I MOSTRI ALL’ANGOLO DEL QUOTIDIANO: DA CHARLIE MANSON A PATRICK BATEMAN, PSICOGEOGRAFIE DELLA FICTION GLOBALE

Fiction medianiche confezionano una nuova realtà, un mondo nuovo, psicogeografia delle trasformazioni prodotte dalla nostra psiche, dalla tecnologia digitale (Cronenberg?).

La passività è un tratto dominante della nostra epoca.

I media ci riversano addosso tonnellate di sdolcinature pseudo-porno, quasi sempre legate all’infanzia o all’adolescenza prolungata fino alla bara.

Realtà & fiction s’intrecciano in un mondo sempre più privo di senso, un luogo dove la conoscenza della natura, del paesaggio non industriale non ha alcuna importanza.

La gente non è buona, non ha gesti di affetto, di gentilezza, di amore e le scuole sono un ottimo posto per capirlo: i banchi sono popolati da poveri derelitti con un’affettività squartata dai divorzi, dalla superficialità dei genitori in blue jeans.

Videodrome, mostra delle atrocità, Crash, isole di cemento, condomini che realizzano gli incubi peggiori di Focault, Deleuze & Guattari.

Karl Marx è solo una faccia su una maglietta di una ragazza con la vita bassa.

I luoghi della vita moderna sono tutti non luoghi di passaggio dipinti dalla noia suprema (McDisco, McRistoranti, McBar, McAperitivi, McRivoluzioni).

La noia opacizza tutto, anche il linguaggio, bisognoso di un monologo infinito (tanto non c’è nessuno da ascoltare, da capire) senza punteggiatura, senza fiato, un monologo debord(ante) di precariato emotivo (B. E. Ellis).

L’orrore oggi non abita più nei castelli di Frank Graegorius, bensì nei McContratti a chiamata dell’azienda totale.

Il Ballard distopico di Condominium, L’isola di cemento, Un gioco da bambini, Millennium people), tutto B. E. Ellis.

Il condominio [1] di Ballard è il nostro condominio.

Il nichilismo di B. E. Ellis è il nostro: adolescenti bene intenti a chiacchierare, scopare, drogarsi mentre i più lavorano giù ai piani bassi, nel locale caldaia che spinge ancora un pochino la macchina finanziaria.

Ellis è un Balestrini con la punteggiatura e senza operai, con manichini che non perdono una svendita armani.

Perché qui è il succo, Patrick Bateman fa più paura di Leatherface (suo idolo) o di Charlie Manson (spauracchio vero per Ellis, forse al lavoro con Rob Zombie per un seriale sulle gesta della family) e tutti gli altri serial proletari del machete.

Manson (filmicamente rimando al solo Jim van Bebber) era un mostro sociale, con un delirante progetto (di rivoluzione) sociale.

Bateman è la moltiplicazione esasperata del crimine gratuito.

Manson sognava un salto di classe, un rovesciamento.

Bateman sogna pecore elettriche e colleziona le vittime di tutti gli sbalzi dell’economia finanziaria, di tutte le de-localizzazioni, di tutti i ridimensionamenti.

Bateman sogna la morte dell’affetto, il materialismo come interfaccia del McLager flessibile, nuovo corpo lugubre e svuotato (dal linguaggio).

Bateman è il prototipo per tutti i Dexter Morgan a venire dello storytelling globale (leggi: tonnellate di carta, di parole, di girato per le solite scenette, per le solite faccende tirate come le lasagne).

Manson sogna la fuga in un mondo nuovo, retto dalle sue psycho regole (ancora Ballard con il magnifico Ultime notizie dall’America, nella copertina di “Urania” di Karel Thole).

Bateman sogna che la colonizzazione è totale e il McPensiero ha già vinto da un pezzo, tanto che siamo già altrove, in un altrove in cui l’America stessa è superflua (come idea di Nazione, come idea di ogni Nazione – Stato).

Davide Rosso


[1] Il condominio di Ballard è un black out di civiltà (come nel black out di Balestrini), è un incubatoio di un nuovo tipo sociale dal carattere freddo, poco emotivo, chiuso dentro la sua privacy tecnologica. Gli inquilini del super condominio sono i primi esemplari di un nuovo genere di tipo sociale libero dai condizionamenti delle leggi, dello strutturalismo sociale e dedito unicamente al proprio interesse, al proprio utile. Neochirurghi, neo banchieri, neo architetti, neo registi, neo pubblicitari, neo classe medio alta precipitano in una spirale di normale follia fatta di stupri, cannibalismo regressivo alla Deodato (e che cos’è Condominium di Ballard se non il vero seguito apocrifo di Cannibal Holocaust?). Di giorno in giacca e cravatta per andare la lavoro, la notte raggruppati in clan tribali, fino a disgregarsi in gruppi paranoici monotematici come dei porno canali in chiaro. Il nuovo ordine che ne emergerà sarà, prima di tutto, un nuovo linguaggio addomesticato dal potere dell’economia, un linguaggio formale, semplicissimo, nominale, pieno di dispacci, ordinanze, regolamenti e piccole sicurezze (il sesso, il cibo, le cose). Dieci anni dopo il dark passage del condominium ci darà i figli cresciuti di quel complesso residenziale.