironia e la comicità,  a dire qualcosa tra le righe e risultare così molto più sottile ed acuta di una qualsiasi dichiarazione seriosa. In questo Woody Allen è un vero maestro: ogni tabù contemporaneo cade sotto la sua “mannaia”: dagli uomini politici, alla organizzazione medica fino all’eccessiva meccanizzazione e, in questo ricorda, l’eterno Tempi Moderni di Charlie Chaplin con una punta di Orwell e del suo 1984.

Unico lato deludente del film sono gli effetti speciali: molto approssimativi.

(6 – continua)

Giovanni Mongini