MATTHEW PHIPPS SHIEL

Matthew Phipps Shiel, autore poliedrico del genere fantastico, ha prodotto alcuni fra i più bei racconti della narrativa horror, trovandosi a suo agio tanto con i fantasmi quanto con i licantropi, utilizzando a volte tratti alla Poe e anticipando altre volte Lovecraft.
Shiel nasce il 21 luglio del 1865 a Montserrat nei Carabi ed è il nono figlio di un predicatore irlandese.
A 11 anni lo troviamo già a redigere un giornale manoscritto per sette (sic!) abbonati paganti. L’anno seguente si cimenta nel suo primo romanzo, del quale non v’è ormai più traccia. Tra il 1878 e il 1879 legge Edgar Allan Poe e ne resta affascinato a tal punto che l’influenza dello scrittore di Baltimora si farà spesso sentire nelle sue opere.
Nel 1881 si reca in Inghilterra per studiare: dapprima al King’s College, poi alla Bartholomew School dove prenderà la laurea in medicina, materia in seguito abbandonata per la letteratura.
Nel decennio che va dal 1884 al 1894 Shiel inizia a frequentare gli ambienti letterari d’avanguardia di Londra e stringe amicizia con molti scrittori famosi, tra i quali Robert Louis Stevenson (“L’isola del tesoro”, “La freccia nera”), Oscar Wilde (“Il ritratto di Dorian Gray”), Arthur Machen (“I tre impostori”, “Le creature della terra”), H.G. Wells (“L’uomo invisibile”, “La macchina del tempo”, “L’isola del dottor Moreau”, “La guerra dei mondi”).
Nel 1895 pubblica il suo primo libro, intitolato “Prince Zaleski”: si tratta di un’antologia contenente tre racconti giallo-macabri incentrati sulle avventure di un detective che porta lo stesso nome del titolo.
Dal 1896 al 1899 pubblica la bellezza di tre romanzi, con la media di uno all’anno (“The rajah’s sapphire”, “The yellow danger” e “The man-stealers”), e scrive la prima versione del racconto “The house of sounds” (il suo scritto più importante, paragonabile a “La caduta della casa Usher” di Poe), spaziando dall’orrore alla fantascienza al giallo-macabro.
Dopo due anni esce “The lord of the sea”, un romanzo fantascientifico in stile Jules Verne, e, sempre nello stesso anno, pubblica il suo romanzo più famoso, “The purple cloud”.
Nel 1903 si occupa della riscrittura di “The house of sounds” e probabilmente revisiona “Xelucha”, l’altro suo importante racconto dell’orrore.
Due anni dopo pubblica il romanzo “The lost viol” e inizia a collaborare con l’amico Louis Tracy, formandosi con lo pseudonimo comune di Gordon Holmes. Con questo nome escono numerosi romanzi giallo-macabri fino al 1911, anno in cui termina la produzione dei due: “A mysterious disappearance” (1905), “The Arncliffe puzzle” (1906), “The late tenant” (1907), “By force of circumstances” (1909), “The Feldisham mistery” (1911).
Nel frattempo, nel 1909, pubblica anche il romanzo fantastico, con il proprio nome, “The isle of lies”, nel quale sono ricorrenti i riferimenti alla sua vita da adolescente nella sua terra natia, quando era stato nominato Re dell’isola di Redonda.
Nel 1911, terminata la fase Gordon Holmes, esce anche “The pale ape”, con il quale inizia il ciclo del detective del soprannaturale Cummings King Monk, antesignano, per certi versi di Dylan Dog e Martin Mystere.
Tra il 1912 e il 1936 troviamo Shiel ai vertici della popolarità: in questo periodo egli pubblica ben quattordici libri di genere fantastico e scrive molte storie per i “pulp magazines” dell’epoca, grazie anche all’amicizia con August Derleth.
Nel 1937 pubblica il suo ultimo romanzo: “The young men are coming”, che presenta una figura di alieno molto singolare.
E qui ci fermiamo, perché in seguito Shiel, un po’ come Ron Hubbard, abbandona la letteratura (se si eccettua una quarta storia dedicata al ciclo del principe Zaleski) per dedicarsi alla creazione di una nuova religione da opporre al cristianesimo (la Religione della Scienza), che lo tiene impegnato fino alla morte, avvenuta verso la fine di maggio dell’anno 1947.
 
Originariamente pubblicato sul numero 5 de LA ZONA MORTA, gennaio 1991
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, maggio 2007

18/06/2007, Davide Longoni