DANIELE PICCIUTI

Scrittore, giornalista, curatore di collane e rubriche per “Nero Cafè”, di cui è presidente, Daniele Picciuti ha incrociato spesso la sua strada con il fantastico… ed è fantastico anche il fatto di poterlo ospitare sulle nostre pagine per raccontarci un po’ di lui. Vediamo cosa ci ha detto.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È DANIELE PICCIUTI?

Beh, una persona che ama scrivere, senza dubbio. Mi piacciono le storie, mi piace ciò che queste possono portare nella mente e nel cuore delle persone.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Parlavo di storie. Ne ho sempre scritte, come quasi tutti quelli che oggi scrivono o scribacchiano. La cosa mi piaceva di più era portare personaggi della fantasia dei  bambini, come potevano essere quelli della Disney o di Hanna & Barbera, in mondi fantascientifici o dai forti connotati horror e farli scontrare con archetipi del genere. Come Dracula, per esempio.

PARLIAMO DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, COMINCIANDO DA “I LUPI DELLA BRUMA”. VUOI RACCONTARCI COME E’ INIZIATO TUTTO?

I lupi della bruma sono stati un errore. Per diverse ragioni. La prima, che ho reso palese attraverso il mio blog, è l’aver scelto di pubblicare con un editore dietro contributo. Era il 2005 e non c’era molta informazione ancora, internet non era così forte come oggi. Lo sbaglio mi ha insegnato che l’editoria a pagamento non può che essere un male per la sana editoria. I lupi della bruma non vennero praticamente editati, nell’impaginato sono rimasti refusi e incoerenze di cui mi sono accorto più avanti, col tempo. Non c’è stata quasi promozione, forse dovrei togliere il “quasi”. E tuttavia ci sono ancora legato, poiché rappresentano una tappa importante, il punto di svolta che mi ha insegnato quale direzione è quella giusta e quale quella sbagliata.

QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTA’ CHE HAI INCONTRATO NELLA STESURA DI QUESTO ROMANZO BREVE?

Difficoltà? Qualcuna, ma non molte. In verità I lupi della bruma nascono dall’unione di due racconti breve, amalgamati insieme a un filo conduttore che ho creato ad hoc durante la stesura. I personaggi escono dal mondo di Khalan, da me creato all’età di circa vent’anni, nel periodo in cui masterizzavo giochi di ruolo.

E PASSIAMO ALL’ANTOLOGIA “I RACCONTI DEL SANGUE E DELL’ACQUA”. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?

Considero questa raccolta come la mia vera prima pubblicazione. Ho avuto l’onore di avere una prefazione d’autore, a firma Danilo Arona. Ricordo che lo contattai su web chiedendogli se fosse disponibile a leggere i miei racconti. Accettò e in poco tempo ebbi il suo pezzo, davvero notevole. Si raccomandò dicendomi che dovevo scegliere un editore non a pagamento. Lo rassicurai e, infatti, l’antologia uscì con Bel-Ami Edizioni, un piccolo editore serio e molto valido.

RECENTEMENTE HAI INVECE PUBBLICATO QUELLI CHE POTREMMO DEFINIRE I TUOI PRIMI VERI DUE ROMANZI, OVVERO “RITORNO ALLA MARY CELESTE” E “LA POLVERE DEL TEMPO”. CE NE VUOI PARLARE?

Devo correggerti. La polvere del tempo è in realtà un racconto lungo. Ritorno alla Mary Celeste raccoglie una novella (sì, potremmo definirlo un romanzo breve) e quattro racconti di media lunghezza, tutti di genere horror, alcuni dei quali hanno ottenuto piazzamenti importanti in concorsi degni di nota nel panorama fantastico e horror attuale. Ritorno alla Mary Celeste, la novella che dà il titolo alla raccolta, nasce da una storia reale. Il brigantino Mary Celeste venne avvistato nell’inverno del 1872, mentre navigava in mare aperto al largo delle isole Azzorre senza equipaggio. Vennero svolte delle indagini e nacquero diverse ipotesi ma non si arrivò a una verità riconosciuta. Partendo da quella che sembra essere l’ipotesi più accreditata, ho costruito un’indagini in tempi moderni. Un cacciatore di misteri e conduttore di uno show televisivo rintraccia la nave fantasma, che si aggira ancora al largo delle Azzorre, salendo a bordo con il proprio staff. E ovviamente succederanno cose poco piacevoli. Quanto a La polvere del tempo, si tratta invece di una distopia. Ambientazione italiana, la protagonista Lorenza si mette in viaggio alla ricerca di un posto dove sia possibile vivere, lontano dalle aberrazioni che si aggirano sul territorio e dalla “polvere”, che impedisce di respirare normalmente ed è causa di malattie mortali.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Sicuramente la ricerca storica. Sia per la Mary Celeste, ho dovuto spulciarmi diverse fonti per capire quali fossero attendibili e quali meno, visto che bisogna stare attenti a ciò che si legge su web, oggi. E anche per la Polvere, ho fatto una piccola ricerca, poiché Lorenza ricalca il personaggio di Acca Laurenzia, la “lupa” di Romolo e Remo. Il mio racconto vuole far rinascere quel mito e instillare nel lettore l’idea che esista una ciclicità negli eventi, nella storia dell’umanità. Qualcosa che, chissà, potrebbe ripetersi un giorno.

OLTRE CHE SCRITTORE SEI ANCHE GIORNALISTA E TI OCCUPI DI UNA RUBRICA PER IL SITO DELL’ASSOCIAZIONE “NERO CAFÈ”. VUOI PARLARCI DI QUESTA SECONDA FACCIA DELLA MEDAGLIA DELLA TUA ATTIVITA’ E DELLE VARIE INIZIATIVE LEGATE A QUESTO PROGETTO?

Ti ringrazio ma “giornalista” è un parolone. Non ho tessera né iscrizione ad alcun albo, tutto ciò che faccio lo faccio da autodidatta, per passione letteraria. Oltre a curare la rubrica “Il terzo occhio” dedicata a recensioni di libri e film di genere, sono presidente dell’associazione e posso dire che il 2012 è stato molto importante. L’evoluzione del marchio editoriale Nero Press Edizioni rappresenta per noi una tappa importante e siamo intenzionati a far crescere la nostra realtà nei prossimi anni. Non posso non citare Knife, la nostra rivista di cultura rivolta al “genere” in tutte le sue forme, curata da Laura Platamone.

COME SI CONCILIA UN MODO DI NARRARE ISTINTIVO E PIU’ LEGATO AL CUORE, COME QUELLO DELLA NARRATIVA, CON UNA MANIERA DI SCRIVERE PIU’ RAGIONATA E PIU’ LEGATA ALLA MENTE, COME QUELLA DEL GIORNALISMO?

Semplicemente, approcciando la scrittura in modi differenti. Difficile spiegarlo, ma, se mi concedi una metafora, è un po’ come nuotare. C’è chi si trova più a suo agio nell’acqua salata, chi predilige l’acqua dolce. Il mare ti tiene meglio a galla, ma un lago o un fiume hanno una freschezza tutta particolare. A me piacciono entrambi.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Come dicevo prima, mi piace creare storie. Un tempo trovavo più facilità nell’inventare realtà differenti dalla mia che ambientare storie in questa realtà. Oggi non è proprio così, mi diverto a “cambiare” questa realtà attraverso le storie che scrivo, contaminandole di fantastico o di orrore.

DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO RACCONTI E ROMANZI DI VARIO GENERE: A QUALE TI SENTI PIU’ LEGATO E PERCHE’?

Difficile dirlo. Di certo Ritorno alla Mary Celeste mi sta dando molte soddisfazioni e sento un legame speciale verso questa storia. Mi sento legato anche ad alcuni de I Racconti del sangue e dell’acqua, in particolare La casa delle bambole perché, ancora oggi, mi meraviglio di aver trovato ispirazione per scrivere una cosa così… “malata”.

COME DICEVAMO, HAI SCRITTO SIA RACCONTI CHE ROMANZI: IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?

Sono forme differenti, si affrontano in modi diversi. Il racconto ha bisogno di immediatezza, il lettore deve entrare subito nella storia, non puoi concederti pause o rischi di perdere la sua attenzione. Ed è importante la chiave di svolta nel finale. Qualcosa che turbi il lettore, lasciandolo sgomento. Il romanzo ti consente più respiro, gli spazi sono ampi, il lettore deve affezionarsi ai personaggi ed è giusto che vi siano momenti in cui la storia rallenta – senza per questo annoiare – in modo che elabori gli eventi più forti. Ecco, il romanzo è come un’onda e verso la fine, attenzione alla quiete prima della tempesta.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Da tutto. Da una persona che incontro in metropolitana, da un sogno che faccio, o meglio un incubo, da un quadro, un’immagine che mi colpisce.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Ho tratto molti insegnamenti, in fatto di scrittura, da Joe R. Lansdale. Qualcuno sorriderà, ma mi ha insegnato molto anche la semplicità della Rowling. Vorrei citare però anche degli italiani che ho letto di recente. Claudio Vergnani e Danilo Arona, Stefano Fantelli e Nicola Lombardi, Paolo Di Orazio e Barbara Baraldi . Ma c’è un sottobosco di emergenti che potrei citare a non finire. Posso soltanto dire: tenete d’occhio Nero Press Edizioni, perché molti di loro li pubblicheremo.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Naturalmente tutti quelli che abbracciano il fantastico, la fantascienza, l’horror e il thriller, ma mi capita di vedere e apprezzare anche film al di fuori del genere. Vorrei poter dire che mi piace il cinema italiano, ma sebbene ci sia fertilità nell’underground, il cinema “affermato”, con le facili commedie da botteghino natalizio, non riesco proprio a digerirlo.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO

Progetti? Tanti. Con la casa editrice, sempre in attività, sto seguendo alcuni progetti editoriali interessanti. Come autore, ho firmato un contratto per un romanzo thriller techno fantasy, che uscirà con Runa Editrice: “Terraluna”. Per ora non aggiungo altro, ma non è la sola cosa che bolle in pentola. Sogni nel cassetto? Direi incubi, più che altro. Ne ho una schiera pronta a invadere il mondo con nuove storie, una più terrificante dell’altra.

E NOI LE ASPETTEREMO TUTTE, NATURALMENTE!

INTANTO SE VOLETE FARVI QUALCHE IDEA IN PIU’ SU DANIELE, DATE UN’OCCHIATA AL SUO SITO E A QUELLO DELL’ASSOCIAZIONE “NERO CAFÈ”… E BUONI INCUBI A TUTTI!

Davide Longoni