ARTHUR MACHEN

Arthur Machen nasce in realtà con il nome di Arthur Llewelyn Jones a Caerleon-on-Usk, nel Monmouthshire il 3 marzo 1863: deve il cognome Llewelyn al fatto che il padre, John Edward Jones, pastore anglicano, divenne vicario della piccola chiesa di Llandewi Fach, vicino al luogo che gli ha dato i natali, appena prima della sua nascita.
Passò quindi la sua infanzia proprio nella zona di Caerleon: pochi anni dopo la sua nascita, il padre assunse il cognome della madre, Machen, per entrare in possesso di un’eredità ed è così che il ragazzo prese lo pseudonimo di Arthur Machen nella vita e nelle proprie pubblicazioni.
L’amore di Machen per il paesaggio gallese di Gwent lo accompagnò per tutta la carriera, con le sue suggestioni galliche, romane e medievali. All’età di undici anni entrò alla “Hereford Cathedral School” dove ricevette quell’eccellente educazione classica che contribuì ad alimentare il suo già avviato amore per l’antichità. La povertà della sua famiglia gli impedì di frequentare però l’università e Machen si recò a Londra, dove sostenne senza successo gli esami per essere ammesso alla professione di medico.
Machen tuttavia dimostrò presto le proprie qualità letterarie, abbandonando così la scienza, e nel 1881 pubblicò il lungo poema “Eleusinia”, in cui si lasciava suggestionare da alcuni affascinanti elementi dei cosiddetti misteri eleusini. Tornato a Londra, visse in relativa povertà lavorando come giornalista, impiegato di tipografia e insegnante, continuando nel tempo libero la sua attività di romanziere che in quel periodo risentì molto delle lunghe passeggiate attraverso la città.
Nel 1884 pubblicò la sua seconda opera, il pastiche “The Anatomy of Tabacco” (L’anatomia del tabacco) e ottenne un lavoro fisso presso l’editore e libraio George Redway come archivista e aiuto editore. La sua nuova posizione gli procurò anche altri lavori, principalmente di traduttore dal francese antico, tra cui “The Heptameron of Marguerite de Navarre”, “Le Moyen de Parvenir” di Béroalde de Verville e “The Memoirs of Giacomo Casanova” (Le memorie di Casanova). Le traduzioni di Machen divennero presto un modello per gli altri giovani traduttori, in virtù del loro stile brillante e del loro linguaggio appropriato al registro originale.
Nel 1887 Machen sposò Amy Hogg, una disinvolta insegnante di musica con la passione del teatro e numerose conoscenze all’interno degli ambienti letterari bohemienne di Londra. Amy presentò il marito ad Arthur Edward Waite, che sarebbe poi diventato uno degli amici più stretti di Machen insieme a Matthew Phipps Shiel e Edgar Jepson. Dopo il suo matrimonio, Machen ottenne una certa stabilità economica sia in virtù dei suoi nuovi lavori sia grazie a una piccola rendita da parenti in Scozia ed ebbe così molto più tempo per dedicarsi all’attività letteraria.
Intorno al 1890 Machen iniziò a scrivere racconti per alcune riviste profondamente influenzate da Robert Louis Stevenson, molto di moda in quel periodo: alcune di queste riviste avevano come soggetti quasi esclusivi il fantastico e l’orrore e infatti è proprio come scrittore dell’orrore, del fantastico e del soprannaturale che tutti lo ricordano. Proprio la collaborazione con una di queste riviste portò alla nascita del suo primo grande successo, “The Great God Pan” (Il grande dio Pan), pubblicato in seconda edizione nel 1894 da John Lane in “Keynotes Series”, una rivista che dava voce al nascente movimento estetico. Il romanzo di Machen venne profondamente criticato per i suoi contenuti sessuali e gli elementi orrorifici, ma vendette bene anche grazie a questo fuoco di critica. Pubblicato inizialmente nel 1890, il libro venne riveduto e ripubblicato, con alcuni pezzi aggiunti, quattro anni dopo. Il romanzo era solo uno dei molti che all’epoca si avvalevano del dio Pan come un simbolo per il potere della natura e del paganesimo: la storia, ambientata nell’amato Galles, narra la vicenda di una donna la cui mente viene distrutta da un esperimento scientifico nel tentativo di metterla in contatto con il dio Pan; anni dopo, la giovane Helen Vaughan fa la sua comparsa nella società di Londra lasciandosi dietro una scia di cuori infranti e suicidi d’amore. Si tratta del frutto della fusione tra il dio Pan, chiamato anche Nodens, e la donna dell’esperimento. L’opera venne perfino elogiata da Howard Phillips Lovecraft nel suo testo critico “Supernatural Horror in Literature” (1926). La “Encylopedia of Science Fiction” (1993) considera invece il romanzo di Machen una prova modesta. In ogni caso, l’opera ha influenzato i racconti “L’orrore di Dunwich” dello stesso Lovecraft e “Ghost Story” di Peter Straub.
Machen scrisse successivamente, nel 1895, “The Three Imposters” (I tre impostori), un romanzo basato sull’espediente narrativo di intrecciare diverse storie sullo sfondo di un filo conduttore comune. Il romanzo è considerato probabilmente il miglior lavoro di Machen. Tuttavia, in seguito allo scandalo che investì Oscar Wilde lo stesso anno, per Machen divenne sempre più difficile trovare editori a causa del suo passato di scrittore decadente. Nonostante questo scrisse alcune tra le sue opere migliori, tra cui “The Hill of Dreams” (La collina dei sogni), “Hieroglyphics” (Geroglifici), “A Fragment of Life” (Un frammento di vita), “The White People” (Il popolo bianco) e alcuni racconti che vennero raccolti nell’antologia “Ornaments in Jade” (Ornamenti di giada).
Nel 1899 Amy morì di cancro dopo un lungo periodo di malattia: la perdita ebbe un effetto terribile sui nervi di Machen, che si riprese solo gradualmente verso la fine dell’anno successivo anche grazie all’amico A.E. Waite che gli fu molto vicino. Fu proprio su consiglio di Waite che Machen si unì prima al gruppo esoterico “Hermetic Order of the Golden Dawn” e poi alla compagnia di attori itineranti di Frank Benson nel 1901. I suoi viaggi con la compagnia lo portarono nel 1903 a un secondo matrimonio con Dorothie Purefoy Hudleston.
Machen trovò un altro editore nel 1902 che pubblicò “Hieroglyphics”, un’analisi sulla natura della letteratura in cui concludeva la necessità di portare il lettore all’estasi estetica.
Nel 1906 la carriera letteraria di Machen tornò a fiorire con il libro “The House of Souls” che raccoglieva le sue opere migliori. Pubblicò inoltre un’opera satirica, “Dr Stiggins – His views and principles”, tendenzialmente considerata la sua prova meno riuscita. Machen si interessò anche ai miti del Santo Graal e di Re Artù, giungendo a pubblicare alcuni studi su “The Academy” di Lord Alfred Douglas. Alcune di queste teorie, tra cui quella che il Graal fosse semplicemente frutto di cattive traduzioni e corruzioni nel tramandare riti paleocristiani, furono alla base di “The Secret Glory”, scritto poco prima di “The Hill of Dreams” (1907), uno dei capolavori di Machen. Durante gli anni successivi Machen continuò l’attività di attore e giornalista, nonostante i crescenti problemi economici dovuti anche all’esaurimento delle rendite dalla Scozia.
Nel 1910 Machen accettò un lavoro fisso come giornalista presso l’Evening News di Alfred Harmsworth a Londra. Nel febbraio del 1912 gli nacque un figlio, Hilary, seguito dalla figlia Janet nel 1917. Allo scoppio della guerra nel 1914 venne inviato come corrispondente di guerra e tornò nuovamente alla notorietà con gli episodi di “cronaca” “The Bowman” e “Angels of Mons”. Proprio questi scritti contribuirono a creare il mito degli angeli di Mons, un leggendario gruppo di angeli che avrebbe aiutato l’esercito britannico durante la battaglia di Mons nella prima guerra mondiale. In pratica Machen immaginò che una legione di Angeli – i fantasmi degli antichi arcieri inglesi di «Grécy e Azincourt» guidati da San Giorgio – venisse in soccorso dell’esercito britannico nell’omonima battaglia. Il racconto riscosse un immediato e straordinario successo, ma venne scambiato per storia vera, tanto da essere destinato a divenire un vero e proprio mito.
Pubblicò inoltre una serie di racconti, molti dei quali di propaganda, tra cui “The Great Return” (1915) e “The Terror” (1917), oltre a una serie di articoli autobiografici poi raccolti nell’antologia “Far off Things”. La storia di “The Terror” era incentrata su una misteriosa e raccapricciante ribellione di animali, divenuti assassini, durante la prima guerra mondiale, in Inghilterra: a questo suo capolavoro si ispirerà nientemeno che Alfred Hitchcock per la sua celebre pellicola “Gli uccelli”.
Il denaro guadagnato da Machen con l’attività di giornalista, che non amava molto, gli permise però di trasferirsi a St John’s Wood, in una casa più grande, nel 1919: la casa divenne luogo di incontri letterari e artistici con personaggi come il pittore Augustus Edwin John, Wyndham Lewis e Jerome K. Jerome. Il licenziamento di Machen dal giornale per cui lavorava nel 1921 causò alcuni problemi finanziari, ma fu per lui alla fine in realtà una liberazione: Machen rimase un personaggio molto rispettato e un richiestissimo autore di studi e saggi fino agli anni Venti.
Nel 1922 la fortuna letteraria di Machen ottenne un altro successo con la pubblicazione di “The Secret Glory” e di “Far Off Things”, oltre alla riedizione di “Casanova”, “The House of Souls” e “The Hill of Dreams”. Le opere di Machen vennero inoltre edite e apprezzate in America, dai cui editori provennero numerose richieste anche grazie a Vincent Starrett, James Branch Cabell e Carlo Van Vechten. L’apice del suo successo fu nel 1923, quando vennero pubblicate un’antologia completa delle sue opere e una seconda raccolta di scritti autobiografici, “Things Near and Far”. L’ultimo volume, “The London Adventure”, venne pubblicato nel 1924.
Nel 1926 la fortuna di Machen si era quasi esaurita nuovamente: continuò a pubblicare in antologie i suoi lavori giovanili e a produrre saggi e articoli per numerose riviste, senza dedicarsi più molto alla narrativa. Nel 1927 venne assunto per le selezioni editoriali da Ernest Benn, presso cui lavorò fino al 1933.
Nel 1929 intanto Machen e la sua famiglia si trasferirono da Londra ad Amersham, nel Buckinghamshire, a causa di nuovi problemi economici. Nel 1932 entrò nella lista civile e ottenne una pensione sociale per meriti letterari di cento pounds, ma la perdita del lavoro presso Benn l’anno dopo non migliorò la situazione. Alcune altre antologie delle opere più brevi di Machen vennero pubblicate negli anni Trenta, soprattutto grazie a John Gawsworth cui si deve anche una biografia di Machen, uscita nel 2005.
Le difficoltà economiche di Machen ebbero termine solo nel 1943 in occasione del suo ottantesimo compleanno, quando venne inserito in una lista di importanti letterati tra cui Max Beerbohm, T.S. Eliot, Bernard Shaw, Walter de la Mare, Algernon Blackwood e John Masefield. I proventi ricavati da quest’iniziativa gli permisero di vivere felicemente proprio ad Amersham i suoi ultimi anni, fino al 15 dicembre 1947 quando morì.
Machen è fra i pochi autori che hanno fatto dell’Orrore Cosmico il fulcro del loro messaggio artistico. Le sue radici celtiche, i ricordi giovanili legati alle inquietanti colline, le antiche foreste e le rovine cariche di mistero, hanno contribuito a sviluppare il lui una vita immaginativa la cui bellezza ha pari soltanto nella ricchezza del suo retroterra culturale. Scrittore scarsamente conosciuto dal grosso pubblico, rimanendo apprezzato solo da una ristretta cerchia di appassionati dell’occulto, del misterioso e del magico, la sua influenza è tuttavia evidente in autori successivi, quali soprattutto Lovecraft (del quale è considerato il vero maestro, e che disse del suo “The white people”, scritto nel 1904, essere «il miglior racconto del soprannaturale di tutti i tempi»), che al suo Piccolo Popolo – come anche all’universo degli Dei di Pegãna di Lord Dunsany – si ispirerà per la creazione del suo famoso ciclo dei miti di Cthulhu.
Padrone di una prosa filigranata e delicatamente lirica, Machen va infatti soprattutto ricordato per essere stato il primo scrittore ad aver dedicato un ciclo narrativo a delle antiche divinità e ad averne proclamato il ritorno tra gli uomini. Per Machen il mondo non è altro che un’illusione, il pallido riflesso di una realtà più grande e sconosciuta che brulica di «cose che [l’autore] nemmeno osa sussurrare nella notte più oscura e nella più totale solitudine». E’ la realtà degli esseri notturni e furtivi, un universo profondamente mistico e pagano, che egli descrive nel suo Piccolo Popolo.
Si racconta che sir Arthur Conan Doyle, inventore del celebre detective Sherlock Holmes, avesse ricevuto da leggere da un amico, una sera, alcuni racconti di Machen. Lo scrittore quella notte non riuscì a dormire. «Il vostro amico Machen è proprio un genio» affermò poi, «ma prima di portarmelo a letto di nuovo ci penserò due volte». Va però detto che Machen non utilizzava la paura come fine a sé stessa: il suo intendimento era infatti quello di evocare la bellezza dell’orrore e del mistero, di guidare il lettore nelle desolate – ma affascinanti – terre del vizio e del male, nel febbrile tentativo di prepararlo al terrore che lo attende oltre la soglia… dove ancora tutti lo attendiamo!
01/09/2009, Davide Longoni