IL CERCHIO DEL ROBOT

Con l’uscita de “Il cerchio del robot” (147 pagine; 17 euro), Fanucci Editore completa la pubblicazione dei lavori inediti di uno dei più autorevoli autori del ventesimo secolo: Philip K. Dick, un must della fantascienza che non può mancare nella vostra biblioteca personale del fantastico.

Scritto nel 1956 ed edito solamente nel 1988 dalla Harbor House/William Morrow di New York, “Il cerchio del robot” (titolo orginale: “The Broken Bubble”), come altre opere mainstream di Philip K. Dick, è frutto degli anni in cui il giovane autore era convinto di avere i mezzi per “sfondare” a un livello letterario più riconosciuto e apprezzato di quello in cui erano rinchiusi e isolati i generi narrativi allora considerati minori, la science-fiction tra l’altro ancora più del poliziesco e del gotico. Pur proponendosi come un romanzo di vita contemporanea, comprende tuttavia un intreccio secondario di ordine fantascientifico, a cui allude anche il titolo della traduzione italiana, scelto per mettere in evidenza l’inutilità dei tentativi dei personaggi principali di sfuggire dalle regole imposte da una società ancora fortemente repressiva, che li riduce ad automi.

Siamo a San Francisco negli anni Cinquanta. Jim Briskin è uno speaker radiofonico di successo che non riesce a lasciarsi definitivamente alle spalle il rapporto con la sua ex moglie Patricia. Art Emmanual è un assiduo ascoltatore del programma di Jim e vive in un seminterrato insieme a sua moglie Rachael, da cui sta per avere un bambino. Vite, il cui unico punto di contatto è la voce di una radio, si intersecano in occasione di una cena a casa della giovane coppia, durante la quale ciò che resta delle macerie del matrimonio di Jim e Patricia – la loro distruttiva interdipendenza, quel destino di perdizione che, inesorabile, li accomuna – finirà per contagiare le “normali” esistenze dei due ragazzi. Art sarà sedotto da Patricia e si ritroverà invischiato in una relazione che screditerà entrambi, mentre Rachael seguirà Jim in Messico, affidando all’uomo la propria vita e quella del bambino che ha in grembo. Fanno da sfondo le insicurezze dell’America del Dopoguerra, di due generazioni in cerca di nuovi punti di riferimento e separate da una distanza netta, nella quale Philip K. Dick colloca con notevole capacità immaginifica personaggi improbabili e incoerenti. Alla fine, l’unica via per Jim e Pat sarà quella di tornare sui propri passi, rinnegando gran parte della loro esistenza e segnando la propria sconfitta.

Non ci resta che augurarvi buona lettura.

A cura della redazione