MAICO MORELLINI… E LA TERZA MEMORIA

Mancano pochi giorni a Stranimondi, il festival del libro fantastico che si svolgerà a Milano sabato 15 e domenica 16 ottobre, e i preparativi fervono. Tra i tanti autori italiani e stranieri di spessore presenti ci sarà anche Maico Morellini che con il suo fortunato romanzo d’esordio “Il Re Nero” nel 2010 conquistò il Premio Urania.  A Stranimondi l’autore emiliano presenterà i suoi due nuovi attesi lavori: il primo è “Spettri di Ghiaccio”, un racconto inedito, tra il weird e l’horror, creato per la Collana Miskatonic, l’altro è “Voci della Polis”, una raccolta di racconti ambientati a Polis Aemilia (Edizioni Vincent Books), ossia negli scenari ideati da Maico per “Il Re Nero”.

“Sono molto contento di questi nuovi lavori – ci dice in proposito Maico Morellini. “Spettri di ghiaccio” è una sorta di opera prima per me. Si tratta di un racconto horror contemporaneo che mi sono molto divertito a scrivere, che pubblico per la Collana Miskatonic, bellissimo progetto che merita di essere seguito. Per quanto riguarda, invece Polis Aemilia mi sono divertito da pazzi nel tornare a vecchi scenari e devo ringraziare la Vincent Books per aver deciso di pubblicare la raccolta”.

Queste le novità che ci propone Maico il quale, evidenziamo, sta girando l’Italia per presentare l’ultimo romanzo post-apocalittico “La Terza Memoria”, pubblicato nello scorso marzo nell’ambito della collana Urania Mondadori. I vari appuntamenti, ad oggi, sono stati a Montecatini all’interno dell’evento Star Worlds, alla StarCon di Bellaria, al Multiplo di Cultura del comune di Cavriago (Reggio Emilia) e alla libreria Miskatonic University di Reggio Emilia. Nei vari incontri lo scrittore ha avuto modo di confrontarsi con il pubblico e i lettori che si sono rivelati sempre molto interessati apprezzando l’impianto del romanzo, come del resto confermato anche dalle lusinghiere recensioni ricevute. E proprio su “La Terza Memoria” ci siamo soffermati a dialogare con lui.

MAICO, NEL TUO ULTIMO ROMANZO CI SONO MOLTEPLICI RIFERIMENTI A DIFFERENTI GENERI E FILONI NARRATIVI. IN QUALE RITIENI SIA PIU’ GIUSTO COLLOCARLO?

“La Terza Memoria” raccoglie le caratteristiche di tre diversi generi: il fantasy, l’horror e la fantascienza. Lo vedo come un romanzo di fantascienza con forti contaminazioni perché comunque, alla base, c’è una robusta struttura fantascientifica.

IL LINGUAGGIO CHE UTILIZZI E’ UN’INTERAZIONE TRA LETTERATURA, CINEMA, RIFLESSIONE FILOSOFICO-RELIGIOSA IN UN’AMBIENTAZIONE CUPA E POST-APOCALITTICA, PERVASA DA MISTERI. COME SEI ARRIVATO A COSTRUIRE QUESTA INTELAIATURA ROMANZESCA?

Diciamo che l’intelaiatura del romanzo si è, in parte, costruita strada facendo. Il timone narrativo era saldo nella direzione di un futuro post-apocalittico che però richiamasse una sorta di Medioevo carico anche di una componente mistica. Il Verbo incarna proprio questa componente misteriosa che trasforma “La Terza Memoria”, almeno nella sua prima parte, quasi in un fantasy post-apocalittico. Ma le radici della narrazione sono fantascientifiche e anche questo aspetto, a poco a poco, emerge fino a prendere il sopravvento. La trama del romanzo è complessa e mi sono rivolto a tutte le componenti del linguaggio che hai evidenziato per cercare di raccontarla nel modo più convincente possibile.

DOPO LA SERIE HARD SCIENCE FICTION “I NECRONAUTI” SEI TORNATO A UNO SCENARIO ITALIANO, COME MAI?

In realtà “La Terza Memoria” è stato scritto prima de “I Necronauti” ma pubblicato, per esigenze editoriali, un anno e mezzo dopo. Da un punto di vista cronologico, è venuto subito dopo “Il Re Nero” perciò continua a raccontare di un’Italia futura seppure molto diversa dalla Polis Aemilia de “Il Re Nero”. Anche se i due romanzi hanno un sottile fil rouge che li unisce.


QUALE TRA LE DUE AMBIENTAZIONI PREFERISCI?

“I Necronauti” hanno rappresentato una sfida per me molto importante. Quando Franco Forte e Delos mi proposero di creare una serie di fantascienza, subito avevo indirizzato tutti i miei sforzi creativi su una space opera. I motivi principali erano tre. Il primo derivava direttamente dal grande amore che ho sempre avuto per la fantascienza spaziale sia letteraria sia cinematografica. Il secondo aveva a che fare con la voglia di raccontare un Sistema Solare ricco e vasto, un modo per celebrare anche il rinnovato interesse dell’uomo verso i pianeti a lui più vicini. Il terzo era il classico sassolino nella scarpa. Gli autori italiani sono spesso stati accusati di aver un legame quasi morboso con la Terra e con i suoi problemi. Di non essere capaci di pensare in grande. Con “I Necronauti” ho tentato di dimostrare che queste accuse sono del tutto infondate: ho dato vita a una space opera che, al netto del gradimento e dei gusti soggettivi, ha comunque un impianto narrativo complesso. Ma se dovessi scegliere quale ambientazione preferisco, se quella italiana o quella spaziale, sarei in difficoltà. Questo perché investo sempre tante, tante energie nelle ambientazioni e dopo averci pensato così tanto, faccio fatica a sceglierne una al posto di un’altra.

C’E’ UNA METAFORA CHE SOTTENDE AL TUO ROMANZO?

Di sicuro “La Terza Memoria” è, tra le altre cose, un mio personalissimo omaggio alla scrittura. All’amore incondizionato che ho nei suoi confronti e al peso che, soprattutto nei tempi moderni, sarebbe necessario dare a tutto ciò che si scrive. Intendiamoci, quando scrivo non intendo fare una spinta critica sociale. Non è il mio obiettivo e forse non ne sono nemmeno capace. Io racconto storie, cerco di creare ambientazioni interessanti e in mezzo, come è normale che sia, si possono trovare frammenti del presente magari sotto mentite spoglie.

COME NARRATORE HAI RAGGIUNTO UNA CERTA NOTORIETA’. CHE TIPO DI SFIDA TI ERI POSTO QUANDO HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

La vera sfida per me è sempre stata, e sarà sempre, salvo strani e imprevedibili cataclismi, quella di raccontare buone storie.

MA COSA INTENDI COMUNICARE AL TUO LETTORE?

Cerco di mostrare mondi realistici e ricchi di dettagli, ambientazioni nelle quali nulla è lasciato al caso e che siano in grado di incuriosire. E poi racconto la storia degli uomini che si muovono all’interno di questi scenari. “La Terza Memoria” è in armonia con questa sfida, o almeno lo è per quanto mi riguarda. I migliori giudici sono come sempre i lettori.

A CHE PUNTO SENTI DI ESSERE GIUNTO NEL TUO PERCORSO?

Non ne ho davvero idea. Però sono contento, e questa è davvero bello. Sto cercando di provare sempre cose nuove, di sperimentare progetti diversi tra loro e accetto quasi sempre tutte le sfide che mi capitano tra le mani.

UN ULTERIORE MOTIVO PER ANDARE A STRANIMONDI AD ASCOLTARE QUANTO DI NUOVO MAICO MORELLINI HA DA RACCONTARCI!

Filippo Radogna