FANTASCIENZA STORY 54

GLI ULTIMI GIORNI DEL MONDO (1959) – PARTE 04

Ogni metro quadrato della superficie terrestre ha sopra di sé circa dieci tonnellate d’aria ma se quest’aria avesse la stessa densità noi avremmo un’atmosfera che arriverebbe al massimo a un’altezza di ottomila metri e questo vorrebbe dire che le cime delle più alte montagne del nostro pianeta sarebbero al di fuori della stessa.

Questo non accade perché la vera atmosfera s’innalza per centinaia e centinaia di chilometri diventando sempre più rarefatta. Le prime difficoltà di respirazione avvengono già sui tremila metri sul livello del mare mentre a cinquemila le difficoltà a respirare diventano quasi insormontabili per organismi non abituati. A settemila metri non ci possono essere più forme di vita e bisogna avere con sé una riserva di ossigeno mentre, a ventiquattromila metri, i motori si fermano per mancanza d’aria. Ci sono ben sette strati principali prima d’arrivare nel vuoto: il primo si chiama Troposfera, quello in cui viviamo e arriva fino a circa tredicimila metri, al di sopra di essa abbiamo la Stratosfera che arriva all’incirca fino a circa centomila metri. Tra i ventiquattro e i cinquantamila metri vi è una zona conosciuta come Strato di Ozono, una zona importantissima per la sopravvivenza degli esseri umani: se il processo chimico che tiene attivo lo strato di ozono dovesse cessare o deteriorarsi, le radiazioni ultraviolette del Sole giungerebbero sulla Terra in tutta la loro violenta integrità bruciando ogni forma di vita sul nostro pianeta. Lo strato successivo, che prende il nome di Ionosfera si estende tra i centomila e gli ottocentomila metri dalla superficie terrestre. Al di sopra di questi strati si trova la Esosfera, poche molecole d’aria in uno spazio praticamente vuoto. È difficile stabilire con esattezza l’altezza dell’atmosfera terrestre che è convenzionalmente posta tra i settecentomila metri e un milione dalla superficie della Terra.

Per lungo tempo l’uomo ha tentato di aprirsi una strada attraverso questo strato d’aria per uscirne e viaggiare nello spazio ma poiché è impossibile per i motori convenzionali procedere nel vuoto, fu ideato un motore razzo che potesse funzionare. Tra questi, la serie ideata dalla Bell Aircraft Company per quella che allora si chiamava Army Air Corps e che più tardi venne chiamata U.S. Air Force. Questi tentativi, sfociati poi nel X-15, sono argomento del film che stiamo per trattare.

Una base militare della Marina Americana. Un B-29 si alza in volo portando sotto il suo ventre un prototipo d’aereo razzo. Sono sequenze autentiche del lancio di un Bell X-1A, il quale veniva lanciato appunto da un bombardiere B-29 per risparmiare il carburante necessario per il decollo. I produttori del film hanno scelto queste sequenze più spettacolari al posto del vero prototipo della marina militare che si chiamava Skystreak il quale però decollava da terra. Il 14 ottobre del 1947 il pilota Charles (Chuck) Yeager fu portato in volo dal bombardiere fino a 11.277 metri e nel volo che ne seguì egli superò per la prima volta la velocità del suono e atterrò poi sul fondo asciutto del Lago Rogers, nel deserto di Mojave.

A quest’impresa si riferiscono le immagini del film, le quote e i dati sono del tutto diversi, come diverso è il nome dell’aereo razzo ma qui stiamo parlando di fantascienza. L’aereo madre sta salendo alla quota di quindicimila piedi e il pilota passa la parola al pilota dell’aereo razzo U-12, Dan Milton Prescott (Bill Edwards). Dal Centro di Controllo segue lo svolgersi dell’operazione il Comandante Charles Ernst Prescott (Marshall Thompson, 1925 – 1992) guarda caso familiarmente detto “Chuck” e fratello del pilota, nonché tra i progettisti della missione. Accanto a lui c’è il Comandante Ben Richards (Robert Ayres, 1914 – 1968) e uno scienziato, canonicamente tedesco, il Dottor Paul Von Essen (Carl Jaffe, 1902 – 1974)). La stampa era perfettamente a conoscenza a quell’epoca, in cui gli americani e i russi iniziavano la gara per lo spazio, che entrambe le due nazioni usufruivano di tecnici tedeschi prelevati dalla base missilistica di Peenemunde. Anzi, in occasione del lancio del primo satellite americano, l’Explorer I, uscì una vignetta sui giornali che mostrava il satellite americano e lo Sputnik russo che s’incontravano nello spazio dicendosi: “Oh, finalmente possiamo parlare tedesco“. Tutti i controlli vengono rifatti un attimo prima dello sgancio dell’U-12 e danno tutti esito positivo.

Dan: “U-12 sganciato. Sono per i fatti miei. Via coi razzi. Motore.”

L’aereo-razzo comincia a salire.

Dan: “Angolo di stabilizzazione zero otto zero gradi.”

Chuck: “Bene.”

Mentre il mezzo s’innalza nel cielo appaiono i titoli del film.

IL PRIMO UOMO NELLO SPAZIO (First Man into Space)

Richards: “Supera il limite precedente.”

Chuck: “Di diecimila piedi. È oltre la barriera del calore.”

Van Essen: “Vuole parlargli Comandante? È alla Barriera di Controllabilità (una barriera nuova  appositamente ideata per questo film), può trovarsi in difficoltà.”

Chuck: “Controllo a U-12, Controllo a U-12, mi senti?”

Dan: “U-12 a Controllo, vi sento perfettamente, passo.”

Chuck: “Sei vicino alla Barriera di Controllabilità. Mi raccomando, in gamba eh?”

Il Bell-X1, o per meglio dire l’U-12, continua a salire attraverso un cielo nero “dipinto di stelle” e il mezzo comincia a beccheggiare in maniera alquanto ridicola (stop-motion su un modellino mentre lo sfondo scorre). Sul pannello centrale al Centro di Controllo, il puntino luminoso che indica l’aereo di Dan, sta superando la famigerata “Controllability Area“.

Dan: “Oltre la Barriera di Controllabilità. I girostati si mantengono bene.”

Chuck: “Ce l’ha fatta!”

Von Essen: “Bravo, un’impresa stupenda.”

Richards: “Eh, va forte.”

Uno dei tre operatori (Chuck Keyser, John Fabian, Spencer Teakle), che stanno tenendo sotto controllo tecnico e medico Dan Prescott, interviene.

I Operatore: “Il cuore batte regolare.”

II Operatore: “Pulsazioni a posto, Signore.”

Chuck: “Controllo a U-12, Controllo a U-12, mi senti? Passo.”

Dan: “U-12 a Controllo. Sintomi di pressione scomparsi.”

Chuck: “Ti registrano a duecentotrentamila piedi. Controlla!”

Dan: “Esatto.”

Chuck: “Sta attento adesso. Entrerai nella Ionosfera. I motori si spegneranno tra cinque secondi esatti.”

Dan: “Bene.”

Chuck: “Quattro… tre… due…”

I motori si spengono regolarmente e l’U-12 naviga verso le stelle.

Richards: “Si sono spenti. Tutto in ordine.”

Dan guarda fuori lo spettacolo fantastico di un cielo nero e gli sembra quasi di toccare quei punti luminosi, sorride estasiato.

Chuck: “Occhi aperti, Dan, per la prima volta stai per toccare i trecentomila piedi! Sei in atmosfera variata!”

Dan: “Regge benone, potrei salire ancora.”

Chuck: “Devi rientrare alla base, adesso!”

Dan: “Lascia andare, Chuck, va che è un incanto.”

Chuck: “Come sta, Dottore?”

Von Essen: “Il cuore è quasi normale ma in atmosfera molto rarefatta non si può essere categorici.”

Oh, sì che si può, visto che Dan quell’atmosfera rarefatta non la sta respirando ma ha indosso una tuta pressurizzata e usa l’ossigeno della stessa fin dalla partenza.

Chuck: “Devo inserire il telecomando?

Von Essen: “No, aspetti qualche secondo.”

Sul pannello il punto luminoso sta raggiungendo le cento miglia.

Chuck: “Mi senti sempre? Dan, ripeto, mi senti sempre?”

Dan sente benissimo la voce del fratello ma i suoi occhi sono ammaliati dallo spettacolo. Si riprende e, con aria delusa, punta il suo mezzo verso la fase di discesa. Le riprese della Terra e del Sole sono autentiche e ottenute con i primi lanci suborbitali con cavie per sperimentare gli effetti dei raggi cosmici sui tessuti viventi. A bordo del razzo Aerobee c’erano anche delle cineprese e il suo filmato, sia esterno che interno, è stato sfruttato fino all’osso in molti film di fantascienza.

L’aereo sta scendendo in larghe ma veloci spirali.

Dan: “Non riesco ad agguantare gli stabilizzatori. Rimettetemi voi in linea!”

Chuck: “Controllo elettronico, gli stabilizzatori!”

II Operatore: “Sto tentando ma non rispondono.”

Chuck: “Insisti!”

L’areo-razzo continua a scende a spirale. Il Dottor Von Essen prende in mano il microfono.

Von Essen: “Senti, Dan, è il Dottor Von Essen che parla. Ti trovi nel vuoto, se non ti concentri non puoi coordinare i movimenti. Ascoltami…”

Dan: “Che devo fare, Dottore? Me lo dica lei.”

Von Essen: “Prima ti devi concentrare. Ora non pensare a niente altro e guarda la mano sinistra. Senza abbandonarla con gli occhi mettila giù finché non tocchi qualche cosa, qualunque cosa sia. Fa con calma.”

Chuck: “Presto, Dottore, a quella velocità può disintegrarsi!”

Von Essen: “Ripeti adesso con la destra ciò che hai fatto con la sinistra. Portale avanti lentamente finché agguanti gli stabilizzatori. Aziona le manopole finché sei in linea. Concentrati e riacquisterai il controllo dell’U-12.”

Chuck: “Ti stai allontanando dal raggio d’azione del radar, ti perderemo!”

Dan: “Qui ho ripreso la stabilità ma la velocità non ce la faccio a ridurla!”

Chuck: “Controllo Radar. U-12 esce dall’orbita stabilita. Via cinque gradi a Ovest.”

C.R.: “Cinque gradi a Ovest, Signore.”

Richards: “È inutile, guardi, sta uscendo. L’unica speranza è che rientri nella Troposfera e perda di velocità.”

Chuck: “Controllo Radar!”

C.R.: “Sì, Signore.”

Chuck: “Spostare a Ovest… Ancora… ancora! Spostare, spostare ancora!”

L’U-12 rientra nell’atmosfera e riaccende i razzi ma la sua immagine scompare dal radar.

Ufficio del comandante Richards.

Chuck: “Dovremmo darlo per disperso… Perché non ha obbedito agli ordini e non si è attenuto al piano di volo!”

Von Essen: “Non può far responsabile suo fratello di questa tragedia. Per qualche secondo, forse, era ottenebrato…”

Chuck: “Vorrei poterne convenire con lei.”

Von Essen: “Non sappiamo ancora le condizioni fisiologiche che un uomo deve subire a tali altitudini.”

Chuck: “Mio fratello è sempre stato uno sconsiderato!”

Richards: “È un pilota di prim’ordine, il migliore fino ad oggi.”

Chuck: “Doveva mantenersi nei limiti stabiliti.”

Von Essen: “Ma le condizioni fisiologiche, forse, glielo avranno impedito.”

Richards: “Chuck, abbiamo fatto progressi nella medicina applicata all’Aeronautica ma le condizioni riprodotte nelle camere di decompressione non sono quelle reali, ne deve convenire.”

Il telefono interrompe la discussione. Chuck prende in mano la cornetta.

Chuck: “Ufficio del Comandante Richards, qui è Prescott… Cosa?… E il pilota sta bene? (sospiro di sollievo) Dove? Me lo ripeta piano… Wisborne? Sì, so dov’è: fra Albuquerque e Santa Fe. Non faccia avvicinare nessuno. Veniamo subito… (ripone il ricevitore) Han trovato l’U-12, danneggiato ma di un pezzo.”

Von Essen: “E il Tenente Prescott, si è salvato?”

Chuck: “Sì.”

I tre mobilitano la squadra di recupero e si dirigono verso il luogo d’atterraggio dell’U-12. È bene sapere che gli aereo-razzi, nella versione americana, hanno il prefisso “Y” che è stato sostituito, nella versione italiana per ragioni di sincronismo di doppiaggio, con la “U”. È molto più lungo dire “ipsilon” nella nostra lingua e non sarebbe stato possibile far coincidere il labiale.

Due poliziotti di guardia accolgono Chuck, Richards e Von Essen e lì vengono a sapere che Dan si è fatto portare in città per cambiarsi poiché aveva “appuntamento con una ragazza“.

Chuck è furibondo, dopo aver esaminato rapidamente l’aereo che ha sopra dei minuscoli frammenti di una strana polvere, prende la macchina di Richards e si precipita dove sa di trovare Dan il quale, nello stesso momento, è a casa della sua fidanzata, Tia Francesca (Marla Landi). I due si stanno baciando appassionatamente quando Chuck, in compagnia di un M.P., suona insistentemente alla porta.

Tia si alza dal divano piuttosto seccata e, nella versione originale, commenta l’intrusione in italiano. Apre la porta e Chuck entra come una furia mettendo agli arresti il fratello.

Questi, furioso a sua volta, apostrofa Chuck.

Dan: “Puoi far pesare i tuoi gradi, se vuoi, e in questo sei bravissimo, ma se passi in altro campo non saresti capace di pilotare neanche un monopattino! Senza gente del mio stampo saresti niente, zero!”

Mentre Dan se ne va scortato dal militare, Tia e Chuck restano a discutere. Il Comandante ha un atteggiamento molto scostante  nei confronti della ragazza della quale poi non sa nulla ma è convinto che sia una poco di buono.

Il giorno dopo, alla base militare, un missile Vanguard è pronto per la partenza. Chuck è a colloquio con Richards.

Richards: “Perché non allenta un po’ i freni, Chuck?”

Chuck: “Ha ignorato gli ordini, a malapena abbiamo recuperato gli strumenti dell’U-12.”

Richards: “Lo so. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e pensi ai progressi compiuti… Avanti.”

L’attendente (Michael Bell) entra con un foglio da firmare e poi esce nuovamente. I due riprendono la conversazione.

Richards: “C’è una grossa gatta da pelare, qui. Dobbiamo procedere al lancio dell’U-13 fra un mese.”

Chuck: “Un mese?!”

Richards: “Sì, il Pentagono mi ha ordinato di accelerare i tempi.”

Chuck: “Ah, ci toccherà sputare sangue per arrivarci.”

Richards: “Sputate ciò che volete, questi sono gli ordini. Fra pochi istanti ho il lancio di un missile sonda.”

Il missile sonda sarebbe il Vanguard. Fu un missile che aveva l’incarico di mettere in orbita il primo satellite americano. Il 6 dicembre del 1957 il missile, appartenente alla marina americana, fallì il lancio ed esplose sulla rampa per cui si dovette ricorrere all’esercito, a Von Braun e al suo missile Jupiter C il quale, il 31 gennaio del 1958, mise finalmente in orbita il primo satellite americano. Il Vanguard collezionò un altro insuccesso il 5 febbraio dello stesso anno e solamente il 17 marzo riuscì nell’impresa. Subito dopo vi furono ben altri sette fallimenti fino all’ultimo lancio, peraltro riuscito, del 18 settembre 1959. Nel frattempo l’esercito aveva lanciato con successo ben altri tre satelliti.

Dan sta seguendo dal suo alloggio la partenza del missile la quale è, ovviamente, una sequenza di repertorio, quando Chuck entra e vede il Santa Fe Daily News con un grosso titolo in prima pagina accanto alla foto del fratello:

L’UOMO CHE È ANDATO PIÙ IN ALTO NEL MONDO

Dan: “Guardalo come va, non è una bellezza?”

Chuck: “Il… Comandante Richards ti fa uscire.”

Dan: “Ah, era ora!”

Chuck: “Non è tutto. La tua fama ha conquistato il Pentagono e sarai tu a pilotare l’U-13.”

Dan: “A meraviglia! Ma tu non ne sei troppo felice…”

Chuck: “Voglio essere certo che tutto scorra liscio e che obbedirai a tutte le istruzioni ricevute.”

Dan: “Le reazioni sono lente lassù…”

Chuck: “Non ti ho domandato questo!”

Dan: “Cosa dovrei rispondere?”

Chuck: “Devi rispondere che hai capito che sei il pilota ma gli ordini li do io e che non sei qui per farti pubblicità.”

Dan: “Lasciami in pace, vuoi?”

Chuck: “Io ti lascerò in pace quando capirai che vogliamo dar vita a un aereo spaziale e non a creare il mito di un eroe.”

Dan: “D’accordo ma come t’ho detto le reazioni sono lente lassù.”

Chuck: “Beh, ti sottoporremo a un accelerato controllo prima della partenza. Il Dottor Von Essen cercherà di portarti al punto di avere reazioni automatiche. Ora prendi la tua roba e vattene al reparto medico!”

Dan: “Signorsì.”

Chuck esce dal Centro di Controllo per andare al reparto di Medicina Aeronautica di Albuquerque, presieduto da Van Essen. Qui incontra Tia Francesca che sta uscendo dall’ufficio dello scienziato. La ragazza guarda Chuck quasi con disprezzo e si allontana velocemente e il Comandante viene a sapere dal soldato di controllo che la ragazza lavora lì, alle dirette dipendenze del Dottore. Chuck, più stupito che mai, bussa all’ufficio di Van Essen il quale, non l’avevamo ancora detto, parla con leggero accento tedesco.

Van Essen: “Avanti… Comandante Prescott! Congratulazioni, U-13 si prospetta perfetto.”

Chuck: “Grazie, Dottore.”

Van Essen: “Si sieda. Sigaretta?”

Chuck: “No, grazie… Dottore, lei ha una certa Miss Francesca alle sue dipendenze?”

Van Essen: “Si vede che lei viene di rado all’Università.”

Chuck: “Da quanto tempo lavora per lei?”

Van Essen: “Qualche mese. È alla sezione cardiogrammi e forse conosce il cuore di suo fratello meglio di tante persone.”

Chuck: “Già, da quanto ho veduto, è probabile.”

Van Essen: “È la donna per lui. È più posato, calmo e l’ama.”

Chuck: “E l’ama? Vuole scherzare!”

Van Essen: “Lei è troppo assorbito dal suo lavoro e non osserva troppo la gente.”

Chuck: “Ma è sicuro?”

Van Essen: “Non lo direi, altrimenti.”

Chuck: “Vallo a credere… Che figura da idiota ci faccio! Perché non me ne ha mai parlato Dan?”

Van Essen: “Si vede che lei non gode tutta la sua fiducia.”

Chuck: “Eh, no… no, Dottore… Ha ragione.”

Van Essen: “Lei preferirebbe fosse un altro a pilotare U-13?”

Chuck: “Beh, se dipendesse da me non l’avrei scelto.”

Van Essen: “Perché no?”

Chuck: “Ha un carattere troppo ribelle per far parte di un ingranaggio.”

Van Essen: “Non è una caratteristica insolita in uomo che rischia la vita per nuove conquiste.”

Chuck: “Sì, ma in un progetto così preferirei qualcuno più disciplinato.”

Van Essen: “Beh, l’avrò sotto controllo fino al giorno della prova. Seguirò meglio la sua psicologia.”

Chuck: “Lo affidi alle cure di uno degli psichiatri, fategli capire che, anche se si trova nello spazio da solo, è tenuto a obbedire agli ordini che riceve…”

I motori dell’U-13 vengono provati e qui assistiamo a un altra sequenza di repertorio perché la prova viene eseguita alla presenza di Chuck il quale si tura le orecchie a causa del frastuono. Subito dopo viene inserita la sequenza dove vengono provati i motori di un Bell-X2 e, di schiena, si vede un ufficiale che si tiene le mani sulle orecchie. Non si tratta ovviamente dell’attore Marshall Thompson ma la scena è stata ben introdotta nel contesto della pellicola. Sta arrivando il giorno del lancio dell’U-13 che altri non è, come abbiamo detto, che il successivo modello della Bell, l’X-2. Il 27 settembre 1956 questo aerorazzo stabilì un nuovo record di velocità toccando i 3380 chilometri all’ora, ma il volo si concluse tragicamente con la morte del pilota, il Capitano Milburn Apt. Assistiamo ora alle sequenze per agganciare il mezzo al B-29, si tratta sempre di materiale di repertorio, tanto è vero che, a un certo punto, il Bell X-2 si tramuta in X-1. Prodigi del mimetismo! Manca ormai poco alla partenza e Chuck è con Dan.

Chuck: “Mi ripeti le fasi di volo?”

Dan: “Ancora? Le conosco a memoria!”

Chuck: “Lo so, ma ripassiamole, eh?”

Dan: “D’accordo, d’accordo… Mi sgancio a quarantacinquemila piedi,  passo la Barriera del Calore e tocco la Stratosfera in sei secondi, dopo cinquanta secondi sono nella Ionosfera…”

Chuck: “E attacchi l’impianto refrigerante…”

Dan: “Sì, ma seguitemi sempre. Il battimento era così forte che non leggevo gli strumenti.”

Chuck: “Poi la Barriera di Controllabilità.”

Dan: “Uhm… quella è un osso duro. Lì ci vogliono nervi saldi.”

Chuck: “Sei convinto di farcela nella Ionosfera? Se vuoi da lì  possiamo inserire i telecomandi.”

Dan: “No, no, non sarà necessario. So cosa devo aspettarmi e starò all’erta.”

La voce dall’altoparlante interrompe la conversazione.

Altoparlante: “Collaudo U-13.Il decollo è fra cinquantaquattro minuti. Ripeto: collaudo fra cinquantaquattro minuti.”

Chuck: “Von Essen è stato in gamba. Hai un buon aspetto.”

Dan: “Mai stato meglio. Peccato che oggi non sia qui. Sto più  tranquillo con lui.”

Chuck: “L’Aeronautica se l’è accaparrato.”

Altoparlante: “Collaudo U-13. Il personale incaricato si prepari alle manovre di decollo.”

Chuck: “Buona fortuna e non fare pazzie!”

Dan: “Grazie Chuck, non preoccuparti. Ti porterò tutti i dati che ti serviranno per l’U-14. Avanti, andiamo.”

Chuck: “Bene.”

Lo sgancio dell’aerorazzo avviene in perfetta regolarità e Dan lo lancia verso l’infinito.

Dan: “U-13 a Controllo, U-13 a Controllo… Pressione nulla. Sono nel vuoto. Girostati in ordine.”

Chuck: “Bene, Dan, ti seguiamo. Controlla la violenza dell’attrito.”

Dan: “Sto controllando.”

Chuck: “Mettiti in linea, ora.”

Dan: “Non agitarti, Chuck.”

Chuck: “Ti avvicini a cinquecentomila piedi, passo.”

Dan: “Esatto.”

Chuck: “Un volo perfetto. Comincerai la virata fra quindici secondi.”

Dan: “Chuck, e se proseguissi all’infinito?”

Chuck: “Non parlare, concentrati!”

L’aereorazzo continua a salire. Siamo ora a 590.000 piedi.

I Operatore: “600.000″

Chuck: “Altitudine 600.000 piedi. Pronto a virare.”

Ma Dan sta guardando estasiato le stelle e non accenna a virare.

Chuck: “Dan! U-13, U-13! Inverti la rotta, subito!”

Dan: “No, questa volta non mi fermo. Il primo uomo nello spazio!”

Chuck: “Inverti la rotta, inverti la rotta!”

II Operatore: “Signore, perdiamo i contatti!”

Chuck: “Innesta il telecomando.”

II Operatore: “Telecomando innestato.”

Chuck: “Dan, mi senti ancora?”

Dan: “Ci rivedremo nello spazio!”

Chuck: “Dan, sta a sentire, non fare il pazzo!”

II Operatore: “Il telecomando non mi risponde.”

Richards: “Fra poco uscirà fuori dall’atmosfera.”

Chuck: “Continua a salire.”

Dan ha staccato i contatti e ha acceso i razzi.

Richards: “Ha acceso i razzi motore d’emergenza!”

Chuck: “Tutti quanti attenzione! Tenete le riceventi aperte. Tutte le stazioni radar entrino subito in funzione. Segnalatori all’erta. Comunicare qualsiasi avvistamento. (Accusa il ricevuto) …Solo con se stesso: il primo uomo nello spazio. O colpirà la Luna o finirà in orbita alla Terra…”

L’incosciente, il sorriso sulle labbra, sta continuando a salire poi, finalmente, ripristina il contatto che aveva staccato.

Dan: “Controllo, Controllo. Ce l’ho fatta! Duecentocinquanta miglia! Ora comincio la virata…”

I motori esauriscono la spinta.

Dan: “U-13, U-13 chiama da oltre duecentocinquanta miglia nello spazio. I razzi motori sono spenti. I giroscopi non funzionano a quest’altezza. Userò il meccanismo di lancio per catapultarmi dalla fusoliera con tutta la cabina. Controllo, Controllo, mi sentite? Qui parla U-13…Controllo, Controllo, mi sentite ancora?… Qui e l’U-13, U-13 chiama Controllo… (Una strana nuvola lo avvolge) Navigo fra polvere di meteorite, premo ora il bottone di sgancio… Dio m’assista.”

Non si capisce come l’aereo, ormai privo di propulsione, possa scendere e non restare in orbita ma, comunque sia, al Vice Ispettore Wilson (Bill Nagy, 1921 – 1973) del New Mexico arriva la segnalazione di un contadino che ha visto scendere uno strano apparecchio con il paracadute e, di conseguenza, egli avvisa la base militare. Chuck si precipita sul posto dove c’è già Wilson ad attenderlo.

Chuck: “Grazie della telefonata. Dove si trova?”

Wilson: “A due passi da qui, tra i cespugli.”

Chuck: “Ci sono stati feriti o danni?”

Wilson: “No. È a un mezzo miglio la fattoria più vicina. Si è posato come in un letto di piume.”

Chuck: “Nessun segno del pilota, eh?”

Wilson: “Beh, sarà meglio che veda lei…”

Wilson accompagna Chuck all’aereo piantonato da un poliziotto. Si tratta della parte anteriore, quella della cabina, ma è tutta rivestita, interno ed esterno, da uno strano e misterioso strato molto simile a un paesaggio lunare.

Wilson: “Che ne deduce, Comandante?”

Chuck: “Ma, non lo so. È troppo presto per dirlo. Non ho mai veduto nulla di simile. Dovremo inviarlo ai laboratori… ma il pilota è morto, questo è più che certo.”

Wilson: “La cappotta è scoperchiata.”

Chuck: “Già. Non si resiste allo spazio.”

Un agente chiama Wilson affinché vada a dare un’occhiata nella vicina fattoria dove sono state trovate parecchie mucche sgozzate. Lasciato l’aereo piantonato Chuck va ad Albuquerque per avvisare Tia dell’accaduto. La ragazza è sconvolta e accusa Chuck di non aver mai tentato di fermarlo.

Chuck: “È da quando si era piccoli che cerco di farlo. Lui allora saliva sull’albero più alto o nuotava più al largo di tutti. Per lui si trattava di tutto o niente.”

Tia: “Voleva essere il primo uomo nello spazio.”

Chuck: “E c’è riuscito. Quando abbiamo perso i contatti era dove nessuno era mai arrivato.”

Tia reagisce bruscamente. Lei desiderava che Dan smettesse di fare il Collaudatore e si accasasse e Chuck le risponde che non era nella natura di suo fratello il volersi fermare. L’uomo le chiede se il giorno dopo potrà tornarla a trovare e la ragazza accetta scusandosi per il suo comportamento.

La fusoliera dell’aereo viene portata alla base per essere sottoposta a esami. Von Essen e il suo staff cercano di capire la composizione dello strano materiale che ricopre il velivolo. Con lui sono presenti anche Chuck e Roberts.

Chuck: “Procediamo ad analisi metallografiche. L’esterno della cabina ha subito un’incrostazione di cui non si conosce l’origine.”

Roberts: “Ha idea a che altezza sia arrivato?”

Chuck: “Uhm, con una forza di gravità così ridotta forse anche a 250, 300 miglia.”

Roberts: “Il paracadute non ha subito alcuna alterazione.”

Chuck: “Già, anche il meccanismo di sgancio ha agito perfettamente. Il paracadute si è aperto a tempo, appena a contatto con la Troposfera, ma tardi per salvare Dan, con la cabina scoperchiata sarà morto in un secondo.”

Von Essen: “Date un’occhiata qui. Queste incrostazioni possiedono qualità sorprendenti… Vedete? Niente, assolutamente. I raggi X non le attraversano.”

Un tecnico allunga una fotografia allo scienziato. Si vede benissimo che è un’immagine della superficie lunare ma sentite un po’ per cosa la fanno passare.

Tecnico: “Anche qui negativo.”

Von Essen: “Grazie… Questa è una fotografia ad infrarossi ma i raggi non penetrano per rivelarci i suoi strati interni… e qui, sotto i raggi ultravioletti… non riesco a capire… resiste a qualsiasi analisi abbiamo tentato nei nostri laboratori. Farò lo stesso una fotografia, possono esserci riflessi che a occhio nudo non si notano…”

Richards: “Analisi negative fino ad ora. Speriamo che il rapporto metallografico ci dia una traccia.”

Chuck: “Speriamo…”

Richards: “Mi avverta appena sarà pronto. Beh, buona sera Dottore, buona sera Chuck…”

Chuck: “Buonasera, Signore.”

Richards: “Sa, Chuck, dovrebbe anche riposare…”

Chuck: “Eh, sono nottambulo… Che roba è questa? Crede che un’analisi chimica potrebbe servire?”

Von Essen: “Non sappiamo neanche quale reagente usare. Potrei mandarne un campione al mio laboratorio, avremmo il risultato più  presto.”

Chuck: “Io… non riesco a levarmelo di mente! Lo vedo lì, rinchiuso nella cabina… lui le dava sempre ascolto, se lei fosse stato presente… Ah, se io avessi…”

Von Essen: “Non deve sentirsi in colpa, Chuck.”

Chuck: “Ah… ha ragione… Senta io ripasso domattina presto.”

È notte. Un’ombra si avvicina al New Mexico State Hospital. Dei rumori soffocati e un respiro pesante, quasi un rantolo. Qualcosa sfonda la porta che dà nella banca del sangue. Si sente un rumore di vetri infranti. Un’infermiera (Sheree Winton, 1935 – 1976) si avvicina alla porta sfondata, entra… un urlo agghiacciante… Il mattino successivo Chuck entra nell’ufficio di Richards con il giornale in mano.

Richards: “Salve Chuck. L’avrei chiamata, devo parlarle.”

Chuck: “Ha già letto il giornale?”

IL TERRORE ALEGGIA SUL PAESE

Richards: (leggendo) Nelle ultime ventiquattro ore la morte ha colpito in modo misterioso e orrendo… Le ferite inflitte sono mortali e inumane…”

Chuck: “Legga al centro, Signore, dove parla delle mucche sgozzate. L’U-13 cadde nei pressi di quella fattoria. Ho fatto chiamare l’Ispettore Wilson.”

Il Comandante non coglie la connessione tra i due fatti ma, in quel momento, suona il telefono: è Wilson che chiede a Chuck di raggiungerlo alla Banca del Sangue dell’Ospedale.

La stanza è completamente a soqquadro con frammenti di vetro e schizzi di sangue dappertutto. Il cadavere dell’infermiera è sul tavolo coperto da lenzuolo.

Wilson: “Quello che le ho raccontato riguardo alle mucche di quel messicano si è ripetuto qui: un profondo squarcio slabbrato attraverso la gola.”

Chuck: “Chi o cosa può aver provocato tanto vandalismo?”

Wilson: “Non so che dirle ma deve piacergli il sangue. Si direbbe che se lo sia quasi trangugiato e guardi qui, guardi… (È davanti alla porta sfondata) Ci vuole una forza sovrumana, se non chi ha un’accetta…”

Chuck osserva sullo stupite della porta dei piccolissimi frammenti luminosi. Si avvicina al cadavere e scosta il lenzuolo.

Chuck: “Wilson.”

Wilson: “Sì?”

Chuck: “Mi dà un momento la sua torcia?”

Wilson: “Tenga.”

Chuck: “Guardi qua. Li vede sui bordi della ferita?”

Wilson: “Cosa?”

Chuck: “Quei piccoli lustrini.”

Wilson: “Oh, sì… sì, certo. Strano che non li abbia notati prima? Cosa crede che siano?”

Chuck: “Le dispiace mandarne qualcuno dal Dottor Von Essen all’Università di Albuquerque?”

Wilson: “Affatto. Li ritiene importanti?”

Chuck: “Non lo so. Vorrei dare un’occhiata a quelle mucche sgozzate.”

Wilson: “Ci andremo appena ho finito qui.”

La stalla del contadino (Barry Shwzin, 1930 – 1968) è immersa nel buio e solo le torce elettriche permettono di vedere gli animali sgozzati. Il contadino è disperato per la morte della sua Clara, una mucca che aveva vinto parecchi premi. Wilson e Chuck esaminano da vicino le ferite.

Wilson: “Che le dicevo? Identiche, la gola lacerata.”

Chuck: “Uccide chiunque gli è a tiro.”

Wilson: “Già.”

Chuck: “Ha idea quale arma possa causare un simile squarcio?”

Wilson: “Non ancora ma… stiamo indagando.”

Chuck: “Un momento, sposti la torcia!”

Wilson: “Oh, questa è bella, ancora quei lustrini!”

Chuck: “Già, può mandare anche un campione di questi al Dottor Von Essen?”

Wilson: “Oh, certo. Cosa pensa, che qualche abitante dello spazio sia sbucato da quel missile?”

Chuck: “Vorrei farli confrontare con quelli prelevati all’infermeria della Banca del Sangue.”

Wilson: “D’accordo. Ma servirà a trovare l’assassino?”

Chuck: “Non lo so. Speriamo di acciuffarlo prima che commetta altri massacri.”

Wilson: “Beh, ho posti di blocco su ogni strada ma se occorre qualcosa, Comandante, m’informi.”

Chuck scorge qualcosa per terra parzialmente coperto dal cadavere dell’animale.

Chuck: “Qui, mi dia una mano!”

Wilson: “Che cos’è?”

Chuck: “Sembra un tubo per maschere d’alta quota… Devo tornare alla base, ho qualcosa da fare. Mi terrò in contatto con lei.”

Così, mentre Wilson deve rispondere alla domanda del contadino che gli chiede chi gli ripagherà le mucche morte, Chuck torna rapidamente verso la base. In un motel nei pressi di Los Alamos un camionista (Rowland Brand, 1929 – 1984) sta salutando una donna dandole appuntamento tra qualche giorno. Mentre si avvia al camion, dai cespugli esce una mostruosa figura che gli si avventa addosso uccidendolo. L’essere toglie il cadavere dal sedile e lo butta a terra (il morto ha gli occhi sbarrati, ma respira), poi la mostruosa figura sale sul camion e parte velocemente. Il mattino seguente Chuck va all’Università e chiede di Tia alla reception. La segretaria l’accompagna al piano sottostante dove si stanno sostenendo le prove di alta quota. Mentre Tia s’informa sulle analisi e chiede al reparto di patologia di portarle al piano sottostante, i due bevono un caffè insieme chiacchierando un poco.

Curiosamente Chuck, o meglio il doppiatore, la chiama Franca ma comunque sia ora, come spesso succede nei film, i due non sembrano più detestarsi tanto… Arrivano le analisi e Chuck le legge ad alta voce.

Chuck: “In entrambi i campioni di sangue si notano particelle di polvere di meteorite… (le polveri di meteorite erano d’uso comune all’epoca, se ne trovavano dappertutto, per cui conosciutissime e facilmente identificabili alla prima analisi superficiale…) …che non hanno alterato la struttura come si dovrebbe supporre. A conferma di ciò sarebbero necessarie analisi più approfondite, si richiedono dettagli sull’origine del pulviscolo…”

Tia: “Questo ha a che vedere con Dan?”

Chuck: “Non lo so. Senta, io devo andare alla base. Appena posso ritornerò. Grazie per il caffè.”

Tia: “Arrivederci.”

Giunto al laboratorio della base dove si trova la parte anteriore dell’aerorazzo, Chuck ha modo di constatare, al di là di ogni dubbio, come il pezzo raccolto nella stalla del contadino combaci perfettamente con un vano del pannello comandi. Ha quindi la certezza che esso arrivi dall’U-13. In quel momento entra Von Essen con in mano dei frammenti di metallo.

Von Essen: “Ecco qui l’analisi metallografica.”

Chuck: “Un momento, Dottore, vorrei che desse un’occhiata qui.”

Von Essen: “Dopo, dopo. Venga qui lei, invece. Voglio mostrarle una cosa… Questo è il campione del componente segreto che ci servì per la fusoliera dell’U-13.”

Chuck: “Ah, sì.”

Von Essen: “Sopporta temperatura e pressioni immani.”

Chuck: “Lo so.”

Von Essen: “E questo è un pezzo della fusoliera che fu rivestito da questa strana sostanza. Guardi, il metallo al di sotto non è stato alterato. Ora, questo è un pezzo che abbiamo ottenuto dal girostato e che è sfuggito a quelle incrostazioni. Guardi, ha subito una completa trasformazione. Non ha più neanche la parvenza di essere un metallo, è come carbone friabile e se lo sminuzzo non rimane che polvere…(che lo scienziato soffia via dal tavolo).”

Chuck: “E quale può esserne stata la causa?”

Von Essen: “Uhm, è difficile dirlo. Raggi Cosmici, forse, ma sono tutte delle induzioni…”

Chuck: “Ma sotto le incrostazioni è inalterato, no?”

Von Essen: “Esatto.”

Chuck: “Non potrebbe essere una specie di protezione cosmica?”

Von Essen: “Potrebbe…”

Altoparlante: “Il Comandante Prescott a rapporto dal Comandante Richards, il Comandante Prescott a rapporto dal Comandante Richards…”

Chuck: “Bene, torno dopo Dottore.”

Nell’ufficio del Comandante Richards c’è il Console Messicano Ramon De Guerrera (Roger Delgado, 1918 – 1973) e Carl Atkins, della Difesa (John McLaren, 1911 – 1970). Il Console ha portato un salatissimo conto da pagare (ventimila pesos) determinato dalla caduta della seconda parte del razzo il quale ha causato panico e danni mentre il Ministro delle Opere Sociali stava inaugurando una nuova arena. Il toro, al rumore del razzo che cadeva e che è poi precipitato a più di dieci miglia dal centro abitato, ha scavalcato la staccionata e ha devastato il mercato fuggendo.

A Richards non resta che accusare il colpo e farsi promettere dal Console che non ci saranno noie burocratiche in modo che la squadra di recupero possa raggiungere al più presto la zona d’impatto. Soddisfatto della rapida transazione il Console se ne va con Atkins.

Richards: “Per Giove, lanciamo dozzine di missili ogni mese e per un inconveniente che succede ecco cosa ti capita. Ah, senta Chuck, Wilson ha chiamato, la faccenda si fa seria, ci sono altri tre morti.”

Chuck: “Tre?”

Richards: “Sì.”

Chuck: “Ha dato particolari?”

Richards: “Uhm… un camionista a un luogo di ristoro vicino a Los  Alamos e una coppia di vecchi presso Green Valley…”

Chuck: “Green Valley?! Ma… ma come fa a coprire simili distanze in così poco tempo?”

Richards: “Sa guidare. Wilson ha trovato un camion con l’asse dello sterzo e i pedali così contorti da mettere i brividi addosso.”

Chuck: “Comincia a delinearsi… Possiede forza enorme, è un bruto, sfascia tutto ciò che tocca e ha nozioni di meccanica…”

Richards: “Ma che cosa le fa credere che ci sia una relazione con l’U-13?”

Chuck: “Comandante, vorrei che venisse un momento in laboratorio. C’è  una cosa…”

Suona il cicalino della linea interna.

Richards: “Mi scusi… Comandante Richards!”

Lofford: “Qui è il Comandante Lofford. Il motore del razzo S-1 è sul banco di prova numero 2. Accensione fra mezz’ora.”

Richards: “Attenda. Quanto tempo ci vorrà?”

Chuck: “Vedrò di sbrigarmi presto.”

Richards: “Ritardate di un’ora. Accensione alle cinque e trenta!”

Lofford: “Ma, Signore. È tutto pronto!”

Richards: “Senta, dovete rendervi conto lì che abbiamo più di un neonato a cui pensare. Ritardate di un’ora! Le concedo mezz’ora, andiamo.”

I due raggiungono Von Essen al laboratorio dove Chuck cerca di esporre i suoi pensieri.

Chuck: “Supponendo che la vita esista nello spazio questa dovrà rivestirsi di una calotta per proteggersi dagli elementi distruttivi.”

Richards: “Cioè, come le creature primigenie che, uscite dal mare, si rivestono di pelle per proteggersi dal Sole…”

Von Essen: “Già. L’U-13 ha violato un nuovo mondo.”

Chuck: “Perciò questo rivestimento sull’U-13 si formò per proteggerlo dalle forze cosmiche…”

Richards: “Una teoria interessante…”

Chuck: “E la stessa cosa può essere successa nella cabina. Vi mostrerò una cosa (si avvicina al tavolo e prende in mano la strana sostanza). Ecco, come notate questo è flessibile, innocuo a toccarsi. Farò una dimostrazione su questo pezzo di gommapiuma… l’avvolgo intorno alla mano… e osservate.”

Passa velocemente la sostanza sulla gommapiuma, apparentemente sembra che non sia accaduto nulla ma quando Chuck la prende in mano si notano dei profondi tagli.

Richards: “Santo cielo!”

Chuck: “Se era una gola umana sarebbe stata squarciata. Guardate dentro a questi solchi: polvere di meteorite identica a quella trovata nelle ferite di tutte le vittime… Beh, mi pare che ci sia solo una spiegazione logica: questo… mostro uccide ma solo perché, per un motivo o per l’altro, ha bisogno di sangue. Nessuno che l’abbia visto è vissuto.”

Richards: “Dove vuole arrivare, Chuck?”

Chuck: “Temo che questo mostro sia Dan.”

Un’auto corre velocemente sbandando sulla strada. Una macchina della Polizia si attiva per raggiungerla e riesce a bloccarla. Uno dei poliziotti scende velocemente e va verso la portiera del veicolo fermato e, con orrore, vede il cadavere di una donna sul sedile di fianco a quello del guidatore e poi vede Dan, o meglio quello che una volta era Dan, coperto da un involucro che gli lascia libero solo un occhio e parte della bocca. L’astronauta scende dalla macchina e afferra alla gola il poliziotto uccidendolo. Il suo collega spara ma i colpi non hanno effetto sul mostro che avanza inesorabilmente verso il poliziotto che incespica sul fango ai bordi della strada. Un colpo rapido ed è la fine.

All’Università Chuck sta parlando con Von Essen e Tia.

Chuck: “Senta, il suo metabolismo sarà variato, ma quale forma ha sotto?”

Von Essen: “Senza sapere a che genere di raggi cosmici Dan fu sottoposto e il loro effetto sugli esseri viventi, non posso pronunciarmi.”

Chuck: “Gli avranno alterato il sangue. Oh, mio Dio, è sempre inconcepibile pensare a un fratello come a un vampiro! Franca, vuole prendere i cardiogrammi e il metabolismo basale di Dan?”

Tia: “Sì… io ce li ho tutti qua.”

Chuck: “Se quando s’è dissolta la cappotta il suo sangue avesse assorbito dell’idrogeno…”

Von Essen: “Uhm… sarebbe morto… Il corpo umano non sopravvive in atmosfera rarefatta senza la protezione di tute spaziali e cabine pressurizzate!”

Chuck: “Ma lei scorda la rivestitura protettiva dell’U-13… e se si formò rapidamente su Dan?”

Von Essen: “Sì, può averlo mantenuto in vita.”

Chuck: “E se si fosse creato in lui un nuovo metabolismo che gli avesse impoverito di sangue il corpo e il cervello?”

Von Essen: “Noi sappiamo solo che per un processo misterioso le cellule che controllano crescita e riproduzione mutano se sono esposte a certi raggi cosmici. Oltre a ciò siamo fra ipotesi.”

Chuck: “Anch’io esprimo ipotesi, Dottore, ma penso che Dan si troverebbe più a suo agio nello spazio. Ciò che ha fatto non è massacro indiscriminato ma solo un bisogno di sostituire il suo sangue che è alterato.”

Von Essen: “Ma dovrebbe sottoporsi a trasfusioni. Berlo non serve.”

Chuck: “Già, a meno che… non sia schiavo di istinti animaleschi.”

Una macchina si ferma davanti all’istituto. Ne scendono l’Ispettore Wilson con in mano un oggetto coperto da un telo e il Comandante Richards. Si dirigono verso l’ingresso mentre il poliziotto alla guida resta all’esterno.

Dai cespugli attorno all’edificio esce Dan che si dirige a sua volta, barcollando, verso l’Università.

Wilson: “I suoi sospetti erano giusti, guardi qua.”

Chuck: “È l’elmetto di Dan. Dove l’ha trovato?”

Wilson: “Poco lontano da qui. In un auto con l’ultima vittima. Ora sappiamo che aspetto ha: quello di un mostro deforme ingabbiato in un’armatura.”

Richards: “Un’armatura su cui le pallottole rimbalzano.”

Von Essen: “Queste incrostazioni gli danno una protezione senza precedenti.”

Richards: “Ho assegnato un plotone di Marines in aiuto a Wilson.”

Chuck: “Sentite, io… so che dobbiamo bloccarlo ma è sempre il Tenente Prescott e se guida un auto ha ancora un barlume d’intelligenza. Non è… del tutto un mostro.”

All’esterno l’avanzata di Dan continua.

Wilson: “Che cosa suggerisce, Comandante? Di fargli continuare in pace le sue stragi?”

Chuck: “No, Ispettore, io non ho detto questo!”

Wilson: “Senta, noi ci siamo attrezzati. Prima tenteremo coi gas lacrimogeni e se questo non bastasse ci penseranno i Marines!”

Richards: “Deve rassegnarsi. Se non riusciamo a fermarlo dobbiamo distruggerlo!”

Chuck: “Lo so… lo so…”

Richards: “Comunque dovrò riferire a Washington. Dottore, mi accompagna nel suo ufficio? Voglio telefonare ai miei diretti superiori.”

Von Essen: “Sì, certamente venga con me.”

Richards: “Venga anche lei, Ispettore.”

Tia: “Chuck, perché succedono questi orrori?”

Chuck: “Franca, stiamo conquistando un nuovo mondo e qualcuno deve affrontarne i pericoli.”

Tia: “Ma perché Dan?”

Chuck: “Chi poteva fermarlo? Né io né lei ci siamo riusciti!”

Tia: “No… Io neanche…”

Chuck: “Però su un punto aveva ragione: era un ingranaggio che io volevo nella cabina dell’U-13, non Dan.”

Tia: “È difficile a volte ricordarsi che l’uomo conta più della macchina.”

La storicità della frase di Tia Francesca viene sottolineata dall’urlo di terrore della ragazza perché Dan ha appena infranto la porta a vetri dell’ingresso ed è penetrato all’interno. Il suo rantolo non sfugge al fratello.

Chuck: “Non può respirare!”

L’astronauta passa di fianco a loro ignorandoli mentre due poliziotti appaiono sparando all’impazzata contro Dan, senza ottenere risultati di sorta. L’uomo sta aprendo una porta in fondo alla sala.

Chuck: “Cessate il fuoco, lasciatelo! Avvertite tutti di stargli alla larga! (Rivolto a Tia) Bisogna che Von Essen gli apra la camera di decompressione, venga! (Seguono Dan oltre la porta, l’astronauta sta percorrendo un lungo corridoio sopra il quale si scorgono chiaramente degli altoparlanti) Dove c’è un citofono qui?”

Tia: “Giù, al centralino.”

Chuck: “Lei chiami Von Essen, io resto con Dan, presto!”

Chuck segue Dan lungo il corridoio e l’astronauta si trova nella reception dove c’è una ragazza la quale, nel vederlo, fugge urlando.

Dan prosegue e Chuck si precipita al citofono.

Chuck: “Attenzione a tutti! Non lasciate gli uffici, non uscite nei corridoi, è pericoloso! Ne va della vostra vita! Ripeto: rischiate la vita se uscite nei corridoi.”

Tia ha avvertito Von Essen il quale, con Richards, Wilson e un assistente dello scienziato, Sheldon (ancora Barry Schawzin, il personaggio nella versione originale, si chiama Sanchez), sono ora nella stanza della camera di decompressione. Chuck parla allo scienziato dal citofono.

Chuck: “Dottor Van Essen, va in direzione sbagliata! Lo diriga con gli altoparlanti, io lo seguo.”

Wilson: “Comandante, chiamo gli uomini e la facciamo finita!”

Richards: “Aspetti! Qui ho io la responsabilità!”

Von Essen: “Dan, ascolta bene. Hai sbagliato corridoio. Cerca di ricordare: dall’atrio devi girare a destra, non proseguire dritto, volta a destra… Dan, hai fatto molta strada per trovarmi. Ora ti sono vicino. Se stai seguendo le istruzioni che ti ho dato dovresti essere vicino alla scala che porta alla camera di decompressione dove io ti sto aspettando (Von Essen sta prevedendo con fin troppa perfezione le mosse e i tempi dei movimenti di Dan nemmeno lo vedesse…). Rammenta: la scalinata si trova alla tua sinistra. Se sei per le scale, sei quasi arrivato. Dan, sforzati di ricordare. La camera è alla fine del corridoio che s’imbocca alla fine della scala. Non aver fretta, Dan, io sono qui alla camera di decompressione e voglio aiutarti. Adesso vai diritto verso la camera…”

Wilson tira fuori la pistola.

Richards: “Sta venendo in qua.”

Von Essen: “Presto, apra la porta della camera! Sheldon!”

Sheldon: “Sì, Dottore.”

Von Essen: “Conduca l’Ispettore Wilson al Banco di Controllo. (Rivolto a Tia) Metta in funzione tutti i registratori.”

Dan si dirige verso il portello che Richards sta cercando di aprire, grazie all’avvertimento di Chuck evita di essere colpito da Dan, il quale apre la porta della camera di decompressione ed entra.

Chuck, dal vetro della consolle di controllo, vede Dan arrancare sui comandi con quello che resta delle sue dita.

Chuck: “Guardi le mani. Non riuscirà mai a inserire i contatti. Entro anch’io!”

Von Essen: “Chuck, non può!”

Chuck: “Devo farlo!”

Von Essen: “Chuck!”

Senza ascoltarlo Chuck entra a sua volta dentro la camera di decompressione. Afferra il microfono esterno.

Chuck: “Dottore, lei mi sente?”

Von Essen: “Sì, Chuck.”

Chuck: “Modificare subito l’atmosfera. Rarefatta al massimo e al più presto!”

Von Essen: “Va bene, Chuck. Proceda Sheldon. Aprire valvole d’ iniezione. Portare a trentamila piedi entro sessanta secondi… Eseguito Chuck!”

Chuck: “Dan, Dan… sono Chuck, tuo fratello… Mi riconosci? Sono tuo  fratello…”

Evita di misura una manata di Dan.

Chuck: “Voglio aiutarti, voglio aiutarti Dan…”

Ancora una volta Dan cerca di aggredire il fratello.

Chuck: “Dan, non mi riconosci, sono Chuck, sono Chuck, non mi riconosci?”

Dan sta per colpire di nuovo. Si ferma e guarda l’uomo che gli sta davanti. Un suono roco esce dalla sua bocca.

Dan: “C… Chuck… Chuck.”

Nei primi piani la truccatura rivela tutti i suoi limiti in quanto quando l’astronauta parla la bocca nemmeno si muove essendo una maschera fissa indossata dall’attore (ed anche mal dipinta) il quale parla al di sotto della stessa. In certi momenti si vedono anche i guanti che indossa.

Chuck: “Dan, ti vogliamo aiutare, siediti ai comandi, siediti… così… indietro… piano… siediti ai comandi ora… va indietro, indietro e siediti… così… Dottor Von Essen mi mandi ossigeno, presto.”

Von Essen: “Subito, Chuck.”

Chuck indossa la maschera ad ossigeno.

Chuck: “Dan, ascolta, il Dottor Von Essen è qui, ti vuole aiutare.”

Von Essen: “Dan, sono qui ai controlli, sono Von Essen.”

Dan: “Dottore, non ho fatto che cercarla… Tutto sembra strano e buio… non riuscivo a trovarla…”

Von Essen: “Raccontami tutto, Dan. Se so come è successo ti potrò aiutare.”

Dan: “Sotto questa scorza… mi sento… come se soffrissi di qualche orribile malattia… Come se non avessi… più sangue… in me.”

Von Essen: “L’atmosfera rarefatta in cui ti trovi ti giova?”

Dan: “Sì… provo un gran sollievo ora… respiro e penso di nuovo…”

Richards: “Siamo a trentamila piedi. Chuck sopporterà di più?”

Chuck fa cenno di salire.

Von Essen: “Sta fermo, Chuck, non devi affaticarti. Lo porti gradatamente a trentottomila piedi, non oltre. Continua, Dan.”

Dan: “Non c’è molto da dire… Non avevo più memoria, solo un istinto di… conservazione finché non l’ho trovata… Mi sono aperto la strada attraverso mari di paure… e di dubbi.”

Richards: “Siamo fermi a trentottomila metri.”

Von Essen: “Mantenga. Dan, per scoprire quello che hai devo prima farti il metabolismo e prenderti la pressione.”

Dan: “Bene… Dottore…”

Chuck infila tra le braccia di Dan le cinghie per la strumentazione poi si risiede sfinito. I primi dati affluiscono all’esterno davanti a Tia.

Richards: “Dan, sai dirci cos’è successo quando eri in volo?”

Dan: “…Era come se mi fossi imbattuto in un uragano… ma si trattava invece della scia di un meteorite… Dapprima mi sembrò che migliaia di mitragliatrici sparassero tutte insieme. Prima la cappotta e poi la mia… la mia visiera si dissolsero… e il sangue sembrava bollire nelle vene… poi si formò questo  rivestimento rapido, refrigerato e protettivo… ma era troppo tardi… L’ultima cosa che ricordo fu che premetti il bottone di sgancio della cabina… poi mi sembrò di morire…”

Richards: “A che altezza eri arrivato?”

Dan: “Circa duecentocinquanta miglia… forse anche trecento… non lo so… Chuck, hai sentito?”

Chuck: “Sì, Dan, ho sentito.”

Dan: “Te l’avevo detto che ti avrei riportati tutti i dati necessari… e non scherzavo… con un rivestimento così l’U-14 potrà superare quel pulviscolo e raggiungere… e sarà in grado di proseguire all’infinito…”

Von Essen: “Riposa Dan, riposati.”

Chuck: “Non può respirare, elevate ancora.”

Dan: “Chuck… è inutile… io sono finito…”

Tia porta i grafici a Von Essen.

Von Essen: “Dovremmo aumentare ma uccideremmo Chuck!”

Dan: “Franca…”

Tia: “Sì, Dan…”

Dan: “Mi dispiace che sia… finita così ma… vedi io volevo… volevo essere… il primo uomo nello spazio…”

Sono le sue ultime parole. Dan cade a terra, morto.

Von Essen: “Atmosfera al normale… Comandante, apra la porta.”

Chuck esce sfinito dalla camera di decompressione e impedisce a Tia di entrare a sua volta.

Chuck: “Dottore, pensi lei a Dan…”

Von Essen: “Certo, certo… Non c’è più nulla da fare.”

Addolorato per la perdita del fratello Chuck si allontana barcollando.

Richards, Von Essen e Sheldon guardano il corpo disteso a terra.

Richards: “Vede, Dottore. Ecco ciò che temo del mio lavoro. L’U-13 costò la sua vita. Presto lanceremo l’U-14. Mi chiedo se sappiamo abbastanza…”

Von Essen: “La vita umana è il prezzo per la conquista di nuovi mondi e ci saranno sempre quelli che affronteranno il rischio…

Tia non ascolta altro, si allontana nel corridoio abbracciando Chuck.

Il film è entrato in produzione poco dopo il lancio del primo Sputnik (il 4 ottobre del 1957) e questo rese la troupe molto partecipe e felice di lavorare in un film di carattere spaziale. È stato girato completamente in Inghilterra e le location sono state ricostruite fedelmente così come i vestiti e le divise sono state prese da delle foto e dai ritagli di giornali e il risultato è estremamente credibile in quanto sembra veramente ambientato nel New Mexico. L’unica pecca, nella versione originale, è che, a volte, i personaggi parlavano uno spagnolo con accento francese.

Per costruire l’U-13 è stato usato lo stesso modello dell’U-12, una volta che le riprese con questo erano terminate. Il film fece pubblicità e contribuì a convincere gli americani a pagare le tasse per i voli spaziali.

Marla Landi è credibile nel ruolo. È nata nel 1937 e la ricordiamo, particolarmente, nel ruolo di Cecile Stapleton nel film La Furia dei Barkesville di Terence Fisher (1959), una produzione Hammer.

Invece Bill Edwards, che ha veramente interpretato il ruolo del “mostruoso” Dan sotto una soffocante maschera, lo ricordiamo per il ruolo di un Capitano dell’Esercito in Il Ruggito del Topo di Jack Arnold (1959) e, curiosamente, nel suo seguito Mani sulla Luna (1963) di Richard Lester, ancora in un ruolo anonimo: un astronauta americano accanto a Ed Bishop; e, in ultimo, in Stato D’Allarme (1965) di James B. Harris, dove interpretava ancora una volta un Tenente della Marina Americana di nome Hazelwood.

Era veramente tedesco Carl Jaffe, perché era nato ad Hamburg, in Germania, il 21 marzo del 1912. Ha interpretato quasi sempre ruoli da scienziato, nel film di Ken Hughes Sette Secondi più tardi (1956) aveva il ruolo del Dottor Marks, sempre dello stesso anno in La Terra Esplode di Paul Dickson, ricopriva la parte del Prof. Beckstein. Nel 1958, in un inedito dal titolo Escapement, conosciuto anche come Electric Monster o Electronic Monster, era il Dottor Hoff. Nel 1967 ha interpretato poi il Dottor Gallant nel film inedito Battle Beneath the Earth, conosciuto anche come Battle Beneath the Sea, storia di cinesi che invadono gli Stati Uniti attraverso tunnel sotterranei. È morto a Londra il 12 aprile 1974.

Per quanto riguarda Marshall Thompson, invece, era nato il 27 novembre del 1926 a Peoria, nell’Illinois: lo ricordiamo nel ruolo del Colonnello Edward Carter (Carrouthers nella versione americana) in Il mostro dell’astronave di Edward L. Cahn. Malato di cuore è morto a Royal Oalk, nel Michigan, il 18 maggio del 1992.

Per Robert Day questa fu l’unica escursione nel campo della science-fiction. Proveniente da una lunga gavetta come operatore, Robert Day è nato a Sheen, in Inghilterra, l’11 settembre del 1922.

(4 – continua)

Giovanni Mongini