SPIRITI E FANTASMI IN PROVINCIA DI BERGAMO

Se, come già abbiamo visto, nella provincia di Bergamo abbondano storie e leggende sul Diavolo, non sono da meno quelle dedicate agli spiriti e ai fantasmi: ce n’è davvero per tutti i gusti e di tutti i tipi, frutto sempre della tradizione popolare… e a questo punto verrebbe da chiedersi quanto possa esserci di vero e quanto invece sia imputabile semplicemente a una fervida fantasia.
Iniziamo il nostro viaggio spiritico recandoci a ovest del paesino di Bordogna in Valle Brembana, tra le frazioni del Piazzo e del Cantone, nel luogo detto Böcc: qua si raccontava tempo fa che a certe ore della notte, e solo in certi periodi dell’anno, si sentisse venire da sottoterra il suono delle campane, che si diceva fossero state d’argento, della chiesa che era stata sotterrata da una frana staccatasi dal soprastante monte Ortighera. La leggenda vuole che per molti anni il campanile sporgesse dalle rovine, ma che poi fosse stato coperto da successivi franamenti.
Uno spirito invece di cui si parla molto nella zona della bergamasca è quello del Folletto. Viene descritto come un essere piccolo, peloso, rosso: una specie di scoiattolo senza coda, con occhi di brace, un viso tirato e pieno di malizia. Questo simpatico, si fa per dire, personaggio faceva tutti i dispetti possibili alle persone, soprattutto alle donne: sottraeva improvvisamente gli oggetti di cui uno aveva urgente bisogno, faceva scricchiolare i mobili, tintinnare i vetri, rompeva gli strumenti da lavoro, arruffava matasse e gomitoli di filo, tirava le coperte dai letti, scompigliava i vestiti negli armadi e gli oggetti nei cassetti, spegneva il fuoco nei focolari, rovesciava le pentole e i secchi d’acqua, faceva scappare gli animali dalla stalla. Come se non bastasse poi si faceva sentire, senza farsi vedere, a ridere di questi suoi dispetti. Insomma, proprio un bel tipino, molto simile ai poltergeist dell’area germanica.
Spostandoci a Stabello ci troviamo di fronte a un’altra figura tipica dell’immaginario popolare: si racconta infatti che il fantasma dell’Orco discenda dalla valle Passogn a certe ore del mattino o della sera e che si metta sul ponte di confine tra Zogno e Stabello per divertirsi a veder passare i nottambuli o i troppo mattinieri sotto le sue gambe divaricate. Viene raccontato che un portatore di latte che non voleva passare sotto le sue gambe, dopo aver urtato una di queste, rotolò per una cinquantina di metri a causa di un calcio ricevuto dal fantasma stesso. Anche a Gandino si parla di questo fantasma che giocò un brutto scherzo a una fanciulla che passava sotto le sue gambe tutte le mattine per recarsi a messa. L’Orco infatti aveva donato alla ragazza un gomitolo di lana con il quale si era cucita uno splendido vestito, ma il giorno che lo indossò per la prima volta, appena entrata in chiesa, godendo dentro di sé per la gelosia delle compaesane, fu colta da un grande sbalordimento e in quattro e quattr’otto si ritrovò in sottana, perché il vestito le era sparito di dosso d’un soffio.
Abbastanza buffa è la leggenda della “dona del zöch”, il fantasma di una donna che si mostrerebbe di notte in atto di lavare vicino a qualche fontana o a qualche ruscello e che avrebbe la singolare caratteristica di allungarsi smisuratamente. A proposito di questo fantasma viene raccontata la storia di un vecchietto, tanto avaro quanto povero, che si era accorto che qualcuno gli rubava le pere che cadevano di notte da una secolare pianta che si trovava poco lontano dalla sua abitazione. Volendo scoprire chi fosse il ladro, si alzava qualche volta prima dell’alba per sorvegliare l’albero. Una mattina, da una certa distanza, aveva scorto qualche cosa che si muoveva ai piedi dell’albero; avvicinatosi un poco, vide una donna piccola piccola che pian piano cresceva tanto che in pochi secondi era arrivata a toccare la chioma dell’albero. L’uomo, spaventato, fuggì ovviamente a gambe levate. Nei pressi di Valcava invece questo fantasma è stato visto con un piede sul monte Tesoro e uno sul Pralongone. Anche a Elusone la donna ha la capacità di allungarsi in modo straordinario: si dice addirittura che di notte può capitare di passarle attraverso le gambe senza accorgersene. A Costa Serina infine la si può incontrare mentre lava i panni presso una fonte, ma si racconta che sia molto pericoloso parlarle.
Restando sempre in Valle Serina, in una baita sul monte Alden, abitava un carbonaio, il quale, prima annoiato poi irritato dal pianto del suo bambino di pochi mesi, lo aveva strappato brutalmente dalle braccia di sua madre e lo aveva cacciato nel suo poiat (la fornace da carbone) già acceso. Poi, siccome la madre piangeva disperatamente, aveva fatto lo stesso anche di lei. Si racconta che durante certe burrasche d’estate o d’autunno si sentono ancora i lamentosi vagiti di quel bambino accompagnati da un’altra voce dolcemente triste, che si dice sia quella di sua madre che canta la ninna-nanna per farlo addormentare.
Se vi dovesse capitare di passare per la bergamasca, fate dunque molta attenzione: non si sa mai cosa potrebbe capitarvi!
11/02/2009, Davide Longoni