FANTASCIENZA STORY 107

IPOTESI DI MONDI FUTURI (1973) – PARTE 03

IL MONDO DEI ROBOT (Westworld)

Peter Martin (Richard Benjamin) e John Blaine (James Brolin), sono tra i passeggeri  di un hovercraft che li trasporta verso un nuovo importante complesso di divertimenti situato nel deserto del Sahara. Esso è diviso in tre sezioni ambientate in epoche diverse: il vecchio West, il Medio Evo e l’epoca dello splendore romano. I nomi dei tre complessi sono: Westerlandia, Medioevonia e Romamundia .

Martin e Blaine hanno scelto il mondo del West: Martin, però, che visita il complesso per la prima volta,  trova l’ambientazione troppo scomoda per l’eccessivo realismo. L’albergo è scadente e il bar non è fornito e stenta a credere che le persone che lo circondano siano automi. Addirittura si spaventa quando, nel corso di una sparatoria, fa fuori un pistolero (Yul Brinner) e si tranquillizza solamente quando Blaine gli mostra le articolazioni delle mani che rivelano i robot come tali. L’organizzazione ha apparentemente curato al massimo i particolari: gli androidi perdono sangue, sono addirittura in grado di fare l’amore, mentre le pistole non funzionano contro gli esseri umani. Entrati nello spirito del luogo, i due visitatori partecipano, divertendosi, a una rissa nel saloon, vanno a letto con due ragazze e inseguono due banditi che hanno rapinato la banca.

Di notte i tecnici che lavorano nei sotterranei per mantenere il complesso in efficienza, eseguono le necessarie riparazioni. Un supervisore, preoccupato per l’eccessiva serie di guasti verificatasi negli ultimi tempi, vorrebbe fermare l’intero apparato per un certo periodo, ma la proposta è respinta.

Durante il secondo giorno i due vengono assaliti da un serpente. Anch’esso è un robot, ma è dotato di denti d’acciaio e, per un guasto, morde Blaine. Un autentico dottore lo visita. Intanto lo spettacolo continua negli altri “mondi”: un’orgia in quello romano e l’adulterio della Regina in quello Medioevale. Martin, nel frattempo, partecipa a un altro duello con il pistolero e lo batte di nuovo. Poco tempo dopo, lasciando ubriachi il saloon, lo incontrano per la terza volta e questa volta è Blaine che lo affronta restando ucciso nello scontro mentre, nel Mondo Medioevale, un altro turista viene ucciso.

Il supervisore dà immediatamente l’ordine di sospendere l’energia in tutto il complesso, ma i circuiti non rispondono: anche quando la corrente è interrotta gli automi continuano a muoversi grazie alle loro batterie individuali che possono avere anche la durata di dodici ore. I tecnici, intrappolati nelle camere di controllo dalle porte che si sono chiuse, muoiono soffocati. Martin fugge sul suo cavallo – automa – e il robot pistolero gli dà la caccia attraverso i canyon. L’inseguimento continua nel Mondo Romano e poi in quello Medioevale, finché Martin trova il modo di gettare sul volto dell’automa una bottiglia di acido e poi di bruciarlo come una torcia, ma l’androide non desiste ancora. Per fortuna, mentre sta per raggiungere Martin, crolla rovinosamente a terra in corto circuito. Martin si appoggia, esausto, ai gradini di una scala…

Il film ha subito parecchie vicissitudini prima di poter essere realizzato: il soggetto, presentato da Michael Crichton, l’autore di Andromeda, era stato rifiutato da molte case cinematografiche e soltanto la MGM accettò di produrlo ma riducendo al minimo le spese. Fu scartata, per esempio, l’idea di un “Mondo del Futuro”, proposta da Crichton in quanto giudicata troppo costosa, ma fu realizzata nel sequel, chiamato, appunto, Futureworld, visto il grande successo commerciale che ebbe Il Mondo dei Robot.

L’acido che Yul Brinner riceve sul volto è semplice acqua che ha fatto reagire il bicarbonato di cui era cosparso il suo viso dando l’impressione che gli divorasse la pelle. Da notare che quando l’attore cade dalla finestra colpito dalla pallottola, nel secondo duello con Martin, o anche quando è a terra semidistrutto, non si tratta di una controfigura perché Brinner non ne ha mai fatto uso. Gli erano inoltre state applicate negli occhi delle speciali lenti a contatto che li facevano sembrare metallici: durante la lavorazione una capsula proiettile gli esplose proprio vicino al viso lesionandogli leggermente gli occhi, ma pur di proseguire il film l’attore continuò a portare le lenti a contatto.

Il film, infatti, prende quota proprio grazie alla sua interpretazione: l’attore indossa i panni del “cavaliere nero” che lo rese giustamente famoso nel film I Magnifici Sette, rendendo in maniera assolutamente perfetta la figura del robot con quell’incedere così inumano, meccanico e il volto rigido, già di per sé estremamente adatto alla parte. Ciò che il film mostra, attraverso gli “occhi” dell’androide è stato ottenuto utilizzando un vero calcolatore elettronico, si è trattato di un procedimento durato diversi mesi.

Presentato una prima volta ai produttori e dichiarato disastroso, il film fu montato una seconda volta e con l’aggiunta di nuove scene, ma di nuovo dichiarato brutto. Fu però messo ugualmente in circolazione diventando quasi subito un successo di notevoli proporzioni. In Italia sono stati tagliati circa venticinque minuti che, in prevalenza, riguardavano le vicende di una turista nel Mondo Romano.

(3 – continua)

Giovanni Mongini