MAX GIORGINI

Il fantasy italiano si è arricchito di una nuova voce, un po’ fuori da certi stereotipi e questo è senz’altro un bene: Max Giorgini, laureato in filosofia, dirigente scolastico in provincia di Bologna, appassionato da sempre di fantasy e partecipante con vittorie ai prestigiosi premi Tolkien e Courmayeur, presenta il suo romanzo d’esordio, Il ritorno di Inna-Mok, edito da 0111 Edizioni. Un libro interessante, che segna un ritorno verso una visione “tradizionale” del fantasy, fuori da certe contaminazioni che in questi anni sono state fatte passare come tale.

COME È NATA L’IDEA DI “IL RITORNO DI INNA-MOK”?

Ho deciso di provare a scrivere un romanzo fantasy, e dopo un po’ che fissavo lo screensaver mi è venuta in mente una scena: un anfiteatro immerso nell’oscurità, con ombre indistinte che si muovevano sulle gradinate e una figura immobilizzata al centro. Subito dopo una certezza, quel tipo imprigionato là nel mezzo era un negromante, ed era cattivo, molto cattivo. Da questa idea di partenza la narrazione si è sviluppata un po’ alla volta: questo mago malvagio doveva avere un piano, ci voleva qualche personaggio positivo che gli si mettesse di traverso, il tutto senza ricorrere a eroi con il cervello semplificato e i muscoli gonfi come materassini da bagno.

E’ UN ROMANZO A SE STANTE O FA PARTE DI UNA SAGA?

Al termine del libro la storia trova una conclusione. Ma secondo me alcuni personaggi di “Il ritorno di Inna-Mok” non hanno esaurito le proprie potenzialità, per cui non è escluso che decida di arruolarli di nuovo per coinvolgerli in un’altra impresa.

COSA RISPONDE ALL’AFFERMAZIONE CHE IL FANTASY È SOLO PURA EVASIONE?

Nell’evasione non c’è niente di male, credo che tutti quanti compriamo libri, ascoltiamo musica e andiamo al cinema soprattutto per divertirci. Se per qualcuno non è così, forse dovrebbe parlarne col suo analista. Precisato questo, ci sono libri, musiche e film che oltre a darci un’esperienza piacevole ci arricchiscono anche. Ma non penso sia un problema di genere, bensì di qualità del singolo prodotto. Vale per il giallo, vale per la fantascienza, vale per gli altri generi e vale anche per il fantasy. Prendiamo Il Signore degli Anelli: affronta tematiche che spaziano dall’amore all’amicizia, dal rispetto dell’ambiente alla natura intrinseca del potere e all’inesorabile passare di tutte le cose. E le tratta in modo tutt’altro che banale. Non mi pare proprio la si possa definire un’opera di puro intrattenimento. Credo fermamente in ciò che sto affermando, tanto che nella home page del mio sito campeggia la seguente frase: “Sono convinto che col fantasy si può dire qualcosa della condizione umana esattamente come con qualsiasi altro genere letterario”. Che poi io ci riesca oppure no, questo è un altro discorso. Ma, e la finisco qui, non credo che il fantasy in quanto tale sia un genere più insulso degli altri.

COSA PENSA DEL FANTASY OGGI?

Innanzitutto rilevo che il fantasy ha una sua persistenza, continua cioè ad attrarre una discreta fetta di lettori. E anche di altri appassionati: pensiamo ai film, ai videogame, alle battaglie di miniature nei wargame club… In secondo luogo direi che ha ampliato i suoi confini. Da un lato “tiene” ancora il fantasy classico, quello di stampo medievaleggiante. Dall’altro si sono affermate forme nuove, in particolare l’urban fantasy, che opera l’inserimento della magia e del fantastico nel mondo contemporaneo. L’urban fantasy – che comunque non è nato ieri – introduce, rispetto al fantasy per così dire tolkieniano, un radicale rinnovamento nelle situazioni e nelle tematiche, e tocca sicuramente in chi lo segue “corde” diverse. Ho l’impressione che, per quanto riguarda sia i libri sia film e telefilm, questo sotto-genere trovi il suo pubblico soprattutto fra adolescenti e giovani-adulti, e che sia seguito soprattutto da un pubblico femminile.

MAESTRI DEL GENERE?

I maestri del fantasy sono tanti. Tolkien, innanzitutto, poi – ma metto soprattutto le mie preferenze personali – Paul Anderson, Lovecraft, Howard (il creatore di Conan), Leiber, Ursula Le Guin, Moorcock, Tanith Lee, C. J. Cherryh… E poi c’è George Martin. La saga del Trono di Spade non è esente da critiche, in particolare mi sembra condizionata dalla prospettiva “industriale” con cui è stata concepita, ma è sicuramente un’opera notevole.

UN CONSIGLIO PER CHI SCRIVE FANTASY?

Quello che darei agli autori di qualsiasi altro genere: cercare di scrivere buoni libri.

PROSSIMI PROGETTI?

Ho delle idee, non tutte riguardanti il fantasy, che potrebbero essere sviluppate. Vedremo…

Elena Romanello