UN BILANCIO DEL RITORNO DI X-FILES

Sembra ieri, era il marzo 2015, quando fu annunciata una nuova miniserie di sei episodi di X-Files, una delle serie di culto degli anni Novanta e una delle più amate di sempre. A quasi un anno di distanza, le riprese sono finiti, i sei episodi sono andati in onda, in Italia per chi ha Sky in contemporanea con gli States, ed è giunto il momento di fare un doveroso bilancio.

Innanzitutto, onore a Chris Carter, qualunque cosa si pensi di lui ha ottenuto comunque un ottimo risultato: se le ultime stagioni della serie regolare erano forse sembrate poco convincenti, soprattutto negli episodi mitologici, e se il secondo film I want to believe del 2008 era stato deludente tanto da bloccare per anni le speranze di ulteriori sviluppi, questa miniserie di sei puntate invece si è dimostrata avvincente, interessante, intrigante, pronta a riconquistare il pubblico di un tempo e magari anche un po’ di gente nuova.

Infatti, è stata un grandissimo successo ovunque, con qualche critica, e forse comunque sei episodi erano troppo pochi, tenendo conto che di carne al fuoco ne è stata messa proprio tanta, con il primo e l’ultimo episodio mitologici e alcuni episodi singoli all’interno, tra mostri della settimana, manipolazioni genetiche, viaggi vicino alla morte e altro ancora.

Curioso rivedere la vecchia sigla, identica praticamente a quella degli anni Novanta, mentre Mulder e Scully con i loro interpreti sono invecchiati ma sono sempre convincenti, lui isolato (e qui non si sono agganciati molto bene a I want to believe, poco convincente d’accordo ma c’erano altre premesse), lei per anni impegnata a fare il medico, forse non più una coppia ma sempre attaccatissimi l’uno all’altra, con il dolore immenso di non sapere dove è finito il loro bambino William, dato in adozione per proteggerlo e mai dimenticato, e soprattutto pronti a tornare in pista ad indagare.

Per quello che riguarda gli altri personaggi vecchi e nuovi, spiace aver visto poco usato Walter Skinner, vicedirettore ancora al lavoro anche se anzianotto e personaggio in tanti casi chiave, eccessiva la resurrezione dell’Uomo che fuma, che ha comunque sempre il suo carisma, tormentato e non del tutto spiegato il passaggio di Monica Reyes dalla parte dei cattivi, convincente la rossa agente Einstein, decisamente impacciato l’agente Miller, poco sopportabile il giornalista Tad O’Malley, inutile la ricomparsa dei Lone Gunmen e si è sentita la mancanza di Doggett, di Krycek, di Marita Covarrubbias.

Commovente il commiato della mamma di Scully, struggente il richiamo continuo a William, presenza assenza della serie, delizioso e comico l’episodio della Lucertola mannara, truce ma socialmente scomodo Home again con tanto di vendicatore degli invisibili della nostra società, coraggioso e non islamofobo Babylon, con forti legami all’attualità, che del resto in una serie come X-Files sono presenti, tra complotti reali e presunti, Wikileaks, attentati, manipolazioni genetiche, problemi sociali.

Insomma, in generale c’è da rimanere soddisfatti, anche se a questo punto i fan vogliono di più: perché se The truth, episodio finale della nona stagione, e I want to believe, finivano in maniera rassicurante, qui i giochi sono ancora tutti aperti, tra pandemia globale, dna alieno che può curare, William da ritrovare perché forse è l’unico che può salvare suo padre Fox Mulder (ma allora è davvero suo padre!) e una scena finale aperta e inquietante sulla sorte di Scully, peraltro anticipata per mesi nel prossimamente.

I risultati sono stati buoni, da più parti si è detto che l’intenzione di fare un’undicesima stagione c’è, anche se non ci sono annunci ufficiali (che si spera che non manchino), tutto sta a vedere gli impegni di David Duchovny e Gillian Anderson. Intanto è stata annunciata una serie di romanzi per adolescenti con protagonisti Mulder e Scully a quell’età e si è parlato anche di uno spin-off con Miller e Einstein, anche se l’idea non convince.

Insomma, a questo punto gli x-philes, i fan della serie, sono di nuovo sul chi vive, hanno ritrovato i loro eroi, scoprendo quanto erano loro mancati, in tempi di serie fatte benissimo ma spesso prive di buoni degni di questo nome. E si spera davvero che l’ultimo ricordo di Mulder e Scully non sia quello di loro due in grave pericolo su un ponte sospeso in mezzo a una pandemia.

In attesa di un qualcosa che si spera non tardi, sarà senz’altro bello rivedere le nove stagioni, i due film e studiarsi bene questi nuovi episodi, più moderni come ritmo e tecnologie, ma alla fine fedeli allo spirito che fece tutti appassionare vent’anni fa a questi due agenti, coppia non coppia unitissima, lui in cerca della verità, lei amante della scienza ma pronta a mettersi in gioco.

Elena Romanello