L’ETERNAUTA

L’Eternauta” è una delle più belle serie di fantascienza a fumetti che siano mai state scritte: un vero e proprio capolavoro sceneggiato da Héctor Oesterheld (le prime due serie) e Alberto Ongaro (la terza) e disegnato da Francisco Solano Lopez (che sta preparando la quarta parte). È stato pubblicato per la prima volta in Argentina tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Ottanta. La trama, seppur ispirata alla sci-fi più classica e, a detta dello stesso autore, al romanzo “Il giorno dei Trifidi” di John Wyndham, è spesso considerata una sorta di anticipazione della tragica realtà che l’Argentina avrebbe in seguito conosciuto: il dramma dei desaparecidos, della dittatura militare (il cosiddetto Processo di Riorganizzazione Nazionale) e persino lo stadio. Gli autori avevano certo intuito il clima politico che permeava il loro paese a quell’epoca e ne avevano anticipato in qualche modo gli eventi. Lo stesso Oesterheld scomparve nel 1977, vittima della dittatura insieme alle sue quattro figlie.
La storia inizia con la materializzazione di un uomo sulla sedia davanti alla scrivania di uno scrittore di fumetti di Buenos Aires in una notte di un giorno imprecisato della seconda metà del XX secolo (da alcuni poster appesi nella stanza dello scrittore sembra negli anni delle prime missioni spaziali). L’ospite si presenta come Khruner, ossia “il vagabondo dell’infinito” (nella versione originale Juan Salvo, nell’edizione italiana Juan Galvez) che spiega di essere “l’Eternauta”, un pellegrino dei secoli che vaga alla ricerca della sua epoca e del suo mondo perduti: si tratta sempre di Buenos Aires e sempre di un periodo imprecisato della seconda metà del XX secolo, come dice l’uomo, ma questo secondo dato verrà comunicato allo scrittore dallo strano ospite solo dopo avergli raccontato la propria storia per tutta la notte.
Tutto comincia con una misteriosa nevicata. Con il passare delle ore si scopre (dopo aver visto degli aerei militari venir distrutti in cielo da uno strano fascio di luce e aver assistito alla discesa dal cielo di numerosi globi luminosi) che questo fenomeno atmosferico, che ha decimato gli abitanti della città, non è altro che una terribile arma aliena. I sopravvissuti al primo attacco (ovvero la finta neve) si organizzano con tute e respiratori fabbricati artigianalmente per poter uscire allo scoperto dalle proprie abitazioni. Infatti la neve uccide istantaneamente solo per contatto diretto nel suo stato solido: dunque non è necessaria nessuna stanza di decontaminazione e le tute sono semplici impermeabili che coprono tutto il corpo e i respiratori semplici filtri dell’aria.
All’esterno si scopre che ci sono anche altri sopravvissuti. I militari li stanno organizzando alla difesa contro gli invasori in quanto è ormai chiaro che l’umanità deve combattere contro un vero e proprio attacco extraterrestre. Per prima cosa si decide di raggruppare tutti i sopravvissuti nello stadio di calcio del River Plate. Dopo vari attacchi, sia durante il tragitto per arrivare allo stadio che all’interno dello stadio stesso, da parte di insetti-robot (esseri telecomandati grazie alla presenza sulle loro nuche di un particolare apparecchio) in qualche caso armati anche di micidiali “fasci di luce”, i nostri riescono a difendersi e a respingere i nemici dell’umanità, compreso un attacco da parte di un’astronave aliena anch’essa dotata del terribile “fascio di luce”, che si schianta contro la facciata esterna dello stadio.
A questo punto della storia si ha la consapevolezza che questi, come dice Ferri (in originale Favalli), uno dei protagonisti, non sono gli alieni invasori, ma solo l’avanguardia. Infatti la nevicata radioattiva cessa, ma prende avvio quasi una guerra di logoramento psicologico: gli assediati dello stadio iniziano ad avere allucinazioni che Khruner scopre essere provocate da una nuvola bianca artificiale posizionata dagli alieni sopra lo stadio e nascosta da molte altre nuvole artificiali nere sottostanti essa. E’ lo stesso Juan a distruggerla, centrandola con un colpo di bazooka e fermando così le allucinazioni collettive.
A questo punto l’Eternauta e Alberto, un altro amico di Khruner, tentano una sortita per capire cosa stanno preparando gli invasori. Fuori dallo stadio si imbattono in “traditori”, come loro inizialmente li chiamano. In seguito però scoprono che gli alieni hanno applicato sulla nuca di alcuni umani degli apparecchi (gli stessi presenti sulla testa degli insetti-robot) per ridurli alla loro volontà e ora questi “uomini-robot” combattono a fianco degli extraterrestri.
Juan e il suo compagno vengono però sopraffatti da un “raggio paralizzante” e si ritrovano faccia a faccia con uno degli invasori: un alieno dalle sembianze umanoidi, con mani composte da tredici dita ciascuna. Vengono anche loro applicati gli apparecchi elimina-volontà, ma si scopre che il kol (così si presenta l’alieno) non li ha ridotti in schiavitù come gli altri perché li vuole utilizzare come cavie in un esperimento. I nostri però riescono a liberarsi e a sopraffare il kol che prendono come prigioniero.
L’alieno morente, rivela che loro, i veri invasori, hanno innestato ai kol una ghiandola che li fa morire al manifestarsi della paura, per poterli così sottomettere ai loro voleri. Inoltre hanno sottomesso anche i gurbos, delle mostruose creature che fanno parte anch’esse dell’avanguardia dell’invasione. Khruner torna così allo stadio per riferire quanto ha scoperto.
Il “maggiore”, che comanda militarmente il gruppo, decide allora di uscire dallo stadio per attaccare gli invasori. Sembra infatti che gli alieni si siano ritirati, ma si tratta in realtà di un’imboscata. In città i militari vengono accerchiati da una muraglia di fiamme che provoca il panico nella colonna. Le fiamme sono delle allucinazioni, ma, così dispersi, i sopravvissuti vengono decimati dagli “uomini-robot” prima e dai gurbos poi. L’Eternauta, Ferri e Alberto si ritrovano soli a fronteggiare un altro kol e i suoi subdoli metodi.
I tre riescono però ad arrivano nel quartier generale dell’invasione. Il kol di turno manovra degli apparecchi che comandano i gurbos, gli “uomini-robot” e i micidiali “fasci di luce” che distruggono gli aerei inviati in soccorso da altri difensori umani. L’unica loro possibilità è neutralizzare il congegno, una sorta di “sfera luminosa”, che comanda tutto e tutti a distanza. È Alberto che riesce nell’impresa, con l’aiuto di un bazooka e la battaglia cessa improvvisamente.
A questo punto i difensori, non più ostacolati dagli alieni, riescono a lanciare una testata nucleare che colpisce il centro di Buenos Aires. Gli invasori sembrano sconfitti e Khruner ritrova la sua famiglia, perduta all’inizio dell’avventura.
Ma non è finita. Un kol si avvicina loro apparentemente con intenzioni pacifiche. Sembra proprio così, ma improvvisamente riprende a nevicare. La nevicata è sempre radioattiva, segno che l’invasione aliena è ricominciata.
La radio comunica che ci sono sopravvissuti in altre parti del mondo e si stanno organizzando centri di raccolta. I nostri, indossate le tute, si dirigono verso il luogo fuori città loro indicato. Ma si tratta di un nuovo inganno. Ad accoglierli trovano dei militari che altro non sono invece che “uomini-robot”. Khruner e la sua famiglia vengono salvati da Ferri e dagli altri amici fin qui sopravvissuti che, distraendo gli uomini-robot, permettono al futuro Eternauta di salvarsi, a scapito però della loro salvezza: verranno infatti catturati e a loro volta “robotizzati”.
Per sfuggire alla cattura, Juan riesce a rifugiarsi proprio nell’astronave aliena e, tentando di manovrarla, aziona casualmente una sorta di macchina del tempo e si ritrova al di fuori dello spazio e del tempo conosciuti. L’Eternauta inizia così a girovagare per mondi paralleli gridando nell’infinito i nomi della moglie e della figlia, senza speranza di ritrovarle. Qui finisce la sua storia allo scrittore di fumetti e si torna così all’inizio.
Ma con un finale a sorpresa. Il fumettista chiede a Juan quando ha avuto inizio l’invasione: quando Khruner gli comunica la data, lo scrittore si rende conto che è proprio quel giorno… e che fuori ha iniziato a nevicare!
28/02/2009, Davide Longoni