FANTASCIENZA STORY 10

1949: R.X.M. DESTINAZIONE LUNA  (Rocketship X.M.)

Girato quasi contemporaneamente a Uomini sulla Luna – Destinazione Luna  (Destination Moon), premio Oscar per gli effetti speciali e prodotto da George Pal, questo piccolo film uscì prima del suo diretto concorrente mietendo un notevole successo. L’accorta regia di Kurt Neumann a cui dovremo in seguito pellicole come L’esperimento del  Dottor K e Kronos, conquistatore dell’universo, rende questa vicenda astronomicamente e tecnicamente assurda, avvincente. Grazie al suo amaro finale, completamente avulso dagli “Happy End” dell’epoca, resta ancora oggi un film dignitoso. E’ bene ricordare che la versione originale americana, girata in bianco e nero, era stata realizzata nella seconda parte, ambientata sul pianeta Marte, virando le sequenze in un rosso aranciato, dando così al “pianeta rosso” un tono più suggestivo. Negli anni successivi il produttore e collezionista Wade Williams, comprerà i diritti della pellicola e ne ritirerà le copie dal mercato aggiungendo e girando delle sequenze a colori. Sia la versione virata che questa seconda versione non sono mai circolate nel nostro paese. Solo una tiratura limitata di poche copie in VHS sono circolate in Italia e sono oggi introvabili. Per fortuna alla versione virata ci ha pensato la Fox Video.

Subito dopo i titoli del film appare, nella versione italiana, ma totalmente assente nella versione americana, la seguente didascalia:

La mente umana sogna la suprema avventura: il superamento dei confini terrestri, il raggiungimento di altri pianeti. A questi pionieri e agli eroi di domani è dedicato questo film che narra la storia della più grande ed eroica impresa immaginata dall’uomo.

Nella base missilistica di White Sands, nel Nuovo Messico, sta per avvenire un importante esperimento. Un medico sta provando la pressione a quattro uomini e a una donna mentre l’altoparlante sta scandendo il tempo con voce stentorea:

Voce: “17 Minuti.”

Qualunque sia l’esperimento che sta per compiersi i cinque vengono accompagnati dal direttore del progetto, il Dottor Ralph Fleming  (Morris Ankrum), a una conferenza stampa. Davanti a un folto gruppo di giornalisti Fleming prende la parola:

Fleming: “Signore e Signori. A voi giornalisti che rappresentate l’opinione pubblica americana voglio esprimere la nostra gratitudine per aver collaborato con noi a mantenere il segreto. Tuttavia mi permetto d’insistere ancora su questo punto. Benché il nostro non sia un esperimento militare molti risultati delle nostre ricerche e dei nostri studi dovranno rimanere segreti. Devo quindi pregarvi di divulgare solo quelle notizie che appariranno solo sul bollettino ufficiale che vi sarà  consegnato più tardi. Tutti abbiamo sentito far supposizioni sui piatti volanti, dischi volanti e cose del genere, tutte invenzioni una più fantastica dell’altra. La stampa è  pregata di screditare e di non diffondere queste false notizie evitando così di suscitare apprensioni nel pubblico. Questa sera siete stati invitati qui per assistere a un avvenimento storico. Voi tutti siete a conoscenza degli avvenuti esperimenti sui razzi siderali ed ecco il risultato: stanotte lanceremo il primo razzo guidato dall’uomo, l’R.X.M….”

Voce: ” R.X.M. meno quindici minuti…

Fleming: “L’uomo ha sempre sognato di esplorare il più vicino dei corpi celesti, alcuni per uno straordinario spirito di avventura altri, come noi, perché intravedono nel buon esito di una missione il primo passo verso la realizzazione dei viaggi interplanetari. Ora vi presenterò il capo della spedizione e il suo equipaggio. Il Dottor Carl Eckstrom (John Emery), ideatore dell’R.X.M., come sapete uno dei più  illustri chimici viventi e mio vecchio amico… La Dottoressa Lisa Van Horn (Osa Massen), sua abile collaboratrice e assistente, laureata in fisica. Il Colonnello Floyd Graham (Lloyd Bridges), pilota, il Signor Harry Chamberlain (Hugh O’Brian), astronomo. Inviato dagli osservatori di Monte Wilson e Palamor… (Nel doppiaggio italiano viene erroneamente detto “Palamor” invece di Palomar, all’epoca il più famoso e il più grande osservatorio astronomico del mondo). Il Signor Chamberlain sarà l’ufficiale di rotta. Il Maggiore Ingegnere William Corrigan (Noah Beery Jr.),  motorista. Ora pregherò il Dottor Eckstrom di riassumervi l’itinerario del volo… prego.”

Voce: “R.X.M. Meno quattordici minuti.”

Ignorando tranquillamente la voce, Eckstrom si rivolge ai giornalisti disegnando sulla lavagna alla sue spalle ciò che sta spiegando.

Eckstrom: “La distanza minima esistente fra la Terra e la Luna è di 238 mila miglia. Noi riteniamo di poter coprire tale distanza in quattro giorni circa. La prima fase del volo servirà a raggiungere una quota di trecento miglia. Dalla partenza, per tutto l’attraversamento della Troposfera e della Stratosfera fino alla Ionosfera, il volo sarà controllato dal nostro pilota automatico. Dopo aver superato i limiti dell’atmosfera punteremo il razzo in posizione parallela alla superficie terrestre. Volando parallelamente alla superficie terrestre riceveremo l’impulso dal suo movimento di rotazione…”

Voce: “R.X.M. Meno tredici minuti.”

Senza scomporsi lo scienziato fa scorrere la lavagna rivelando dietro la stessa una seconda nella quale è stato precedentemente disegnato lo schema del razzo e la sequenza di atterraggio.

Eckstrom: “L’R.X.M. (la sigla sta per Rocket eXperimental Missile) è un razzo multiplo a diverse sezioni propulsive. Raggiunta una velocità siderale (la quale altro non sarebbe, probabilmente, che la velocità di fuga per poter sfuggire all’attrazione terrestre) la sezione di coda, che è servita a portarci a tale velocità, verrà sganciata. La sezione frontale, che è un razzo completo e contiene il combustibile necessario per l’intero viaggio, oltre alla cabina di manovra, superato il campo di gravitazione terrestre, punterà in direzione della Luna. Attraversata la zona di equilibrio dove l’attrazione della Terra e quella della Luna si bilanciano, ridurremo la propulsione al minimo. L’attrazione lunare ci guiderà per il resto del viaggio. Infine rovesceremo il razzo, utilizzando la spinta dei motori per compiere l’atterraggio… Ed ecco altri dettagli che potrebbero interessarvi: la cabina di manovra è stabilizzata giroscopicamente perché si mantenga sempre su un piano orizzontale, abbiamo poi il radar per la navigazione e la radio per le comunicazioni e quel che più conta abbiamo una quantità di combustibile doppia di quella necessaria per mantenerci in sicurezza…”

Voce: “R.X.M. Meno dieci minuti.”

Eckstrom non batte ciglio, anzi…

Eckstrom: “Abbiamo ancora un po’ di tempo. Se qualcuno di voi ha delle domande da fare…”

Curiosamente le domande non vengono poste in pubblico, ma ogni astronauta ha attorno a sé un gruppetto di giornalisti che gli pone dei quesiti. In questo modo veniamo a sapere che Lisa ha realizzato un nuovo tipo di propellente, che Graham è rimasto colpito dalla sua avvenenza e che Corrigan è texano. Finalmente Fleming si accorge che il tempo sta rapidamente passando.

Fleming: “Signore e Signori, il tempo stringe. Potete assistere alla partenza dall’osservatorio ma ritornate in questa sala immediatamente dopo. Ciascuno dovrà tornare qui dopo la partenza.”

All’epoca lo spettatore non era così smaliziato da accorgersi della impossibilità di salire a bordo di un razzo pochi minuti prima della partenza e che gli astronauti non indossano tute spaziali, ma giubbotti e tute. Nessuno avrebbe mai pensato, allora, che dopo solo vent’anni l’uomo avrebbe posto piede realmente sulla Luna.

I cinque sono accompagnati verso il razzo che si scorge sullo sfondo illuminato dai riflettori e salutano Fleming per poi salire su una macchina che li porta solo un centinaio di metri più avanti sotto il missile. Una volta entrati, mentre Lisa, Harry e Eckstrom salgono la scaletta che li porta nella cabina di pilotaggio, Graham e Corrigan danno un’ultima occhiata ai motori.

Voce: “R.X.M. meno quattro minuti.”

I due risalgono e raggiungono gli altri in cabina.

Voce: “R.X.M. meno tre minuti.”

Eckstrom: “Nei primi sette minuti di volo andiamo col pilota automatico.”

Graham: “Pilota pronto.”

Eckstrom: “Sette minuti di volo verticale.”

Harry: “Volo verticale dal punto di partenza.”

Eckstrom: “Per la prima parte del volo usare solo il gruppo motori di coda.”

Corrigan: “Bene.”

Eckstrom: “La miscela?”

Lisa: “Idrogeno e Ossigeno più A – 12, dopo 120 secondi: Idrogeno e Ossigeno più A – 14, dopo 340 secondi: Idrogeno più A – 16…”

Corrigan: “… Dopo 560 secondi: A – 16.”

Lisa: “Esatto.”

Eckstrom: “(Rivolto a Graham) Capito tutto?”

Voce: “Meno due minuti.”

Eckstrom: “In bocca al lupo.”

Esaurita la scorta degli ingenui e superficiali avvertimenti e disposizioni, lo scienziato e gli altri si sdraiano sulle cuccette. Il razzo parte regolarmente alla fine del countdown: è visibilmente un modellino semitrasparente, segno di sovrapposizione mal fatta. In volo diventa una V – 2, un missile di origine tedesca, creazione dello scienziato Wernher Von Braun, che fu oggetto di parecchi esperimenti e lanci proprio nella base di White Sands. A lancio avvenuto Fleming si rivolge ai reporter.

Fleming: “Ora, se volete venire con me, cercheremo di metterci in contatto con il razzo.”

A bordo dell’R.X.M., intanto, i cinque astronauti si rialzano un po’ scossi dalle cuccette. Lisa guarda verso l’oblò e vede la Terra che si sta allontanando e chiama Harry perché veda anche lui il meraviglioso spettacolo. Eckstrom prende in mano la situazione.

Graham: “Rotazione di novanta gradi. Volo orizzontale, velocità: 3.400 miglia orarie.”

Harry: “Quota: 360 miglia.”

Lisa: “Come stiamo a combustibile?”

Corrigan: “Tre decimi di scorta nella sezione di coda.”

Lisa: Che miscela abbiamo?”

Corrigan: ” A- 16.”

Eckstrom: “Harry, chiama la base.”

Harry: “Bene… R.X.M. chiama B.W.S. (Base White Sands) Ricevuto?”

B.W.S.: “Ricevuto.”

Harry: “Restate in ascolto B.W.S.”

Eckstrom: “Parla Eckstrom. Abbiamo eseguito la conversione a 360 miglia d’altezza. Voliamo paralleli alla Terra alla velocità di 3.400 miglia all’ora. Aumenteremo gradatamente la velocità  finché non raggiungeremo le 25 mila miglia all’ora. A bordo tutti bene. Non c’è altro per ora.”

Dalla B.W.S. Fleming prende il microfono dall’operatore e risponde:

Fleming: “Noi siamo con voi.”

Il missile inizia ad aumentare gradatamente la velocità passando da 6.200 miglia orarie a 21 mila miglia. Giunti a 25 mila miglia gli astronauti avviano i motori di coda che ancora hanno 40 secondi di combustibile poi la sezione viene staccata e lo scienziato ordina di ridurre la velocità anche se non si capisce come e perché.

Comunque sia la manovra rischia di causare un tamponamento con la sezione di coda che si avvicina fin troppo pericolosamente al razzo.

Eckstrom: “C’è venuta un po’ troppo addosso eh?”

Corrigan: “Saremo nel vuoto ma certo che io ho sentito lo spostamento d’aria!”

Eckstrom: “Harry, chiama di nuovo la base.”

Harry: “Bene… R.X.M. chiama B.W.S., pronti?”

B.W.S.: “Siamo pronti, parlate.”

Harry: “Attenzione B.W.S.”

L’astronauta passa il microfono allo scienziato.

Eckstrom: “Attenzione B.W.S. Dirigiamo per la Luna. Abbiamo sganciato la sezione di coda e abbiamo ridotto la velocità come stabilito finché non saremo giunti nel campo gravitazionale della Luna. Questo è forse il nostro ultimo messaggio del nostro viaggio di andata. A bordo tutti bene.”

B.W.S.: “B.W.S. chiama R.X.M… B.W.S. chiama R.X.M… pronti R.X.M…”

Dalla radio escono delle scariche. All’epoca non si era ancora attrezzati per poter trasmettere a così lunga distanza, tanto è vero che quando nel film di Pal, Uomini sulla Luna, si  fece in modo che gli astronauti potessero parlare in collegamento radio diretto con la Terra dalla Luna, la cosa fu criticamente classificata come impossibile mentre, come sappiamo, solo vent’anni dopo, fu possibile seguire i primi passi dell’uomo sulla Luna addirittura in diretta televisiva. Dopo aver tentato inutilmente di ripristinare il collegamento Fleming si rivolge ai giornalisti:

Fleming: “Signore e signori. Abbiamo voluto che tutti i giornali fossero rappresentati qui stasera per eliminare ogni elemento fantastico dai resoconti di questa impresa. Comunque vi ricordo ancora che dovete attenervi scrupolosamente al bollettino ufficiale. Vi prometto di mandarvi tutte le notizie che perverranno appena mi sarà consentito.”

Il volo prosegue regolarmente. Da uno degli oblò gli astronauti vedono la Terra allontanarsi e dall’altro la Luna che si avvicina. Cominciano a mostrarsi solo in quel momento gli effetti dell’assenza di gravità con la giacca di Harry che comincia a galleggiare nel vuoto o le cinghie delle cuccette che si alzano e vengono poi bloccate e riagganciate. Graham approfitta di un momento di calma per conversare con Lisa ma, all’improvviso i motori si fermano e l’astronave rallenta fino a fermarsi. (Il fatto è assurdo perché non c’è bisogno di avere i motori sempre accesi nello spazio dove c’è il vuoto e quindi manca la componente essenziale che fermerebbe o rallenterebbe un’astronave: l’attrito. Per muoversi nel cosmo, come si sa, basta una spinta iniziale o una serie successive di spinte e per fermarsi è necessaria una spinta uguale e contraria. Queste leggi della dinamica erano note anche all’epoca, infatti Pal non incorse in questi grossolani errori.)

Graham e Corrigan vanno a controllare i motori.

Harry: “Dopo 14 ore e 12 minuti noi abbiamo percorso 112 mila miglia, saremo nel campo gravitazionale lunare…”

Eckstrom: “Questo non ha importanza. Senza spinta rimarremo sospesi nello spazio. Anche se avessimo già raggiunto il campo gravitazionale non riusciremo ad atterrare sulla Luna. Ci vuole una spinta per farlo.”

Graham: “(Rientrando con Corrigan dal boccaporto) Abbiamo controllato tutti gl’impianti, i motori, gli iniettori: è tutto in perfetto ordine.”

Eckstrom: “Allora dipende dalla miscela.”

Lo scienziato e la sua assistente s’immergono nei calcoli mentre Corrigan estrae di tasca la sua fisarmonica a bocca e si appresta a suonarla dopo essergli sfuggita più volte di mano per galleggiare beffardamente davanti a lui. Ma come l’uomo trae dallo strumento la prima nota Eckstrom gli chiede cortesemente di smettere. Poiché i calcoli dei due divergono, lo scienziato propone alla ragazza di seguire solo i propri, cosa che Lisa fa con evidente disappunto.

Intanto da Terra il potente telescopio di Palomar avvista il razzo fermo nello spazio tra la Terra e la Luna e gli astronomi comunicano il fatto a Fleming. Sul razzo, intanto, Eckstrom ha ceduto alla stanchezza e Lisa chiede a Graham di recuperare degli schemi sotto il braccio del dottore addormentato sulla piccola scrivania a parete della nave. Lisa cede ai solleciti di Graham che le consiglia di fermarsi e di riposarsi un poco ma, ancora una volta, la loro conversazione viene interrotta da un gruppo di meteoriti che passa “sibilando” vicino alla nave spaziale. La minaccia sveglia tutto l’equipaggio ed Eckstrom, passato il pericolo, termina i calcoli. Quindi lo scienziato ordina a Graham e a Corrigan di scendere nella sala motori per collegare in modo diverso e tra loro i serbatoi. Lisa esterna allo scienziato la sua preoccupazione per questo collegamento in quanto la miscela che se ne otterrebbe non è mai stata testata in maniera approfondita e durante le prove si è rivelata piuttosto instabile. Eckstrom le risponde che i calcoli matematici sono inconfutabili e prosegue facendo accendere i razzi. Una violentissima spinta scaraventa gli astronauti contro le paratie facendoli svenire mentre la nave spaziale schizza via a velocità inimmaginabile.

L’osservatorio di Monte Palomar comunica per telefono la notizia a Fleming.

Fleming: “Volete ripetere Dottor Hurley?… Ne siete sicuro?… Sì, sì, capisco… Grazie. (Depone il ricevitore e si rivolge ai suoi assistenti e ai giornalisti) Sono completamente fuori rotta. Procedono a velocità incredibile negli spazi interplanetari… Non riesco a spiegarmelo…”

Dopo uno svenimento durato un ignoto periodo di tempo, Lisa si sveglia tossendo e scuote Graham cercando di svegliarlo. Il pilota apre gli occhi e si rende conto che l’ossigeno sta scarseggiando sulla nave spaziale. Apre i serbatoi e si rivolge a Eckstrom che è rinvenuto assieme agli altri. Lo scienziato lo guarda smarrito e nota subito che la barba sua e degli altri è cresciuta, segno che probabilmente sono passati dei giorni dall’inizio del loro volo a velocità supersonica.

Eckstrom: “A che velocità andiamo? Sapete qual è il destino di un corpo lanciato a velocità  incontrollata nello spazio?”

Lisa: “Il moto perpetuo…”

Graham: “Siamo andati fuori strada. Dobbiamo tornare indietro all’ultimo incrocio. Su, mettiamoci al lavoro.”

Eckstrom: “Cerchiamo di calcolare a che velocità stiamo viaggiando.”

Graham: “E’ impossibile, gli strumenti si sono ammattiti!”

Eckstrom: “Non lo credo. Entrando nello spazio abbiamo aggiunto la nostra alla velocità di rotazione della Terra.”

Graham: “Allora ci muoviamo sul serio!”

Dopo questa incredibile e assurda constatazione, Eckstrom aggiunge:

Eckstrom: “Sì. E con una velocità almeno quadrupla di quella segnata dall’indicatore… Niente di nuovo, Harry?”

Harry: “Fra poco sapremo con approssimazione la nostra posizione.”

Eckstrom: “Quant’è il consumo?”

Lisa: “Ah, ecco… subito!”

Graham: “Dottore… guardate!”

Eckstrom: “L’accelerazione è in continuo aumento ma… con i motori spenti è impossibile, a meno che…”

Harry: “No, no, non è possibile!”

Eckstrom: “Cosa?”

Harry: “Riceviamo un forte impulso riflesso a cinquantamila miglia.”

Eckstrom: “Questo spiega tutto.”

Graham: “Spiega cosa?”

Eckstrom: “Ma è naturale…”

Lo scienziato guarda fuori dall’oblò della nave. Non molto lontano un corpo celeste spicca nel nero dello spazio.

Eckstrom: “Incredibile! Non può essere un semplice caso… Io non so proprio come dirvelo ma è così… Se avessi mai potuto immaginare che una serie d’incredibili circostanze puntualmente ed esattamente predisposte ci avrebbe guidato attraverso lo spazio verso il pianeta più simile alla Terra, Marte, io avrei…”

Harry: “Marte?!”

I quattro guardano increduli fuori dall’oblò.

Lisa: “E’ assolutamente incredibile!”

La frase di Lisa è quanto mai appropriata: non è solo incredibile ma anche impossibile. A parte la velocità che avrebbe dovuto avere l’astronave per portare gli astronauti in prossimità del pianeta in così pochi giorni, velocità che avrebbe ucciso i viaggiatori spaziali e disintegrato l’astronave, bisogna poi calcolare che avvicinarsi a Marte o a qualsiasi altro corpo celeste in un modo così casuale equivarrebbe a colpire con un pisello la punta di uno spillo situato a più di un chilometro di distanza e già la cosa sarebbe più facile o, per essere più chiari, vincere al Superenalotto facendo sei tutte le volte per un anno di seguito.

Harry: “No, non ci può essere dubbio, è inconfondibile!”

Corrigan: “Marte?! Chi l’avrebbe detto!”

Lisa: “Che cosa significa, Dottore?”

Eckstrom: “Significa che ci sono momenti in cui uno scienziato si è spinto troppo avanti e allora deve fermarsi e attendere che qualche cosa di superiore prenda la guida. Credo che questo sia uno di quei momenti.”

Lisa: “Noi proseguiamo naturalmente…”

Eckstrom: “Il consumo totale di combustibile è stato…”

Lisa: “E’ di quarantadue per cento.”

Eckstrom: “L’atterraggio su Marte, un pianeta che ha l’atmosfera, è molto più facile di quello sulla Luna… Certo che andremo avanti! Tradiremmo la nostra missione di fronte a tutti se facessimo diversamente.”

Graham: “Allora io propongo di metterci subito al lavoro. Il razzo non può atterrare da solo.”

Mentre iniziano i preparativi per l’atterraggio, Harry inquadra con il telescopio il lontano sistema Terra – Luna. Le procedure per la discesa proseguono regolarmente.

Eckstrom: “Ora voliamo in linea orizzontale. Stiamo calando di quota e di velocità. A cinquanta miglia di altitudine cambieremo la rotta di novanta gradi e porteremo il razzo in posizione di atterraggio. Dato che la forza di gravità su Marte è solo la metà di quella terrestre, una spinta di milleduecento tonnellate sarà sufficiente per l’atterraggio… Miscela?”

Lisa: “Idrogeno e Ossigeno più A – 12.”

Harry: “Quota 70 miglia… 65… 60… 55…”

Eckstrom: “Pronto per virare.”

Harry: “50!”

Inizia la fase d’atterraggio, in realtà la solita V – 2  ripresa all’incontrario. Anzi, nell’ultima sequenza, poco prima che la nave tocchi il suolo, una veloce inquadratura mostra la rampa di lancio da dove è partito il razzo. Scesi sul pianeta, incredibilmente e incoscientemente nella parte notturna, gli astronauti vengono accolti da violenti lampi e tuoni. I cinque decidono di preparare l’equipaggiamento e Corrigan estrae quello che, almeno nelle intenzioni del regista e degli sceneggiatori, dovrebbe essere un casco spaziale.

Trattasi semplicemente di un pezzo di tela che copre una normale maschera con respiratore in dotazione ai piloti d’alta quota.

Fortunatamente non la vedremo indosso agli astronauti per la spiegazione, ancora una volta assurda, offertaci dal nostro scienziato.

Corrigan: “Non vedo l’ora di mettermi questi affari.”

Eckstrom: “Mi rincresce deluderti, Bill, ma qui c’è l’atmosfera. Non ci occorrono gli scafandri. Questo però è un grande vantaggio perché possiamo muoverci più liberamente. Quanto all’equipaggio ci porteremo le maschere e la macchina da presa.”

Molto probabilmente il doppiatore qui ha commesso un errore dicendo “equipaggio” invece di “equipaggiamento“.

Harry: “E i calcoli per il viaggio di ritorno? Devono essere più che precisi, non sarebbe meglio prepararli subito?”

Eckstrom: “Sì, certo. Hai ragione, abbiamo così poco tempo quassù ed è un’occasione così splendida… Pensiamo prima a questo, almeno per un po’.”

Sorge il giorno marziano su una pianura brulla contornata da picchi e da monti. I cinque escono con la loro bravo respiratore da pilota e addirittura armati di fucili e pistole, equipaggiamento normale per un volo sulla Luna… Con un binocolo Eckstrom osserva l’arido paesaggio poi porge lo strumento a Lisa.

Eckstrom: “Osservate quelle rocce laggiù. Vedete come sono colorate? Verde, arancione, giallo e nero…”

Lisa: “Questo vuol dire che i minerali abbondano, non è vero Dottore?”

Eckstrom: “Manganese, Rame, Nichelio, Uranio. Immensi depositi di Uranio…”

Corrigan: “Stai calcolando le possibilità di un eventuale sfruttamento?”

Harry: “No. Voglio essere sicuro di ritrovare la strada per tornare al razzo.”

Gli astronauti continuano la loro esplorazione lasciando dietro di sè le rocce e le montagne e si addentrano in un territorio sabbioso.

Davanti a loro, quasi all’improvviso, si erge lontana una strana costruzione, all’apparenza una specie di fortino. Graham e Corrigan trovano, semisommersa dalla sabbia, una statua, un volto scolpito nel metallo di inusitata bellezza.

Eckstrom: “Magnifico. La mente che lo ha concepito deve essere stata molto intelligente, paragonabile a quella umana e forse di gran lunga superiore.”

Lisa: “Pensate che una volta sia esistita una società umana perfettamente organizzata?”

Eckstrom: “Sì, e secondo gli indizi migliaia di anni fa.”

Corrigan: “Chissà che fine ha fatto…”

Harry: “Forse sarà precipitato un meteorite? Allora avrebbe causato una depressione, come un cratere lunare…”

Eckstrom: “No, non fu causato da un meteorite, ma da un’esplosione formidabile seguita da un intenso calore.”

Harry: “(Controllando il contatore geiger) C’è un forte tasso radioattivo laggiù.”

Corrigan e Graham avanzano di pochi metri dove sono sepolti nella sabbia degli altri manufatti e iniziano a scavare.

Eckstrom: “Tornate indietro. La radioattività può cominciare a essere pericolosa… Che ironia, eh? La mente dell’uomo è uguale dappertutto, sulla Terra, su Marte. Le più alte conquiste dell’intelletto umano sono sempre rivolte all’autodistruzione. Forse l’intera superfice del pianeta è una vasta rovina come questa.”

Graham: “Non credete che sarebbe meglio tornare indietro?”

Harry: “Io direi di sì. Non siamo né preparati né equipaggiati per rimanere quassù.”

Eckstrom: “Abbiamo viveri per parecchi giorni. Impiegheremo questo tempo prezioso nel miglior modo possibile.”

E’ ovvio che secondo l’interpretazione del regista Marte è un pianeta con un’atmosfera simile a quella della Terra, probabilmente solo più rarefatta, il che giustificherebbe l’uso delle maschere e la possibilità di cibarsi all’aperto. Non si capisce comunque come possano portarsi dietro una scorta di ossigeno utile per parecchi giorni né dove tengano le bombole a meno che le maschere in questione non servano come “filtri”, un uso però alquanto oscuro e misterioso.

Lisa: “Io sono d’accordo col Dottor Eckstrom. Un giorno quassù vale più di dieci anni di ricerca sulla Terra.”

Graham: “E va bene. Allora andiamo avanti.”

I cinque proseguono costeggiando il fortino. Scende la sera sul pianeta e gli astronauti s’accampano tra una fessura delle rocce che guarda in una piccola gola.

Eckstrom: “Che lezione questa per il nostro mondo! Un’esplosione… millenni e millenni di civiltà annientati.”

Lisa: “Non sarà sopravvissuto nessuno?”

Eckstrom: “Speriamo di no… Noi non conosciamo tutti i terribili effetti delle radiazioni ma sappiamo che producono mutamenti, deformità, deturpazioni, cecità e innumerevoli altre sciagure. Se qui ci sono superstiti non possono essere che dei mostri. Con un’esplosione come questa sarebbe meglio che nessuno si fosse salvato.”

Graham: “Perché non cercate di riposare un po’?”

Tutti si sdraiano tra le rocce, solo Harry resta sveglio a guardare fuori verso i picchi che si stagliano nel buio del cielo.

All’improvviso Harry vede con sorpresa apparire dal buio delle creature umanoidi. Chiama immediatamente i suoi amici svegliandoli mentre gli esseri misteriosi tornano a nascondersi negli anfratti.

Harry: “Ci sono degli uomini laggiù… Sentite, mi dovete credere, non è stato un miraggio! Ci ho visto benissimo, vi dico che li ho visti!”

Graham: “Dove?”

Harry: “Proprio laggiù… e quando vi ho chiamato sono scomparsi.”

Graham: “Va bene, ora andiamo a vedere.”

Gli astronauti scendono nella gola.

Harry: “Ecco, proprio qui. Quando mi hanno sentito sono scappati là dietro.”

Lisa: “Dottor Eckstrom, guardate queste impronte!”

Corrigan: “Non occorre un poliziotto per scoprire di chi sono.”

Eckstrom: “E’ quasi incredibile ma…”

Harry: “Ora converrete che sarà meglio tornare indietro, no?”

Eckstrom: “Non possiamo fermarci ora, dobbiamo proseguire e scoprire che genere di creature sono. E’ molto importante questo.”

Graham: “Ma noi non sappiamo quante sono! E se per caso ci attaccano con un fucile e una pistola non possiamo far nulla.”

Eckstrom: “Non ci resta che correre il rischio. Voi state qui, io vado avanti.”

Corrigan: “Questo è pane per i miei denti, vi dispiace se vengo anch’io?”

Eckstrom: “Grazie, Bill.”

Graham: “Vengo anch’io, Dottore.”

Eckstrom: “No, Floyd, tu resta qui.”

Graham: “Ma io…”

Eckstrom: “Non discutere, è un ordine. Andiamo Bill.”

I due s’inoltrano tra le rocce e avvistano gli ominidi, uno di loro scivola e cade vicino a Eckstrom e Graham. Gli astronauti si avvicinano al corpo inerte, è una donna dall’aspetto perfettamente umano. La ragazza rinviene e allunga le braccia, apre gli occhi e lo scienziato si avvede subito dell’anomalia che emana da quello sguardo spento.

Eckstrom: “E’ cieca!”

La creatura urla spaventata, i due si ritirano velocemente in un anfratto sotto un costone e due esseri dall’aspetto devastato prendono la marziana e la portano via.

Eckstrom: “Dall’era atomica all’età della pietra…”

Dall’alto del costone uno dei marziani scaglia una pietra sui due, Corrigan se ne avvede e sposta Eckstrom con una spinta ma viene investito in pieno dalla frana morendo sul colpo. Lo scienziato prende il fucile del motorista e si allontana velocemente, sparando. Gli altri sentono i colpi e si avviano andando loro incontro. Mentre Eckstrom fugge uno dei primitivi lo prende di mira dall’alto con un’ascia di pietra. Graham e gli altri incontrano lo scienziato.

Graham: “Dov’è Bill?”

L’uomo si accascia ai loro piedi, sulla schiena spunta il manico dell’ascia. Con un filo di voce Eckstrom risponde alla domanda del pilota.

Eckstrom: “Bill è morto.”

Graham: “Selvaggi assassini!”

Eckstrom: “No, Floyd, sono dei poveri disgraziati impazziti dal terrore, compatiteli, perdonateli…”

Lisa: “Non vi affaticate a parlare…”

Eckstrom: “Dovete tornare sulla Terra e riferire, forse questo sarà…”

Sono le sue ultime parole. Lo scienziato muore.

Inseguiti da una pioggia di sassi che i primitivi, usando le mani e dei legni, lanciano contro di loro, i superstiti scappano ma Harry scivola e viene colpito di striscio da una delle pietre. Lisa e Graham lo trascinano in salvo.

L’astronave è ripartita.

Il sistema Terra – Luna è ormai vicino. A bordo Harry giace ferito e in uno stato semicomatoso sulla sua branda mentre Graham e Lisa continuano a guidare l’R.X.M. verso casa.

Lisa: “Se almeno Harry potesse aiutarci. E’ impossibile avere dei dati precisi senza il radar.”

Graham: “Avete fatto un lavoro magnifico.”

Lisa: “Uhm… avremo combustibile sufficiente per l’atterraggio.”

Graham: “Quando entreremo nel campo terrestre?”

Lisa: “Appena sentiremo l’aumento di velocità.”

Lisa sente i lamenti di Harry e gli si avvicina per asciugargli il sudore. Poi torna nuovamente accanto a Graham, tra loro sta nascendo un sentimento profondo. Harry sta ancora delirando e la donna nuovamente gli va vicino quando, all’improvviso, Graham grida felice:

Graham: “Aumentiamo velocità, ce la faremo! Chiudete l’iniettore.”

Lisa si precipita ai comandi solo per scoprire con terrore che i serbatoi di carburante sono completamente vuoti. Affranta torna vicino ad Harry che attraversa un breve periodo di lucidità.

Harry: “Mi dispiace di non potervi aiutare…”

Lisa: “Oh, avete sentito cosa ha detto Floyd? Che ce la faremo…”

Harry: “Ma il combustibile basterà? Ne abbiamo perduto tanto…”

Lisa: “Oh, basterà, per l’atterraggio basterà…”

Harry sviene nuovamente e Lisa deve ora dire la tremenda verità a Graham.

Graham: “Come andiamo?”

Lisa: “Non troppo bene…”

Graham: “Ma cosa è successo? Finora è andato tutto a gonfie vele…”

Lisa: “Non abbiamo combustibile per l’atterraggio, neanche il minimo necessario…”

Graham: “I motori funzionavano bene prima che li spegnessi…”

Lisa: “Sì, a un decimo della velocità... (Si prende, piangendo, il viso tra le mani) Oh, è tutta colpa mia! “

Graham: “Forse gli strumenti sbagliano…”

Purtroppo la strumentazione è in perfetto ordine.

Lisa: “E’ inutile, è finita, tutto è perduto… Il lavoro del Dottor Eckstrom è stato vano. Il mondo non saprà mai la terribile verità che abbiamo appreso.”

Graham: “No, forse c’è ancora speranza… Possiamo provare con la radio. Cerchiamo di chiamare la base.”

Lisa: “Se si potesse… dovremmo… dovremmo riferire tutto. Dir loro tutto il possibile, ciò che abbiamo visto, gli sbagli che abbiamo fatto…”

Graham: “R.X.M. chiama B.W.S… R.X.M. chiama B.W.S…”

A White Sands Fleming viene chiamato in sala radio. Con fin troppa calma percorre il lungo corridoio dal suo ufficio alla postazione.

S’infila la cuffia per via dei disturbi e si mette in ascolto, prende nota dalla voce di Lisa della nuova formula per il combustibile poi ascolta l’incredibile storia del primo volo umano nello spazio.

Per inciso non c’è nessuna apparecchiatura di registrazione il che, francamente, è assurdo.

Fleming si toglie le cuffie con aria affranta, si dirige verso la grande finestra della sala e alza gli occhi al cielo, disperato.

Sull’astronave Lisa ripone il microfono.

Lisa: “Ora, almeno, lo sanno…”

Il missile penetra negli strati densi dell’atmosfera terrestre ma, per ragioni oscure di sceneggiatura, non brucia e si dirige rapidamente verso la superfice. Graham e Lisa si abbracciano.

Lisa: “Stringimi…”

Graham: “Quante cose vorrei dirti e non ci riesco…”

Lisa: “Oh, mi dispiace solo che non abbiamo avuto tempo, che non ci siamo conosciuti prima e amati più a lungo!”

Graham: “Non ha importanza…”

Lisa: “Oh, sì, sì che ne ha!”

Graham: “No, no cara… Possiamo dire di esserci amati in eterno.”

Lisa: “Sì.”

Graham: “Ti potrei parlare di centinaia di ore meravigliose passate insieme perché così sarebbe stato e non c’è molta differenza fra il futuro e il passato…”

Lisa: “No, se tu credi che sia così, no…”

Guardano Harry. L’astronauta è profondamente addormentato.

Lisa: “Non dovremmo svegliarlo?”

Graham: “A che scopo?”

Lisa: “Oh, sì, hai ragione.”

Graham: “Ancora pochi secondi. Cerca di non aver paura…”

Lisa: “Floyd, io non ho più paura… E’ come se una grande onda ci trascinasse, guidandoci, proteggendoci…”

Tutto finisce in un bagliore accecante.

Alla base Fleming riceve i giornalisti.

I Giornalista: “Dottor Fleming, il pilota e l’equipaggio dell’aereo diciannove delle linee internazionali hanno veduto un bolide precipitare sulla Nuova Scozia. Secondo il loro rapporto potrebbe essere stato l’R.X.M.”

II Giornalista: “Il mio ufficio ha ricevuto la stessa notizia alcune ore fa.”

I Giornalista: “Sappiamo che l’R.X.M. è in forte ritardo, potete dirci qualcosa?”

Fleming: “Sì, non c’è stata alcuna conferma, temo si tratti dell’R.X.M.”

II Giornalista: “Allora sono tutti morti nella caduta?”

Fleming: “No, due sono morti prima.”

I Giornalista: “L’impresa si deve considerare fallita…”

Fleming: “Fallita? Ciascun punto della nostra teoria è stato confermato! E’ stato provato che il volo interplanetario non è inimmaginabile ma realizzabile! Abbiamo appreso notizie che possono contribuire alla salvezza del nostro mondo. No, Signori miei, l’impresa dell’R.X.M. non è  fallita, domani cominceremo la costruzione dell’ R.X.M. due!”

E’ un uomo triste ma non domo, affranto ma non vinto quello che lascia l’ufficio per uscire all’aperto, gli occhi rivolti verso il cielo come  per volerne afferrare i misteri, le promesse, le minacce…

Per quanto riguarda gli attori meritano un accenno: John Emery (1905 – 1964) protagonista anche del successivo film di Kurt Neumann: Kronos, conquistatore dell’universo; Lloyd Bridges (1913 – 1998), attore versatile e padre del più famoso Jeff (Starman) Bridges; e Morris Ankrum, (1896 – 1964), ex professore di economia e veterano della cinematografia di fantascienza, quasi sempre nei ruoli da generale o scienziato. Lo ricordiamo, tra gli altri, in Volo su Marte, La Terra contro i dischi volanti e Gli invasori spaziali.

La pellicola è stata girata, per quanto riguarda l’ambientazione marziana, a Red Rock Canyon nel deserto del Mojave, in California e, sempre in California, nella Valle della Morte, la stessa che darà l’ambientazione marziana anche al film S.O.S. Naufragio Nello Spazio.

Di Kurt Neumann possiamo dire che è nato il 5 aprile del 1906 a Nuremberg, in Germania ed è prematuramente morto nel 1958 poco dopo aver girato l’ormai mitico Esperimento del Dottor K.

Giovanni Mongini