STRIGES

Sembra essere diventato quasi scontato storcere un po’ il naso, dopo anni di vampiri che luccicano al sole e zombie innamorati, di fronte alla letteratura fantastica per adolescenti, oggi soprannominata all’anglosassone Young Adults e a tratti troppo ripiegata su certe storie e tematiche che alla lunga possono venire a noia.

Ma per fortuna ci sono le eccezioni, e nemmeno tanto poche a dire il vero, come Striges, ultima fatica di Barbara Baraldi, autrice di romanzi e graphic-novel gotici di casa nostra da tenere d’occhio. La metafora di fondo è quella della ricerca della propria identità mentre si cresce e di diventa adulti, raccontata attraverso il genere fantastico, ma per fortuna senza cadere in cose già viste.

Niente vampiri o zombie riveduti e corretti: Barbara Baraldi parla di streghe, un altro archetipo del fantastico, in una Milano di oggi, tra Centro storico e Navigli, in perfetto stile urban fantasy. L’eroina della vicenda è Zoe, adolescente timida cresciuta da un papà guardia giurata dopo la morte prematura della mamma, che scopre di essere una strega, circondata da altre streghe, sia brave che cattive, e minacciata dall’antica Congrega degli Inquisitori, a cui appartiene il ragazzo di cui si è appena innamorata, l’affascinante Sebastian.

Interessante quindi la scelta della figura della strega, non nuovissima, perché dopo la megera delle fiabe e di storie come Il mago di Oz, ci sono state streghe tra il comico di Vita da strega e il fantasy di Charmed (“Streghe” in italiano), ma anche ragazze magiche sospese tra bene e male come le protagoniste dei romanzi di Libba Bray e la Willow della serie Buffy the vampire slayer. Barbara Baraldi rilegge l’archetipo non dimenticando il femminismo e gli studi sul matriarcato, presentando le streghe come creature diverse perseguitate (in un mondo che da sempre cerca un diverso o un capro espiatorio da perseguitare), non sempre dedite al bene e con margini di ambiguità che le rendono ancora più affascinanti. Curiosa anche la scelta di recuperare la figura degli Inquisitori come cattivi, oppressori per secoli di tutto quello che era diverso e fuori dalla norma, ben prima delle dittature del Novecento, dalle cosiddette streghe agli ebrei, dagli omosessuali ai musulmani convertiti, dagli intellettuali come Giordano Bruno ai valdesi e altri riformati. Un’intolleranza che purtroppo è rimasta, sia pure latente, nella cultura occidentale e che non va dimenticata, anche usando lo strumento della letteratura d’evasione.

Primo di una serie, con tanto di finale aperto, Striges mostra come anche da casa nostra possono venire storie valide: gli adolescenti apprezzeranno molto, ma anche i lettori più grandi possono divertirsi, visto che l’autrice inserisce riferimenti colti e metafore sociali, non sempre scontati nel genere adolescenziale. E la Milano nebbiosa e misteriosa, ricca di monumenti antichi e di palazzi storici, è perfetto come scenario, come la Londra vittoriana o il Maine di Stephen King.

Elena Romanello