IL “FENOMENO” GEMMA DOYLE DI LIBBA BRAY

Ci sono casi letterari che sono nati sul passaparola tra appassionati, oggi con l’avvento di Internet ancora più frequenti e uno dei casi più recenti, negli Stati Uniti ma ancora di più in Italia, è quello della trilogia cosiddetta di "Gemma Doyle" di Libba Bray, il cui terzo volume “La rivincita di Gemma” (titolo originale “The sweet far thing”) è uscito a luglio per la Elliot Edizioni, dopo “Una grande e terribile bellezza” (“A great and terrible beauty”) e “Angeli ribelli” (“Rebel angels”), usciti nel corso dell’anno precedente.
In un panorama in cui il genere fantastico, dopo gli exploit di “Harry Potter” e di “Twilight”, può faticare a proporre qualcosa di veramente originale e interessante, i romanzi di Libba Bray sono una gradita sorpresa, non ascrivibile solo al genere adolescenziale come altri titoli: tre volumi di spessore crescente dove la storia si complica sempre di più, ma dove si parte comunque da premesse di un certo tipo e livello.
La storia di Gemma Doyle, fanciulla cresciuta nell’India coloniale e catapultata in un collegio inglese dopo la misteriosa morte della madre, è debitrice più ai romanzi di Jane Austen e di altre autrici dell’Ottocento che ad Harry Potter e ai romanzi adolescenziali contemporanei, riecheggia la narrativa gotica, il fantasy femminista alla Zimmer Bradley ma anche gli shojo manga, ai quali la storia di Gemma Doyle è stata paragonata, per non parlare dei richiami a film come “Pic nic ad Hanging Rock”, indimenticato cult di Peter Weir.
Nei tre romanzi non mancano magia, incantesimi, complotti, enigmi, e la storia può essere letta in diversi modi. C’è lo scontro comunque ambiguo tra il bene e il male, senza capire fino in fondo se il bene può essere l’Ordine, congrega di donne streghe messa già in pericolo a suo tempo dalla madre di Gemma, o la società segreta Rakshana, o ancora i Regni, la dimensione magica sempre più vicina al mondo reale del collegio femminile Spence, popolata da splendide ma temibili creature della tradizione favolista, e anche dalle anime di donne defunte in maniera tragica.
Ma c’è anche la storia di una presa di coscienza femminista, quella di Gemma, che nell’Inghilterra vittoriana sogna la sua libertà e non essere solo un bell’ornamento da ragazza e poi un angelo del focolare, e si trova divisa tra l’amore tranquillo per il nobile Simon e l’attrazione sensuale per Kartik, giovane indiano dal ruolo ambiguo. Una presa di coscienza che tocca anche le sue migliori amiche, Ann, ragazza povera che sogna una vita non grigia come quella a cui è stata predestinata, Pippi, che si ribellerà a un matrimonio imposto con un uomo anziano in maniera tragica e definitiva e Felicity, omosessuale in cerca di un suo diritto all’amore in un mondo in cui essere come lei era essere criminali. Senza contare i richiami alla situazione reale dell’epoca, alle prime donne che studiavano e riuscivano a vivere del loro lavoro tra l’ostracismo generale a quelle più sfortunate che morivano di lavoro e di incuria.
E ancora si parla di lotta tra convenzioni sociali e fermenti di libertà, di magia riletta dal punto di vista delle donne, di viaggi in terre fantastiche, di tradizioni fiabesche, di palazzi incantati e stregati, di amori impossibili, del poter e voler crescere seguendo il proprio cuore: cose forse già viste, ma che nella narrazione della Bray diventano molto accattivanti, e che soprattutto non avevano forse mai trovato una collocazione così completa e composita in un’unica storia. Una storia che comunque avvince, che comunque affascina, e che alla fine lascia, come tutte le belle storie, il rimpianto che sia finita.

L’intera trilogia è composta da: “Una grande e terribile bellezza”, Libba Bray, Elliott Scatti 17 euro; “Angeli ribelli”, Libbra Bray, Elliott Scatti 17,50 euro; “La rivincita di Gemma”, Libba Bray, Elliott Scatti 18,50 euro.

Buona lettura!

17/09/2009, Elena Romanello