FABRIZIO VALENZA

Fabrizio Valenza è uno scrittore fantasy molto particolare: nel panorama editoriale italiano infatti, insieme a pochi altri tra cui ci piace ricordare l’amica Antonia Romagnoli, ha spostato il proprio interesse narrativo verso quello che viene definito med-fantasy, che si ispira fortemente a leggende e miti tipici del bacino mediterraneo. Autore del ciclo di Geshwa Olers, che nell’ultimo anno ha spopolato in rete e che sta per approdare in libreria, Fabrizio ha vissuto la propria vita in modo molto particolare: è lui stesso a raccontarcela.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FABRIZIO VALENZA?
Sono un ragazzo di 36 anni, laureato in Filosofia e laureando in Scienze Religiose, che a un certo punto della sua vita si è licenziato dal comodo e remunerativo lavoro che faceva (il bancario) per entrare in convento dai Francescani, per poi uscirne e mettersi a insegnare religione nella Scuola dell’Infanzia. In parole povere, non mi manca certo l’ottimismo nel futuro. Credo che questo sia il segno che meglio mi caratterizza.
Scrivo da quando avevo 12 o 13 anni, non ricordo bene. Il primo scritto fu una storia d’amore tra un carcerato e una donna libera: un amore impossibile. Subito dopo mi diedi al fantasy.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI ALLA “STORIA DI GESHWA OLERS”?
Si tratta di romanzi tutti caratterizzati da un elemento fantastico, ambientati al giorno d’oggi in un’Italia sconvolta da cambiamenti a volte impercettibili ma sempre minacciosi. Una volta si tratta di un manoscritto medievale contenente la lingua con la quale Dio creò il mondo, trafugato da un pericoloso studioso di lingue; un’altra volta si tratta di una potente società criminale ispirata a Satana, che vuole gettare discredito sul Cristianesimo…
L’elemento spirituale o cristiano è sempre presente in ciò che scrivo, e viene fuori in un modo o nell’altro, senza particolare sforzo. Anche in una serie di racconti di fantascienza ambientati nel corso della prima colonizzazione della Luna quest’elemento torna a galla, sebbene ogni volta in modo adeguato al contesto.
Tutti questi scritti sono inediti, ma di certo li riprenderò in mano in un futuro forse non troppo prossimo.
Tramite Lulu.com ho pubblicato tre raccolte poetiche, riunite in un unico libercolo: “Amore, poi risorto”. Poi, varie poesie e qualche racconto horror pubblicati in alcune raccolte regolarmente edite.
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DA QUALCHE TEMPO TI SEI DEDICATO ANIMA E CORPO A QUESTA LUNGA SAGA FANTASY, LA “STORIA DI GESHWA OLERS”. CE NE VUOI PARLARE NEL DETTAGLIO?
Certo. “Storia di Geshwa Olers” è la storia di un ragazzo, Geshwa per l’appunto, che a 16 anni scopre di essere al centro della volontà di potenza di qualcun altro. Gli pare di scoprire, tramite vicissitudini tragiche e avventure, un disegno ordito a suo discapito, che lo spinge poco alla volta all’interno delle trame politiche del suo Regno. Il romanzo è sviluppato in sette volumi che crescono stilisticamente e narrativamente con il suo protagonista, descrivendo ben tredici anni di vita del ragazzo e del mondo in cui egli vive.
Il primo volume, “Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde” (nelle librerie italiane a partire da novembre 2008 per i tipi de L’Età dell’Acquario), racconta di come Geshwa affronta il suo primo viaggio nel mondo a causa di un pericoloso incantesimo scagliato da maghi malvagi sulle rovine della vicina Palude di Sobis. Per il rischio che corrono gli abitanti di Senfe, la città in cui egli vive con i suoi genitori, il padre Sitòr decide di portare il figlio al sicuro, raggiungendo la zia che vive al di là del Masso Verde, il massiccio montuoso sul quale abitano. In questo modo se la dovrà vedere soprattutto con le creature mitologiche che popolano la foresta che si stende su di esso.
VUOI RACCONTARCI COME È NATA E QUALI DIFFICOLTÀ HAI INCONTRATO ALL’INIZIO?
“Storia di Geshwa Olers” nasce, in realtà, con l’immagine di un mago a cavallo che galoppa, nel cuore di una foresta incupita da un gran temporale, verso una Torre della Magia. Lì riceve una visione che cambierà la sua storia personale. Attorno a questa scena è nata una curiosità che mi ha spinto a definire chi fosse quel mago, cosa stesse facendo e che cosa significasse quella visione. Poi la scrittura è andata avanti, e sono comparsi altri personaggi. In questo modo la storia si è evoluta in maniera tanto complessa e ricca che questa scena iniziale è finita nel quinto volume dell’intera saga!
La maggior fatica è stata, senz’altro, la costruzione del mondo di Stedon in cui la narrazione prende forma. Si è trattato di creare non solo una geografia, dei personaggi e dei nomi, ma 5000 anni di storia, diverse culture e sviluppi culturali, delineare popoli e lingue (ne ho create 6 con tanto di vocabolario e grammatica) e tutto ciò che può rendere una sub-creazione un mondo credibile.
COME MAI LA DECISIONE DI INIZIARE LA STORIA PUBBLICANDO PRIMA SOLAMENTE ON-LINE E COME SEI ARRIVATO INVECE ORA ALLA PUBBLICAZIONE SU CARTA STAMPATA?
La decisione di proporre la storia in maniera gratuita sul web è nata da due fattori: uno spirituale e uno personale. Quello spirituale è dovuto al fatto che il romanzo riflette il mio rapporto con Dio. Speculare su questo aspetto mi pareva, all’inizio, una cosa indegna e ho pensato che proporne l’esperienza gratuitamente fosse il giusto modo di operare. Il fattore personale fu, ovviamente, il misurarmi con il pubblico ottenendone rimandi e feedback.
Di certo all’inizio, febbraio del 2007, non immaginavo che quest’esperienza avrebbe avuto tanto seguito e successo. Quando mancavano pochi capitoli alla conclusione del primo volume (che pubblicavo al ritmo di un capitolo ogni dieci giorni) le visite al blog cominciarono ad aumentare. Il salto lo ebbi nel momento in cui trovai dei supporter, LudicaMENTE.net di Gabriele Filippi e Orient-Express di Bruno Zaffoni, che mi aiutarono tramite pubblicità e download gratuiti. Nel giro di un mese raggiunsi 300 download gratuiti, nel giro di due arrivai a 600 e nell’arco di sei mesi viaggiavo verso i 5000 scarichi! Contemporaneamente giunsero le presentazioni e le partecipazioni alle convention fantasy, le interviste e alcuni articoli.
Perciò, verso il mese di aprile 2008 ho deciso di provare la carta degli Editori, mandando un’ottantina di mail. E nell’arco di un paio di mesi mi ritrovo con due contratti, uno per la diffusione dei diritti all’Estero e uno per la pubblicazione della saga in Italia (per i tipi de L’Età dell’Acquario) e nuove proposte di altri Editori ai quali devo, tuttavia, rispondere negativamente. Ma ormai l’obiettivo più alto che potessi immaginare è stato raggiunto. E in così poco tempo…!
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASY E SOPRATTUTTO PER IL COSIDDETTO MED-FANTASY. CHE SIGNIFICATO HANNO PER TE QUESTE TEMATICHE?
Credo che il fantasy offra la possibilità di affrontare tematiche vitali per l’uomo, quali la fede, la consapevolezza di sé, la realtà del bene e del male, tramite un veicolo narrativo piacevole e affascinante. Il linguaggio simbolico che il fantasy può usare è una grande risorsa, non da tutti utilizzata. In modo particolare penso che l’uomo d’oggi, post-moderno come si suol dire, abbia bisogno di ritrovare le grandi narrazioni che possano aiutarlo a ritrovare la propria posizione nel mondo e il senso di sé. “Storia di Geshwa Olers” è il mio tentativo.
Tuttavia “Storia di Geshwa Olers” è anche un romanzo med-fantasy, e in quanto tale si ispira alle leggende tipiche delle nostre terre, dell’Italia e del bacino mediterraneo. Perché continuare a utilizzare le leggende nordiche quando viviamo in un contesto culturale molto ricco fatto di narrazioni fantastiche antiche e moderne? Ho fatto delle ricerche, studio le possibilità offerte dal nostro tessuto culturale e storico, e tento di creare un nuovo immaginario fantasy. Un med-fantasy, per l’appunto. A questo titolo rimando all’articolo Med-fantasy: una via italiana all’immaginario pubblicato – assieme ad altri – sul mio sito.
È possibile raggiungere l’articolo cliccando qui.
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
La risposta non può che essere una: dalla mia vita. Più si vive e più si ha da raccontare. Tutto ciò che viene raccontato in “Storia di Geshwa Olers” – ma non solo – riflette ciò che vivo e sento. Desideri, aspettative, vicissitudini, convinzioni, paure e gioie della mia vita reale confluiscono nei romanzi, nei racconti e nelle poesie. Poi, a seconda del tipo di scritto, intervengono filtri differenti a trasformare il tutto in una storia che, una volta consegnata nelle mani del lettore, non appartiene più a me.
E QUALI SONO INVECE I TUOI MODELLI DI ISPIRAZIONE, CHE SIANO LETTERARI O CINEMATOGRAFICI O ALTRO?
Un ruolo molto importante ha avuto Emilio Salgari, scrittore d’avventure esotiche della mia città, Verona. Quando scopersi che aveva scritto i suoi mondi senza mai muoversi di casa, mi resi conto che pure io potevo fare lo stesso. Poi Tolkien, Asimov, Dostoievskj, Goethe, Dante e molti altri, a livello letterario.
Ma ritengo una mia importante fonte d’ispirazione anche la musica e l’arte in genere. Leonardo piuttosto che Goya. Beethoven piuttosto che Mozart o Ciaikovskj. Mahler piuttosto che i Coldplay o i Queen. Tutto ciò che suscita emozione e che dona senso al mondo, a diritto rientra nelle mie fonti d’ispirazione.
Proprio per questo motivo anche geni della cinematografia come Hitchcock o Spielberg rientrano nel novero. Talvolta persone realmente esistenti entrano nelle mie storie, ritagliandosi uno spazio a sé che tento di rispettare per come mi immagino quelle persone nella vita reale.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Devo dire che il grande sogno della mia vita lo sto realizzando: pubblicare tutta la saga che ho cominciato a sognare dieci anni fa è un grande traguardo ma, mi rendo conto, anche un punto di partenza da sfruttare bene.
Ci sono in particolar modo quattro progetti (fra i tanti) che tenterò di realizzare in un prossimo futuro. Una trilogia fantasy ambientata al giorno d’oggi tra Roma e Verona. Una raccolta di racconti imperniata sulle tipologie di folletti ed esseri magici che popolano l’Italia, e infine un romanzo d’impostazione filosofica. Una via di mezzo tra Alice nel paese delle meraviglie e Il mondo di Sofia. Infine – ma questo esula dal fantasy – un romanzo d’amore con tinte thriller.
Un sogno lasciato nel cassetto c’è, in effetti: scrivere libretti per musical. Ed essendo ottimista, come dicevo all’inizio, credo che prima o poi accadrà.
In bocca al lupo, allora!

03/07/2008, Davide Longoni