FANTASCIENZA STORY 13

1951: QUANDO I MONDI SI SCONTRANO… E STORIE MIE – PARTE 1

INTRODUZIONE

Uno degli anni più prolifici nel campo della science fiction fu, senza dubbio, il 1951, dominato da tre grandi film del genere: Quando i mondi si scontrano, Ultimatum alla Terra e La “cosa” da un altro mondo, di due di loro abbiamo già parlato ampiamente.

Comunque segnaliamo per prime alcune produzioni cosiddette “minori”.

Una di esse è senza dubbio Donne preistoriche (Prehistoric Women), che appartiene al filone dei film in cui ci vengono mostrati i nostri progenitori nei panni (si fa per dire…) di aitanti giovanotti e bellissime figliole, abitatori delle caverne il cui aspetto è esattamente simile a quello dell’Homo Sapiens odierno, il che, come si sa, è scientificamente assurdo.

Nel caso particolare, poi, le donne di quest’ultimo film sono dotate, per di più, di fluenti capigliature bionde e la pellicola non è, ovviamente, parlata, ma solo “mugugnata” dal cattivo gigante preistorico di turno e commentata da una voce fuori campo.

La conquista della Luna (Radar Man from the Moon), penosa opera di Fred Brannon, è più conosciuta in Italia anche con il titolo di I Conquistatori della Luna e appartiene al serial televisivo americano di Radar Man, un uomo che, grazie alla sua prodigiosa tuta, può volare ed essere quasi invulnerabile e, in tal modo, riesce a sventare un attacco dei “seleniti”, bramosi di invadere la Terra per la scarsità di ossigeno del loro mondo. Dal serial è stata quindi tratta questa versione cinematografica.

La storia è molto ingenua, a tratti ridicola: vista dall’alto, la città lunare sembra una ricostruzione di Roma antica, compreso un gran braciere ardente (il che, per un mondo senza ossigeno, è molto strano).

La Luna possiede un bel cielo limpido, pieno di nuvole e i carri armati dei seleniti sembrano (e probabilmente sono) giocattolini a molla.
Sempre nel 1951 Sam Newfield migliora il suo passato fantascientifico girando Il Continente Scomparso (Lost Continent), una pellicola di parecchi gradini superiore al suo pessimo e precedente La sfida di King Kong. Durante le esercitazioni compiute dall’aviazione americana, un missile con a bordo una strumentazione preziosa, precipita per cause ignote. Poiché, presumibilmente, si conosce il luogo dell’impatto, viene inviato alla sua ricerca un aereo militare con una équipe di scienziati e due piloti; l’aereo segue la medesima rotta, e anch’esso, stranamente, precipita su un’isola.

Il missile è caduto sulla cima di un’altissima montagna e la spedizione la raggiunge dopo una lunga scalata, che costa la vita a uno degli scienziati. Il luogo presenta tutte le caratteristiche di una terra preistorica, abitata da brontosauri e da altri animali ritenuti estinti.

Raggiunto il razzo gli scienziati scoprono che esso, come l’aereo, è precipitato perché la zona è fortemente radioattiva; esiste tanto materiale, dicono, da distruggere l’universo. Un tremendo terremoto sconvolge l’isola facendo scomparire animali e uranio: il mondo è salvo.

Gli animali preistorici, realizzati con la tecnica ormai in voga della stop-motion, di cui abbiamo già parlato, sono molto approssimativi; il film comunque è un altro esempio della “paura dell’atomica”, che già aveva fatto capolino in RXM Destinazione Luna. La versione italiana è stata tagliata dalla presenza di un’avvenente indigena, chissà perché… e la parte che si svolge sull’acrocoro preistorico era totalmente virata in verde e solo recentemente il DVD ce l’ha restituita.

Di ben altra levatura è il film comico di Bud Abbot e Lou Costello, Gianni e Pinotto contro l’uomo invisibile (Abbott and Costello Meet the Invisible Man), ove ci è dato di assistere alla riapparizione più suggestiva in tutta la storia del cinema d’epoca del personaggio di Herbert G. Wells. Sul cuscino, infatti, dove l’uomo invisibile è adagiato, appare prima un rivolo di sangue, poi le vene, le arterie, i fasci muscolari e infine il viso. Molto bella anche la scena della sua semiriapparizione tra le nuvole di fumo e tutti gli effetti speciali in genere. La regia è di Charles Lamont.

Se, invece, un inventore crea un tessuto che non si sporca e non si consuma, avrà a che fare con la mano d’opera specializzata, timorosa di restare senza lavoro. E’ il simpatico caso del film Lo scandalo del vestito bianco (The Man in the White Suit), ottimamente interpretato da Alec Guinnes per la regia di Alexander Mackendrick.

Minaccia atomica (Seven days to noon) è un pulitissimo e suggestivo film inglese diretto da John Boulting che si apre con la misteriosa sparizione di uno scienziato.

Non si tratta di un rapimento: l’uomo si è nascosto di propria volontà. Ha celato un ordigno nucleare da qualche parte a Londra e minaccia di attivarlo se non si arriverà al disarmo di tutte le armi atomiche. La caccia all’uomo e alla bomba risulta inutile e le autorità sono costrette a far evacuare la città… e la caccia continua fino agli ultimi minuti prima dell’esplosione.

(1 – continua)

Giovanni Mongini